
Sicurezza, l'allarme di Bigham: «Il ciclismo potrebbe avere il suo Ayrton Senna»
L'ingegnere capo della Red Bull-BORA-Hansgrohe molto critico verso le limitazioni all'uso dei rapporti, che saranno sperimentate a fine stagione al Tour of Guangxi
La questione sicurezza torna di prepotente attualità dopo l'intervento dell'ingegnere capo della Red Bull-BORA-Hansgrohe, Dan Bigham, a un convegno su sport e scienza che si è svolto qualche giorno fa a Lille.
Bigham: «Le restrizioni ai rapporti non ridurranno i pericoli per i corridori»
L'ex primatista dell'ora ha esordito con una frase di fortissimo impatto emotivo: «Se Tadej Pogačar, Mathieu van der Poel o Wout van Aert dovessero avere un infortunio grave o qualcosa di peggio, avremo tutti le mani sporche di sangue». Perché? L'ingegnere britannico prova ad argomentare la sua provocazione: «Noi abbiamo il potere di promuovere il cambiamento, ma pensare di limitare i rapporti (obbligando le squadre a non andare oltre il 54X11, ndr) non ci aiuterà a perseguire quelle buone pratiche che potrebbero aiutarci a correre in sicurezza». A questo punto, Bigham ha relazionato sulla reale efficacia delle nuove misure decise dall'Unione ciclistica internazionale, che saranno sperimentate per la prima volta al Tour of Guangxi, l'ultima gara a tappe della stagione professionistica. «A partire dalla mia analisi, se supponessimo una limitazione dei rapporti realmente efficace, dovremmo presumere che i corridori si adattino a una riduzione che, tuttavia, non è supportata dalla letteratura scientifica, perché avrà un impatto inferiore allo 0,01% sull'andamento di una gara e contribuirà a ridurre la velocità di mezzo chilometro orario. Tutto questo per modificare l'intera progettazione dei freni e del cambio? A me non sembra particolarmente efficace».
Subito dopo, il capo progettista della squadra World Tour tedesca ha dimostrato che l'uso delle corone a 30 denti sarebbe altrettanto inefficace ai fini della sicurezza dei corridori: «Se volessimo limitare la velocità di qualsiasi atleta - non importa se sia un uomo di classifica o uno sprinter - a 75 chilometri orari ed essi potessero raggiungere le 200 pedalate al minuto, significherebbe avere un rapporto di trasmissione pari o inferiore a tre. Dunque, gli atleti potrebbero gareggiare con una corona di 30 denti? Persino se decidessimo di ridurre il numero di pedalate al minuto a 130, con un coefficiente UCI pari a cinque, si potrebbero comunque raggiungere gli 80 km/h. E sappiamo bene che i corridori possono superare queste velocità».
Per corroborare la sua tesi, Bigham ha spiegato che l'applicazione di rapporti più lunghi - come il 50X10 o il 55X11 - avrebbe un impatto risibile sul numero di pedalate al minuto nel corso di una gara. Per non parlare di ciò che può accadere in discesa, dove subentra anche la forza di gravità: secondo l'ex preparatore della INEOS Grenadiers, infatti, ridurre i rapporti quando il corridore sta sprigionando la massima potenza sui pedali avrebbe un impatto pressoché nullo sulla velocità media di una gara.

«Il ciclismo potrebbe avere il suo Ayrton Senna»
Bigham ha paragonato la situazione attuale del nostro sport a ciò che accadde in Formula 1 dopo la tragica morte di Ayrton Senna nel 1994 sul circuito di Imola: «Il ciclismo potrebbe trovarsi in una situazione molto simile. La morte di Senna cambiò le cose perché era una superstar del suo sport. Dopo il suo incidente, la FIA (la Federazione internazionale dell'automobile, ndr) si prese carico di sé stessa con l'aiuto dei dati e della scienza. La F1 ha tanto da insegnare al ciclismo su strada non solo a proposito delle alte velocità, ma anche e soprattutto in materia di sicurezza». A questo proposito, l'ingegnere britannico ha spiegato che i caschi attualmente in circolazione sono testati per incidenti e cadute a una velocità di 20 km/h.
Prima di concludere la sua relazione, Bigham non ha risparmiato un affondo ai vertici del ciclismo mondiale: «Sono in una posizione privilegiata che mi consentirebbe di collaborare con l'UCI, ma è molto difficile trovare l'occasione per un confronto».