
Tour, il Puy de Sancy è il Mont Dore di Simon Yates (e Healy). Battaglia dimezzata tra i big
29 uomini all'attacco nella prima parte della tappa con il benestare della UAE Emirates. Il britannico porta l'affondo decisivo sull'ultima salita, lasciandosi alle spalle Arensman e l'irlandese della EF, che conquista la maglia gialla
Correre con scrupolo, senza spendere più del necessario. Dove avevamo già visto questo film? Al Giro d'Italia vinto da Simon Yates che - dopo tre settimane in difesa - ha sferrato l'attacco decisivo nella tappa del Colle delle Finestre, saldando il conto aperto con la montagna che gli aveva tolto la maglia rosa sette anni prima. Un mese e mezzo dopo, la scena è cambiata, ma la condotta tattica del gemello d'arte è rimasta la stessa: dopo aver inseguito i 19 uomini che avevano animato le prime fasi della tappa di Puy de Sancy, il britannico ha lasciato sfogare gli altri grossi calibri della fuga - da Quinn Simmons a Ben O'Connor - per poi piantarli sulle rampe del Mont Dore, dove ha conquistato il terzo successo personale (il 36° tra i professionisti) alla Grande Boucle. Che, da questa sera, ha un nuovo leader: Ben Healy - anch'egli nel gruppone degli attaccanti - ha sacrificato le chances di vittoria per indossare la maglia gialla, scandendo il ritmo fino ai piedi dell'ultima salita. Uno sforzo che non gli ha peraltro impedito di classificarsi 3° alle spalle di Thymen Arensman. Dal canto loro, gli uomini di classifica hanno inscenato una battaglia dimezzata, più di nervi che di gambe: la Visma-Lease a Bike ha cercato a più riprese con Sepp Kuss e Matteo Jorgenson di saggiare i riflessi di Tadej Pogacar, che ha risposto a modo suo sull'ultima salita, portandosi dietro il solo Jonas Vingegaard. Sarebbe stata l'occasione giusta per distanziare la già debole concorrenza, ma il danese ha scelto di correre alla ruota del campione del mondo. Risultato? I candidati all'ultimo posto sul podio di Parigi - da Remco Evenepoel a Florian Lipowitz - hanno praticamente azzerato il distacco maturato sulla strada. In pratica, è come se la prima, vera partita del Tour de France fosse finita in parità. Non può dire altrettanto, però, Kévin Vauquelin, che ha lasciato per strada 46" e il 2° posto provvisorio.
La cronaca della 10ª tappa del Tour de France
Il giorno della festa nazionale coincide con il primo, vero test del 112° Tour de France, che si inerpica sul Massiccio Centrale per la Ennezat-Le Mont Dore/Puy de Sancy: 165,3 km esigenti e impegnativi, con 7 GPM di 2ª categoria - compresa l'ultima salita: 3300 metri che salgono costantemente all'8% - e una salita di 3ª categoria. Neppure il tempo di cominciare che il menu propone la Côte de Loubeyrat (2ª categoria, 4100 metri al 6,3% di media che sfondano la doppia cifra nel primissimo tratto). Un saliscendi dopo l'altro, la carovana affronta in successione la Côte de La Baraque (2ª categoria, poco meno di 5 chilometri con una pendenza media del 7,4%), la Côte de Charade (2ª categoria, circa 3,5 km al 7,4% medio) e la Côte de Berzet (2ª categoria, 3400 metri al 7,3% con punte superiori al 9%). Strada sempre accidentata fino agli ultimi 40 km, che propongono altre tre scalate oltre alla salita conclusiva: il Col de Guéry, un altro GPM di 2ª categoria che misura 3,4 km (pendenza media del 6,7%); il Col de la Croix Morand - l'unico 3ª categoria in programma: altri 3400 metri che salgono al 5,7% - e il Col de la Croix Saint-Robert (2ª categoria), poco più di 5 km al 6,4%, posizionato a 8900 metri dalla cima del Puy de Sancy. Due opzioni sul tavolo: una fuga da lontano benedetta dagli uomini di classifica oppure una sfida diretta tra i candidati alla maglia gialla di Parigi.
Qualche effimero allungo prima di affrontare il Loubeyrat, dove cerca invano di partire il francese Julian Alaphilippe (Tudor), raggiunto sul tratto più duro della salita, dove perdono subito contatto la maglia verde, l'italiano Jonathan Milan (Lidl-Trek), il belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step) e il tedesco Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious). In grossa difficoltà fin dal via anche il colombiano Santiago Buitrago (Bahrain), caduto nel finale della tappa di Mûr-de-Bretagne. A metà GPM, si avvantaggiano 19 corridori: gli australiani Harry Sweeny (EF EasyPost) e Ben O'Connor (Jayco-AlUla), i belgi Victor Campenaerts (Visma-Lease a Bike) e Steff Cras (TotalEnergies), il britannico Joseph Blackmore (Free Palestine), il canadese Michael Woods (Free Palestine), i francesi Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale), Lenny Martinez (Bahrain), Quentin Pacher (Groupama-FDJ), Aurélien Paret-Peintre (Decathlon) e Valentin Paret-Peintre (Soudal), l'irlandese Ben Healy (EF EasyPost), l'italiano Simone Velasco (XDS-Astana), il kazako Alexey Lutsenko (Free Palestine), l'olandese Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), lo spagnolo Raúl García Pierna (Arkéa-B&B Hotels), gli statunitensi Neilson Powless (EF) e Quinn Simmons (Lidl). Gli attaccanti riescono a guadagnare una quindicina di secondi sugli inseguitori, pilotati dai Visma-Lease a Bike. Poco più avanti, entrano in azione altri 9 uomini: gli australiani Luke Plapp (Jayco) e Michael Storer (Tudor), il belga Ilan Van Wilder (Soudal), il britannico Simon Yates (Visma), i francesi Alex Baudin (EF) e Clément Champoussin (XDS), il norvegese Anders Halland Johannessen (Uno-X Mobility), il campione nazionale svizzero Mauro Schmid (Jayco), il campione nazionale spagnolo Iván Romeo (Movistar), oltre che il ripescato Alaphilippe. Il braccio di ferro con il gruppo prosegue anche nel lungo tratto che precede la seconda côte di giornata: 30" di margine a 144 chilometri dall'arrivo. Tuttavia, con il passare dei chilometri, la fuga prende spazio: gli uomini al comando supereranno la soglia dei 2' sul gruppo - pilotato dagli UAE Emirates - al traguardo volante di Clermont-Ferrand (-118). In precedenza, la compagnia degli attaccanti si è ulteriormente allargata con lo spagnolo Pablo Castrillo (Movistar) che, dopo qualche chilometro all'inseguimento, si aggrega ai primi con la collaborazione di Romeo.
A dispetto della buona collaborazione tra i battistrada, gli uomini della UAE - che pure hanno perso per strada il russo di passaporto francese Pavel Sivakov (UAE Emirates) - macinano un ottimo passo, anche per scongiurare il rientro in classifica di Healy. Dunque, ai piedi della Charade, il vantaggio torna a scendere sotto i 2': 1'49" per i 29 al comando, dai quali si sgancia O'Connor, scattato a 101 km dal traguardo. Dopo aver guadagnato una quindicina di secondi, il corridore oceanico si rialza e viene raggiunto da Arensman, Healy, Martinez, Simmons e Woods, cui si aggiungeranno in discesa Campenaerts e Valentin Paret-Peintre. I distacchi: 12" su un primo gruppo di inseguitori formato da 9 uomini - tra i quali Schmid e Storer - una cinquantina di secondi su altri 9 corridori (incluso Velasco), mentre gli uomini di classifica transiteranno in cima alla salita con 3'30" circa.

In vista del Berzet, la situazione cambia di nuovo: i primi inseguitori piombano sulla testa, formata in questo momento da 19 uomini: Arensman, Baudin, Blackmore, Campenaerts, Castrillo, García Pierna, Martinez (sempre davanti a tutti in cima ai GPM), Healy, Johannessen, O'Connor, Pacher, Plapp, Valentin Paret-Peintre, Schmid (leggermente staccato in salita), Simmons, Storer, Sweeny, Yates e Woods. A circa 50" un terzetto formato da Alaphilippe, Armirail e Powless, mentre il gruppo con Champoussin, Cras, Romeo, Van Wilder e Velasco ha ormai accettato la resa: 3'05" dalla testa e non più di 40" sui migliori, ancora trainati dal tedesco Nils Politt (UAE Emirates). La situazione si evolve ancora sul 5° GPM di giornata: il campione svizzero - già in difficoltà sul Berzet - si arrende in un tratto di salita al pari di Plapp, mentre García Pierna - anch'egli attardato - farà ancora in tempo a rientrare.
Nel lungo tratto che precede le ultime 4 salite del percorso, la situazione si cristallizza: i 17 superstiti della fuga hanno definitivamente distanziato Alaphilippe, Armirail e Powless, che saranno poi raggiunti dal gruppo, il cui distacco si aggira intorno ai 3'40". Tocca agli EF pilotare gli attaccanti in vista del Guéry: Sweeny si spende fino ai -58 in testa al gruppo, che ha ormai messo al sicuro la vittoria di tappa: i 4'56" di vantaggio a metà salita proietterebbero Healy in cima alla classifica. Oltre al corridore oceanico, esce definitivamente di scena anche García Pierna, staccato a un chilometro e mezzo dalla vetta.
La sfida per il successo di giornata entra gradualmente nel vivo: uno scatto dopo l'altro, i fuggitivi arrivano più o meno compatti sulla Croix Morand, dove si sfilano Baudin, Sweeny - uno dei migliori in campo - Blackmore e Campenaerts. Sia il britannico, sia il belga riusciranno però a chiudere nella prima parte della successiva discesa, dove rientrerà anche il francese della EF.
Dopo tante schermaglie, O'Connor prende l'iniziativa a 31 km dal Puy de Sancy, portandosi dietro Healy e Woods. Ai primi contrattaccanti si accoderanno Simon Yates, Storer e Simmons, ma la scarsa collaborazione tra i primi favorirà il rientro della concorrenza. Su un altro tratto in salita, invece, avanza il campione nazionale statunitense. Una stoccata che seleziona ulteriormente il novero dei candidati alla vittoria: saltano definitivamente Baudin, Campenaerts e Paret-Peintre, mentre Lenny Martinez cercherà comunque di avvicinare i primi inseguitori di Simmons, ma senza successo. In ogni caso, il figlio e nipote d'arte potrà ben consolarsi con la maglia a pois. Fuori dai giochi anche Anders Halland Johannessen, Blackmore, Castrillo e Woods. Il ritmo incalzante imposto dall'irlandese nega a Simmons l'opportunità di allungare: il suo assalto solitario si spegne a 24 km dall'arrivo.
Qualcosa succede anche in gruppo: finito il lavoro del belga Tim Wellens (UAE Emirates-XRG), prende l'iniziativa la Visma-Lease a Bike con lo statunitense Sepp Kuss (Visma-Lease a Bike), che si avvantaggerà in compagnia del britannico Oscar Onley (PicNic PostNL) per poche centinaia di metri. Poco più avanti, però, una breve fiammata dell'altro statunitense Matteo Jorgenson (Visma), che si porta dietro Pogacar, il danese Jonas Vingegaard (Visma), il belga Remco Evenepoel (Soudal) e gli altri uomini di classifica. I gialloneri insistono ancora con gli scatti: ai -24 ci prova ancora Kuss, alla cui ruota si porta ancora il connazionale. Tocca al britannico Adam Yates (UAE Emirates) riportare sotto Tadej Pogacar e, con lui, il resto della compagnia.
Torniamo davanti: Healy si incarica di guidare il sestetto al comando verso la penultima salita di giornata, con il chiaro obiettivo di conquistare il primato. Il passo imposto sulla Croix Saint-Robert dal vincitore della tappa di Vire Normandie mette in difficoltà Simmons, che perde le ruote dei primi a 14 km dall'arrivo. Non solo: la sua andatura è tale che il vantaggio sul gruppo maglia gialla sale a 6'10" in vista degli ultimi 11 chilometri della tappa. Ancora uno stacco sui migliori: a metà della Croix Saint-Robert, si rivedono i Visma in testa al gruppo. A farne le spese è il danese Mattias Skjelmose Jensen (Lidl-Trek). Abbastanza affaticato anche il francese Kévin Vauquelin (Arkéa), costantemente in coda al gruppo. Poco prima della vetta, rilancia ancora Jorgenson, immediatamente seguito da Pogacar e Vingegaard. Rispondono subito all'appello Evenepoel, lo sloveno Primoz Roglic (Red Bull-BORA-Hansgrohe), il tedesco Florian Lipowitz (Red Bull), Evenepoel, Onley, il norvegese Tobias Johannessen (Uno-X). Più indietro Vauquelin.
Non ci resta che assistere alla sfida per la vittoria di tappa sul Puy de Sancy: Yates prende l'iniziativa a 3400 metri dall'arrivo. Sulla sua ruota si porta subito O'Connor, mentre Arensman dovrà durare più fatica per rientrare. Più indietro Healy e Storer. Non appena l'olandese riuscirà ad agganciare i primi due, il gemello d'arte rilancia l'azione: se l'australiano appare inchiodato, Arensman prova comunque a non perdere la scia del battistrada. Più indietro, invece, Healy ha agganciato e staccato l'argento iridato di Zurigo. Il testa a testa tra il vincitore del Giro d'Italia e Arensman prosegue serrato fino alle ultime centinaia di metri: il corridore della INEOS Grenadiers prova a rientrare su Simon Yates, ma il britannico resiste e conquista il suo 2° successo stagionale davanti ad Arensman (a 9"), Healy (a 31"), O'Connor (a 49") e Storer (a 1'23").
In gruppo, invece, si registra lo scatto di Evenepoel, ma la sua sortita ai -2 rifluisce presto. Molto, molto più convinta l'azione di Pogacar, che si porta dietro il solo Vingegaard. Lo sloveno non riceve la collaborazione del rivale, al punto che Lenny Martinez - appena ripreso dai due grandi favoriti - si incarica di scortare entrambi fino in fondo. Alle loro spalle, gli altri uomini di altissima classifica (Evenepoel, Jorgenson, Onley, Johannessen, Roglic e Lipowitz) viaggiano assieme. Più indietro, invece, Vauquelin. Il controllo tra Pogacar e Vingegaard - sommato all'andatura regolare di Martinez - fa il gioco di chi insegue: distacco poco più che simbolico sulla linea bianca (3"). Il battuto di giornata è invece Vauquelin, che incassa 46" di ritardo da Tadej e Jonas e circa 40" dagli altri pretendenti al 3° posto.
Una cosa è certa: Healy è il nuovo capoclassifica con 29" su Pogacar, 1'29" su Evenepoel, 1'46" su Vingegaard, 2'06" su Jorgenson e 2'26" sul capitano dell'Arkéa.
L'ordine d'arrivo
Ancora una tappa esplosiva dopo il giorno di riposo
Doppiato il giorno di riposo, il Tour de France riprenderà mercoledì con una tappa-trabocchetto disegnata nel circondario di Tolosa: 156,8 km piuttosto nervosi, che propongono strappi su strappi negli ultimi 50 km. Per cominciare, si affronta la Côte de Castelneau-d'Estrétefonds (4ª categoria, 1400 metri al 6,6% di media). Dopo il traguardo volante di Labastide-Beauvoir (km 97,3), si entra nel tratto conclusivo della tappa, che propone in sequenza la Côte de Montgiscard (4ª categoria, 1600 metri al 5,3% con un tratto al 7%), la Côte de Corronsac (4ª categoria, 900 metri al 6,7% che sfiorano il 10% in cima), la Côte de Vielle-Toulouse (4ª categoria, 1300 metri che salgono al 6,8%) e, in vista del finale, la Côte de Pech David, un 3ª categoria di soli 800 metri che si spingono abbondantemente in doppia cifra, posizionata a meno di 9 km dall'arrivo. Difficile prevedere un arrivo a ranghi compatti. Più probabile, dunque, una soluzione ristretta oppure un arrivo solitario.
Diretta integrale su Discovery+ e su Eurosport 1 (per gli abbonati a DAZN, Prime Video Channels e TIMVision) a partire dalle 13 circa. Collegamento su Raidue dalle 14.