Professionisti

Kai Reus dice basta: l'olandese smette a trentun'anni

27.09.2016 10:41

La sua è una delle vicende più sfortunate del panorama del ciclismo professionistico: campione del mondo juniores nel 2003 a Hamilton e promettente under 23, Kai Reus passa professionista nel 2006 con la Rabobank, forte di una vittoria alla Liège-Bastogne-Liège under 23 e di entrambi i titoli olandesi della categoria. La carriera del promettente atleta viene però irrimediabilmente segnata da un incidente avvenuto nel luglio 2007 quando, in allenamento, cade nella discesa del Col d'Iseran: a causa di una emorragia cerebrale rimane in coma per undici giorni.

Dopo una lunga e difficile riabilitazione riprende a correre negli ultimi mesi del 2008; la prima vittoria della sua seconda parte di carriera arriva al Tour of Britain 2009 quando conquista la seconda frazione. Il 2010 si apre però con la scoperta di avere la mononucleosi, che lo costringe ai box per metà stagione; a fine anno, con il contratto non rinnovato dal team, decide di prendersi una pausa dalle corse.

Torna però a correre nella primavera 2011 con una squadra Continental del proprio paese, la De Rijke, per la quale correrà anche nel 2013 (nel mezzo una parentesi con la UnitedHealthcare, per cui vince una tappa alla Volta ao Portugal). Nel 2014 vive un anno grigio alla Parkhotel Valkenburg prima di passare l'anno seguente alla Verandas Willems con cui gareggia anche nei primi due mesi del 2016; dopo delle positive prove fra gennaio e febbraio la Roompot-Oranje Peloton lo ingaggia per la stagione, facendolo tornare ad essere un professionista.

In maggio, alla 4 Jours de Dunkerque, cade e resta fermo per oltre due mesi; in questo periodo, come rivelato oggi in un post su Facebook, capisce di vivere con sempre maggior difficoltà la carriera da ciclista. A farlo propendere per il ritiro sono le numerose cadute in cui colleghi e amici del gruppo sono morti o rimasti pesantemente feriti; dopo questi eventi si è reso conto di aver iniziato a frenare sempre con maggior anticipo, pensando che la famiglia sia molto più importante dello sport e decidendo dunque di terminare anzitempo la propria carriera.

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