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Prima sorprende, poi le prende, quindi si riprende

14.05.2017 21:47

Per Vincenzo Nibali tappa a più volti: esagera nel tenere un Quintana superiore, ma non va a picco. Tuttavia serve crescere nella seconda parte di Giro


Finalmente è giunta la prima occasione in cui i big della classifica (per la verità non tutti, causa incidente con la moto di un disattento poliziotto) si sono scornati fra di loro. La attenzione di tutti gli appassionati italiani e di gran parte della stampa era posta su Vincenzo Nibali, e su come il principale esponente del ciclismo tricolore riuscisse a destreggiarsi nell'infida ascesa del Blockhaus. Le risposte date dal siciliano sono state contrastanti.

Bahrain Merida assente, urge un salto di qualità
Partiamo da chi, con Nibali, pedala. Il Bahrain Merida, si sapeva, non vale il Movistar Team e il Team Sky (e, a pensiero di chi scrive, è inferiore anche alla FDJ); oggi il leader non ha potuto contare a lungo sull'apporto dei compagni di squadra. Ha vissuto una giornata negativa Kanstantsin Siutsou, ossia colui che, teoricamente, dovrebbe essere la spalla del messinese. Il campione bielorusso si è presto fatto da parte; di più è durato Franco Pellizotti, ma al Delfino di Bibione (a proposito, auguri a lui e alla consorte per la nascita della figlia Mia) non si può chiedere il lavoro di ultimo uomo.

In una tappa con una singola salita come quella abruzzese l'apporto della squadra non è così vitale come invece lo sarà su Alpi e soprattutto Dolomiti. Tuttavia, se paragonato al lavoro del trenino spagnolo con gli ultimi vagoni Anacona e Amador facenti parte del drappello di una decina di unità prima dell'inizio degli scossoni, la situazione si fa fosca per il prosieguo dell'appuntamento italiano.

Vincenzo à la Froome: sempre seduto e di cadenza
Ripuntiamo l'obiettivo sul capitano della compagnia. Che, nella prima fase dell'ascesa, è apparso bello pimpante di pedalata e tranquillo a livello visivo pur nelle terribili trenate dettate da Anacona. Non appena Quintana smette di usufruire del lavoro dei fidatissimi gregari e scatta, Nibali risponde presente. Siamo ai meno 6800 metri dalla conclusione e il siciliano si riporta senza troppi problemi sul colombiano.

Quello che sorprende non è tanto che ci riesca quanto il come lo faccia. L'azzurro non si alza mai sui pedali ma adotta una posizione che oseremo indicare da triatleta più che da cronoman, con le mani atte ad impugnare delle ipotetiche appendici. Una volta ritornato a contatto con il boyacense, il messinese si riporta nella consueta postura. Per una manciata di secondi, perché contrattacca Pinot. E anche stavolta Nibali rientra dopo aver aumentato la cadenza di pedalata nella suddetta posizione precedente.

Più che il vincitore di Giro, Tour e Vuelta, costui in maglia rossa con casco dorato sembrava rispondere al nome di Christopher Nibali. O di Vincenzo Froome. Evidente e sorprendente infatti la somiglianza con il caratteristico atteggiamento del rivale del Team Sky. Non è un mistero che il siciliano abbia a lungo studiato, con il preparatore Paolo Slongo, i video del keniano, cercando di carpirne i segreti. Che paiono essere ritenuti validi anche da loro, se sono stati fatti propri anche dall'italiano.

Quando Quintana scatta, il buio
Medesimo comportamento nel successivo scatto di Quintana, ai meno 5.9 km. Nibali a testa bassa e alta cadenza di pedalate in posizione aerodinamica, che un centinaio di metri più tardi lo portano a contatto dell'avversario. Non deve neppure giungere le mani a mo' di preghiera nella risposta al terzo allungo del jefe della Movistar ai meno 5.3 km. Diversa, invece, la reazione al quarto tentativo di Naironman.

In questo caso Nibali, semplicemente, non ce la fa più. Dai meno 4.7 km fino all'arco dell'ultimo km inizia il periodo nero per il siciliano. Vincenzo non ha più la freschezza dei minuti precedenti, nei quali si è probabilmente consumato nel tentare di agganciarsi al più minuto scalatore colombiano. L'unico elemento in comune è l'assenza di pedalate en danseuse, che negli anni passati facevano parte del repertorio della casa.

Prima lo saluta Pinot quindi viene ripreso e praticamente saltato dalla coppia Dumoulin-Mollema nello spazio di 600 metri. In questo momento pare vicino a crollare, madido di sudore, a bocca aperta e con la pedalata tremendamente irregolare. In 3700 metri sono oltre una cinquantina i secondi persi da Quintana; vuol dire quasi 14" al km. Un abisso. Nell'ultimo km, invece, la perdita è più contenuta, ma che porta il gap complessivo a 1' tondo per il quinto a tagliare il traguardo di giornata.

Prima della crono 1'10" di ritardo. Il destino non è ancora segnato
Abbuono compreso, sono 70 i secondi di distacco dall'andino alla partenza della cronometro umbra di martedì. Sostanzialmente un ritardo non disprezzabile, considerata l'ormai cronica difficoltà ad entrare in carburazione per il siciliano. Nei 40 km contro il tempo Nibali potrebbe, o meglio, dovrebbe, guadagnare qualcosina sull'avversario; ovviamente non abbastanza per scavalcarlo in classifica, traguardo possibile per altri concorrenti.

Al giorno di riposo il detentore del titolo può approcciarsi con un mezzo sorriso: un anno fa, a questo punto, stava decisamente peggio a livello di morale e, soprattutto, a livello di condizione. D'altro canto nel 2016 a supportarlo in salita c'era un trio extralusso come Jakob Fuglsang, Tanel Kangert e sopratutto Michele Scarponi, che gli permisero di effettuare il ribaltone finale.

E, come avversario, non c'era Quintana. Il colombiano pare inscalfibile da tutti i punti di vista, mentalizzato nel centrare la leggendaria doppietta Giro-Tour. Ma se c'è un uomo che qui, al Giro, può pensare di rompere le uova nel paniere al colombiano è proprio Nibali. Per esperienza, per talento e per imprevidibilità Vincenzo è colui che più può dar fastidio al colombiano. E, conoscendo anche la poca stima che corre fra i due, sicuramente non perderà l'occasione per provare a cambiare una corsa che pare aver già intrapreso la strada verso Tunja.
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