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Le Strade Stanche di Sagan, Kwiatko e GVA

03.03.2018 20:38

Il campione del mondo, il polacco e il belga non sono gli unici a rendere meno delle attese nella prova senese


La dodicesima edizione delle Strade Bianche, tra fango, freddo e pioggia, segna nel suo albo d'oro il nome del belga Tiesj Benoot, che sceglie una delle corse più spettacolari del calendario per andare a cogliere il primo successo in carriera. Il ventiquattrenne di Gent si mette alle spalle corridori dal pedigree documentato come Bardet, Van Aert e Valverde, approfittando di un generale marcamento tra i favoriti della vigilia, che terminano la contesa stanchi e con le gambe in croce e attenti nelle fasi decisive più a far perdere la corsa agli altri che a cercare di vincerla.

È proprio il caso dell'attacco sul Monte Sante Marie, quando davanti si forma un gruppetto grandi nomi con alcuni tra i favoriti della vigilia: Michal Kwiatkowski, già vincitore due volte di questa corsa e un pimpante Alejandro Valverde, oltre a una Peter Sagan che si stacca e poi rientra in seconda battuta e che ancora una volta viene respinto su queste strade da gambe non ancora al top. È così che Daniel Oss, ancor prima che pedalatore di qualità, luogotenente di una certa esperienza e acutezza, si mette davanti a scandire l'andatura.

Dopo qualche centinaia di metri, Sagan in versione finanziere di dogana, gli intimerà l'alt, dando il via ad una serie di schermaglie che caratterizzeranno gli ultimi 60 chilometri di gara. Iniziano le scintille; Valverde prova un attacco, subito stoppato; il polacco con il dorsale numero 1 si mette davanti più timido di un liceale al primo appuntamento e alcuni outsider di livello presenti nel plotoncino, ne approfittano per provare lo strappo decisivo.

In pochi chilometri, l'allungo della coppia franco-belga Bardet e Van Aert (nel difficilissimo tratto in discesa del settore sterrato numero 8) e successivamente della coppia, nella sua interezza battente bandiera belga, Benoot-Serry, diventerà decisiva ai fini della vittoria finale. Dietro si rimescolano le carte, classiche scaramucce quando i galli nel pollaio sono tanti e le forze in equilibrio sono poche; nessuno tira per favorire l'altro e non ci si sente sicuri della propria condizione, diventa più forte la paura di perdere che la voglia di vincere.

Il Team Sky con tre uomini nel gruppo inseguitore, è la grande sconfitta di giornata: sgancia un generoso, ma non in giornata super, Moscon (14° posto finale sarà il migliore dei suoi) coadiuvato da un ottimo Puccio, mentre l'ex iridato Kwiatkowski marca stretto Sagan in una riedizione del Wild-Balsamo vista la sera precedente ad Apeldoorn e finira con le gambe all'aria 30° a oltre 10'.

La Bora oltre ai già citati Sagan e Oss (ottimo 12° all'arrivo), ha nel gruppo dei migliori Burghardt e Mühlberger (10° posto finale), ma la squadra tedesca imposta una tattica sparagnina perfettamente in linea con la giornata tutt'altro che brillante del proprio capitano (che alla fine sarà 8°) e che non da i suoi frutti.

Valverde con un finale sontuoso rimonta diversi fuggitivi per un 4° posto finale che vista la condizione palesata (nonostante qualche malanno fisico alla vigilia), non può che lasciare un cattivo sapore nella bocca di un murciano forse un po' sonnecchiante nelle fasi decisive e troppo intento a marcarsi con Kwiatkowski e Sagan.

Il Belgio lancia due uomini sul podio, nonostante gli atleti più rappresentativi finiscano indietro; un problema meccanico nel settore di sterrato numero 7 mette fuori gara Sep Vanmarcke, mentre Greg Van Avermaet, forse il più atteso alla vigilia, dimostra ancora una condizione non brillantissima e trovandosi le gambe svuotate da ogni energia già sulle Sante Marie, concluderà 34° a 13'05''.

Sottotono la gara dei Quick Step più attesi: Philippe Gilbert non è mai in gara (36° con lo stesso ritardo del rivale di una vita Greg Van Avermaet) e poco brillante appare il campione ceco Zdenek Stybar al settimo posto finale, si stacca in vista del traguardo oltre che da Valverde, anche da Visconti e Power, entrambi a lungo allo scoperto.

A chiudere, la corsa di due italiani molto attesi alla vigilia: Vincenzo Nibali si ritira con poche gambe e poche ambizioni, mentre Sonny Colbrelli sale in ammiraglia, nonostante clima, condizione e percorso favorevoli, dopo essere rimasto staccato per una foratura.
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