Professionisti

Lobato: «World Tour, il capitolo non è chiuso»

26.11.2018 16:09

Intervista allo spagnolo della Nippo-Vini Fantini-Faizanè, vincitore della Coppa Sabatini 2018 e tra i nomi da seguire nella nuova stagione


Per il 2019 aveva offerte da altre formazioni Professional, ma ha preferito rimanere nella squadra che ha scommesso su di lui quando nessuno voleva farlo. «Non sono 10 o 15 mila euro in più che fanno la differenza», dice. Esattamente un anno fa Juan José Lobato viveva il periodo più buio della sua carriera da professionista, con il licenziamento dal Team LottoNL-Jumbo. Ritrovatosi a piedi, l'andaluso, capace in carriera di vincere oltre una dozzina di gare, è tornato a sentirsi un ciclista con la casacca della Nippo.

Dopo le prime difficoltose uscite, con il passare dei mesi Lobato è tornato a mostrare quelle doti che gli permisero nel 2014, al debutto nelle classiche monumento, di piazzarsi in quarta posizione la Milano-Sanremo. Gara dopo gara il velocista spagnolo ha cominciato sentire il giusto colpo di pedale e alla Coppa Sabatini dello scorso 20 settembre è tornato ad alzare le braccia al cielo, dopo un digiuno di oltre 400 giorni. Lo abbiamo intervistato in occasione del ritiro di Asiago della formazione italo-nipponica, di cui è uno dei leader in vista di una stagione particolarmente importante per lui e per tutta la squadra.

Come hai vissuto i mesi in cui eri senza squadra?
«La verità è che è stato un periodo estremamente difficile. Non ho però mai perso la fiducia nelle mie capacità né nella capacità di trovare una nuova squadra. Ringrazio ancora di cuore Francesco Pelosi e tutta la Nippo per avermi dato questa opportunità e la mia famiglia per avermi supportato in quei momenti complicati»

Nella prima parte della stagione non tutto è andato per il meglio
«Attorno a metà gennaio, mentre mi allenavo ad Andorra con José Joaquín Rojas, sono caduto fratturandomi il gomito. Prima di questo infortunio mi sentivo in forma dato che, nei programmi con la LottoNL-Jumbo avrei dovuto iniziare la stagione al Tour Down Under; questa caduta mi ha costretto per dieci giorni a potermi allenare solo sui rulli. A fine aprile, al Tour of Croazia, ho iniziato a sentirmi veramente meglio e poi al Gp di Francoforte sono andato bene (decimo posto, ndr). La settimana dopo, alla 4 Jours de Dunkerque, sono caduto nella terza tappa riportando la frattura della clavicola, per cui ho dovuto ricominciare tutto da capo»

La Coppa Sabatini è stata chiaramente la giornata più importante del 2018
«Nelle gare precedenti mi sentivo bene, avevo fatto quinto a Bruxelles e quarto alla Coppa Bernocchi. La tipologia di arrivi come quello della Sabatini è la migliore per le mie caratteristiche. Sapevo che avrei potuto fare bene e così è stato anche contro dei rivali molto forti»

Cosa ti attendi dal 2019?
«Punto soprattutto a recuperare lo stato di forma che avevo due stagioni fa, quando correvo con la Movistar. Se affronto una preparazione invernale senza problemi di alcun tipo sono convinto che posso essere al livello con i migliori del World Tour»

Il 30 dicembre compi 30 anni: per la tua seconda parte di carriera quali sono le tue speranze?
«Se recupero la forma migliore mi gusto ancora di più l'essere un ciclista. Quando sono stato alla LottoNL-Jumbo ho affrontato molti problemi, non tanto a livello di squadra quanto familiari e di salute, e per questo non mi sono divertito. Con la Nippo sono tornato a godermi il ciclismo, soprattutto nei mesi finali della stagione»

Dopo quanto è accaduto con la LottoNL-Jumbo ti senti di dover dimostrare qualcosa al mondo del ciclismo?
«Io sono molto felice qui alla Nippo, in particolar modo per l'opportunità che mi hanno dato. Ho però la voglia di dimostrare a me stesso che valgo una formazione World Tour. Ma non perché questa squadra non sia di livello, dato che al team manca solo il budget per appartenere al massimo circuito in quanto come organizzazione e ambiente è tutto impeccabile. Sono andato via dal World Tour non nel modo in cui avrei voluto e punto fortemente a tornarci per finire quanto è rimasto di incompiuto».
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