
Tour de France, cento di questi Pogi: Tadej Pogacar arriva in tripla cifra a Rouen
Lo sloveno fulmina allo sprint Mathieu van der Poel e Jonas Vingegaard. Evenepoel si difende. In ritardo Roglic, Mas e Lipowitz. Milan rafforza la sua maglia verde
Un urlo scuote Rouen: Tadej Pogacar entra nel club dei centenari con una volata di prepotenza che ha costretto alla resa persino il massimo interprete degli sprint ristretti, Mathieu van der Poel. La rockstar del ciclismo mondiale ha cercato e voluto questa vittoria a ogni costo, attaccando sulla rognosissima Rampe Saint-Hilaire, dove ha offerto una sorta di antipasto della sfida che - si spera - andrà in scena sulle montagne. Sì, perché Jonas Vingegaard - nonostante un piccolissimo momento di impasse - è riuscito a tenere la ruota del campione del mondo, scavando un solco pressoché incolmabile per il resto della compagnia. Ciononostante, sarebbe ingeneroso non riconoscere i giusti meriti a Remco Evenepoel: il capitano della Soudal Quick-Step - sebbene senza compagni di squadra nel finale, anche a seguito delle cadute che hanno coinvolti i vari Cattaneo, Valentin Paret-Peintre e Van Wilder - ha guidato l'inseguimento a Jonas e Tadej, portandosi dietro un gruppetto selezionatissimo, di cui facevano parte Almeida, Jorgenson e Onley, cui si è aggiunto un brillante Grégoire. Com'era ampiamente prevedibile, i due capitani della Red Bull-BORA-Hansgrohe, Primoz Roglic e Florian Lipowitz, non hanno avuto la forza di seguire i primissimi. Giornata grigia anche per Enric Mas, che pure era stato particolarmente vivace nei primi due giorni di corsa. In ogni caso, la battaglia di Rouen influenzerà non poco anche la crono di Caen, a cui van der Poel si presenterà ancora in giallo, seppure con lo stesso tempo di Pogacar.
La cronaca della 4ª tappa del Tour de France
Un giorno tocca ai velocisti, il giorno seguente ai puncheur e agli uomini di classifica: la 4ª tappa del 112° Tour de France (Amiens Métropole-Rouen, 174,2 km) si presta ai colpi di mano e agli attacchi a corto raggio. Se i primi 120 km di corsa - nonostante l'insidia del vento e qualche lieve ondulazione - scorrono via abbastanza regolari, gli ultimi 50 promettono scintille: dopo aver scavalcato agevolmente la Côte Jacques Anquetil (4ª categoria, 3,5 km al 3,6% di media con un breve tratto al 5%), la carovana affronta gli strappi più duri del percorso, a cominciare dalla Côte de Belbeuf (3ª categoria, 1300 metri con una pendenza media del 9,1% e punte al 12%). Negli ultimi 20 km, poi, si scalano in successione la Côte de Bonsecours/Stéle Robic (4ª categoria, appena 900 metri al 7,1% che si arrampicano fino al 10,6%), la Côte de la Grand'Mare - un altro GPM di 4ª categoria che misura 1800 metri, la cui pendenza media raggiunge il 5% - e la temutissima Rampe Saint-Hillaire, un 3ª categoria di soli 800 metri al 10,6% medio, con un tratto che supera il 17%, quest'ultima posizionata a 5200 metri dalla linea bianca. Finale in costante ascesa.
Poco dopo il via, si avvantaggiano due dei quattro uomini in fuga: il francese Lenny Martinez (Bahrain-Victorious, in ripresa dopo le grandi difficoltà dei primi giorni) e il norvegese Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility), raggiunti in breve tempo dall'altro francese Thomas Gachignard (TotalEnergies). Ai -167 dal traguardo, poi, si muove il danese Kasper Asgreen (EF EasyPost): il vincitore del Fiandre 2021 aggancerà gli altri attaccanti dopo una decina di chilometri di rincorsa. Il gruppo - prevedibilmente pilotato dagli uomini della maglia gialla, l'olandese Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck) - tiene costantemente sott'occhio i primi, che accumuleranno un vantaggio massimo di 2'10" circa (-130), per poi galleggiare a lungo sul filo dei 120".

Alle loro spalle, il gruppo viaggia a passo regolare fino al tratto pianeggiante che precede il primo GPM di giornata, quando avanzano anche gli uomini della Tudor - al servizio del francese Julian Alaphilippe (Tudor) e, in alternativa - lo svizzero Marc Hirschi (Tudor), cui si aggiungeranno i Soudal Quick-Step e gli EF EasyPost. Subito prima di imboccare la côte intitolata alla memoria di Jacques Anquetil, si segnalano due cadute: la prima coinvolge il francese Matteo Vercher (TotalEnergies), che ripartirà con il calzoncino strappato, il kazako Yevgeni Fedorov (XDS-Astana) e lo statunitense Sepp Kuss (Visma-Lease a Bike). Nella seconda, invece, saranno coinvolti il belga Ilan Van Wilder (Soudal Quick-Step), dell'olandese Cees Bol (XDS-Astana) e dello spagnolo Pablo Castrillo (Movistar). E davanti? Ai -47 da Rouen, Martinez prova a rompere gli indugi. Abrahamsen si riporta subito sul giovane corridore di casa, mentre Asgreen e Gachignard risaliranno la corrente a metà salita. Un attacco forse improvvido, ma senz'altro motivato dalla necessità di rilanciare l'azione. Ciononostante, il vantaggio a disposizione del quartetto di testa si è ormai ridotto a 1'15" (-43).
Appena prima di affrontare lo sprint intermedio di Saint-Adrien, il gruppo accelera in maniera poderosa, lasciando ai primi poco meno di mezzo minuto. Alle spalle dei quattro fuggitivi - regolati dal norvegese della Uno-X - l'italiano Jonathan Milan (Lidl-Trek) sprinta agevolmente davanti all'eritreo Biniam Girmay (Intermarché-Wanty) e al belga Tim Merlier (Soudal Quick-Step). Un buon bottino, in ogni caso, per il 24enne friulano, che ha conquistato la maglia verde al termine della tappa di Dunkerque. Proprio a ridosso del traguardo volante, Alaphilippe è costretto a fermarsi per un problema meccanico, che gli costerà un disavanzo di quasi 1' dal gruppo.
La fuga ha ormai i secondi contati: Gachignard si rialza ai -29, Asgreen cederà sulle prime rampe del Belbeuf al pari di Abrahamsen. Di contro, Martinez resterà al comando anche dopo il GPM per poi consegnarsi al gruppo a 20 km dalla fine. A proposito di francesi: situazione assai critica per l'iridato di Imola e Leuven, che scollinerà (senza compagni di squadra al suo fianco) con un ritardo superiore al mezzo minuto sul gruppo dei migliori. I tanti restringimenti della strada provocano un'altra caduta ai -25 da Rouen: a terra, tra gli altri, il colombiano Harold Tejada (XDS) e il francese Valentin Paret-Peintre (Soudal) e l'olandese Mick Van Dijke (Red Bull-BORA-Hansgrohe), che aveva peraltro innescato l'incidente. Attardato anche l'irlandese Ben Healy (EF), che desisterà definitivamente sulla Grand'Mare al pari di Alaphilippe.
Doppiata la Côte de Bonsecours, gli uomini della UAE Emirates-XRG pilotano il gruppo in direzione delle ultime due salite, dividendosi i compiti con gli Alpecin-Deceuninck e i Groupama-FDJ, schierati per il francese Romain Grégoire (Groupama-FDJ). In vista della decisiva Rampe Saint-Hilaire, avanzano con decisione i Visma-Lease a Bike, guidati dal belga Victor Campenaerts (Visma-Lease a Bike), che allunga sensibilmente il gruppo in discesa. A questo punto, tocca ai capitani prendere l'iniziativa: scortato dal portoghese João Almeida (UAE Emirates), lo sloveno Tadej Pogacar attacca a 250 metri dalla vetta del Saint-Hilaire, seguito dal danese Jonas Vingegaard (Visma) che, dopo un attimo di cedimento, si accoda nuovamente alla ruota del campione del mondo. I due favoritissimi distanziano all'istante il resto della compagnia, trainata dal belga Remco Evenepoel (Soudal). In compagnia del bicampione olimpico anche il britannico Oscar Onley (PicNic PostNL), lo statunitense Matteo Jorgenson (Visma), van der Poel e Almeida, che raggiungeranno i primi due ai -4.
Una volta avvenuto il ricongiungimento, i 7 al comando hanno un attimo di esitazione prima che Almeida prenda la testa del gruppo, tallonato da altri tre uomini: il danese Mattias Skjelmose (Lidl), il francese Kévin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels) e il connazionale Grégoire, il solo che riuscirà ad acciuffare il treno buono prima dell'ultimo chilometro. Subito dopo il triangolo rosso, allunga Jorgenson, seguito da Almeida e van der Poel. Il portoghese mantiene le redini del gruppo fino ai 200 metri, portandosi dietro la maglia gialla, che lancia la sua progressione sul breve rettilineo finale. Alla sua sinistra, però, avanza Pogacar: il suo spunto è semplicemente irresistibile. VDP si siede sul sellino e - nei fatti - si arrende al campionissimo sloveno, che conquista così il suo 100° successo da professionista (il 12° del 2025) davanti al figlio e al nipote d'arte. 3° Vingegaard - ancora brillante in volata - davanti a Onley, Grégoire, Almeida, Evenepoel, Jorgenson (entrambi a 3"), Skjelmose (a 7") e Vauquelin (a 10"). Per la prima volta dall'inizio del Tour, nessun italiano tra i migliori 10. Giornata negativa per lo sloveno Primoz Roglic (Red Bull) e lo spagnolo Enric Mas (Movistar) - entrambi attardati di 32". Ancora peggio è andata al tedesco Florian Lipowitz (Red Bull), che ha chiuso a 54" dai migliori. Decisamente più staccato l'australiano Ben O' Connor (Jayco-AlUla), senz'altro condizionato dalla caduta del primo giorno a Lille.
Grazie alla somma dei piazzamenti, Van der Poel conserva la maglia gialla con lo stesso tempo di Pogacar. Vingegaard insegue a 8". 19" di ritardo per Jorgenson. Vauquelin è quinto a 26".
L'ordine d'arrivo
Mercoledì la cronometro di Caen
Il menu del 112° Tour de France propone il primo, attesissimo test a cronometro: i 33 km con partenza e arrivo a Caen sono adattissimi agli specialisti puri, che potranno sviluppare velocità particolarmente sostenute su un percorso quasi completamente pianeggiante e con pochi cambi di direzione.
Diretta integrale su Discovery+ a partire dalle 12.50. Collegamento su Raidue dalle 14.45, in coda al Giro d'Italia Women.