Professionisti

A.B. Road, il percorso di un campioncino

07.04.2019 20:08

Ripercorriamo la carriera del toscano, tra certezze maturate e prospettive future


Probabilmente un po’ tutti dobbiamo cominciare a convincerci della veridicità di quel detto che recita «le cose più belle arrivano quando meno te le aspetti». Allo stesso modo, probabilmente, dovremmo ricominciare ad avere un po’ più di fiducia nei nostri corridori e avere la dovuta pazienza di aspettare che l’Italia del pedale possa ritornare ad avere i propri protagonisti in tutti i contesti al termine di un graduale percorso di maturazione. Di quelli insomma che non portino a volere tutto e subito e tengano conto del fatto che nell’età attuale, per sconfiggere una schiera di corridori i cui appellativi possono oscillare dal buon mestierante al grande campione per poi giungere alla categoria fuoriclasse, si debba essere consapevoli delle proprie forze e, al contempo, sperare di poter vivere la giornata perfetta.

Oggi, 7 aprile 2019, è la giornata perfetta di Alberto Bettiol. Quella che già da sola, per la qualità di atleti che è stato capace di mettersi alle spalle, potrebbe valere un’intera carriera ma che, in cuor nostro, speriamo vivamente che abbia solamente segnato il primo, pesantissimo mattoncino di una carriera densa di soddisfazioni. Dodici anni, tanto era trascorso dall’ultima vittoria di un nostro portacolori al Giro delle Fiandre (e, ironia della sorte, il digiuno è stato spezzato proprio nella stagione di debutto dell’ex iridato veneto come commentatore Rai), in cui avevamo sommato speranze, delusioni, per non dire grosse frustrazioni. Invece eccoci qui, a poco più di un anno dal capolavoro firmato da Vincenzo Nibali alla Milano-Sanremo 2018, a commentare il ritorno alla vittoria di un corridore italiano in una classica monumento.

L’inizio di stagione del corridore di Castelfiorentino, tornato a legarsi al team di Jonathan Vaughters dallo scorso anno denominato Education First, ci aveva fatto indubbiamente ben sperare, sia per la costanza di rendimento che per l’umiltà (uno dei caratteri che contrassegnano il toscano, probabilmente uno di quelli che sta finendo per fare la differenza) mostrata nel migliorarsi e nell’imparare dai grandi. Ci aspettavamo un bel piazzamento, magari già alla Milano-Sanremo. La vittoria della Ronde, corsa che ti proietta nell’Olimpo del ciclismo, in quella che è la vera e propria “Settimana Santa” di questo sport, però forse neppure il più ottimista sarebbe stato in grado di prevederla. Dietro lo splendido volo di Alberto, cominciato sul Vecchio Kwaremont a circa 18 chilometri dalla conclusione, rifinito sul durissimo Paterberg e celebrato magistrale a Oudenaarde si cela però la volontà di un ragazzo atteso come potenziale campione già dalle categorie giovanili ma che, a differenza di coetanei e connazionali decisamente più celebrati, ha seguito il proprio percorso senza troppi patemi, senza neppure abbattersi troppo nel momento in cui la sorte avversa aveva deciso di mettergli inesorabilmente i bastoni tra le ruote.

Bettiol: versatilità e feeling con la cronometro fin da subito
Non si può giungere a questa domenica trionfale senza riavvolgere idealmente il nastro, con i momenti chiave che hanno fin qui contraddistinto la carriera dell’atleta toscano, che cominciò a far parlare di sé fin da quando, con la casacca della società ciclistica del proprio paese (la S.C. Castelfiorentino) iniziò a togliersi le sue belle soddisfazioni: la prima di un certo peso porta la data del 13 settembre 2009 (a proposito di “ten years challenge” che tanto va in voga di questi tempi) quando Alberto, da Allievo secondo anno, conquista il successo nella Coppa d’Oro al termine di uno sprint a tre e in una stagione che gli consegna altri 8 successi.

Il passo successivo consiste nel passaggio al GS Stabbia, una delle formazioni juniores più in vista del movimento toscano e non solo. Qui, dopo un primo anno di adattamento in cui non mancano buone prestazioni, la vera e propria esplosione avviene alla seconda stagione (siamo nel 2011): Bettiol diviene uno dei corridori più forti e versatili a livello nazionale. Allo sprint è veloce ma non a livello degli sprinter puri ma, in compenso, spinge sul passo come pochi e in salita sa farsi valere, tanto da essere estremamente competitivo anche nelle gare a tappe, che in questa categoria cominciano a diventare, anche a livello internazionale, un ottimo banco di prova per i ragazzi. Le risultanze sono eloquenti: 11 vittorie complessive, con la prima vera perla sfornata in quel di Offida, sede dei campionati europei Juniores e Under 23. Su un percorso ondulato, infatti, Alberto va a prendersi il successo nella prova a cronometro, battendo per 2” un ostico avversario come il francese Gougeard (che, come vedremo, poi sarà buon professionista) e di 9” il russo Rybalkin. Ricordatevi di questa giornata, nel momento in cui, alcuni anni dopo, ritroveremo il toscano grande protagonista in una prova contro il tempo.

Le gioie però non si sono certo esaurite sulle colline ascolane: poche settimane dopo, infatti, Bettiol vince due frazioni (una a cronometro) e poi la classifica finale del Trittico Veneto, ideale preludio ai fuochi d’artificio di fine stagione: la sua eccellente condizione gli permette infatti di conquistare due successi (compreso il tappone di Fosdinovo) e la classifica finale del prestigioso Giro della Lunigiana, in cui assieme a lui salgono sul podio, staccati di circa un minuto, Simone Andreetta e Valerio Conti. A tutto ciò vanno aggiunti ottimi piazzamenti, tra cui spicca la medaglia d’argento nel campionato italiano a cronometro, in cui a batterlo è solo il quotato Davide Martinelli, su un tracciato ben più congeniale alle caratteristiche del bresciano. I segnali sono dunque confortanti: Bettiol è un corridore particolarmente atteso al salto di categoria.

I due anni da Under 23: il capolavoro alla Firenze-Empoli e la scoperta del pavé
Il 2012 segna il passaggio alla categoria Under 23 dove, conciliando l’attività in bicicletta con lo studio, si fermerà soltanto per due stagioni, in cui cresce gradualmente e senza eccessive pressioni, né con l’assillo di realizzare vittorie col pallottoliere. Il debutto avviene con l’Idea Shoes e gli porta in dote due successi (Trofeo Pistolesi e frazione in linea alla Coppa del Mobilio), prima del nuovo decisivo spartiacque del 2013: Alberto passa nelle file della Mastromarco (la società in cui, anni addietro, si mise in evidenza anche Vincenzo Nibali) e la sua stagione inizia subito col botto: alla Firenze-Empoli, classica d’apertura del calendario toscano e che per i corridori autoctoni rappresenta una sorta di “mondiale”, arrivano a giocarsela una decina di atleti e allo sprint è proprio Bettiol a prevalere, mettendosi alle spalle un corridore veloce e temibile come Thomas Fiumana. Anche veloce questo atleta toscano, altro che semplice passista resistente in salita! A questo seguiranno altri 3 successi nelle settimane e mesi successivi.

Il 6 di aprile dello stesso anno viene selezionato per disputare il Giro delle Fiandre Under 23, in cui l’Italia è attesa a buone prestazioni dopo il successo di Salvatore Puccio del 2011 e il podio di Kristian Sbaragli di un anno prima. Bettiol si disimpegna molto bene e mostra di non avere troppi timori nel pedalare sulle pietre. Nessuno però riesce a fare seriamente la differenza e così, nel volatone finale, a primeggiare è il figlio d’arte Rick Zabel. Come detto, se è vero che a Bettiol lo spunto veloce non fa difetto, di certo non è così efficace nelle volate ben più affollate e così deve accontentarsi del decimo posto, che ne fa comunque il miglior italiano.

Un mese dopo è protagonista al Gran Premio Liberazione, dove va in fuga e riesce a salire sul terzo gradino del podio e in giugno centra prima un ottimo quarto posto al GP Ville de Saguenay, breve corsa a tappe canadese valida per la Coppa delle Nazioni, poi è nuovamente terzo nei campionati italiani (alle spalle di Zordan e Villella, entrambi atleti di cui si parla già assai), meritandosi la convocazione per l’insidioso campionato europeo di Olomouc in Repubblica Ceca: a vincere è il belga De Bie ma la costanza premia nuovamente Bettiol, che col settimo posto è nuovamente il migliore dei nostri. Non sarà un gran vincente, Alberto, ma la sua costanza è uno dei suoi punti di forza, assieme alla tenacia. Di lui si accorgono in Cannondale, mettendolo sotto contratto per il 2014: Bettiol diventa professionista e lo farà in una squadra World Tour.

La Cannondale: gli esordi e i primi sprazzi di talento
Il palcoscenico è di quelli impegnativi ed anche in squadra i leader non mancano: c’è ancora Ivan Basso, nella fase finale di carriera ma di certo importantissimo per il suo ruolo di capitano; c’è un talento assoluto come Peter Sagan, che ha tutto per diventare fuoriclasse; ci sono italiani in rampa di lancio come Elia Viviani, Davide Formolo, Davide Villella, Daniele Ratto, Moreno Moser, Oscar Gatto, Alessandro De Marchi (qualcuno emergerà prepotentemente, altri impiegheranno più tempo, altri deluderanno le attese).

In un simile contesto le parole d’ordine non possono che essere “imparare” e “accumulare esperienza”, in giro per il mondo così come tra le Ardenne e le Fiandre. Sono datati 2016 i debutti al Giro delle Fiandre (non portato a termine ma disputato dopo una discreta Tre Giorni di La Panne, chiusa in 21esima posizione) e al Giro d’Italia. Bettiol mette nelle gambe fatica e chilometri ma resta un corridore coriaceo, pronto ad aiutare i compagni ma che merita di cominciare a giocare le proprie chanche. La seconda parte di questa stagione è indicativa di questo: in luglio disputa il Giro di Polonia, in cui si mette in luce in una giornata di tregenda a Zakopane, in cui è Tim Wellens a fare il bello e cattivo tempo. L’indomani la cronometro individuale lo vede chiudere in ottava posizione, utile per risalire dalla quinta alla terza posizione (ancora una volta le doti contro il tempo sono determinanti). Chiude così in terza posizione e con la vittoria nella classifica a punti. Sembrerebbe il preludio al primo successo tra i professionisti e il GP de Plouay, in un’altra giornata difficile, pare proprio l’occasione adatta: Alberto attacca ma si trascina dietro il belga Oliver Naesen, che lo beffa sul traguardo. Appuntamento rinviato ma nelle due prove canadesi di Quebec e Montreal, racimola un quarto e un settimo posto: la crescita procede costante.

Il Belgio, il Tour, l’azzurro: la crescita continua
Il 2017 nelle file della Cannondale-Drapac vede un inizio di stagione improntato soprattutto a far bene nella prima vera, cosicché per lui avviene anche l’esordio nella Milano-Sanremo, conclusa con un onorevole 37esimo posto. Poche settimane dopo però è già l’ora di confrontarsi col Belgio e le sue pietre, in cui arrivano ulteriori segnali della sua crescita: si piazza in decima posizione ad Harelbeke e si ripresenta così, con rinnovata fiducia, al Fiandre: disputa una buona gara, in cui cerca di assistere al meglio Dylan Van Baarle, e paga dazio nel finale, concludendo comunque in 24esima posizione. In precedenza aveva portato a termine anche la Gand-Wevelgem mentre dopo il Fiandre è sedicesimo nella Freccia del Brabante. Un bilancio incoraggiante per la sua prima parte di stagione, prima di una seconda parte in cui l’obiettivo è quello di scortare nel migliore dei modi Rigoberto Uran, a caccia del gran risultato al Tour de France.

Anche in questo caso la missione riesce: il colombiano chiude con un ottimo secondo posto la Grande Boucle, tuttavia c’è spazio anche per ammirare Bettiol lì dove l’occasione lo consente. La giornata buona è la terza, con l’arrivo sullo strappo di Longwy: a vincere, neanche a dirlo, è Peter Sagan ma dopo i nomi di Michael Matthews, Daniel Martin e Greg Van Avermaet spunta proprio il suo. Niente male, al cospetto di atleti già ben affermati, probabilmente gli strappi secchi possono essere davvero il terreno ideale per poter, un giorno, misurarsi seriamente coi grandi.

Dal Tour Alberto esce con una gamba eccellente e ciò è testimoniato dalla Clasica di San Sebastian del 29 luglio: vince Kwiatkowski ma il tenace atleta toscano se la gioca coi primi e chiude con un ottimo sesto posto, miglior viatico per l’ultima parte di stagione. Le sue prestazioni non sfuggono al CT Davide Cassani, intenzionato a farne una pedina preziosa per il mondiale di Bergen e così, dopo il buon quarto posto ottenuto all’Agostoni, Bettiol conquista il pass per la Norvegia: lui ripaga la fiducia con un’altra prestazione eccellente, provando ad entrare nelle fughe, mantenendosi nelle posizioni d’avanguardia e cercando di scortare al meglio Matteo Trentin nei chilometri finali, in cui il corridore trentino sfiora il podio giungendo quarto. Ottimo come gregario, valido (anche se non ancora vincente) quando è chiamato in causa: quale sarà la vera dimensione di Alberto Bettiol?

Il passaggio alla BMC: un’esperienza sfortunata
Le sue prestazioni non sono certamente sfuggite agli osservatori più attenti e così, nel 2018, Bettiol si trasferisce alla BMC, formazione in cui milita il campione olimpico Greg Van Avermaet, reduce dalla primavera più prolifica della carriera in cui, ad eccezione del Fiandre (chiuso al secondo posto) vince praticamente tutto: con un leader così oltre che essere chiamato ad un lavoro impeccabile, l’occasione per imparare i trucchi del mestiere è di quelle notevoli e gli esordi sono indubbiamente confortanti: in Oman, alla quarta tappa, è già terzo dietro Cort Nielsen e Visconti.

La campagna del Nord però si rivela decisamente avara di soddisfazioni per lui, anche se il peggio deve ancora arrivare: tornato a disputare la Liegi-Bastogne-Liegi, in cui aveva debuttato nel 2014, Bettiol cade e si frattura sia la clavicola sinistra che una costola, oltre a riportare un pneumotorace, vedendo così svanire la possibilità di tornare a disputare il Giro d’Italia. Tornato in gara in estate, mettendo in mostra una discreta gamba all’Artic Race of Norway, il suo annus horribilis procede in quel Gran Prix de Plouay in cui aveva accarezzato il sogno del primo successo tra i professionisti: altra caduta e stavolta ad andare in pezzi è la clavicola destra, oltre al mignolo della stessa mano. In altre parole: finale di stagione pesantemente compromesso. La BMC intanto ha deciso di chiudere i battenti e così Bettiol è di nuovo sul mercato, non restandoci però molto: torna infatti nelle file del team di Vaughters, per accasarsi all’Education First.

La rinascita e il capolavoro al Fiandre
Il 2019 diviene quindi un anno cruciale per cercare la via del rilancio, cosicché la sua stagione inizia molto presto: si parte al Tour Down Under in gennaio per mettere in cascina fatica e chilometri nelle gambe. Il percorso procede lineare e alla Tirreno-Adriatico si vede finalmente un Bettiol protagonista sui terreni a lui più congeniali: va a podio a Pomarance (dietro Alaphilippe a Van Avermaet), mostra un buon spunto veloce a Fossombrone (dove è sesto nel giorno di Lutsenko), paga qualcosa ma non affonda tra Recanati e Jesi ma nella cronometro conclusiva di San Benedetto del Tronto torna a dare sfoggio delle sue doti di cronoman: soltanto il campione europeo Campenaerts fa meglio di lui, che ottiene il secondo posto distanziato di appena 3”. La maledizione della prima vittoria sembra continuare ma comunque il Bettiol che chiude la Tirreno-Adriatico a ridosso della top ten sembra davvero tornato a rendere al meglio.

Si presenta così alla Sanremo vestendo i panni del possibile guastatore e sul Poggio effettivamente è il primo ad attaccare, anche se poi il suo tentativo non ha l’identica fortuna di quello di Nibali di 12 mesi prima. La prestazione conferma comunque il buon momento, per giungere così all’attesa campagna del Nord. Qui si ha la certezza che probabilmente il toscano è divenuto un nuovo corridore: ben posizionato in prossimità dei muri, curando le ruote dei corridori più in vista e pronto anche a far male all’occorrenza. Harelbeke ne è dimostrazione eloquente: attacca, resta agganciato alle sfuriate di Van Avermaet e non lesina stilettate nella fase calda della gara. Potrebbe forse impostare meglio lo sprint conclusivo ma un quarto posto dietro atleti del calibro di Stybar, Van Aert e Van Avermaet è un risultato tutt’altro che disprezzabile. Dove può arrivare quindi questo Bettiol?

La risposta sta un po’ in alcune dichiarazioni fornite alla stampa e che sono risuonate più o meno così: «Quando capirò bene come affrontare i muri, allora sarò davvero in grado di dire la mia». Non è un caso che il maestro da cui apprendere finisca per essere proprio Van Avermaet, a cui il toscano ha cercato di carpire quanti più segreti possibili. Detto, fatto: presentatosi al via del Giro delle Fiandre con l’obiettivo di far bene, Bettiol ha disputato una prima parte di gara stando ben attendo a non farsi sorprendere nelle fasi più insidiose di gara (a cominciare dal passaggio sul Muur di Grammont, primo vero spartiacque di giornata). Successivamente, mentre i grossi calibri cominciavano a sparare le proprie stilettate in attesa del prevedibile gran finale, si è incollato alla ruota dei Van Avermaet e Mathieu Van Der Poel di turno, trovandosi già nel Kruisberg/Hotond a poco meno di 30 chilometri dalla conclusione, ad occupare una posizione molto interessante, dal momento che l’onere dell’inseguimento ai battistrada era tutto sulle spalle di chi poteva contare una buona superiorità numerica o volesse cominciare davvero ad esporsi.

L’eufonia di Bettiol ha avuto inizio sul terzo ed ultimo passaggio sull’Oude Kwaremont: mentre tutti aspettavano che fossero Van Avermaet, Van Der Poel, Valverde, Sagan e chi più ne ha più ne metta ad operare la stoccata decisiva, Alberto si è prodotto in un allungo micidiale, che gli ha subito consentito di guadagnare terreno, tirando decisamente dritto senza pensare a ciò che avveniva alle sue spalle. Il Paterberg, con le sue pendenze assassine, non ha finito per intossicargli irrimediabilmente le gambe e grazie ad un finale da passista consumato, il vantaggio invece di ridursi è ulteriormente cresciuto, fino a stabilizzarsi, per poi concludere il tutto nel tripudio più bello e inatteso. Vincere la prima corsa da professionista al Fiandre, roba da “se è un sogno non svegliatemi!”.

Le prospettive: classiche ma non solo
A questo punto appare lecito chiedersi dove possa arrivare Alberto Bettiol, in considerazione (e nella speranza) che quella di oggi non debba restare una perla isolata all’interno di una carriera professionistica in cui il meglio deve ancora arrivare. Una cosa è certa: le classiche del Nord fanno per lui, che non appare destinato a recitare il ruolo di mera comparsa e già domenica prossima a Roubaix siamo certi di poterlo ritrovare pimpante a dar battaglia su un terreno ulteriormente nuovo: Bettiol infatti, al momento non ha ancora debuttato all’ “inferno del Nord” e con questa condizione appare, al momento, impensabile che non possa essere della partita
.
Nel futuro di Bettiol però non è da escludere la partecipazione, con ambizioni di buon risultato, sulle Ardenne: per la Liegi-Bastogne-Liegi magari può essere prematuro sbilanciarsi ma un’Amstel Gold Race, ad esempio, potrebbe rappresentare un tipo di corsa ideale per un corridore dotato di ottima sparata e in grado di conservare con buon passo il vantaggio acquisito. Nulla però appare precluso ora come ora, neppure la possibilità che nelle mire possa finire anche una classica come il Giro di Lombardia.

Le buone doti a cronometro potrebbero invece decisamente avvantaggiarlo nelle gare a tappe ma più che nei grandi giri, in cui il toscano al momento non possiede una tenuta sufficiente per essere competitivo, potrebbero essere le gare a tappe di una settimana (meglio se non eccessivamente dure) il terreno ideale in cui confrontarsi. Una cosa è certa: oggi Alberto Bettiol può rallegrarsi nell’aver realizzato un’impresa stupenda e inaspettata ma, al contempo, anche Davide Cassani potrà mostrarsi ulteriormente soddisfatto e fiducioso: nello Yorkshire, nell’autunno prossimo, l’Italia potrebbe ritrovarsi con qualche certezza in più al cospetto di una concorrenza che, sulla carta, resta di caratura superiore. Il bello dei pronostici, però, sta proprio nel fatto che possano essere sovvertiti. Esattamente come quest'oggi.
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