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Un jet superSonnyco!

06.10.2019 16:16

Sonny Colbrelli vince il GP Beghelli, battuto Alejandro Valverde a Monteveglio. Podio per Jack Haig, ottavo Andrea Pasqualon


Sonny Colbrelli è un osso duro. Nel senso buono del termine dà l'idea di essere un gran testone, uno che a volte cede all'impulso del momento - celeberrime le bestemmie di Reverberi via radio quando scattò a 2 km dal termine di una Sanremo in cui avrebbe dovuto aspettare la volata - e in altre occasioni pare quasi svagato, ma sempre è uno a cui non piace perdere, uno che dovrebbe avere i manubri rinforzati perché gli capita di prenderli a pugni dopo qualche opportunità sfumata in dirittura d'arrivo, ma giacché rinforziamogli pure le pedivelle perché spara su di esse una tale potenza, quando sprinta, da far sembrare insufficienti i rapporti che usa, quasi meccanico il gesto a scatti gamba-su-gamba-giù.

E insomma oggi Sonny ha vinto il GP Beghelli. In una foto che diventerà quanto meno sfondo desktop di qualche familiare, si è lasciato alle spalle Alejandro Valverde in quel di Monteveglio, per un'affermazione di cui narrerà a lungo, negli anni (ancora lontani) della bici al chiodo. Ha vinto bene e ha vinto meglio di quanto avrebbe fatto prima di quel certo Mondiale in cui abbiamo conquistato un argento con Capitan Trentin, perché quella gara - sembra passato quanto tempo? Era solo una settimana fa - ha rappresentato per il bresciano della Bahrain-Merida un esame di maturità, ulteriore dopo le già belle Amstel, Harelbeke, Brabanti varie, prestazioni spot a far presagire un futuro che non è ancora qui, ma forse lo sarà, quanto prima.

È un Colbrelli più compiuto quello che vediamo in azione, il che è anche normale anagraficamente parlando (l'anno prossimo son 30), ma anche e soprattutto dal punto di vista dell'esperienza, perché questa che va a concludersi è la terza stagione nel World Tour, dieci vittorie fin qui in questa categoria, una marea di piazzamenti e un volo da spiccare nel 2020: un impegno concreto, perseguibile, reale.

 

Anche Moscon ad animare una corsa rinvigorita
Un tempo si chiamava Milano-Vignola, va bene che quasi tutti lo sapete, ma qualcuno più giovane forse no... dal 1997 assunse l'attuale denominazione, il percorso cambiò, Monteveglio ne divenne il fulcro, e dopo un periodo in cui è stato una corsa decisamente di secondo piano del calendario italiano, in questi ultimi anni ha preso vigore e colore con startlist sempre più internazionali. Il GP Bruno Beghelli 2019 torna a parlare italiano dopo due edizioni in cui si sono imposti Luis León Sánchez e Bauke Mollema, e lo fa con Sonny Colbrelli che questa corsa l'aveva già conquistata nel 2015, allora battendo Manuel Belletti, stavolta precedendo Alejandro Valverde: questo dato parla da sé in merito alla ritrovata dimensione della gara.

199 i chilometri totali oggi, appena un paio ne son bastati a Tommaso Fiaschi (Beltrami TSA-Hopplà-Petroli Firenze), Emil Dima (Giotti Victoria-Palomar) e Stepan Kurianov (Gazprom-RusVélo) per andarsene in fuga. 10'34" il vantaggio massimo del terzetto, toccato al km 28, ma il ritorno del gruppo era inevitabile e si è realizzato sul circuito dello Zappolino (da ripetere 10 volte). Gli attaccanti sono stati raggiunti a 42 km dal traguardo e lì è partita un'altra corsa.

Ad animarla una nuova fuga, messasi in moto a 30 dalla fine con nomi pregiati: Gianni Moscon e Iván Sosa (Ineos), Neilson Powless e George Bennett (Jumbo-Visma), Edoardo Affini (Mitchelton-Scott), Hugo Houle (Astana), Julien Bernard (Trek-Segafredo). I sette non hanno avuto più di 15"-20" di vantaggio, ma indirettamente hanno provocato una certa selezione in gruppo, perché il ritmo doveva necessariamente essere alto per tenere nel mirino i contrattaccanti.

Al penultimo giro David Gaudu (Groupama-FDJ) ha forzato bene sullo Zappolino e i sette sono stati praticamente raggiunti, ma a quel punto è arrivata la reazione dei due Jumbo presenti nel drappello: Powless e Bennett se ne sono andati, inseguiti da Moscon e Houle, a formare un nuovo quartetto che però aveva ugualmente il destino segnato. E puntualmente il gruppo si è rifatto sotto, raggiungendo a 10 km dalla fine i quattro, per ultimo Powless che aveva provato un estremo controrilancio.

 

Colbrelli non fa sconti all'ex Campione del Mondo
L'ultimo Zappolino è stato quello su cui la corsa si è indirizzata. Jacopo Mosca (Trek) ha prodotto un allungo su cui Guillaume Martin (Wanty-Gobert) si è fiondato per poi ripartire come una molla ai -9. Il sempre attivo Gaudu provava a sua volta a uscire dal gruppo, ma la salita si sarebbe conclusa col solo Guillaume al comando. Restava però la discesa per eventuali tentativi di aggancio al francese.

È stato Alejandro Valverde a promuovere tale azione ai -7: il murciano della Movistar è partito secco, e l'hanno seguito in pochi: Bauke Mollema (Trek), il solito Gaudu, Jack Haig (Mitchelton); in seconda battuta, una coppia Bahrain-Merida, con Iván García Cortina a tirar via Sonny Colbrelli. Il drappello era fatto.

Una trenata di Mollema ha permesso al gruppetto di sostanziare un margine di una decina di secondi sugli inseguitori, poi ci ha pensato García Cortina a spalare carbone nella caldaia, e tra l'altro lo spagnolo ha pure chiuso su un tentativo dello stesso Bauke di andarsene alla chetichella ai -6.

La collaborazione tra i sette al comando non è mancata, nonostante ci fosse un chiaro favorito tra di essi, favorito due volte sia per essere il più veloce del plotoncino, sia per avere un compagno ad aiutarlo. La volata sul lungo rettilineo di Monteveglio non ha avuto storia, di fatto. Colbrelli (era lui il favorito di cui si parlava) è partito già prima dei 200 metri e ha scavato una fossetta su Valverde, che non ha avuto gambe sufficienti per seguire l'italiano.

Vittoria netta e a braccia alzate per Sonny su Don Alejandro. Terzo posto per Haig, quindi Gaudu, Mollema, Martin e, a 5" García Cortina. Il gruppo è arrivato a 7" e lo sprint per l'ottavo posto l'ha vinto Andrea Pasqualon (Wanty) su Sep Vanmarcke (EF Education First) e Jon Aberasturi (Caja Rural-Seguros RGA), con Manuel Belletti (Androni-Sidermec) appena fuori dalla top ten.
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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!