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Fedorov fa rima con fuga vincente

23.02.2020 13:00

Il 20enne kazako replica quanto fatto in Malesia e vince con un'azione da lontano anche la prima tappa del Tour du Rwanda


Dal nostro inviato


Poco più di due settimane fa il kazako Yevgeniy Fedorov vinceva la prima tappa del Tour du Langkawi grazie ad una fuga da lontano che venne sottovalutata dal gruppo e alla fine proprio in virtù del tempo guadagnato con quell'azione riusciva a chiudere secondo in classifica generale. Oggi nella tappa d'apertura del Tour du Rwanda 2020 il ventenne della Vino-Astana Motors non era partito con l'idea di ripetere quanto fatto in Malesia, lo confermerà lui stesso nelle intervista dopo la cerimonia di premiazione, ma al traguardo il risultato è stato molto simile: fuga centrata, vantaggio che lievita e quindi la possibilità di festeggiare la vittoria di tappa ed il primato in classifica generale. Se fino ad oggi la pesante eredità di Vinokourov era ricaduta sulle spalle del solo Lutsenko, con Fedorov il Kazakistan potrebbe aver trovare un nuovo talento che in futuro potrà dare soddisfazioni ai massimi livelli.

Tappa facile? Il muro di Kimironko dice di no
La prima tappa di questo Tour du Rwanda era probabilmente anche la più semplice dal punto di vista altimetrico con "appena" 1200 metri di dislivello. La partenza accanto allo stadio nazionale Amahoro Stadium e davanti alla nuovissima Kigali Arena: nel febbraio 2019 la prima tappa della corsa partì proprio da qui ed il cantiere era stato aperto da circa un mese, ma ad agosto questo gioiellino da 10 mila posti ed in grado di ospitare competizioni di svariati sport (basket e volley su tutti) oltre a concerti ed altre manifestazioni era già inaugurato e pienamente funzionante.



Dopo il via i corridori andavano in direzione della città di Rwamagama attraverso quella che è forse la strada che offre i più lunghi tratti di pianura di tutto il paese, poi si rientrava verso la capitale attraverso lo stesso percorso, indurito però da una deviazione per affrontare la salita in pavé di Kabuga. Il principale elemento di difficoltà della tappa, però, era il muro finale di Kimironko in cima al quale era posto il traguardo: si trattava di affrontare per due volte una rampa di 1100 metri con una pendenza media vicina al 10% ed un solo brevissimo tratto in cui la strada spianava leggermente, ma il calore di una folla numerosissima ha senza dubbio dato ai corridori una spinta in più.

Il gruppo non trova accordo, la fuga ringrazia
L'avvio di tappa è stato caratterizzato da diversi scatti con il giovanissimo ruandese Renus Uhiriwe, classe 2001 della Benediction Ignite XL, come uomo più attivo nell'andare a caccia della fuga: l'azione buona è partita al chilometro 8 ed oltre a Uhiriwe ha visto come protagonisti il mongolo Maral-Erdene Batmunkh (Terengganu) ed appunto il kazako Yevgeniy Fedorov (Vino-Astana Motors), quest'ultimo tra gli uomini più attesi del Tour du Rwanda per via del suo secondo posto finale del Tour du Langkawi. La presenza di Fedorov non ha fatto suonare campanelli di allarme in gruppo ed, anzi, le squadre più forti ed attrezzate non sono mai riuscite a lavorare assieme con il giusto accordo: dopo 20 chilometri il trio di testa aveva già 3 minuti di vantaggio, al chilometro 40 invece il gap era schizzato a 7 minuti, per toccare poi un massimo di 7'15" al chilometro 54.

A quel punto restavano solo 60 chilometri all'arrivo e finalmente è arrivata una reazione da parte del plotone, comunque non con la determinazione che sarebbe stata necessaria per andare a chiudere: a quel punto l'obiettivo degli inseguitori era diventato quello di limitare i danni nei confronti di Batmunkh, Fedorov e Uhiriwe, possibilmente senza sfinire i compagni di squadra già alla prima tappa. A 26 chilometri dall'arrivo era in programma la salita in pavé di Kabuga, non valida come gran premio della montagna ma comunque sufficiente a fare selezione del drappello di testa: il kazako Yevgeniy Fedorov si è infatti messo davanti e si è tolto di ruota i due compagni di fuga lanciandosi da solo verso il traguardo. Mancavano ancora i due passaggi sul muro di Kimironko, ma il vantaggio del corridore della Vino-Astana Motors era ancora superiore ai tre minuti.

Fedorov fa tutto da solo, gli eritrei si svegliano tardi
Negli ultimi 15 chilometri Yevgeniy Fedorov ha fatto tutto da solo e ha gestito abbastanza bene le forze: al primo passaggio sulla linea d'arrivo aveva ancora due minuti di vantaggio, si è difeso bene sul passo come ci si potrebbe aspettare dal campione asiatico Under23 della prova a cronometro, poi nell'ultima scalata ha dovuto stringere i denti ma gli inseguitori non erano abbastanza vicini per ribaltare le sorti della tappa. Già alla prima ascesa di Kimironko c'erano stati alcuni contrattacchi nel gruppo ed in particolare si è messo in evidenza l'eritreo ex Dimension Data Mekseb Debesay, oggi alla BikeAid, che ha provato a portare via un drappello di contrattaccanti, ma si è ritrovato solo a spendere energie preziose che gli sarebbero potute essere utile sul muro conclusivo.

I beffati del giorno sono stati i corridori eritrei, con due giovani cresciuti entrambi al Centro Mondiale del Ciclismo dell'UCI a Aigle in seconda e terza posizione: con un distacco di 15" è arrivato il 20enne Henok Mulubrhan che qui è in gara con la propria nazionale, a 18" invece ha chiuso invece il piccolo fenomeno Biniam Girmay (Nippo Delko), classe 2000 che quest'anno ha già vinto due corse in Gabon ma soprattutto è stato secondo al Trofeo Laigueglia con una condotta di gara di impressionante maturità per un ragazzo così giovane. A seguire a 20" quarto posto per il colombiano Carlos Julián Quintero (Terengganu), poi a 21" si è piazzato quinto il ruandese Patrick Byukusenge (Benediction) che ha fatto scatenare i tanti tifosi locali, quindi nell'ordine troviamo Patrick Schelling, Natnael Tesfation e Joseph Areruya a 26", Kent Main, Daniel Muñoz (Androni) e tanti altri tra cui Gavazzi, Taaramäe, Debesay e Avila a 29". In assenza di abbuoni, la classifica generale è uguale all'ordine d'arrivo della tappa.

Domani si scende verso sud: Girmay favorito?
Domani la seconda tappa del Tour du Rwanda 2020 sarà identica a quella dello scorso anno: da Kigali si andrà verso Huye con una prima parte di gara abbastanza impegnativa, tre gpm nei primi 38 chilometri, ed una seconda molto più agevole. Come oggi, però, la principale insidia è nel finale: proprio all'ingresso di Huye ci sarà da affrontare uno strappo in salita di 1500 metri al 5% e poi un altro chilometro e mezzo per giungere al traguardo. Nel 2019 Merhawi Kudus sfruttò questo trampolino per andare a vincere la tappa con 2" di vantaggio su un gruppo di una trentina di uomini: vedendo il finale di oggi i favoriti potrebbero essere proprio gli eritrei con Biniam Girmay in pole position, essendo capace sia di allungare sullo strappo che fulmiare tutti in volata.
Notizia di esempio
Tour of Antalya, nella volata finale Merlier precede Fortin. Corsa a Stedman, sul podio Fancellu