Mondo Continental

Marco Frigo: «SEG, sono qui per crescere»

24.02.2020 17:44

Intervista al campione italiano su strada under 23, nuovo acquisto della SEG Racing Academy


Al mondo non sono tante le squadre Continental che riescono con costanza a lanciare giovani talenti nella massima serie del ciclismo; una formazione che negli ultimi anni è riuscita in questo intento è senza ombra di dubbio la SEG Racing Academy. Nelle ultime stagioni la compagine di matrice neerlandese, seguendo la filosofia di internazionalizzarsi il più possibile, ha scelto di investire parecchio sui corridori del nostro paese e nel 2018 ha permesso ad Edoardo Affini, dopo un anno di militanza tra le loro fila, di passare professionista con la Mitchelton-Scott.

E pochi mesi fa la stessa identica cosa è successa al campione europeo Under 23 Alberto Dainese, il quale ora veste la maglia del Team Sunweb. Anche nel 2020 è presente un corridore nostrano nella SEG Racing Academy e si tratta di Marco Frigo. Nato a Bassano del Grappa il 2 marzo del 2000, il vicentino a soli diciannove anni, al primo anno nella categoria dilettantistica, si è laureato campione italiano su strada tra gli Under 23. Per fare quel salto di qualità che ancora gli manca, ha optato per emigrare nei Paesi Bassi con l’obiettivo di percorrere lo stesso cammino degli altri due connazionali. Da un mese, il giovane si trova in ritiro per svolgere delle sedute specifiche di allenamento in vista del suo esordio stagionale che avverrà nelle prossime settimane in Belgio.

Marco, come sta procedendo il ritiro con la SEG Racing Academy?
«È da più di un mese che sono in Grecia. A fine gennaio, sono arrivato con alcuni compagni di squadra per allenarmi e poi, da due settimane a questa parte, è giunta anche l’altra parte della formazione per svolgere tutti assieme il secondo training camp stagionale. Essendoci cinque gradi in più rispetto all'Italia, il meteo è veramente ideale per allenarsi. A febbraio sono riuscito a svolgere un bel blocco di lavoro propedeutico per quest’annata che sarà improntata maggiormente sulle brevi corse tappe»

Che ambiente stai trovando nella tua nuova squadra?
«Tutti coloro che lavorano in SEG sono professionali ed ognuno rispetta il proprio ruolo. Come in tutte le squadre ci possono essere dei problemi, ma si nota subito una grande coesione tra i membri dello staff, essendo un contesto abbastanza rodato. Sono un ragazzo a cui piace essere preciso e per questo motivo sono contento di come stanno andando questi primi mesi. Con i miei compagni mi sto trovando bene perché mi fanno sentire a mio agio e mi regalano preziosi consigli; ovviamente, non è sempre facile interagire con loro per via della lingua. La base della squadra è nei Paesi Bassi e quindi certe volte quando dialogano in neerlandese non comprendo alcuni concetti. In generale, però, chiacchieriamo in inglese e per me non è un problema»

Perché hai scelto di andare a correre in questa squadra?
«Premetto che la decisione di approdare alla SEG Racing Academy non è stata semplice: uscire dal proprio nido è sempre un azzardo. Ho riflettuto per oltre due mesi prima di firmare il contratto e in quel periodo sono stato supportato da diverse persone, le quali mi hanno aiutato facendomi capire la grande professionalità del team e l’opportunità di disputare numerose corse a tappe. In questo momento, il miglior modo per crescere è confrontarsi con atleti di alto livello e militare in una squadra Continental, a maggior ragione estera, è certamente ottimale per passare un giorno nel mondo professionistico»

Nelle passate stagioni, nella formazione olandese hanno corso Affini e Dainese. Cosa ti hanno raccontato della loro esperienza?
«Innanzitutto, quando sono approdati nel professionismo dopo una sola stagione alla SEG, sono riusciti non solo ad avere in tasca un contratto con una squadra World Tour ma anche ad andare forte nelle corse professionistiche. Entrambi non hanno trovato alcun aspetto negativo, ed anzi hanno notato che correre con la mia attuale squadra ti consente di compiere quello step in più che non si è grado di raggiungere da altre parti, perché ad esempio in Italia si ha l’abitudine di seguire un calendario standard composto solamente di corse da disputare alla domenica. Poi, mi hanno confidato che la SEG ti cambia la mentalità dato che assomiglia molto di più ad una compagine professionistica rispetto ad una dilettantistica»

In che cosa il ciclismo italiano dovrebbe migliorare?
«Non sono un mago che con la bacchetta magica può cambiare il nostro movimento e non è facile nemmeno dare delle indicazioni per cercare di trovare una formula in grado di risolvere i problemi del ciclismo italiano. Quello che noto alla SEG rispetto alle squadre italiane è che l’ambiente in cui sono ora è più tranquillo e c’è una migliore programmazione dietro ad ogni cosa. Non si improvvisa nulla. L’unico consiglio che potrei dare all’Italia è quello di focalizzarsi sulla formazione dell’atleta e non di avere come obiettivo quello di correre sempre tutte le domeniche la gare del campanile. Sarebbe meglio prendere parte ad un numero inferiore di gare, ma con un calendario di alto livello, con lo scopo di imparare. Lavorando bene si ha la certezza di raggiungere la vittoria tanto attesa e alla SEG si cerca la crescita del corridore e non il risultato»

Come sei messo con le lingue?
«A scuola me la sono sempre cavata bene ed ho conseguito lo scorso giugno il diploma di perito elettrotecnico. Anche nelle lingue straniere, non ho mai avuto particolari problemi. Mi rendo conto che se sei bravo in inglese in Italia, sei mediocre all'estero. Fuori dal nostro paese, dal bambino all'anziano, sanno leggere e comunicare bene in inglese. Il mio livello di conoscenza delle lingue straniere non è altissimo, però in squadra ci capiamo bene. Ho la fortuna di avere come preparatore il greco Ioannis Tamouridis, il quale parla bene l’italiano, quindi con lui converso con la mia lingua madre mentre con tutti gli altri solo ed esclusivamente in inglese»

Che tipo di corridore sei?
«Mi ritengo un passista scalatore. Sono longilineo, quindi non proprio un grimpeur, e posso dire la mia soprattutto sulle salite lunghe. Anche se non rispecchia le mie caratteristiche, il corridore a cui mi ispiro è Fabian Cancellara. Sin da quando ho iniziato a correre in bicicletta, guardavo alla televisione le sue gesta e dello svizzero mi è sempre piaciuto il suo modo di interpretare le corse e la sua immensa classe»

Mentre fuori dalle corse?
«Mi reputo un ragazzo abbastanza tranquillo a cui non piace spesso uscire e partecipare alle feste. Un mio pregio, che però può rivelarsi allo stesso tempo anche un difetto, è che sono molto meticoloso in quello che faccio e talvolta posso sembrare paranoico. Mi sono prefissato come obiettivo quello di trovare il giusto equilibrio tra la tranquillità e la meticolosità. Attualmente sono iscritto ad un corso di laurea in ingegneria meccatronica. Mio papà ha un’officina di macchine e mi ha trasmesso la passione dei motori. A causa degli impegni ciclistici, però non è facilissimo seguire le lezioni. Poi, tra il ciclismo e l’università sono sempre impegnato e non è semplice trovare tanto tempo libero. Come hobby mi piace seguire tutto il mondo sportivo ed in particolar modo prediligo gli sport invernali»

Se ti dovessimo risentire a fine stagione, ti riterrai soddisfatto del tuo 2020 se…
«Partecipando alle gare, dovessi riuscire ad essere competitivo come voglio. Premetto che, comunque vada questa stagione, sono un corridore del secondo anno della categoria dilettantistica che è arrivato in SEG Racing Academy con un programma di crescita. A differenza di Affini e Dainese, che invece erano al terzo anno, ho un anno di vantaggio improntato sulla crescita. Nel mio programma stagionale non è presente un obiettivo particolare da raggiungere ma solo quello di crescere. Per questo motivo, sarà contento se mi farò trovare in condizione quando mi sono prefissato di esserlo».
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