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Sfida belga alla Omloop Het Nieuwsblad, Stuyven supera Lampaert. 4° Trentin

29.02.2020 16:54

Tempo più clemente del previsto alla Omloop Het Nieuwsblad: freddo, certo; vento forte, anche. Tuttavia la temutissima pioggia si è fatta presente solo a tratti, lasciando così nei 200 km tondi da Gand a Ninove un clima meno improbo, tanto che nel finale spunta anche un pallido sole.

La fuga è partita dopo una manciata di km dal via con cinque elementi in azione: sono l'italiano Manuele Boaro (Astana Pro Team), lo statunitense Matteo Jorgenson (Movistar Team), il belga Senne Leysen (Alpecin-Fenix), lo spagnolo Lluís Mas (Movistar Team) e il neerlandese Mathijs Paasschens (Wallonie Bruxelles). Niente da fare invece per il belga Kenneth Vanbilsen (Cofidis) che per qualche km ha cercato di aggiungersi alla testa della corsa.

In una prima ora disputata a 39.1 km/h di media, il vantaggio massimo dei battistrada sfiora gli 8' prima che il gruppo inizi a lavorare, principalmente con Deceuninck-Quick Step e Trek-Segafredo, interessate ad evitare i pericoli. Il vento, infatti, aumenta di intensità con il passare dei km e proprio attorno al km 75 si forma una pericolosissima azione con dentro sedici elementi di primo livello, nata per l'appunto a seguito delle raffiche.

Presente in forze il Team Ineos con ben cinque unità, ossia Owain Doull, Chris Lawless, Luke Rowe, Ian Stannard e Ben Swift; si difende bene anche la Trek-Segafredo con il quartetto Alex Kirsch, Ryan Mullen, Mads Pedersen e Jasper Stuyven. Completano la lista i Deceuninck-Quick Step Tim Declercq e Zdenek Stybar, Tim Wellens (Lotto Soudal), Lukas Pöstlberger (Bora Hansgrohe), Nils Politt (Israel Start-Up Nation), Pascal Eenkhoorn (Team Jumbo-Visma) e Nils Eekhoff (Team Sunweb).

Complice anche un passaggio a livello chiuso, il vantaggio cala sensibilmente, tanto che gli attaccanti vengono ripresi dal gruppo Pedersen a 103 km dall'arrivo; il gruppo principale, fattosi sorprendere, ha comunque modo di rientrare 2 km più tardi, complice anche il rifornimento. Per una decina di km la corsa procede tranquilla, ma è la calma che precede la tempesta.

Ad accendere le micce sul quarto muro di giornata, il Leberg, è Tiesj Benoot (Team Sunweb), con Michael Valgren (NTT Pro Cycling) alla ruota. A 91 km dalla fine i due allungano il gruppo e nel falsopiano seguente, complice il forte vento laterale, si forma un nobile tentativo: dentro anche Trentin, Van Avermaet, Vanmarcke, Naesen, Van Aert, Stuyven, Küng, Lampaert, Declercq, Pöstlberger, Haussler e Van Poppel. Tra chi rimane molto dietro vi è Alexander Kristoff (UAE Team Emirates), alle prese con problemi meccanici.

Tra chi resta dietro anche Stannard e Pedersen, che assieme ad altri tre hanno la forza di rientrare sul seguente tratto in pavé di Paddestraat; proprio qui, davanti, Van Aert e Haussler guadagnano metri ma, una volta usciti dal settore, attendono il drappello alle loro spalle, rinfoltitosi di svariate unità. Tanti ma non Philippe Gilbert (Lotto Soudal), rimasto attardato con, fra gli altri, Asgreen, Kristoff e Theuns a oltre 1' di gap.

Il vento contro batte veramente forte, tanto che in un rettilineo, nonostante gli sforzi, la velocità è inferiore ai 20 km/h. A dare una scossa ci pensa Greg Van Avermaet, che in un dentello ai meno 76 km parte secco; il campione olimpico, però, non ha l'intenzione di voler andar via da solo e, dopo essersi a lungo voltato e constatata la mancata risposta altrui, preferisce rialzarsi, tornando nei ranghi.

Il poco conosciuto Rekelberg, quinto dei muri in programma a 75 km dall'arrivo, vede l'allungo alla chetichella di Søren Kragh Andersen: assieme al danese del Team Sunweb vanno via il neopro' Jonas Rutsch (EF Pro Cycling), Frederik Frison (Lotto Soudal) e l'instancabile Tim Declercq (Deceuninck-Quick Step). Dopo questi nomi, interessanti ma non certo blasonati, altri quattro ben più pesanti si sommano: prima è il turno di Mike Teunissen (Team Jumbo-Visma), quindi sono Matteo Trentin (CCC Team), Yves Lampaert (Deceuninck-Quick Step) e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) ad entrare in questa azione.

Consci della pericolosità, sono solo gli Ineos a lavorare con Luke Rowe ma il gap si fa interessante. E per cercare di rimettere in piedi la situazione, quando il ritardo è di poco sotto ai 20", Ian Stannard si muove sul Valkenberg a 66 km dalla fine con Stefan Küng e Clément Venturini, ma non s'ha da fare. La diretta conseguenza c'è, ossia nello spostamento della formazione britannica, che fa sì che il vantaggio dei sette vada a superare il minuto a 60 km dal traguardo. Sette e non più otto perché il giovanissimo Rutsch non tiene le code dei compagni a causa del vento che torna a spirare lateralmente.

La passività dietro è totale, se si eccettua la mossa individuale di Lukas Pöstlbertger (Bora Hansgrohe) e di altri volenterosi, come il quartetto composto da Jenthe Biermans (Israel Start-Up Nation), Pascal Eenkhoorn (Team Jumbo-Visma), Heinrich Haussler (Bahrain McLaren) e Dries Van Gestel (Total Direct Energie), per un quintetto che va a comporsi ai meno 48 km; questo per la gioia dei fuggitivi, che iniziano gli ultimi 50 con 2'20" dalla loro.

E non è finita, perché ai piedi del Molenberg, a 43 km dall'arrivo, la fuga possiede 1'50" sui cinque a bagnomaria e 2'45" sul gruppo principale. Proprio sull'ottavo muro, due big che non vogliono arrendersi prima del tempo se ne vanno: sono Wout van Aert (Team Jumbo-Visma), che attacca nonostante la presenza di due compagni di squadra davanti, e Sep Vanmarcke (EF Pro Cycling). I fiamminghi prendono solamente qualche metro ma danno il là ad una reazione, riducendo a meno di trenta il numero dei componenti del gruppo, dove si mostra vivace un Philippe Gilbert sino a quel momento invisibile.

La gamba di Wout van Aert pare quella dei giorni belli: il fenomenale crossista attacca di nuovo ai meno 31 km sul quartultimo muro, il Berendries, assieme al solo Tiesj Benoot (Team Sunweb). Stavolta i due fanno la differenza e vanno a riportarsi sugli inseguitori; come logico che sia, Eenkhoorn inizia a tirare a tutta facendo staccare Biermans mentre davanti Teunissen rimane fermo a ruota. Non abbastanza, però, perché il gruppo si riporta su di loro ai meno 25 km, avendo come conseguenza un nuovo rallentamento: e così, dopo essere arrivati a 1'10" di ritardo, il distacco cresce di una trentina di secondi, arrivando a 1'45" ai piedi dell'attesissimo Kapelmuur a 18 km dall'arrivo.

Dopo l'enorme lavoro svolto Declercq si stacca, così come perdono le ruote anche Frison e Teunissen. A dettare il passo è Stuyven e l'unico che lo tiene è Lampaert: Kragh Andersen resiste con i denti e scollina in cima con un paio di secondi di distacco, accodandosi senza perdere tempo, mentre un affaticato Trentin paga una quindicina di secondi che risultano fatali. Il gruppo accelera ma non si frantuma, con Naesen, Van Avermaet, Van Aert, Stybar, Benoot, Gilbert, Dillier, Vliegen e Colbrelli tutti assieme ma che distano oltre 1' dalla testa della corsa.

Trentin non molla e li vede, ma una ulteriore accelerazione dei tre sull'ultimo muro, il Bosberg, lo ricaccia a 20". L'unica speranza per l'ex campione italiano è che davanti si controllino: ed effettivamente questo avviene, con Stuyven che salta qualche cambio, e il gap che scende a soli 12" ai meno 10 km fa riaccendere ulteriormente le speranze. Niente da fare, invece, per Teunissen, distante 40", e per il gruppo ancora più lontano.

Stuyven viene però avvertito dall'ammiraglia, o semplicemente torna a più miti consigli, e collabora con gli altri due, con il disavanzo che si approssima ai 20" ai meno 5 km. L'accordo prosegue sino ai meno 2.3 km quando Lampaert, dalla prima ruota, decide di attaccare; Stuyven risponde prontamente, non altrettanto Kragh Andersen che si stacca. Sono i due belgi ad entrare assieme all'ultimo km, con una manciata di secondi su Kragh Andersen; a lanciare la volata è Lampaert ma non c'è storia. A vincere allo sprint è Jasper Stuyven, che coglie una delle vittorie più importanti della sua carriera.

L'alfiere della Trek-Segafredo, team alla sesta gioia stagionale, batte dunque un deluso Yves Lampaert. Completa il podio a 6" Søren Kragh Andersen, con Matteo Trentin quarto a 39" e comunque gran protagonista. La quinta piazza a 1'28" è ancora della Deceuninck grazie a Tim Declercq, che per pochi metri ha la meglio sul gruppo; completano la top ten Mike Teunissen, Oliver Naesen, Philippe Gilbert, Stefan Küng e Florian Sénéchal.

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