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Remco si prende anche la corona polacca

08.08.2020 18:50

Tour de Pologne, Evenepoel fa quel che vuole nel tappone: attacca a oltre 50 km dall'arrivo, vince e ha la generale in pugno


La tappa regina del Tour de Pologne 2020 è quella odierna, la Bukovina Resort-Bukowina Tatrzanska di 152.9 km, grande classico nel disegno della corsa. Sono, di fatto, tre i giri di un circuito comprendente due salite e uno strappo, che pur non presentando pendenze impossibili consentono di far accumulare una quantità di fatica non indifferente.

La fuga di giornata nasce subito dopo il via e viene propiziata dall'australiano Chris Harper (Team Jumbo-Visma), presto raggiunto dal connazionale Nathan Haas (Cofidis), quest'ultimo protagonista di un attacco nel finale di ieri. Dopo una trentina di km di inseguimento a loro si sono aggiunti in tre, ossia l'altro australiano James Whelan (EF Pro Cycling) e i polacchi Kamil Malecki (CCC Team) e Patryk Stosz (Polonia), ambedue attivi nelle giornate precedenti.

A lavorare sono i gregari del Team Ineos del capoclassifica Carapaz e della Deceuninck-Quick Step, che con Evenepoel ambisce di nuovo al bersaglio grosso. A metà percorso il gap dei cinque è di poco superiore ai 3', rendendo così Malecki la maglia gialla (molto) virtuale. Un momento potenzialmente chiave si registra a 67 km dal termine, quando la fuga vanta solo una quarantina di secondi di vantaggio: nell'avanguardia del gruppo una caduta coinvolge una decina di elementi fra cui la maglia gialla Richard Carapaz (Team Ineos), Ryan Gibbons (NTT Pro Cycling), Maximilian Schachmann (Bora Hansgrohe) e Tim Wellens (Lotto Soudal). Tutti si rialzano, seppur sbucciati, e rientrano senza eccessiva fatica sul plotone, dove la Mitchelton-Scott fa buona guardia.

Se Stosz si rialza a 60 km dalla fine, una volta rinsaldata la propria vetta nella classifica degli scalatori, l'avventura degli altri quattro dura solo per 7 km in più; il ritmo imposto dalla Mitchelton-Scott, con tanto di breve accelerazione di Simon Yates, fa sì che il gruppo si riduca ad una trentina di unità.

Non c'è neppure un momento di respirare, dato che a 52 km dal traguardo l'uomo più atteso scatta; come per lui abituale, Remco Evenepoel non si fa problemi e parte in un tratto pianeggiante. Gli altri se l'aspettano, ma come si può rispondere ad uno così? E infatti nessuno riesce (o pensa) a tenergli la ruota. Altro elemento a favore del baby fenomeno vi è la scarsa collaborazione degli avversari, tanto che servono alcuni km prima che qualcuno, segnatamente Eddie Dunbar (Team Ineos), si metta a dettare il passo.

Ma i buoi, o meglio, il puledro di razza, è scappato: a 40 km dall'arrivo ha 35" e solo 5 km più tardi il suo margine quasi sfiora il minuto. Oltre alle sue innegabili doti, Evenepoel può godere anche di un atteggiamento alquanto rivedibile del plotone: al posto di lavorare e collaborare, gli avversari pensano solo a scattarsi in faccia, sprecando inutilmente energie e facendo il gioco del più forte. Solo a circa 25 km dall'arrivo riesce ad evadere un terzetto di qualità con Jakob Fuglsang (Astana Pro Team), Rafal Majka (Bora Hansgrohe) e Simon Yates (Mitchelton-Scott), ma il loro distacco è comunque nell'ordine dei 50" - il drappello Carapaz dista ulteriori 20".

Dietro, come si suol dire, la danno su: il vantaggio del classe 2000 supera abbondantemente il minuto e, pur con una gamba che si fa più dura, non c'è storia per gli altri. Qualcosa si muove tra i tre inseguitori: Fuglsang forza e fa staccare Yates, mentre Majka soffre e si tiene, pur staccato, a portata d'occhio. L'interesse è tutto nella lotta per la piazza d'onore: a 3.3 km dalla fine Yates si riporta su Majka e assieme provano ad andare in caccia di Fuglsang, che li precede di una decina di secondi; il danese, però, non ha problemi e riesce a difendere il piazzamento come primo degli umani.

Continuando a lottare sino all'ultimo metro, smettendo di pedalare solamente negli ultimi centocinquanta metri, Remco Evenepoel infila l'ottava gioia di questo clamoroso 2020, ponendo le basi per la nona, ossia la generale di domani. Quattro corse a tappe iniziate quest'anno, tre e... trequarti corse a tappe vinte. Numeri che ben delineano l'eccezionalità di questo piccolo grande campioncino. Il belga dedica la vittoria al compagno di squadra Fabio Jakobsen tirando fuori dalla tasca il numero 75, quello che utilizzava lo sfortunato neerlandese in questo Tour de Pologne. Subito dopo il traguardo il re dimostra di essere molto umano e si scioglie in un lungo pianto sulla spalla del massaggiatore; bravo Remco, anche per questo.

Piazza d'onore a ben 1'48" per Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) mentre la volata per il terzo posto a 2'22" sorride a Simon Yates (Mitchelton-Scott) su Rafal Majka (Bora Hansgrohe). Il quinto posto a 3'05" va per un Diego Ulissi (UAE Team Emirates) che prosegue nel suo buon momento di forma; il toscano regola Wilco Kelderman (Team Sunweb).

A 3'08" giungono il sorprendente Kamil Malecki (CCC Team), rivelazione della settimana, che precede Mikel Nieve (Mitchelton-Scott), Jonas Vingegaard (Team Jumbo-Visma), Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), Tim Wellens (Lotto Soudal), Alberto Rui Costa (UAE Team Emirates), Jai Hindley (Team Sunweb), Esteban Chaves (Mitchelton-Scott) e Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe). Arriva dopo 3'21", assieme a Rudy Molard (Groupama-FDJ), un Richard Carapaz sfortunato, con evidenti sbucciature a spalla, gomito, ginocchio e coscia che hanno pregiudicato un risultato migliore; rimanere con Evenepoel sarebbe stato assai complicato, ma un posto sul podio poteva essere suo.

La nuova classifica vede Remco Evenepoel salire di prepotenza sul gradino più alto del podio con ampio margine sulla concorrenza: Fuglsang è a 1'52", Yates a 2'28", Majka a 2'32" e Ulissi a 3'09". Domani la conclusione di questa settantasettesima, problematica edizione del Tour de Pologne con la Zakopane-Cracovia di 188 km con tre facili gpm nella fase iniziale e un finale pianeggiante, adatto per le ruote veloci.
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