Professionisti

Kevin Rivera è sempre bloccato in Costa Rica, Andrey Amador si schiera in sostegno

10.08.2020 16:08

La stagione del ciclismo professionistico è finalmente ripartita, ma c'è un corridore che al momento è ancora bloccato nel suo paese di residenza ed è impossibilitato a volare in Europa per unirsi ai suoi compagni di squadra e tornare finalmente a gareggiare: si tratta del 22enne scalatore costaricano Kevin Rivera, talento dell'Androni-Sidermec che avrebbe dovuto già esordire al Sibiu Tour e per il quale a ottobre sarebbe prevista la partecipazione al suo primo Giro d'Italia.

La situazione di incertezza di Kevin Rivera è ovviamente legata alle numerose restrizioni attive sui viaggi internazionali ancora in atto a causa della pandemia ed anche al fatto che il suo permesso di lavoro per l'Unione Europea è scaduto ed al momento non si trova una soluzione per rinnovarlo: nelle scorse settimane, essendo Rivera uno dei grandi talenti sportivi del Costa Rica e possibile rappresentante del paese ai Giochi Olimpici, anche la politica si è interessata al caso con tanto di gaffe in cui l'Androni-Sidermec viene definita australiana quando in realtà la società di gestione è irlandese. Rivera ha addirittura incontrato il Carlos Alvarado senza però riuscire a trovare una soluzione.

Adesso in sostegno di Kevin Rivera arriva anche l'altro grande ciclista di caratura internazionale del Costa Rica, il 33enne Andrey Amador che con la maglia del Team Ineos ha già potuto disputare due gare in Francia in questo mese d'agosto. Queste è un estratto del lungo comunicato che Amador ha rilasciato attraverso il proprio sito ufficiale: «Perché Colombia, Ecuador e altri paesi hanno potuto aiutare i loro atleti a proseguire la loro preparazione e noi no? Anche trattandosi di situazioni più complicate avendo in ballo numeri maggiori. Mi viene male fino all'anima a vedere i colombiani che ringraziano il Presidente, il Ministero e tutte le istituzioni, mentre noi dobbiamo vivere un caso come questo. Il mio dubbio sorge nelle istituzioni che abbiamo, sul numero di persone che occupano un posto e che nei momenti del bisogno non risolvono mai assolutamente nulla per noi. È molto triste ammetterlo, ma personalmente sono arrivato a un punto in cui non perdo tempo a chiedere assolutamente alcun tipo di aiuto. Mi sento male a vedere Kevin in una situazione simile, è molto triste vedere come vengono sprecate occasioni a causa della mancanza di sostegno da parte di alcune istituzioni. Non chiediamo a diverse istituzioni di essere coinvolte nel caso, chiediamo semplicemente a Ministero dello Sport, al Comitato Olimpico e alla Federazione Ciclistica di fare adesso il loro dovere, questo è il momento di agire».

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