Donne Élite

Marta, Annemiek, e il sorpasso di un movimento

20.04.2022 22:10

Freccia Vallone delle meraviglie per Cavalli, che bissa il successo dell'Amstel e soprattutto sancisce una cosa ormai evidente: il ciclismo femminile italiano ha soppiantato quello olandese come punto di riferimento


La Freccia Vallone cercava oggi l'erede di un impero, quello di Anna Van der Breggen. La vincitrice delle ultime sette edizioni si è ritirata a fine 2021, naturalmente il primo gradino del podio di Huy era il vuoto più grande che lasciava alle colleghe, già solo occuparlo necessitava di un certo carisma, quanto ad arrivarci, poi... era lì la parte difficile della storia. Cerca che ti ricerca, cercando proprio nelle vicinanze della Flèche femminile, si notava l'Amstel Gold Race di 10 giorni fa, quella conquistata da Marta Cavalli. Ecco, lei era una reggente credibile per il trono vacante. Che poi il ruolo evolva in regina o a propria volta imperatrice come la AVDB, o che la cosa resti un piacevole episodio nell'ambito di una carriera comunque sempre più ricca di punti luce, ci sarà tempo per scoprirlo e comunque al momento non ci interessa più di tanto; figurarsi a Marta!

Entrata appunto da 10 giorni e da quell'Amstel nel definitivo novero delle big delle classiche, Cavalli ha avuto oggi l'intera squadra al proprio servizio, a lavorare per inseguire su una difficile fuga (non è un caso che due delle atlete in top ten fossero reduci proprio dalla fuga) e ad aspettarsi dalla capitana una prestazione di livello in cima al Muro più famoso del west; non le chiedevano una vittoria, sarebbe stato troppo pretendere; ma lei gliel'ha regalata ugualmente, con la naturalezza di chi ormai ha la consapevolezza della forza e la forza della consapevolezza.

E se al Mur de Huy pare di stare sulla luna, stessi movimenti goffi, rallentati, lì zavorrati gli astronauti nelle tute per non svolazzare troppo causa carenza di gravità, qui zavorrati i corridori proprio da un eccesso di gravità, quello percepito sulle asfissianti pendenze della rampa vallone per eccellenza, la dinamica di Marta che macina un po' di strada alla volta, che affianca Annemiek, che la supera, tutto così esasperatamente slowmo in tempo reale, è nient'altro che l'azione di chi si sta prendendo il proprio spazio meritato, eternata nel momento della massima fatica e della massima grazia al contempo. Provate a immaginare i valzer di 2001: Odissea nello Spazio a commento musicale del finale di oggi. Suona o non suona?

A livello di movimento italiano, poi, che dire: quella odierna era la nona classica World Tour della stagione. Le nostre ne hanno vinte sei, tre con Balsamo, due con Cavalli e una con Longo Borghini. Anche altrove al nord hanno lasciato segni, vedi Bastianelli alla Omloop van het Hageland o Consonni alla Dwars door Vlaanderen. In definitiva, quelle nate e cresciute tra Oudenaarde e Valkenburg paiono le nostre. L'epilogo di oggi in particolare: il sorpasso di Marta ai danni di Annemiek non era solo il sorpasso di un'atleta ad un'altra, ma una sorta di epocale passaggio di consegne tra l'Olanda delle multimeraviglie ammirata per almeno tre lustri (parliamo del ciclo attuale che va a esaurirsi) e l'Italia della multidisciplinarietà che si fa largo, vittoria dopo vittoria, traguardo dopo traguardo, progresso dopo progresso. Vedremo fin dove si spingerà la fase ascendente della parabola.

La corsa, ora. La Freccia Vallone 2022 misurava 133.4 km con partenza e arrivo a Huy e tre passaggi sul muro compreso quello che portava al traguardo. Dopo un inizio con qualche tentativo di fuga, a 99 km dalla fine Katia Ragusa (Liv Racing Xstra) ha promosso un attacco solitario; la veneta è stata raggiunta ai -91 da Anastasia Carbonari (Valcar-Travel & Service) e Kylie Waterreus (Lotto Soudal), e ai -80 anche da Silvia Zanardi (Bepink), Federica Piergiovanni (Valcar) e Pauline Allin (Arkéa). Ai -75 il sestetto ha toccato il vantaggio massimo sfiorando i due minuti di margine, ma poi si è approcciato il circuito finale con le côte e il plotone (pur dribblando qualche caduta al suo interno) si è riavvicinato.

Al primo passaggio dal Mur de Huy ai -63 Zanardi è passata per prima e Waterreus si è staccata; al primo passaggio dalla Côte d'Ereffe, ai - 52, un drappello di dieci è fuoriuscito dal gruppo proiettandosi sulle cinque fuggitive. Le dieci erano Anna Shackley (SD Worx), Alena Amialiusik ed Elise Chabbey (Canyon//SRAM Racing), Leah Thomas (Trek-Segafredo), Jelena Eric (Movistar), Esmée Peperkamp (DSM), Amanda Spratt (BikeExchange-Jayco), Anouska Koster (Jumbo-Visma), Kristabel Doebel-Hickok (ED Education-TIBCO) e Yara Kastelijn (Plantur-Pura). Quando i due drappelli si sono riunificati, a circa 50 km dalla fine, il vantaggio veleggiava di nuovo verso i 2', andando a toccare il nuovo limite massimo con 2'30" ai -36; al secondo passaggio dalla Côte de Cherave, ai -37, Piergiovanni, Allin, Zanardi e Carbonari avevano appena perso contatto, Ragusa s'è staccata sul secondo Huy ai -30 e a questo punto nessuna delle prime fuggitive era più della partita; il plotone però aveva cominciato a far sul serio e il margine delle battistrada aveva iniziato a perdere consistente rilievo.

La FDJ Nouvelle-Aquitaine ha preso con convinzione in mano la situazione (intanto la Movistar ha fermato la Eric dalla fuga), orientata a chiudere sulle battistrada in prossimità del Mur de Huy e lanciare così la vincitrice dell'Amstel Marta Cavalli. Ai 7 km Kastelijn ha tentato di anticipare la Côte de Cherave rispetto alle altre fuggitive, ma ormai il gruppo era alle loro spalle, per cui già sulla salita in questione, a 6 km dalla fine, la situazione si è resettata: tutte le migliori nel primo gruppetto andato a prendere il comando della corsa, ma non tante, non più di una quindicina. Elisa Longo Borghini (Trek), fresca trionfatrice della Roubaix, ben messa in prima linea, come lei Annemiek Van Vleuten (Movistar), Demi Vollering (SD Worx), Liane Lippert (DSM) ed Elise Chabbey (Canyon). E Marta Cavalli, ovviamente.

Ai 6 km, scollinata la Côte de Cherave, Ahsleigh Moolman (che una ventina di chilometri prima aveva forato) ha proposto un allungo, chiamando la Van Vleuten a una reazione; ai -3, appena rientrata da dietro, ci ha provato Niamh Fisher-Black, e su lei le prime a chiudere sono state Kastelijn e Lippert, poi ai -2.3 è rientrata Arlenis Sierra (Movistar) e un attimo dopo anche tutte le altre migliori. Si era già a Huy.

Annemiek he preso in testa la rampa finale, alle sue spalle son subito rimaste Lippert, Vollering, Moolman e Cavalli. Nessun'altra. A 1 km dalla vetta Moolman ha perso contatto pure lei, rimessa nel mirino da Mavi García (UAE ADQ); ai 600 Van Vleuten ha fatto una sparata da lasciare il solco sull'asfalto. Sembrava la rotta definitiva per tutte le altre, messe una per cantone, ma Cavalli ha trovato ancora la forza di reagire e la voglia di farlo, di rilanciare a tutta la bici per reagire alla sconfitta che andava profilandosi, e la concentrazione per mantenere l'obiettivo fisso davanti a sé (questa era facile: bastava guardare la Van Vleuten lì davanti...) e la lucidità di aspettare il momento giusto per dare - ai 100 metri - l'ultima accelerata, quella del sorpasso alla neerlandese, delle braccia alte a mostrare i muscoli, della vittoria che riempie il palmarès come poche altre, e ora sono due in pochi giorni per la cremonese. Che 2022 il suo!

Annemiek, per la quale questa corsa finirà col restare un tabù (mai l'ha vinta, quella di oggi rappresenta per lei la terza piazza d'onore in carriera) è stata cronometrata con lo stesso tempo di Marta, a 10" ha chiuso Vollering, a 17" Moolman, a 21" García; sesta a 30" ha chiuso Longo Borghini, a 33" è arrivata Lippert, a 37" Doebel-Hickok, a 40" Kastelijn, a 42" Ane Santesteban (BikeExchange). Solo 12esima a 52" Katarzyna Niewiadoma (Canyon), una delle favorite di giornata, mentre al 19esimo posto ha chiuso Erica Magnaldi (UAE ADQ). La stagione del nord volge ahinoi al termine, sabato la EPZ Omloop van Borsele sarà l'occasione per qualche seconda linea per farsi vedere, domenica il gran finale della Liegi-Bastogne-Liegi chiamerà all'azione le stesse protagoniste viste oggi, pronte per la rivincita.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!