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Veste abiti Jumbo-Visma il (Bouw)man of the match

13.05.2022 19:28

Giro, a Potenza arriva la fuga e vince Koen Bouwman anche grazie al supporto di un rinato Tom Dumoulin. Mollema-Formolo sul podio di giornata, no contest tra i big dopo un avvio scoppiettante. López sempre in rosa


Tom Dumoulin, chi era costui? Lo ricordate quel corridore di eleganza sovrannaturale che anni fa vinceva la corsa rosa e battagliava negli altri GT, che sfiorò la doppietta Giro-Tour nel 2018 (ma fu secondo in entrambi), e che nel 2019, con una banale caduta a Frascati, smise di fatto di essere quello che sin lì era stato, per entrare in un limbo di guai fisici, di incertezze, di scarsa serenità, di scarsi risultati? Forse quel Dumoulin ammirato fino a tre anni fa non tornerà più, ma oggi per un bel pezzo di tappa - la più vibrante e spettacolare di questa prima settimana - ci ha fatto piacere crederlo. Credere che Tom, dopo la mazzata presa martedì sull'Etna, fosse pronto a riprendersi tutto il ritardo accumulato e a rilanciare la sfida per la classifica.

E magari ci ha creduto pure lui a un certo punto, quando il margine sul gruppo maglia rosa era fisso a 5'30" nonostante le salite si susseguissero per le strade lucane e da dietro nulla guadagnassero sullo sparuto drappello al comando della corsa. Quando sull'ascesa di La Sellata l'olandese ha allungato sui compagni di fuga, per un attimo ci siamo pure immaginati cosa avrebbe potuto essere un suo arrivo solitario a Potenza. Che poi non si è concretizzato, così come non si è concretizzato il maxirecupero nella generale. C'è stato un medio recupero, diciamo, e anche se Tom è il primo a gettare acqua sul fuoco e a dichiararsi fuori dai giochi di classifica, la sua volitività vista oggi è comunque una carezza al cuore.

Anche perché poi la festa per la squadra non è certo mancata, arrivata sull'onda della bellissima prestazione - e conseguente vittoria - di Koen Bouwman, uno che l'anno scorso, tra una fuga e l'altra, mise insieme un 12esimo posto al Giro, quindi occhio a sottovalutare pure il suo, di rientro in classifica. 28 anni, proveniente dalla provincia di Gelderland (sempre Paesi Bassi), la sua massima affermazione prima di oggi era stata una tappa al Delfinato 2017, e in mezzo un mare di chilometri a tirare, molte fughe messe a referto e il crescere di una dimensione da uomo squadra a cui tutti sono legati e per il quale è bello sacrificarsi, proprio come ha fatto oggi Dumoulin. Basta che ci sia l'occasione giusta, e oggi è stata proprio quell'occasione.

L'occasione mancata da Davide Formolo, uno dei più convinti nell'attacco ma che purtroppo per lui non ha trovato il terreno ideale per fare la differenza: troppo distante dal traguardo la salita più dura di giornata, nel finale ha pure provato a più riprese a sbarazzarsi della compagnia degli altri fuggitivi (esattamente come fatto da Bauke Mollema, che l'ha battuto nella volata per il secondo posto), prima di rassegnarsi all'idea che dovrà riprovarci. E di sicuro lo farà. Così come ci riproverà Davide Villella, anche lui oggi quasi sempre nel vivo, ad onta di un paio di intoppi che l'hanno rallentato non poco. Quinto al traguardo, se non altro si è preso la soddisfazione di non farsi raggiungere dal gruppo.

Un gruppo dominato ancora dalla INEOS Grenadiers, che non ha la maglia rosa ma corre come se ce l'avesse, peritandosi di far la corsa in nome e per conto di Richard Carapaz (un altro che, nel turbolentissimo avvio di tappa, ha pure provato la via della fuga), il quale resta a buon diritto il favorito numero uno per la generale. A tutti i suoi (non pochi) avversari l'onere di mettere in discussione questa (pre)visione.

La Diamante-Potenza, settima tappa del Giro d'Italia 2022 lunga 196 km, era tutta un saliscendi e si prestava quindi a una bella fuga di uomini forti. Ovvio immaginare che la battaglia per prendere l'azione buona sarebbe stata furente, e in effetti così è stato: non si sono contati i tentativi d'attacco prima che la fuga prendesse effettivamente il largo. Nella prima fase è stato Thomas De Gendt (Lotto Soudal) il primo nome di spicco a muoversi, alle sue spalle in diversi hanno provato a rientrare, abbiamo visto anche Davide Formolo (UAE Emirates) tra questi. Ma il tutto s'è risolto in nulla, al km 20 De Gendt è stato ripreso e la situazione si è riazzerata.

Ancora prima della salita di Passo Colla abbiamo visto anche l'attivismo di Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), mentre la maglia rosa Juan Pedro López (Trek-Segafredo) ha avuto una noia meccanica che l'ha obbligato a un piccolo straordinario per rientrare sul gruppo. Gruppo da cui continuavano a fuoriuscire coraggiosi: Alessandro De Marchi (Israel-Premier Tech), poi con più decisione sul punto più duro del Colla Wout Poels (Bahrain-Victorious), il quale è risultato nel breve irraggiungibile per diversi contrattaccanti, tra i quali abbiamo visto anche Lennard Kämna (Bora-Hansgrohe), secondo della generale, oltre che (di nuovo) MVDP. In discesa - eravamo al km 50 - l'olandese è stato raggiunto prima da Formolo e Anthony Perez (Cofidis), poi da Fabio Felline (Astana Qazaqstan) e Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa), quindi da Andrea Vendrame (AG2R Citroën), Giovanni Aleotti (Bora), Mattia Bais (Drone Hopper-Androni Giocattoli), Matthew Holmes (Lotto), Jorge Arcas (Movistar), Bauke Mollema (Trek) e Alessandro Covi (UAE), infine anche dal solito Van der Poel, e dalla coppia INEOS Grenadiers formata da Richard Carapaz e Jhonatan Narvaez: bene, era decisamente troppo, il plotone ha ripreso tutti.

Purtroppo in discesa una caduta ha coinvolto diversi corridori, e tra tutti Owain Doull (EF Education-EasyPost), Sergio Samitier (Movistar) e Samuele Zoccarato (Bardiani-CSF) sono stati costretti addirittura al ritiro. Da Diamante non aveva invece preso il via Michael Mørkøv (Quick-Step Alpha Vinyl), alle prese con la febbre.

Torniamo ai tentativi di fuga: ancora Formolo è partito con Arcas quando il gruppo ha annullato la percedente azione, quindi Kämna è uscito di nuovo ma con la marcatura a uomo di López (sui due la INEOS aveva piazzato Pavel Sivakov). Intanto il ritmo di Formolo sulle rampe di Monte Sirino è risultato troppo forte per Arcas, che al km 65 ha perso contatto, mentre da dietro - una volta ripreso il terzetto Kämna-López-Sivakov - emergevano quelli che sarebbero andati a comporre la famosa fuga buona: dapprima Davide Villella (Cofidis), poi ancora Poels e Koen Bouwman (Jumbo-Visma), quindi Tom Dumoulin (Jumbo) e Diego Camargo (EF), infine Bauke Mollema (Trek): in totale sette uomini che si sono accorpati intorno al km 80, mentre il gruppo ha finalmente alzato il piede dall'acceleratore, lasciando andare.

Bouwman si è preso i 40 punti Gpm del Monte Sirino (il più facile 1a categoria degli ultimi tre secoli) ai -106, intanto il margine si è rapidamente dilatato fino a superare abbondantemente i 5', arrivando così in zona maglia rosa virtuale per Bouwman (che in classifica era il più vicino a López, 5'30" il suo ritardo). Dopo il traguardo volante di Viggiano (ai -70, vinto pure questo da Bouwman), Villella ha sbagliato una curva in discesa finendo nell'erba. Il 30enne lombardo è stato bravo a rimettersi subito in sesto e a rientrare in breve sugli altri, dai quali intanto aveva perso contatto Poels sulle prime rampe della Montagna Grande di Viggiano, la salita più dura della giornata.

Per Villella però le disavventure non erano finite, infatti un problema alla sella l'ha costretto a fermarsi nuovamente. I battistrada hanno raggiunto al Gpm (vinto da Bouwman pure questo) il vantaggio massimo, ammontante a circa 6' (ai -50), quindi in discesa Villella, bravissimo a gestirsi lungo la scalata e a rischiare il giusto dopo lo scollinamento, è rientrato ancora una volta. Il gruppo, assodato che non conveniva a nessuno dei big dare 5' di bonus a Dumoulin per farlo più o meno rientrare in classifica dopo gli oltre 8' pagati sull'Etna, ha cambiato a questo punto ritmo, con gli INEOS che hanno rilevato i Trek (a cui invece il distacco non dispiaceva troppo, dato che puntavano sul successo di tappa di Mollema) e si sono incaricati di lavorare a fondo per ridurre il gap, in particolare con Salvatore Puccio e Ben Swift. Impresa riuscita, il margine è stato abbassato a 3'30", e a questo punto - si era già sulla salita di La Sellata - l'accordo davanti è cessato.

A rompere l'equilibrio è stato ai -32 proprio Dumoulin, che in progressione se n'è andato facendo male a Camargo e pure a Villella. Mollema ci ha messo un po' a reagire, ma quando l'ha fatto ha staccato Bouwman e Formolo, ragion per cui ha deciso di forzare per chiudere su Tom e giocarsela solo con lui, rimasto senza il fido luogotenente. Addirittura Bauke ha proposto un contropiede ai -28, mentre Formolo si riportava su Dumo. La progressione del fuoriclasse di Maastricht è stata più che efficace, dato che gli ha permesso di riportarsi (con Roccia) sul connazionale. Di lì a poco anche Bouwman, saggiamente col suo ritmo, è rientrato; giusto in tempo per sprintare davanti a Formolo al Gpm dei -23, dove Villella è passato a 50" e il gruppo maglia rosa (composto da una cinquantina di unità) a 3'14".

Il veneto della UAE ha provato a forzare in discesa ma non ha avuto spazio, quindi giunti a Potenza e preso il primo dei due strappetti del finale sono ripartiti vorticosamente gli scatti. Il primo a partire è stato Mollema ai -8.5, poi di nuovo ai -7.2, quindi è toccato a Formolo ai -6.7, e ancora a Mollema ai -5 e di nuovo a Formolo ai -3.8. In tutte queste azioni colui che ha chiuso è stato puntualmente Bouwman, mentre Dumoulin ha pagato il secondo scatto di Mollema ed è rimasto per quattro chilometri all'inseguimento, arrivando ad avere oltre 20" di ritardo ma riuscendo, sempre col suo classico progredire, a rientrare clamorosamente ai -3.

A quel punto Tom si è messo in testa, nei panni del gregario puro per Bouwman, che con tutta evidenza era più brillante di lui. Il ritmo forsennato del vincitore del Giro 2017 ha impedito altri scatti, per cui si è arrivati direttamente alla volata per la vittoria sul secondo strappetto potentino. Qui Bouwman, senza paura, ha piazzato lo sprintone che chilometro dopo chilometro gli era cresciuto nelle gambe insieme alla consapevolezza di poter vincere, e ha distanziato Mollema e Formolo (arrivati nell'ordine alle sue spalle) mentre Dumoulin esultava come un pazzo più indietro, dopo aver smesso di pedalare, esausto, negli ultimi metri.

2" tra Koen (pure nuova maglia azzurra dei Gpm) e Bauke-Roccia, 19" per Tom, 2'25" per il generoso e sfortunato Villella. Poi il gruppo, lanciato da un mezzo tentativo di buco da parte dei Bahrain con Mikel Landa, ma da cui è uscito più forte Kämna, intento a provare a rosicchiare qualcosa a López. Ma il tedesco non è riuscito a far di più che vincere la volata per il sesto posto a 2'59", davanti ad Albanese, João Almeida (UAE), Alejandro Valverde (Movistar), Carapaz, Romain Bardet (DSM) e Simon Yates (BikeExchange-Jayco); nei 20 anche Lorenzo Fortunato (Eolo), 17esimo, e Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty), 18esimo.

La classifica resta sostanzialmente la stessa di ieri, quantomeno nelle prime posizioni, dopodiché si segnalano le 19 posizioni guadagnate da Bouwman, le 14 di Mollema e le 12 di Dumoulin. Ricapitolando dall'inizio: López conserva 38" su Kämna, 58" su Rein Taaramäe (Intermarché), 1'42" su Yates, 1'47" su Mauri Vansevenant (Quick-Step), 1'55" su Wilco Kelderman (Bora), 1'58" su Almeida, 2' su Pello Bilbao (Bahrain), 2'04" su Richie Porte (INEOS), 2'06" su Bardet e Carapaz, 2'15" su Landa e Thymen Arensman (DSM), 2'16" su Jai Hindley (Bora), 2'18" su Santiago Buitrago (Bahrain), 2'19" su Bouwman, 2'20" su Hugh Carthy (EF), 2'23" su Valverde, 2'27" su Lucas Hamilton (BikeExchange), 2'32" su Giulio Ciccone (Trek), 2'37" su Pozzovivo, 2'39" su Emanuel Buchmann (Bora), 2'43" su Mollema. Vincenzo Nibali (Astana) è 30esimo a 4'16", Dumoulin risale fino al 33esimo posto a 5'40" da JPL.

Domani tappa tutta da interpretare, l'ottava con partenza e arrivo a Napoli e di mezzo quattro giri del circuito del Monte di Procida. 153 km totali, le salitelle non si contano, sarà una frazione difficilissima da tener cucita ma bisognerà vedere chi deciderà di muoversi, se uomini da fuga (vabbè, questo è inevitabile) o uomini di media classifica o proprio qualche protagonista; quest'ultima ipotesi è difficile, alla vigilia del Blockhaus, ma mai porre limiti agli sviluppi di gara quando in una corsa c'è un Van der Poel o altri come lui.
Notizia di esempio
Nibali e Ciccone: i due "fari" azzurri per le corse a tappe
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!