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La Sky realizza un'opera d'Hart

22.04.2019 16:51

Tour of the Alps, il britannico si aggiudica la prima tappa, Nibali brillante e protagonista in salita


Ancora ebbri e satolli dai pranzi pasquali e, ciclisticamente parlando, dalla sbornia fornita dal capolavoro di Mathieu van der Poel all’Amstel Gold Race, il lunedì di Pasquetta ha fornito subito una buona occasione per godersi un po’ di sano ciclismo in tv a coloro che, per necessità o diletto, hanno deciso di rinunciare alla tradizionale gita fuori porta: la partenza del Tour of the Alps, uno dei classici appuntamenti di rifinitura in vista del Giro d’Italia e, nell’immediato, della Liegi-Bastogne-Liegi.

Possiamo dire senza dubbio che la tappa inaugurale di questa edizione numero 43 (considerando che l’allargamento stabile al Tirolo austriaco risale appena al 2017, prolungando così l’ultradecennale attività del Giro del Trentino) non ha mancato di fornire spunti interessanti, uno su tutti la condizione di un Vincenzo Nibali reduce dall’ennesimo ritiro sul Teide, capace di mostrarsi subito estremamente pimpante in salita e deciso a tentare, ancora una volta, l’assalto alla Doyenne di domenica prossima, prima di rivolgere i propri pensieri al Giro; non è stata a guardare neppure la Sky, dove invece di un Froome guardingo (ma comunque ben presente nel finale di gara) la scena se la sono presa Pavel Sivakov e soprattutto Tao Geoghegan Hart, tanto che l’interessante atleta britannico (24 anni compiuti lo scorso 30 marzo) è andato a prendersi la prima vittoria da professionista, finalizzando allo sprint un ottimo lavoro di squadra nell’ultimo chilometro.

Prima di dedicarci alla cronaca però è d’obbligo un pensiero per Michele Scarponi: l’atleta di Filottrano, scomparso esattamente due anni fa in un tragico incidente stradale mentre si allenava, ottenne la sua ultima vittoria in carriera proprio al Tour of the Alps 2017, nella frazione inaugurale che, come quest’oggi, prendeva il via proprio da Kufstein (per poi concludersi ad Innsbruck). Non a caso l’Astana ha cercato di rendersi protagonista per onorarne al meglio la memoria, anche se la formazione kazaka non è riuscita nell’intento, peccando un po’ tatticamente nei chilometri conclusivi.

Austria sugli scudi nella fuga di giornata
Sono stati in 132 a prendere il via da Kufstein, cittadina nel cuore del Tirolo dominata alla sua splendida fortezza realizzata in età medievale, per percorrere 144 chilometri insidiosi, caratterizzati da due circuiti (i cui punti chiave erano rappresentati dalle ascese di Mariasten e di Hinterthiersee). Dopo appena 4 chilometri si è sviluppata la principale azione di giornata, con larga rappresentanza di corridori di casa: davanti si sono infatti ritrovati gli austriaci Matthias Krizek (Team Felbermayr-Simplon Wels), Patrick Gamper (Tirol KTM), Maximilian Kuen (Team Voralberg-Santic) e il rumeno Emil Dima (Giotti Victoria).

Per loro il vantaggio massimo è stato toccato attorno al chilometro 20 con un margine di 5'14" nei confronti del gruppo, in cui sono state soprattutto Bahrain Merida, Astana e Sky a preoccuparsi di ridurre costantemente il vantaggio. Alla conclusione dei tre giri del primo circuito, quando al traguardo mancavano 40 chilometri, il vantaggio dei battistrada era ancora attorno ai 2'40" mentre nel plotone una caduta in discesa costringeva al ritiro il tedesco Pascal Ackermann, ruota veloce della Bora-Hansgrohe. Il ritmo del plotone (in cui sono stati il cinese Wang, il danese Gregaard e Leonardo Basso a spendersi più di tutti rispettivamente per Bahrain, Astana e Sky) non era ancora però di quelli impossibili, tanto che c’è stato spazio anche per una sortita solitaria di Simone Velasco (Neri Sottoli-Selle Italia-KTM), poi riassorbito in occasione del primo scollinamento sull’ascesa di Hinterthiersee.

Bora e Astana alzano il ritmo ma è Nibali a far esplodere la corsa
Proprio sull’ostica ascesa di due chilometri, con pendenze costantemente attorno al 10%, il drappello dei fuggitivi si è assottigliato, con i soli Dima e Krizek a resistere in testa: per il rumeno della Giotti Victoria il passaggio in vetta, unito al precedente a Mariasten, è valso la conquista della maglia verde di miglior scalatore, oltre ad un po’ di bella visibilità per la formazione di Stefano Giuliani. In gruppo l’andatura ha cominciato ad alzarsi (e ad assottigliarlo ha contribuito anche una caduta in retrovia), soprattutto per merito della Bora Hansgrohe, attiva poi anche in discesa grazie all’allungo di Andreas Schillinger, che in compagnia dell’altro tedesco Georg Zimmermann del Tirol (brillante vincitore del Trofeo Piva due settimane fa), è andato a riprendere nel successivo falsopiano buona parte dei reduci di giornata, mentre Krizek (che aveva allungato con decisione in discesa) ha resistito fino ai meno 15 km dal traguardo, ossia all’imbocco della nuova ascesa a Hinterthiersee.

In questa fase il solo Zimmermann tra i battistrada ha cercato di proseguire tutto solo ma la sua azione è stata neutralizzata ai meno 14 dal lavoro di un’Astana che aveva deciso finalmente di fare sul serio, con l’elevata andatura imposta da Boaro e Zeits. Sembrava la formazione kazaka quella più indicata a favorire un’azione sulle pendenze a doppia cifra (magari con Pello Bilbao); invece, dopo che per un attimo era comparsa, sulla destra, la sagoma del russo della Sky Pavel Sivakov, a partire come una scheggia è stato proprio Vincenzo Nibali. Il capitano della Bahrain ha fatto subito malissimo con il suo scatto secco nel tratto più impegnativo dell’ascesa, tanto che solamente in quattro sono riusciti a stargli a ruota: in casa Sky non Froome, rimasto un po’ in retrovia, bensì il sopracitato Sivakov e il britannico Geoghegan Hart; in casa Bora è toccato invece a Rafal Majka dar seguito al lavoro dei propri compagni in precedenza. Sivakov ha accusato un po’ la fatica nei pressi dello scollinamento, quando il vantaggio di Vincenzo e compagnia si è attestato attorno ai 20", salvo poi rientrare in discesa.

L’Astana ricuce il gap, la Sky lancia Geoghegan Hart e vince
Rimasta sorpresa dalla fiammata di Nibali, è stata così l’Astana a doversi incaricare in prima persona dell’inseguimento, con Zeits e Cataldo pancia a terra per impedire che il vantaggio dei quattro (stabilmente sui 10") non s’impennasse ulteriormente e restasse così a portata visiva. Il braccio di ferro tra la testa della corsa e il gruppo è durato per circa 5 chilometri buoni, in cui qualche breve dentello non favoriva troppo la marcia di Nibali e compagnia, nonostante un buon accordo e cambi regolari. Così, quando Pello Bilbao è stato il primo a riaccodarsi alla testa, seguito dal resto del gruppo, ai meno 5, le carte si sono nuovamente rimescolate.

Non si è dato per vinto Majka, che ai 3 chilometri e mezzo dal traguardo si è gettato in discesa con convinzione, riuscendo a prendere una ventina di metri di vantaggio sul gruppo, rifattosi però sotto ai meno 1500 metri. Dopo un paio di schermaglie avvenute nel momento in cui la corsa attraversava il ponte sull’Inn, si è iniziato a pensare seriamente alla soluzione allo sprint, in cui era importante tenere una posizione d’avanguardia negli ultimi, insidiosi 500 metri che tiravano leggermente all’insù. Proprio questa è stata la fase che ha consentito alla Sky di conseguire la vittoria: un eccellente Pavel Sivakov (il russo meriterebbe senz’altro l’occasione di poter giocare le proprie carte) ha speso le ultime energie per lanciare al meglio Tao Geoghegan Hart, con il britannico partito negli ultimi 200 metri e capace di resistere al ritorno di tutti gli altri, andando a centrare la prima vittoria tra i professionisti e regalando così una delle ultime soddisfazioni al Team Sky, che dal prossimo 1° maggio cambierà denominazione, divenendo Team Ineos.

Al secondo posto ha chiuso lo spagnolo Alex Aranburu della Caja Rural, non impeccabile nel suo sprint, avendo dato la sensazione di poter prevalere con una miglior impostazione; terzo posto per lo svizzero della Voralberg Roland Thalmann, andato a precedere Pello Bilbao e Nikita Stalnov, alfieri di un’Astana che si aspettava decisamente di più. Rientro positivo anche per Chris Froome, che ha chiuso in sesta posizione nonostante abbia lasciato campo ai propri compagni in salita, che ha preceduto il russo Alexander Vlasov della Gazprom (miglior giovane quest’oggi) e Rafal Majka. Buon nono posto di Giovanni Carboni in una Bardiani che ha necessità di cominciare a raccogliere buone risultanze in vista del Giro, davanti a Dayer Quintana della Neri che ha chiuso la top ten di giornata. Vincenzo Nibali ha chiuso al dicassettesimo posto nel gruppo principale, forte di 21 unità e comprendente anche Mattia Cattaneo (undicesimo), Davide Gabburo (dodicesimo) e Simone Ravanelli (sedicesimo) tra gli atleti di casa nostra.

Domani il Monte Giovo precede l’ostico arrivo di Scena
Con Geoghegan Hart primo leader della corsa, il Tour of the Alps affronterà domani la sua seconda frazione, lunga 178.7 chilometri con partenza da Reith im Alpbachtal e arrivo in Alto Adige a Scena. Tappa che si preannuncia difficile anche dal punto di vista climatico (si prevedono pioggia e freddo), in cui dopo il primo GPM di Tulfes il gruppo affronterà la lunga e impegnativa ascesa al Passo di Monte Giovo, lunga 15 chilometri e con pendenze che non scenderanno mai sotto il 7%, prima del finale in cui potrebbe essere lo strappo di Scena (pendenze oltre il 10% negli ultimi 500 metri) a decretare il vincitore. Ci sono tutti gli ingredienti per un’altra giornata appassionante e, grazie al Nibali ammirato quest’oggi, per essere anche abbastanza fiduciosi.
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