Jonas Vingegaard al recente Criterium del Delfinato © A.S.O.-Billy Ceusters
Lo Stendino di Gambino

Jonas c'è, Tadej non si sa; gli altri, probabilmente, non esistono

I risultati del Delfinato, in cui Vingegaard ha fatto sensazione, ci proiettano verso un Tour de France in cui il solo Pogacar potrà verosimilmente contrastare il danese della Jumbo-Visma

13.06.2023 20:48

L'enfatico trionfo di Jonas Vingegaard al recente Giro del Delfinato ci ha proiettato definitivamente in modalità Tour de France a 18 giorni dalla partenza della Grande Boucle da Bilbao. Il danese si è mostrato in forma smagliante sbaragliando gli avversari. A suo dire, inoltre, non ha ancora raggiunto il vertice della condizione. Sul fronte opposto Tadej Pogacar ha continuato il suo approccio decisamente atipico alla corsa francese scalando, in compagnia della fidanzata Urska Zigart, la vetta asfaltata più alta d’Europa, il Pico Veleta nella Sierra Nevada, un'esperienza che il campione di Komenda non ha esitato a definire lunare.

Considerando il modo in cui è disegnato quest'anno il percorso, il più bizzarro nell'ultracentenaria storia della corsa gialla, con Pirenei e Massiccio Centrale nella prima settimana e le Alpi a cavallo tra seconda e terza, non sorprende trovare il campione uscente in gran spolvero. Fin dalle prime tappe la classifica potrebbe andare a definirsi in modo netto, rendendo inevitabilmente molto noiosa la fase finale della gara, con il massimo rispetto per l'innovativa frazione alsaziana il penultimo giorno. Come si contrapporrà Pogacar a un Vingegaard pronto ad attaccare fin dalle frazioni inaugurali in terra basca?

Va ricordato che il fuoriclasse sloveno, dopo una sontuosa campagna del Nord nella quale ha conquistato nello spazio di 17 giorni Giro delle Fiandre, Amstel Gold Race e Freccia Vallone, è caduto il 23 aprile, dopo 70 chilometri della Liegi-Bastogne-Liegi, riportando la frattura scomposta allo scafoide. Dopo un lungo stop forzato, e senza corse competitive messe in cascina, è presumibile che alla partenza da Bilbao non sia ancora del tutto rodato. Nelle ultime due partecipazioni al Tour, Tadej si è presentato al via in condizioni smaglianti, di fatto chiudendo la corsa nel 2021 al termine della prima settimana e dando spettacolo, fors'anche in modo eccessivo, nelle prime frazioni l'anno scorso.

Nello scambio delle posizioni di vertice in graduatoria, avvenuto negli ultimi due edizioni tra i dioscuri, va ricordato che lo scontro per il successo finale, in realtà, ha avuto luogo solo l'anno scorso. Infatti, la piazza d'onore del danese nel 2021 maturò a corsa già decisa quando Vingegaard ereditò i galloni di capitano della Jumbo-Visma dopo il ritiro di Primoz Roglic con Pogacar che aveva già preso il largo in graduatoria. Ben diversa fu la storia 12 mesi fa con lo sloveno che, dopo aver fatto il bello e cattivo tempo per i primi 10 giorni, andò in crisi nei chilometri finali del Col du Granon, perdendo in pochi chilometri ben tre minuti. Che questo risultato non fosse dovuto a una crisi passeggera, bensì a un'oggettiva superiorità di Vingegaard, lo certificò in modo definitivo, una settimana dopo, la consacrazione del Re Pescatore sull'Hautacam.

Ovviamente il sottoscritto, come quasi tutto l'universo, ritiene che il Tour 2023 sarà una questione privata tra i duellanti. Escluse cadute, dissenterie e altre disgrazie transitorie, è assai improbabile che qualcun altro possa aspirare a più del terzo posto. L'ecuadoriano Richard Carapaz pare il più accreditato candidato al gradino più basso del podio, da lui già conquistato nel 2021 alle spalle dei due favoriti. In casa INEOS Grenadiers, il colombiano Egan Bernal sembra ancora lontano dall'essersi ritrovato al punto che, per la classifica generale, si comincia a valutare se puntare sul connazionale Daniel Martínez o sul giovane spagnolo Carlos Rodríguez.

Al suo primo Tour de France Jai Hindley potrebbe pagare dazio per l'inesperienza anche se va ricordato che la regolarità è il marchio di fabbrica del ragazzo di Perth, conquistatore del Giro d'Italia 2022. David Gaudu vive un momento d'evoluzione tecnica talmente negativo d'aver costretto la sua squadra a riconsiderare la composizione della formazione per il Tour in cui originariamente non erano previste le presenze ingombranti di Arnaud Démare e Thibaut Pinot. Infine, l'eterno Romain Bardet, in vista dell'imminente gemellaggio con Damiano Caruso, punta decisamente al quinto posto.

Speriamo in un Tour de France più divertente del Giro d'Italia: non ci vorrà molto!

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