Non poteva esserci esordio migliore con la nuova squadra per Dylan van Baarle © Jumbo-Visma
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Van Baarle fa il Van Aert e la Jumbo domina

L'ultimo vincitore della Parigi-Roubaix trionfa nell'Omloop Het Nieuwsblad al termine di un assolo di quasi venti chilometri. Arnaud De Lie chiude secondo dopo un garone spaziale, Laporte completa il podio. Top ten Ballerini e Pasqualon

25.02.2023 17:00

Non fosse che hanno dominato in lungo e in largo la stagione 2022, vincendo, tra le mille altre co(r)se, anche il Tour de France, ci sarebbe da sorprendersi per la superiorità netta e a tratti imbarazzante messa in mostra quest'oggi dalla Jumbo-Visma, priva fra l'altro del suo capitano principale, l'uomo forte della squadra, cioè Wout van Aert. Il mercato dei gialloneri, tuttavia, lasciava ben poco spazio all'immaginazione: la Jumbo si presentava al via del primo importante appuntamento stagionale con tutte le carte in regola per dominare e la realtà non è stata diversa dalle aspettative degli uomini di Richard Plugge. Dopo aver vinto tutto nei grandi giri (o quasi, mancherebbe giusto giusto il Giro d'Italia) e aver trionfato anche alla Sanremo e alla Liegi, le grandi mancanze nel palmares della compagine giallonera sono proprio il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix e dunque i vertici del team hanno lavorato proprio su di questo negli ultimi mesi per rafforzare il nucleo che andrà a caccia di questi due enormi obiettivi.

Gli arrivi di Dylan van Baarle e Jan Tratnik si sono sommati a quelli di Christophe Laporte e Tiesj Benoot giunti nell'inverno fra il 2021 e il 2022 e adesso la Jumbo può vantare con piena ragione il predominio, quantomeno di squadra, nelle Classiche del Nord. Vincere nelle due corse succitate sarà molto più complicato rispetto alla Omloop, ma quanto si è visto oggi è già sufficiente per avanzare la forte candidatura dei gialloneri alle Monumento. I sette atleti schierati oggi al via, tra cui anche Edoardo Affini, sono stati padroni dall'inizio alla fine della gara, gestita con maestria nei momenti più delicati e risolta con un colpo da fuoriclasse da parte di Van Baarle, forse il migliore dei classicomani negli attacchi dalla media distanza. La sfida per le altre squadre nelle corse di un giorno che seguiranno da qui alla Roubaix sarà arginare la strapotenza della Jumbo ed approfittare dei pochissimi (oggi in realtà invisibili) punti deboli della formazione neerlandese.

La stagione delle classiche e, ancor più in generale, la vera annata ciclistica inizia proprio oggi con la Omloop Het Nieuwsblad, corsa di un giorno belga giunta alla sua settantottesima edizione. Il tracciato, che si sviluppa da Gand a Ninove per un totale di 207.3 chilometri, è caratterizzato dagli iconici "berg" e dai segmenti in pavé tipici delle Fiandre e che per oltre un mese saranno i protagonisti assoluti della primavera ciclistica (insieme alle corse italiane di marzo). I più importanti nonché possibilmente decisivi muri in pavé sono tutti all'interno degli ultimi ottantamila metri. Si inizia con il Wolvenberg (640 metri al 7.9%) per proseguire con una sequenza da togliere il fiato: sono il Molenberg (500 metri al 7%), il Leberg (1 km al 3.9%), il Berendries (900 metri al 6.8%) e l'Elvenberg-Vossenhol (1.4 km al 3.6%) i tre muri che anticiperanno il gran finale con lo storico Kapelmuur (o Muro di Grammont, 1.2 km al 7%) ai -17 km e il Bosberg (800 metri al 5.8%), asperità finale da affrontare ai -13. Non dovessero bastare queste difficoltà per evitare la volata, ad attendere i corridori in prossimità del traguardo c'è la nuova retta d'arrivo di Elisabethlaan, una strada che tira all'insù e quindi difficilmente interpretabile al termine di una corsa dispendiosa come la Omloop.

La fuga di giornata prende il largo dopo nemmeno dieci chilometri ed è composta da sette membri, un numero ideale perché il gruppo, tirato da Bora-Hansgrohe, Groupama-FDJ e Jumbo-Visma, possa controllarli senza svenarsi eccessivamente. I nomi degli attaccanti: Jelle Wallays (Cofidis), Mattia Norsgaard (Movistar), Mathis Le Berre (Team Arkéa-Samsic), Louis Blouwe (Bingoal WB), Adam De Vos (Human Powered Health), Gilles De Wilde e Alex Colman (Team Flanders-Baloise), i quali guadagnano un margine massimo di oltre otto minuti. La situazione rimane pressoché in ghiaccio fino ai -90, ma nel frattempo si segnalano i ritiri di Tom Scully (EF Education-EasyPost) e Luke Durbridge (Team Jayco AIUIa), entrambi DNS, non partiti, e soprattutto di Michael Schär (AG2R Citroën Team) e Ben Turner (INEOS Grenadiers, uno dei papabili outsider anche alla luce dell'ottimo inizio di stagione), messo fuori causa da due cadute.

Proprio ai -90 km c'è il primo contrattacco di giornata, un Leitmotiv di questo tipo di corse in cui spesso e volentieri la maggior parte delle squadre cerca di anticipare le mosse dei favoriti andando in avanscoperta prima dei segmenti decisivi. A muoversi sono nomi molto interessanti, a partire dalla coppia della Jumbo Jan Tratnik e Nathan Van Hooydonck, due pedine che risulteranno fondamentali nel prosieguo della primavera per i propri capitani, su tutti Wout van Aert, campione in carica grazie allo  splendido assolo del 2022 ma quest'oggi assente; rientrerà alla Strade Bianche tra esattamente una settimana. Insieme allo sloveno e al belga si muovono anche Fred Wright (Bahrain-Victorious), Marco Haller (Bora), Connor Swift (INEOS) e Kelland O'Brien (Jayco). I sei in un batter d'occhio guadagnano 1'30" sul plotone e si riavvicinano pericolosamente ai fuggitivi.

Il forcing della Soudal Quick-Step sull'Hostellerie, ai -72, appena dopo aver perso il loro miglior gregario Tim Declercq a causa di una caduta in cui è stato coinvolto anche il portacolori del Team DSM Nils Eekhoff, consente al gruppo di rifarsi più vicino ai contrattaccanti, ripresi grazie al lavoro degli uomini di Lefevere ai -65. Grazie a tutte queste accelerate il ritardo nei confronti dei sette battistrada è calato nettamente, quasi azzerandosi. All'imbocco del tratto sterrato di Holleweg ai -56 il gruppo ha un passivo di soli 45". Proprio qui un piccolo inconveniente rallenta Dylan van Baarle (Jumbo), il quale perde posizioni per un problema meccanico presto risolto. 

Sul Wolvenberg ci riprova un brillantissimo Tratnik, seguito da Wright e da Florian Vermeersch (Lotto Dstny), ma il gruppo fa buona guardia. Anche Nils Politt (Bora) tenta fortuna nel segmento intermedio tra il Wolvenberg e i due pavé di Kerkgate e Jagerij, ma in questo frangente è fondamentale dare notizia della caduta e del successivo cambio bici di uno dei grandi favoriti di giornata, il giovanissimo belga Arnaud De Lie (Lotto).Il gruppetto dei fuggitivi si sgretola sotto l'impulso di Wallays; con il belga rimangono solo Norsgaard e Le Berre, mentre tutti gli altri vengono riassorbiti chi prima e chi dopo tra i -49 e i -47. Anche Oliver Naesen (AG2R) rimane appiedato causa foratura.

Grande tensione in gruppo in vista dell'approccio al Molenberg, con la Jumbo-Visma che prende il comando delle operazioni grazie al lavoro di Tratnik e Van Hooydonck. Perdono terreno due francesi a causa uno di caduta, Anthony Turgis (TotalEnergies), e l'altro di guasto meccanico, Florian Sénéchal (Soudal). Sull'attesissimo muro ai -41 va all'attacco Christophe Laporte (Jumbo) dopo il lavoro di NVH per aprirgli la strada. Sulla ruota del transalpino balzano Stefan Küng (Groupama), Tim Wellens (UAE Team Emirates) e i due favoriti della vigilia Tom Pidcock (INEOS) e uno straordinario De Lie, rientrato da poco nel plotone dopo la caduta. Fuga annullata definitivamente, ma ben presto ritornano sotto molti altri atleti e si susseguono di conseguenza diversi tentativi di attacco in un momento classico d'anarchia.

L'unico ad andare in porto è però quello della vecchia volpe Van Baarle, abilissimo nel trovare il momento giusto in cui evadere dal plotone. Con lui si muovono Vermeersch, Jonathan Milan (Bahrain) e lo stoico Le Berre. Ancora una volta la situazione tattica è perfetta per la Jumbo-Visma, la squadra più forte per distacco nelle Classiche del Nord. Perdono l'attimo Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) e Kévin Geniets (Groupama), i quali dopo aver tentato un improbabile rientro in solitaria vengono presto riassorbiti da un quartetto in cima al Leberg. La situazione ai -35, cioè prima del Berendries che nel 2022 rischiò di decidere la corsa, è la seguente: in testa Van Baarle, Milan, Vermeersch e Le Berre; a 45" Stuyven, Geniets, Tratnik, Rui Oliveira (UAE), Brent Van Moer (Lotto) e un battagliero Eekhoff; a un minuto il resto del plotone tirato da Michal Kwiatkowski (INEOS) per il capitano Pidcock.

Greg Van Avermaet (AG2R) tenta di riaprire la corsa con uno scatto sul Berendries, ma non riesce a fare la differenza, però quantomeno annulla il contrattacco dei sei che erano appena evasi dal plotone. Davanti intanto Milan perde terreno e successivamente, sull'Elvenberg-Vossenhol, anche Vermeersch deve lasciare il passo a un incredibile Le Berre e al trattore Van Baarle, uno che quando attacca da lontano raramente sbaglia il colpo. Dietro ci prova Wellens e poi ancora Pidcock, ma su chiunque provi l'attacco balza a chiudere come una cavalletta un Tratnik dal serbatoio infinito. Il distacco del plotone ai -26 è di 30", quindi tutto è ancora aperto, ma i quattro alfieri della Jumbo rimasti in gruppo, cioè lo stesso Jan, Laporte, Van Hooydonck e Tiesj Benoot, fanno buona guardia e rallentando consentono al compagno di squadra di riguadagnare una quindicina di secondi. Se Dylan dovesse venir ripreso loro sarebbero comunque i più freschi del lotto. 

Con ancora dieci chilometri di pianura sul piatto prima del Muur, sono Trek e soprattutto Bahrain a organizzare l'inseguimento, che inizia a dare presto i propri frutti: all'imbocco del muro più iconico delle Fiandre il margine di Van Baarle e Le Berre sul plotone è di appena 30": la corsa è tutt'altro che decisa. Dylan inizia subito a martellare sui pedali con il suo passo irresistibile e stavolta anche lo stoico francese deve alzare bandiera bianca. Dietro è Wellens ad accendere la miccia seguito da Matej Mohoric (Bahrain), ma sul finire del Kapelmuur si rifanno sotto anche De Lie, da cui arriva l'ennesima conferma per ciò che concerne le enormi potenzialità future, e Laporte. Più staccati invece Küng e Rasmus Tiller (Uno-X Pro Cycling Team). Pidcock e gli altri protagonisti sono lontani. 

Il quartetto di inseguitori (Mohoric, Wellens, De Lie e Laporte) non riesce a rosicchiare secondi a Van Baarle nemmeno sul Bosberg e così il capitano della Jumbo si ritrova a poter difendere quasi 20" negli ultimi dieci chilometri. Il plotone invece si ricompatta nonostante i tanti attacchi, giunti anche sull'ultimo muro di giornata, a causa del vento contrario e alla mancanza di gambe che non consente di proseguire l'azione dopo lo scatto. 

Nei dieci pianeggianti chilometri conclusivi il distacco del quartetto alle spalle del battistrada rimane costantemente tra i 20" e i 30", mentre quello del gruppo, tirato da EF e Uno-X, è intorno ai 40". Già ai -5 è chiaro come nessuno possa andare a prendere Van Baarle, coperto alla grande da parte di Laporte, il quale spezza i cambi di Mohoric, Wellens e De Lie. Il neerlandese può quindi godersi il successo già alla prima corsa con la maglia della Jumbo, mentre gli inseguitori iniziano a pensare al piazzamento. Su di loro arriva come un missile il gruppo lanciato dagli EF, ma De Lie ha ancora le forze per lanciare la volata in salita quasi da fermo e battere tutti i velocisti del plotone che eppure arrivavano agli ultimi 100 metri con l'inerzia nettamente dalla loro parte. Per l'alfiere della Lotto la dimostrazione definitiva delle proprie devastanti doti anche sui muri, che potrebbero portarlo in un futuro nemmeno troppo lontano a giocarsi il successo al Giro delle Fiandre, oltreché in tutte le altre classiche e semiclassiche belghe di primavera. Laporte controlla quasi cavallerescamente il belga e si prende il terzo posto a 20" da Van Baarle andando a completare il trionfo della Jumbo. Ai piedi del podio c'è il solito cagnaccio norvegese Alexander Kristoff (Uno-X), rimasto a galla sui vari muri e poi in grado di tirar fuori un buono sprint che però non gli è valso un piazzamento “da medaglia”. Pidcock è quinto al termine di una gara un po' deludente sia dal punto di vista atletico che da quello tattico e di atteggiamento in corsa, quasi sempre sulla difensiva. Davide Ballerini (Soudal), sesto, salva da una figuraccia sia l'Italia che soprattutto la sua squadra, ormai non più il riferimento nelle classiche delle pietre. La top ten è completata da Politt, settimo, Andrea Pasqualon (Bahrain), ottavo, il quale si è anche largamente speso per i compagni prima del Muro di Grammont, e da Rui Oliveira e Sep Vanmarcke (Israel-Premier Tech), rispettivamente nono e decimo, tutti ovviamente nel gruppo che ha concluso l'Omloop Het Nieuwsblad alle spalle del vincitore Dylan van Baarle.

 

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