Marc Sarreau © Nicolas Göt
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Marc Sarreau si ritira: “Un’altra caduta e sarei potuto diventare un vegetale…”

Il velocista francese mette fine alla carriera a 31 anni dopo ripetuti traumi cranici che hanno compromesso la sua salute

Marc Sarreau, ex velocista della Groupama-FDJ e della Decathlon AG2R La Mondiale, ha annunciato il ritiro dal ciclismo professionistico a soli 31 anni. La decisione non è stata dettata dalla stanchezza delle gambe, ma dai ripetuti traumi cranici subiti negli ultimi anni.

Vincitore della Coppa di Francia 2019, Sarreau era noto come sprinter affidabile e uomo di classiche, ma le cadute hanno progressivamente oscurato i suoi successi. “Una al Giro di Polonia 2020 durante il gravissimo incidente di Fabio Jakobsen. Un’altra, terribile, un anno più tardi sul Tour du Limousin, dove avevo, mio malgrado, rischiato di investire mortalmente una spettatrice. E poi altre, meno spettacolari ma insidiose, che hanno finito per fragilizzare il mio cervello”, ha raccontato l’atleta in un'intervista a Le Parisien.

Il ritiro è diventato inevitabile: “Fin settembre 2024, è stato Marc Madiot, il patron dell’équipe, a chiamarmi per annunciarmi che, con i problemi che avevo alla testa da giugno e che non guarivano, preferivano mettermi in sicurezza. Temevano che una nuova caduta provocasse qualcosa di peggio. E quindi che la mia proroga di due anni fosse annullata”, confida Sarreau.

©Marc Sarreau via IG
©Marc Sarreau via IG

Vivere con le conseguenze invisibili

La vita quotidiana dell’ex velocista è ora segnata da sintomi persistenti: “Tutti i giorni mal di testa, mancanza di attenzione e fatica. Non riuscivo più ad allenarmi o a partecipare alle corse in modo adeguato. I sintomi si sono aggravati con il tempo, fino a diventare allarmanti. Più accumulavo fatica, più peggiorava. C’erano volte in cui pensavo che avrei potuto cadere da solo in qualsiasi momento. Non mi sentivo reattivo. Dopo alcune gare, ho comunque detto che non potevo più tornare”.

Dopo accurati test neurologici, il responso è stato chiaro: il cervello non si stava più riprendendo. “Dapprima il medico ha guardato i risultati e non ha trovato nulla di preoccupante, ma i test si sono rivelati molto negativi. L’idea era di vedere se progressi ci fossero. In realtà, non c’era alcun miglioramento. Lì ho capito che era grave”, racconta.

Il messaggio del medico è stato drammatico: “Mi ha detto: 'C’è davvero un problema. Hai subito troppi colpi alla testa. Ora hai una fragilità che è lì. Più cadrai, più peggiorerà.' Ho capito che, in caso di nuova caduta, potevo diventare un vegetale o peggio ancora”.

Un monito per il ciclismo

La storia di Sarreau mette in luce un problema ancora troppo sottovalutato: la gestione delle commozioni cerebrali. “Ero caduto al GP de Denain a marzo. Avevo una fragilità non rilevata. Alla fine della gara mi sono sbagliato di macchina. All’ospedale, un medico mi ha detto che ero caduto sulla testa, mentre pensavo di essermi solo sbattuto senza colpire il cranio”, ricorda.

Oggi racconta la sua condizione con franchezza: “Prima non dimenticavo nulla. Ora, la mia compagna deve ricordarmi un sacco di cose. Ho capito che il cervello è come il permesso a punti. Io ho lentamente mangiato i punti del mio cervello. E non ero lontano dal non averne più…”

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