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Landa lancia il Sassotetto e non nasconde la mano

10.03.2018 16:57

Rivincita con la nuova maglia per il basco, giornata nera per la Sky. Caruso torna leader ma la Tirreno-Adriatico è apertissima


Un po' di soddisfazione deve averla provata, Mikel Landa, dopo l'arrivo. Certo, magari la testa era altrove, al collega, amico e omonimo Michele Scarponi al quale era inevitabile dedicare il successo, ma adesso, a mentre fredda, starà provando un certo gusto ad esser scattato in faccia agli ex-compagni di squadra, e vedere dopo in tv il suo ex-capitano mollare, a seguito di un suo attacco. È ancora presto, e la Tirreno - Adriatico, sebbene sia diventata la corsa a tappe più importante fuori dai GT, non è il punto di arrivo della stagione di nessuno (anche se Damiano Caruso, in questo momento, starà pregustando la concreta possibilità di un successo che vale una carriera), ma le premesse per vedere una stagione nella quale finalmente Landa riesca a prendersi il proscenio che gli spetta ci sono.

Il tutto al termine di una tappa che ha parzialmente deluso le attese, sebbene dalla salita marchigiana era lecito non aspettarsi sfracelli: la situazione di classifica resta aperta, con 6 uomini in un fazzoletto di 31", un leader tutt'altro che inattaccabile ed una tappa successiva a Filottrano per niente facile da interpretare. Di buono c'è che domani ci sarà molto spazio per la fantasia: magari anche per il riscatto del Team Sky, vittima di una giornataccia nella quale il capitano dei capitani proprio non va (e ora giù di congetture sul perché Chris Froome sia andato così piano, come al solito...) ed il capitano per la corsa, Geraint Thomas, rinnova il suo patto con la malasorte sulle strade italiane, trovandosi con la catena a terra nel momento più sbagliato. A questo punto le speranze di successo sono nelle mani di Michal Kwiatkowski, appena 1" dietro Caruso, che si trova tra le mani la leadership alla vigilia di una tappa a lui molto congeniale.

Giovani in fuga, Bagioli e Mosca confermano le loro maglie
La Foligno - Sassotetto sarà anche una tappa tranquilla fino ai piedi della salita, ma non risulterà affatto facile. I 219 km disegnati partono con un'ascesa al valico di Colfiorito per passare il confine tra Umbria e Marche, e poi un continuo saliscendi, fatto di 3 GPM ed un'infinità di strappi e strappetti, come solo le strade marchigiane sanno offrire. Uno scenario sul quale trova spazio sin dai primi chilometri una fuga composta da giovani in età da maglia bianca (con l'eccezione del comunque non vecchio canadese Antoine Duchesne della Groupama-FDJ): il talentuoso danese Mads Pedersen (Trek-Segafredo), il neoprofessionista  russo Alexander Vlasov (Gazprom-RusVelo), proveniente dal vivaio Viris Maserati, il campione lettone Krists Neilands (Israel Cycling Academy), e i due leader delle classifiche secondarie, il Wilier-Triestina Jacopo Mosca, in azione per difendere la classifica a punti, e Nicola Bagioli (Nippo-Vini Fantini), finora dominatore della classifica GPM. Un Bagioli che conferma senza problemi la sua posizione dominante, archiviando matematicamente la questione e portando a casa un risultato benaugurante, assieme agli altri ottenuti finora in questo inizio di stagione.  La fuga, di suo, non impensierisce nessuno, ed il team Sky controlla senza grande impegno la situazione praticamente fino ai piedi della salita di Sassotetto: 6'37" il vantaggio massimo, a 93 km dall'arrivo.

Il trenino Astana prelude all'attacco di "Superman" López
Il traguardo volante di Sarnano, vinto ovviamente da Mosca, fa da "rompete le righe!" per i fuggitivi, i quali arrivano ai piedi della salita con un vantaggio minimo di 1'30", coi soli Neilands e Vlasov intenzionati a proseguire nell'azione. Una salita non difficile e abbastanza regolare, neanche 12 km di salita effettiva ad una pendenza media poco superiore al 7%, con rampe ai 13% a 4 km dall'arrivo. Nell'attesa del tratto finale, difatti, non succede molto (se non un banale incidente meccanico che toglie dai giochi Primoz Roglic, vincitore della tappa di ieri: bici ko dopo un tamponamento a Simon Spilak), solo si fan chiare le intenzioni dell'Astana che, non appena le pendenze si fanno meno dolci, prende il controllo della situazione. Sono Davide Villella, Dario Cataldo e soprattutto Tanel Kangert (al ritorno sulle strade italiane dopo il terribile incidente nella tappa di Bergamo dell'ultimo Giro d'Italia) a preparare il terreno per un attacco di Miguel Angel López, riprendendo Vlasov e Neilands ai -7.3 km. Il colombiano è uno degli uomini più temuti, se non il più temuto viste le prestazioni in febbraio sulle salite arabiche, e difatti scatta ai -5.5, non appena Kangert si sposta, col gruppo assottigliato già ad una trentina di unità.

Majka e Aru rispondono, poi Landa fa salitare Froome
López in realtà è relativamente lontano in classifica, ad 1'13", e non costituisce una minaccia tale da costringere la Sky ad una reazione immediata. Stesso vale per Rafal Majka (Bora - Hansgrohe) e Fabio Aru (UAE Team Emirates), i quali si muovono a caccia di Lopez 500 metri più avanti, seguiti a poca distanza da Ben Hermans (Israel Cycling Academy): il ritmo è sostenuto ma non forsennato, sia davanti che dietro, ed in vista del tratto più duro, ai -4, si forma un quartetto a vista del gruppo con un margine sempre in bilico tra i 20" ed i 30". A rompere l'impasse ci pensa Mikel Landa, con uno scatto deciso poco dopo la fettuccia dei 3 km al traguardo, il quale va letteralmente a sostituirsi a López, totalmente piantato. Uno scatto che costringe il gruppo ad una reazione, e conseguentemente Chris Froome cede, staccandosi da 20 corridori assieme a López, frullando disperatamente per perdere un po' meno.

Finale convulso: Landa il più brillante, sfortunato Thomas
Negli ultimi 2 km di salita si consumano diversi colpi di scena. Il vantaggio dei 4 davanti si assottiglia sempre più, e una botta di Romain Bardet all'ultimo chilometro permette agli inseguitori di avvicinarsi drasticamente. Qui Geraint Thomas sbaglia qualcosa nel cambiare rapporto, e finisce con la catena a terra: dovrà attendere secondi fatali l'aiuto dell'ammiraglia, e nonostante la spinta di Froome si ritroverà a perdere 39" all'arrivo. Davanti invece è partito un deciso contrattacco di George Bennett, il quale riesce a inserirsi gagliardamente nella lotta per il successo di tappa. A quel punto mancano 500 metri all'arrivo: Fabio Aru prova a mettersi davanti, ma è l'ultima cartuccia che resta da sparare al sardo per sua stessa ammissione non ancora al top (e quindi bene oggi); riprende in mano la situazione un Landa già molto generoso finora, il quale dimostra di averne nettamente più dei rivali andando a prendersi un meritato successo davanti a Majka e Bennett.

Aru ed Hermans arrivano a 6", raggiunti dalla testa del gruppo guidato dal fresco vincitore della Strade Bianche Tiesj Benoot (Lotto Soudal), che continua a crescere oltre le aspettative, precedendo Romain Bardet (AG2R La Mondiale), Wilco Kelderman (Team Sunweb), Adam Yates (Mitchelton-Scott), Rigoberto Urán (Team EF Education First), e poi Michal Kwiatkowski, rimasto saggiamente nella pancia del gruppo, con Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida) e Damiano Caruso, ultimo vagoncino, attaccato quanto basta per tornare leader a sorpresa. Paga 26" Vincenzo Nibali, affrancato dal ruolo di capitano grazie a Pozzovivo; Froome è 23esimo ad 1'10", appena avanti López ad 1'03".

Caruso avanti di 1" su Kwiatkowski
La nuova generale vede dunque il siciliano Damiano Caruso (BMC) leader con appena 1" di vantaggio su Michal Kwiatkowski; Wilco Kelderman si ritrova anch'egli in ottima posizione, terzo ad 11", mentre Landa risale fino al quarto a 20".  Thomas resta in classifica ma scivola al quinto posto a 26", avanti ad Urán a 31" e a Bennett a 33"; lievemente staccato oggi, Davide Formolo (Bora Hansgrohe) resta ottavo a 34", precedendo Benoot a 36" e Pozzovivo a 41". Aru sale in dodicesima posizione a 45", mentre Chris Froome scivola in quindicesima a 59" appena davanti Vincenzo Nibali, sedicesimo ad 1'01". Decisamente una classifica ancora cortissima, come si vide anche 2 anni fa, quando l'arrivo in salita a Monte San Vicino saltò per un esagerato allarme maltempo.

Il lungo bollettino medico: il bilancio di Dumoulin, Moreno, Montaguti e Nizzolo
La tappa odierna e più in generale la Tirreno-Adriatico 2018 stanno lasciando i segni a diversi corridori. Niente di grave, ma 4 corridori abbastanza importanti sono stati costretti a gettare la spugna oggi: quello che ha destato più scalpore è Tom Dumoulin, caduto in discesa da Cessapalombo dopo 60 km di gara. Una botta a terra che ha causato abrasioni su tutto il torso al vincitore del Giro 2017, ma per sua fortuna niente di rotto, dopo i necessari esami per assicurarsi che le costole fossero tutte al loro posto. Non se l'è cavata a buon mercato invece Daniel Moreno: l'esperto corridore del Team EF Education First ha sofferto una caduta ad 80 km all'arrivo, con conseguente lussazione alla spalla. Si sono ritirati inoltre Giacomo Nizzolo, sofferente per dolori al ginocchio (non quello che l'ha tenuto ai box per tutto l'inizio della stagione 2017) causati dalla caduta alla Het Nieuwsblad, e Matteo Montaguti, uscito malconcio dalla maxicaduta di Follonica. Ha stretto invece i denti Filippo Ganna, nonostante una forte contusione al polso, intenzionato a terminare la Tirreno-Adriatico per far bene nella crono finale.
Notizia di esempio
Ancora Matteo Moschetti, sua la seconda tappa del Tour of Rhodes