
Give me five, Pogi: Tadej Pogacar conquista il suo 5° Lombardia di fila. Evenepoel ancora 2°
Il campione europeo e mondiale in carica aspetta il Passo di Ganda per seminare gli avversari e recitare l'ultimo monologo della sua stagione. Il belga distanzia Storer (poi 3°) sull'ultima discesa, confermandosi così alle spalle dello sloveno
Il titolo mondiale, il campionato europeo, la Tre Valli Varesine e il Giro di Lombardia: non male per un corridore che - non più tardi di tre mesi fa - aveva manifestato evidenti segni di insofferenza verso il mondo del ciclismo di cui è il sovrano incontrastato. E invece, anche se il canovaccio si ripete sempre uguale a sé stesso, Tadej Pogacar è sempre capace di stupire ed esaltare chi assiste (di persona o alla TV) alle sue imprese. Una parentesi coreografica - il lancio dei guantini all'inizio del Passo di Ganda - prima di sprigionare la solita, torrenziale potenza sui pedali e imporre una supremazia che alle volte appare persino ridondante, tale è la superiorità del 27enne sloveno sul resto del mondo. Una supremazia certificata anche dai numeri: 5 vittorie consecutive - dal 2021 a oggi - nell'ultima classica monumento della stagione, 20 vittorie stagionali (4 delle quali negli ultimi 13 giorni), 108 della sua inimitabile carriera in massima serie, a cui bisogna aggiungere la doppia cifra nelle più importanti corse in linea del calendario internazionale. Il resto rischia di scivolare in penombra, benché il primo dei battuti - proprio come agli Europei e ai Mondiali - sia nuovamente Remco Evenepoel, 2° davanti a un brillante Michael Storer. L'australiano è forse la sorpresa più eclatante di una giornata caratterizzata dal coraggioso attacco di Quinn Simmons - rimasto da solo a 80 chilometri dal traguardo - che ha portato a casa un ottimo 4° posto davanti a Isaac del Toro,, che pure lo aveva agguantato lungo la discesa del Selvino. Gli italiani? Al netto del 15° posto ottenuto da Christian Scaroni - seguito da Davide Piganzoli - il migliore è stato… Filippo Ganna, in fuga per quasi 200 chilometri, per di più su un percorso che non è affatto congeniale alle caratteristiche del verbanese.
La cronaca del Giro di Lombardia
L'ultimo, grande appuntamento della stagione: la 119ª edizione del Giro di Lombardia può essere considerato a tutti gli effetti il Mondiale d'autunno per il chilometraggio (241 km), la qualità della lista dei partenti e le difficoltà del percorso. Come avviene abitualmente negli anni dispari, Como e Bergamo si scambiano i ruoli: partenza sulle sponde del Lario, arrivo a Berghem dopo aver affrontato il classico Colle Aperto. Tuttavia, il menu si presenta al solito abbondante: dopo aver raggiunto l'abitato di Canzo (Como), ecco la mitica salita della Madonna del Ghisallo, poco meno di 9 km al 3,9% di media che salgono fino al 7% a ridosso della vetta. Un lungo tratto di alleggerimento - intervallato dalla scalata al San Gottardo (poco meno di 3 chilometri al 5,7%) - precede la lunga e impegnativa ascesa alla Roncola: 9400 metri con una pendenza del 6,6%. La strada si impenna in maniera decisa nel primo tratto, dove si tocca il 17%. Una decina di chilometri all'ingiù prima di salire sul Berbenno (7800 metri al 4,6% che si spingono fino all'8%), posizionato a quasi 130 chilometri da Bergamo. Ancora un po' di respiro prima di imboccare il Passo della Crocetta, 11 chilometri al 6,2% con punte dell'11%. A seguire l'arrampicata a Zambla Alta, 9,5 km in tutto. Se i primi 6000 metri non lasceranno alcuna traccia, la parte conclusiva promette di essere estremamente selettiva: la strada sale costantemente al 7% e si indurisce fino al 10% nel terzultimo chilometro. Doppiata la boa dei 200 chilometri, ecco il vero totem della corsa: il Passo di Ganda (9200 metri al 7,3%), che presenta le pendenze più impegnative negli ultimi 3000 metri, in cui non si scende mai sotto il 7,5%. Raggiunta la cima, mancheranno 36 chilometri a Bergamo. Più discesa che pianura prima di affrontare l'ultima fatica di giornata: lo strappo di Colle Aperto, 1300 metri al 7,1%, caratterizzato da un breve tratto di pavé. Una curva dopo l'altra, si giunge sul rettilineo di Via Roma, che incoronerà il vincitore della «classica delle foglie morte».
Subito dopo la partenza da Como, decolla la fuga che scandirà i primi 140 km di corsa: il campione nazionale statunitense Quinn Simmons (Lidl-Trek) si lancia per primo all'attacco, portandosi dietro gli australiani Lucas Hamilton (INEOS Grenadiers) e Michael Matthews (Jayco-AlUla), il danese Asbjørn Hellemose (Jayco), il francese Thibault Guernalec (Arkéa-B&B Hotels), l'italiano Walter Calzoni (Q36.5), l'olandese Bart Lemmen (Visma-Lease a Bike), lo sloveno Gal Glivar (Alpecin-Deceuninck) e gli spagnoli Pello Bilbao (Bahrain Victorious) e Diego Pablo Sevilla (Polti). Saltato quasi subito l'atleta della Polti, il gruppo di testa assumerà la sua fisionomia definitiva poco più avanti con l'ingresso del belga Louis Vervaeke (Soudal Quick-Step), del britannico Bjorn Koerdt (PicNic-PostNL), degli italiani Mattia Bais (Polti) e Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) e del monegasco Victor Langellotti (Ineos Grenadiers). Alle loro spalle, cercheranno invano di rientrare altri 3 uomini: il belga Lionel Taminiaux (Lotto), l'italiano Alessandro De Marchi (Jayco) e il norvegese Andreas Leknessund (Uno-X Mobility). I 13 corridori al comando viaggeranno con un vantaggio massimo di circa 2'10" sul resto della compagnia, pilotata a turno da Red Bull-BORA-Hansgrohe e UAE Emirates-XRG. Un solo brivido tra i possibili protagonisti della corsa: una scivolata in discesa del britannico Tom Pidcock (Q36.5) attarda un buon numero di corridori, tra i quali il danese Mattias Skjelmose Jensen (Lidl), il francese Romain Grégoire (Groupama-FDJ) e lo statunitense Neilson Powless (EF EasyPost). In ogni caso, niente di compromettente: tutti riusciranno ad accodarsi nello spazio di qualche chilometro.

I 14 al comando (il cui vantaggio oscillerà costantemente tra il 1'40" e i 2') viaggeranno assieme fino alla Roncola, dove si sfileranno Guernalec ed Hellemose. Ancora un paio di defezioni sul Berbenno: escono di scena Glivar e Langellotti. Per gli altri 10 superstiti, invece, è già arrivato il momento di scalare il Passo della Crocetta, dove entrerà in azione Simmons. Nessuno riesce a seguire il ragazzo del Colorado, che saluterà il resto della compagnia ai -80 da Bergamo. All'inseguimento (vano) del corridore della Lidl-Trek si portano Bilbao, Ganna, Matthews e Vervaeke. Pur macinando un ottimo passo (soprattutto per merito del piemontese), i quattro inseguitori saranno nettamente distanziati dalla nuova testa della corsa, che guadagna sensibilmente anche sul gruppo: vantaggio massimo di 3'15" sui favoriti, trainati a turno dal russo di passaporto francese Pavel Sivakov (UAE Emirates) e dallo sloveno Domen Novak (UAE Emirates).
Simmons viaggia con un buon passo anche sulla Zambla Alta, dove transita con quasi 2' sui primi inseguitori (che saranno infine raggiunti ai piedi del Passo di Ganda) e 2'45" circa sui corridori più attesi. A proposito: chi c'è nel gruppo che conta? Se la defezione dell'italiano Giulio Pellizzari (Red Bull-BORA-Hansgrohe, comprensibilmente debilitato dopo aver saltato i Mondiali di Kigali) era annunciata, sorprendono le premature uscite di scena di Gregoire e Powless. Appena prima di imboccare la Crocetta, poi, l'australiano Jai Hindley (Red Bull) finisce a terra in curva. Pur essendo riuscito a rientrare in gruppo, il vincitore del Giro d'Italia 2022 si staccherà definitivamente sulla Zambla Alta, dove perderà sorprendentemente contatto l'irlandese Ben Healy (EF), bronzo nella prova iridata in Ruanda. La vera selezione, però, si compirà sul Passo di Ganda: prima il campione nazionale polacco Rafał Majka (UAE Emirates, all'ultima recita della carriera), poi l'australiano Jay Vine (UAE Emirates) - entrambi al servizio dello sloveno Tadej Pogačar (UAE Emirates) impongono una selezione durissima che polverizza letteralmente il gruppo e riduce sensibilmente il margine a disposizione di Simmons (1'30" circa a 40 chilometri da Bergamo). Davanti restano in 7: oltre ai bianconeri - rappresentati anche dal messicano Isaac del Toro (UAE Emirates) - ci sono l'australiano Michael Storer (Tudor), il belga Remco Evenepoel (Soudal) e il francese Paul Seixas (Decathlon AG2R La Mondiale). Più indietro, invece, il campione nazionale colombiano Egan Bernal (INEOS), il francese Julian Alaphilippe (Tudor) e l'altro sloveno Primož Roglič (Red Bull), poi raggiunti da altri uomini, tra i quali il belga Cian Uijtdebroeks (Visma), il francese Lenny Martinez (Bahrain) e lo stesso Pidcock.
A questo punto, si tratta soltanto di aspettare l'attacco del campione d'Europa e del mondo, che allungherà in maniera al solito dirompente ai -37 dal traguardo. Bastano poco più di 3 chilometri a Pogačar per seminare la concorrenza - già attardata di circa 1' ai -34 - e agguantare il generosissimo Simmons, che resterà a ruota del campione di tutto per circa 500 metri. Poi, la scena sarà tutta dello sloveno, ormai lanciato verso il 5° successo consecutivo al Lombardia. Riflettori puntati, dunque, sulla sfida per il podio: mentre Simmons perde a vista d'occhio dalla concorrenza, del Toro (sempre passivo a ruota), Evenepoel, Seixas e Storer pedaleranno assieme fino al tratto più duro della salita, dove perderà contatto l'emergente corridore francese. La notizia più eclatante, però, è il passo indietro del centroamericano sotto i colpi di un brillante Evenepoel, che riuscirà a distanziare l'ormai esausto Simmons ma non Storer, bravo a riaccodarsi all'inizio della discesa. I distacchi in cima al Passo di Ganda: Pogačar al comando con 1'15" sul bicampione olimpico in carica e su Simmons, 1'31" su del Toro, circa 3' sugli altri battuti di giornata.
L'attenzione si sposta sulla difficile discesa del Selvino, dove si registra la brutta caduta dell'ecuadoriano Richard Carapaz (EF), che viaggiava in compagnia di Alaphilippe, Roglič e soci. Mentre il numero 1 del ciclismo mondiale procede spedito verso gli ultimi chilometri di corsa, Evenepoel riesce ad allungare su Storer ai -20 dal traguardo. Alle loro spalle, infine, del Toro riuscirà ad agguantare Simmons. A questo punto, non resta che attendere il passaggio a Berghem de hota: Pogačar sfila in un mare di entusiasmo sullo strappo di Colle Aperto, Evenepoel resta bloccato per qualche secondo alle spalle della motostaffetta della Polizia Stradale e di un'altra moto del servizio fotografico prima di ripartire, Storer (ormai attardato di 1' dal belga) difende il 3° posto. Non c'è altro da aggiungere: Tadej eguaglia il mito Fausto Coppi, il solo fino ad oggi ad aver vinto il Giro di Lombardia per cinque volte, lasciandosi alle spalle Remco (2° per il secondo anno consecutivo, a 1'48"), un ottimo Storer (a 3'13") e un bravissimo Simmons (a 3'39"), che ha avuto il merito di staccare del Toro, poi raggiunto da Pidcock, Seixas, Vine e Bernal. Il messicano riesce comunque a piazzarsi 5° (a 4'16") davanti all'olimpionico di mountain bike, al teen-ager d'Oltralpe e all'ex vincitore di Giro e Tour. 9° Vine (a 4'18"), 10° Uijtdebroeks a 4'30" da Pogi. Per trovare il migliore degli italiani, bisogna scalare fino al 15° posto, dove troviamo Christian Scaroni (XDS-Astana, a 5'21"), seguito dal connazionale Davide Piganzoli (Polti).