Il podio del Keirin di Apeldoorn 2024 con Mateusz Rudyk, Harrie Lavreysen e Stefano Moro
Pista

EuroPista, con Moro e Balsamo-Guazzini la chiusura è dolce per l'Italia

Bronzo forse insperato ma importantissimo di Stefano nel Keirin; Elisa e Vittoria terze nella Madison. Interessantissimo esordio della 19enne Federica Venturelli nell'Inseguimento

14.01.2024 21:55

Qualche giorno fa, in occasione della vittoria di Matteo Bianchi nel Chilometro, scrivevamo di nuova era per il ciclismo su pista italiano: dopo anni e anni e anni di magra, le maglie azzurre tornavano a fare capolino sui podi delle gare veloci, in quel caso sul gradino più alto. Stasera, a rassegna finita, possiamo più che mai confermare l'assunto, mettendo a referto un'altra medaglia molto bella, anche se stavolta non d'oro ma di bronzo.

Ma fino a poco tempo fa avremmo firmato col sangue per un terzo posto in una finale del Keirin, per cui il risultato ottenuto oggi da Stefano Moro è piuttosto memorabile. Un luogo dello spirito, il podio dei Campionati Europei su pista, che per il 26enne nato a Treviglio non è una novità, dato che quattro anni fa lo visitò due volte: ma all'epoca agiva da endurancer (fu argento nell'Inseguimento a squadre e bronzo nella Madison), in seconda fila rispetto ai titolari conclamati, pronto a scendere in pista quando chiamato.

La chiamata più inattesa gliela fece però Ivan Quaranta, che diventato responsabile del settore veloce cercava sprinter disperatamente. Ricordando i trascorsi di Stefano da ragazzo, coi titoli in Chilometro e Velocità conquistati tra le categorie allievi e juniores, l'antico rivale di Mario Cipollini operò una moral suasion all'indirizzo di Moro, il quale tutto sommato non trovò così bizzarra l'opzione.

Ed eccoci qui, lasciato il gruppo Villa degli inseguitori, il bergamasco è planato tra i giovanotti del progetto velocità, ambientandosi ottimamente, cambiando tipo di preparazione al fine di potenziare la muscolatura, e infine chiamato a misurarsi con i big delle prove sprint. Eccome, ci si è misurato! Perché condividere un podio con Harrie Lavreysen è un fatto da tramandare.

Il Keirin di Apeldoorn 2024 vedeva in gara non solo Stefano Moro ma anche Mattia Predomo. Entrambi non hanno superato il primo turno e si son dovuti misurare coi ripescaggi. Predomo ha sbattuto contro il polacco Mateusz Rudyk, unico a precederlo (e quindi a qualificarsi) nella prima batteria; Moro invece ha vinto la terza, davanti al ceco Dominik Topinka, ed è così approdato al secondo turno. Che, dato il non eccessivo affollamento nella startlist, coincideva con le semifinali.

Qui Moro ha attuato una tattica studiata bene e applicata meglio: considerato l'olandese Harrie Lavreysen nemmeno avvicinabile, si è appiccicato alla ruota di quello che aveva (lui con Quaranta) battezzato come il secondo calibro della contesa, ovvero proprio Rudyk. E disinteressandosi degli altri, l'azzurro ha curato solo di restare attaccato al polacco fino al momento in cui costui si fosse lanciato per il suo sprint. Strategia vincente, perché prendendo il taxiRudyk Stefano è arrivato dritto alla metà, ovvero terzo e qualificato (dietro a Harrie e Mateusz) superando di slancio sull'esterno in dirittura d'arrivo gli altri tre concorrenti, tutti eliminati.

Dato che il giochino aveva funzionato, Moro l'ha riproposto pari pari in finale, tanto che Rudyk a un certo punto avrà pensato che si sarebbe ritrovato Stefano alle calcagna anche al ritorno in hotel… Fatto sta che anche stavolta l'italiano non ha badato a quello che facevano tanto Lavreysen (che infatti ha fatto corsa a sé, restando in disparte, addirittura distanziato dal gruppetto, fino a due giri dalla fine, quando ha fatto la mostruosa sparata che l'ha portato a stravincere il terzo titolo in carriera nella specialità, secondo consecutivo), quanto gli altri tre avversari, provenienti dalla seconda semifinale e destinati a finire agli ultimi tre posti dell'ordine d'arrivo.

Come poco prima, Moro ha seguito passo passo Rudyk, ed esattamente come in semifinale la volata del polacco è stata la migliore scorciatoia verso il podio. Intendiamoci, Stefano è stato eccellente tatticamente ma anche tecnicamente, dato che non era la cosa più scontata del mondo tenere la ruota di Mateusz. Lui l'ha fatto, tenendosi anche le forze per finalizzare sul rettilineo d'arrivo (si può stare a ruota del secondo ma essere comunque battuti da chi all'interno è a mezza ruota…). Bravissimo l'azzurro, bravissimo chi l'ha condotto a questo risultato.

Una Madison di bronzo per Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini

Vittoria Guazzini ed Elisa Balsamo ad Apeldoorn 2024
Vittoria Guazzini ed Elisa Balsamo ammirano il bronzo conquistato nella Madison agli Europei 2024

Poco prima del bronzo di Stefano Moro, la spedizione azzurra ad Apeldoorn aveva conquistato un altro bel terzo posto con Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini nella Madison. Solo 13 coppie in gara, e una delle più temibili, quella britannica, è uscita di scena praticamente subito, a causa di una caduta che ha coinvolto Elinor Barker, la quale ha battuto la testa e per precauzione è stata fermata (anche se non sono emerse conseguenze per l'atleta). A quel punto - erano trascorsi appena 20 dei 120 giri totali - anche Neah Evans si è dovuta ritirare.

Altri dieci giri e una nuova caduta ha coinvolto la belga Katrijn de Clercq e ha causato il ritiro delle coppie ceca e spagnola. In questa fase sono emerse prima l'Olanda e poi l'Italia, che dal secondo all'ottavo sprint (dei 12 complessivi) non ha mancato una volta di andare a punti (vincendo la settima volata), issandosi così in testa alla classifica ai -50 e restandoci fino ai -30. Nel frangente, l'Olanda è andata ad appassire, e invece Francia e Belgio sono partite in caccia collezionando intanto bei punti fra l'ottavo e l'undicesimo sprint.

Dopodiché, a 9 tornate dalla conclusione, Valentine Fortin-Marion Borras e Katrijn de Clercq-Lotte Kopecky hanno guadagnato il giro, e con esso la certezza di chiudere la prova ai primi due posti. Restava l'ultimo sprint, la Francia era a 46 e il Belgio a 41, quindi c'era il potenziale per un ribaltone; per il bronzo lotta aperta tra Polonia e Italia a 18, Olanda a 16 e - teoricamente - anche Irlanda a 9.

Le azzurre, dopo aver risparmiato qualcosa nei giri precedenti, hanno marcato da vicino le polacche, pronte a superarle in volata. Il piano è riuscito non bene ma benissimo, dato che Elisa Balsamo, dopo che Vittoria Guazzini le aveva ottimamente preparato il terreno, ha addirittura vinto l'ultimo sprint, proprio davanti a Daria Pikulik (in gara con la sorella Wiktoria), assicurandosi così il bronzo. Da parte sua, la Francia ha archiviato la pratica chiudendo al terzo posto davanti all'Olanda.

La classifica finale vede le transalpine a 50 punti e la coppia fiamminga a 41. 28 punti per le azzurre, 24 per le polacche, 18 per le olandesi. Secondo bronzo consecutivo per l'Italia nella specialità (l'anno scorso lo prese sempre la premiata ditta Balsamo-Guazzini, che nel 2020 fu addirittura la coppia campionessa d'Europa, imitata nel 2022 da Rachele Barbieri-Silvia Zanardi): possiamo dire che la squadra azzurra si sta costruendo una propria tradizione nell'esercizio.

Il bell'esordio di Federica Venturelli nell'Inseguimento e le altre gare

La quinta e ultima giornata degli Europei 2024 aveva avuto anche un'altra giovane protagonista azzurra, ovvero la 19enne Federica Venturelli, portata in Olanda a fare esperienza e lanciata nell'Inseguimento individuale insieme alla più esperta Martina Alzini. La stellina cremonese, che da juniores ha vinto gli Europei tanto su strada (a cronometro e nella Mixed Relay) quanto su pista (e qui sia nelle prove endurance che in quelle veloci), non ha deluso le attese, anzi forse è andata anche oltre, classificandosi al quarto posto in qualifica col tempo di 3'29"283 e guadagnandosi così la finalina per il bronzo. Alzini si è dovuta invece accontentare del quinto posto con 3'30"614.

Nella finale per il terzo posto non c'è stata troppa storia, la britannica Anna Morris non ha fatto sconti e si è imposta in 3'22"934 contro il 3'27"475 di Federica. Un quarto posto comunque carico di presagi positivi. L'oro è andato all'altra britannica Josie Knight al termine di una sfida entusiasmante con la tedesca Franziska Brausse. Quest'ultima al secondo chilometro aveva un margine ampio (un secondo e un decimo) dopo aver guadagnato in maniera praticamente ininterrotta sin dall'inizio, ma la rimonta della Knight negli ultimi mille metri è stata mozzafiato e l'ha portata a vincere all'ultimo centimetro per la miseria di 3 millesimi di secondo: 3'22"816 contro 3'22"819.

Le gare che completavano il programma odierno erano il Keirin femminile e la Corsa a punti maschile. Il primo ha visto il quarto successo di fila per la tedesca Lea Sophie Friedrich davanti alla britannica Emma Finucane e alla neerlandese Hetty van de Wouw. Miriam Vece eliminata ai ripescaggi.

La Corsa a punti è stata invece terreno di conquista per Niklas Larsen, che già si era imposto nel 2016. Il danese ha dato vita a una bella partita con lo spagnolo Sebastián Mora, con cui ha guadagnato due giri (unici a riuscirci) e ha battagliato sprint su sprint, fino a un totale di 66 punti per Niklas e 58 per Sebastián. Terzo posto per il francese Oscar Nilsson-Julien (45) sull'olandese Yanne Dorenbos (41). Non benissimo Michele Scartezzini, 15esimo con -16 punti.

Una specie di bilancio a fine rassegna

Il medagliere della 15esima edizione degli Europei su pista si chiude con la vittoria della Gran Bretagna (6 ori, 6 argenti, 2 bronzi), nazionale che sta tornando ad alti livelli e che riesce a vincere tanto nell'endurance (ma non aveva mai smesso) quanto nelle gare veloci (e qui si tratta di un ritorno dopo anni difficili). Secondo posto per la Germania (3-3-3), a seguire Paesi Bassi (3-1-2), Francia (2-3-3), Danimarca (2-2-3), Belgio (2-2-2), Italia (2-0-4 per un settimo posto finale),  poi ancora Norvegia (1-1-0), Portogallo (1-0-0), Polonia (0-2-1), Austria e Spagna (0-1-0), Repubblica Ceca (0-0-1).

Rispetto all'anno scorso l'Italia conta una medaglia in meno e anche un peggioramento del complesso metallico (a Grenchen furono 3 ori, 3 argenti e 1 bronzo), ma in realtà fare confronti è del tutto pleonastico, dato che nel 2023 la rassegna si svolse un mese dopo, in febbraio, e ciò cambia molto a livello di partecipazione. Non solo per l'Italia, ovviamente, dato che le defezioni erano visibili anche in altri contingenti. Inoltre è diverso anche il livello di preparazione raggiunto dai partecipanti: per molti (pensiamo a un Simone Consonni) un conto è gareggiare in pista a ridosso delle prime corse su strada, tutt'altro discorso farlo in pieno gennaio.

In generale, lasciando perdere i confronti tra edizioni diverse, possiamo dire che è confortante considerare la persistenza di un ricambio generazionale che prosegue, ricercato e voluto in maniera certosina e lungimirante dai tecnici. Ed è più che confortante vedere come il lavoro sulle prove veloci stia dando frutti sempre più evidenti. Il livello insomma continua a essere alto, dopodiché una medaglia in più o in meno è fattore legato a mille variabili, magari non tanto Federica Venturelli nell'Inseguimento, ma Miriam Vece nei 500 metri e Chiara Consonni nell'Eliminazione hanno portato a casa quarti posti che con poco sarebbero potuti essere dei podi. Non è mica da questi particolari che si giudica un Europeo.

Tour of the Alps 2024 - Analisi del percorso
Il Santos Tour Down Under apre la stagione: sarà Yates contro tutti?
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!