David Lappartient ©Fabrice Coffrini/Pool Photo via AP
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Lappartient: "Le squadre non hanno accettato il budget cap"

Il presidente UCI rivela che a bloccare il tetto ai budget sono state soprattutto le squadre più piccole

David Lappartient è tornato nei giorni scorsi sul tema più delicato del momento: la disparità economica tra le squadre WorldTour. In un’intervista concessa a Ouest-France, il presidente dell’UCI ha spiegato che il progetto di introdurre un budget cap – un tetto massimo di spesa per le squadre, accompagnato da un sistema di “luxury tax” – è stato respinto dalle squadre stesse, comprese quelle che, in teoria, avrebbero dovuto beneficiarne maggiormente.

“Abbiamo preso in considerazione l’implementazione di un budget cap per tutte le squadre e, paradossalmente, le squadre non l’hanno accettato", ha dichiarato Lappartient. "Sono rimasto sorpreso che fossero soprattutto le squadre più piccole a rifiutarlo”.

La proposta UCI: tetto ai budget e tassa redistributiva

Il progetto era stato approvato in linea di principio già nel marzo 2024, con l’obiettivo di ridurre gli squilibri tra super-team come UAE Emirates-XRG, dominatrice del 2025 con 97 vittorie, e le formazioni in difficoltà economica, come Arkéa-B&B Hotels, costretta a chiudere per mancanza di sponsor.

La Arkéa-B&B Hotels nelle sue ultime gare del calendario internazionale. Nella foto: Simon Guglielmi in fuga al Tour of Guangxi © Sito Internet Arkéa-B&B Hotels
La Arkéa-B&B Hotels nelle sue ultime gare del calendario internazionale. Nella foto: Simon Guglielmi in fuga al Tour of Guangxi © Sito Internet Arkéa-B&B Hotels

Lappartient ha chiarito che il tetto sarebbe stato accompagnato da un correttivo: “Con un budget cap, se superavi il limite, dovevi pagare una tassa che sarebbe andata alle altre squadre. Era previsto un meccanismo di compensazione”.

Secondo il presidente UCI, la disparità non è un fenomeno nuovo: “Quando si guarda alla storia del ciclismo, si può considerare La Vie Claire. Conclusero primi, secondi, quarti, settimi e dodicesimi al Tour de France 1986, e il budget della squadra, in rapporto agli altri, era probabilmente ancora più alto di quello di UAE Emirates oggi”.

"Livellare il campo di gioco"

L’obiettivo dell’UCI rimane quello di introdurre maggiore equilibrio economico tra le squadre: “Il traguardo è regolare un po’ le cose, e resto convinto che un budget cap sia uno degli strumenti per farlo”, ha ribadito Lappartient. Ma la resistenza delle squadre, soprattutto di quelle più piccole, ha bloccato l’adozione del provvedimento previsto per il ciclo di licenze 2026.

Secondo quanto riferito dal presidente UCI, alcune squadre avrebbero respinto il progetto non perché contrarie al tetto salariale in sé, ma perché ritenevano necessario inserirlo in una riforma finanziaria più ampia del modello economico del ciclismo.

Lappartient conferma che il dibattito resta aperto e ammette che il modello del ciclismo sta cambiando, trainato dall’ingresso di sponsor globali come Red Bull, Lidl e CMA-CGM: “Forse questo è il prezzo del successo, con il ciclismo che gode di un pubblico molto vasto. I veri vincitori sono i corridori, che oggi guadagnano molto di più”.

L’altro tema caldo: biglietti per gli spettatori

Nell’intervista, Lappartient è stato interrogato anche sull’ipotesi – periodicamente riproposta – di far pagare un biglietto agli spettatori sulle grandi salite o in tratti selezionati delle corse.

“La bigliettazione è un po’ complicata per il Tour de France perché, storicamente, toccherebbe un dibattito nazionale", ha spiegato. "Serve un quadro giuridico, perché far pagare lo spazio pubblico in Francia è complicato. E penso che alla fine la gente vorrà che il denaro vada ai corridori. Non è impossibile, ma sarebbe comunque una rivoluzione rispetto a ciò a cui siamo abituati”.

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