
Vingegaard: “Il ciclismo esiste anche lontano dal Tour, per il Giro 2026 dobbiamo valutare"
Il danese, secondo al Tour e vincitore della Vuelta, valuta la stagione con soddisfazione e pensa al 2026: “Forse anche il Giro nel mio programma”
A pochi giorni dalla fine della stagione, Jonas Vingegaard ha tirato le somme del suo 2025 in un’intervista a L’Équipe. Reduce dalla vittoria alla Vuelta e dal secondo posto al Tour de France dietro Tadej Pogacar, il danese della Visma–Lease a Bike si dice soddisfatto, pur consapevole che il sogno del terzo Tour consecutivo resterà, almeno per ora, in sospeso.
“È stata una buona stagione. Non la migliore della mia carriera, credo che il 2023 fosse superiore. Ma finire secondo al Tour e vincere la Vuelta non è certo una brutta annata”, ha spiegato Vingegaard. “Il mio obiettivo principale era vincere il Tour, quindi da quel punto di vista non ho centrato il bersaglio. Ma nel complesso direi che la stagione vale un 7 su 10, forse anche 8.”
Il danese, ancora impegnato in alcune esibizioni come l’Andorra Cycling Masters (concluso al quarto posto) e il criterium di Saitama in Giappone a novembre, ha confermato di sentirsi “di nuovo al massimo livello” dopo la grave caduta della primavera 2024.
2026: doppio obiettivo Giro–Tour?
Per il futuro, Vingegaard non esclude di affiancare al Tour un altro grande obiettivo: il Giro d’Italia, l’unico Grande Giro che manca al suo palmarès.
“Non abbiamo ancora definito il programma 2026 con la squadra, ma ho le mie idee e i miei desideri. Il Tour è così importante che farà sicuramente parte del piano, ma vedremo se potremo includere anche il Giro. Sarebbe bellissimo vincere tutte e tre le grandi corse a tappe: è il sogno di ogni corridore.”
Smentita invece l’ipotesi di saltare la Grande Boucle:
“Non c’è nessun pensiero di rinunciare al Tour l’anno prossimo. Forse, un giorno, se non potrò più lottare per la vittoria finale. Ma per ora no.”
Un programma più vario
Vingegaard, 28 anni, ha anche accennato a un possibile ampliamento del proprio calendario verso le corse di un giorno e i Mondiali. “Mi piacerebbe provarci di più. Forse dovrò modificare leggermente la preparazione dopo il Tour, ma non ho ancora deciso come. Per un Mondiale, la soluzione migliore sarebbe correre i Grands Prix di Québec e Montréal prima. Ne parleremo a novembre con la squadra, e il programma definitivo sarà fissato tra la fine di novembre e metà dicembre.”

“Il Tour è speciale, ma anche estenuante”
Infine, Vingegaard ha ammesso che l’intensità del Tour non si limita alla fatica fisica: “Amo il Tour, ma è anche estenuante per tutto ciò che gli gira intorno. Arrivi sul podio e ci sono trenta giornalisti che vogliono parlarti. Alla Vuelta, invece, scendo e mi dico: ‘Oh, solo due persone, va bene così’. È questo che rende il Tour così stancante, ma anche unico.”
Con il sorriso di chi ha ritrovato il piacere di correre, il due volte vincitore del Tour guarda avanti: al 2026, con la stessa determinazione di sempre e la voglia di dimostrare che “il ciclismo esiste anche lontano dal Tour de France”.
