Professionisti

La rivincita di Carapaz, il controllo di Evenepoel

01.09.2022 17:57

Richard vince in salita la dodicesima tappa della Vuelta al termine di una fuga numerosa, battuti Kelderman e Soler, decimo Fabbro. In classifica generale Remco controlla agevolmente i rivali


Richard Carapaz allontana le critiche con una vittoria di grande superiorità. L'ecuadoriano, giunto alla Vuelta per correre da capitano della sua Ineos Grenadiers, si riscatta dopo una prima settimana da dimenticare, in cui non è mai sembrato in grado di lottare con i migliori, dovendo cedere la leadership di squadra al giovane compagno Carlos Rodríguez. È innegabile, una vittoria di tappa grazie ad una fuga non era certo la massima ambizione di un corridore tra i più solidi nelle ultime stagioni per quanto riguarda i grandi giri, ma se le gambe non girano come previsto bisogna metterci ancora più determinazione per riuscire a centrare un risultato comunque prestigioso, anche se diverso da quello sperato. E poco importa se l'anno prossimo Carapaz passerà alla EF Education-Easypost per correre da capitano, il suo successo odierno è una eccellente dimostrazione di come onorare fino in fondo una corsa a tappe ed una parentesi della propria carriera, quella con lo squadrone inglese, che l'ha portato sul podio di Giro, Tour e Vuelta.

In una tappa caratterizzata da una fuga di ben 32 corridori, la classifica generale si mantiene invece tutto sommato tranquilla, con la speranza che il Covid non influisca ulteriormente in una corsa già pesantemente falcidiata. Remco Evenepoel cade in discesa senza apparenti conseguenze e poi controlla gli avversari sulla salita finale, senza che nessuno provi con convinzione a mettere in difficoltà il giovane belga. O forse, più semplicemente, nessuno ne ha la possibilità.

Tornano le salite alla Vuelta a España, con una vera e propria “tappa unipuerto”, ovvero caratterizzata da un’unica, impegnativa, salita: quella finale. Il percorso si presenta infatti quasi interamente pianeggiante sin dalla partenza di Salobreña, per poi costeggiare per lunghi tratti la costa andalusa prima del gran finale di Peñas Blancas. Estepona, per un totale di 192 km. La scalata finale, preceduta da un’altra agevole salita non categorizzata come GPM, misura ben 19 km con pendenza media del 6.7%. La prima parte si presenta abbastanza irregolare, poi la strada riprende a salire in maniera moderata per tornare molto impegnativa negli ultimi 3 km, con punte massime del 14%.

Le prime battute di gara di questa dodicesima frazione si rivelano, come prevedibile, infuocate. Sono numerosissimi i corridori che, dopo alcune tappe più agevoli, provano a formare un drappello che possa prendere il largo. Dopo una quarantina di chilometri percorsi e numerosi tentativi stoppati si forma in testa alla corsa un gruppone di 32 unità che guadagna lentamente margine sul gruppo maglia rossa. Nei frangenti successivi Groupama-Fdj e Quick-Step AlphaVynil tentano disperatamente di chiudere il gap, ma si devono arrendere alla superiorità numerica dei fuggitivi, il cui vantaggio sale presto ad 1’30”. Riportare qui i nomi di tutti i componenti del gruppo di testa sarebbe eccessivo, per questo citiamo solo i nomi più significativi tra i 32 all’attacco. In fuga troviamo, tra gli altri, Clément Champoussin (AG2R Citroën), Samuele Battistella ed Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), Edoardo Zambanini (Bahrain-Victorious), Matteo Fabbro e Wilco Kelderman (Bora-Hansgrohe), Jonathan Caicedo (EF Education EasyPost), Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), Carl Fredrik Hagen (Israel-PremierTech), Marco Brenner (DSM), Antonio Tiberi (Trek-Segafredo), Élie Gesbert (Arkéa Samsic), Marc Soler e Jan Polanc (UAE) e la maglia a pois di Jay Vine (Alpecin-Deceuninck), già vincitore di due tappe.

Vista l’altissima qualità, unita alla quantità, dei fuggitivi, il ritardo del gruppo lievita velocemente sui 3’; occorre notare infatti che il miglior piazzato in classifica generale tra quelli davanti non sembra rappresentare un’insidia per la classifica generale, essendo Wilco Kelderman ventunesimo a 14’ da Remco Evepoel. Dopo un inizio concitato, la fase centrale della tappa procede tranquillamente sulla costa andalusa, con il distacco tra gli uomini al comando ed il plotone che continua inesorabilmente ad aumentare, fino ad arrivare a ben 6’ ai piedi della salita del Puerto de Ojen. Poco dopo, a 65 km dalla conclusione, arriva anche il primo allungo tra gli uomini al comando, e a muoversi è il solito Samuele Battistella, divenuto ormai uno dei protagonisti delle fughe in questa Vuelta. Il veneto guadagna immediatamente un gruzzoletto di poco inferiore al minuto sugli inseguitori, mentre il ritardo del gruppo, sempre tirato dalla Quick-Step AlphaVynil è salito addirittura a 10’: il nome del vincitore uscirà dai 32 all’attacco.

Nonostante la tranquillità che regna nel plotone principale una scivolata in discesa provoca qualche abrasione e molto nervosismo alla maglia rossa Remco Evenepoel (Quick-Step AlphaVynil), che rientra presto in gruppo, si spera, senza gravi conseguenze. Nel frattempo si esaurisce anche l’azione solitaria di Battistella, riassorbito dai compagni di fuga nella pianura che conduce alla salita finale. Cominciano dunque i 19,8 km di ascesa verso il traguardo con Matteo Fabbro che scandisce il ritmo in favore del compagno di squadra Kelderman in un gruppo di testa che perde numerosi pezzi. Cambia invece il canovaccio anche nel gruppo, dove la Jumbo-Visma imposta un’andatura elevata con Rohan Dennis, ma né davanti né dietro si registrano attacchi: la selezione, per ora si fa con il ritmo. Entrai nei 10 km finali anche la Movistar di Enric Mas si aggiunge al forcing, ma Remco Evenepoel non sembra subire l’accelerazione. I battistrada sono rimasti ora in 9: con Fabbro e Kelderman ci sono Brenner, Gesbert, Hagen, Vine, Carapaz, Soler e Polanc, e l’armonia tra di loro si rompe solamente negli ultimi 5 km. Il primo, secco, attacco è quello di Élie Gesbert, inseguito a breve distanza e poi ripreso da Kelderman, Carapaz, Brenner e Polanc, mentre Vine perde sorprendentemente contatto.

Cominciano gli attacchi anche tra i big, con Enric Mas che allunga ma non riesce a distanziare nettamente nessuno dei principali rivali per la generale. Ma torniamo davanti, dove Richard Carapaz apre il gas ai -2 e resta ben presto da solo al comando, con Kelderman che insegue a 10” lo scatenato ecuadoriano. Le pedalate finali sono dolci per il campione olimpico, che s’invola in solitaria verso un successo che sa di rivincita personale. Seconda posizione poi per Wilco Kelderman a 9”, terzo il rimontante Marc Soler a 24”, quarto Jan Polanc a 26” e Marco Brenner quinto a 34”. Sesta posizione poi per Élie Gesbert a 56", settimo Jay Vine a 1'12", ottavo Carl Fredrik Hagen a 1'23", nono James Shaw (EF Education-EasyPost) a 3'04" ed infine decimo un encomiabile Matteo Fabbro a 3'17". Nel gruppo dei migliori non avvengono scossoni, con Remco Evenepoel che si porta in testa ad un drappello in cui resistono Enric Mas, Primoz Roglic (Jumbo-Visma), Carlos Rodríguez (Ineos Grenadiers), Juan Ayuso (UAE) e Miguel Ángel López (Astana Qazaqstan). Il loro ritardo sul traguardo è di 7'39", con la volatina finale che crea quelche buco.

La classifica generale subisce dunque poche variazioni, e conferma un'altra volta la grande superiorità manifestata da Remco Evenepoel fino a questo momento. Il belga si mantiene al comando con 2'41" di vantaggio su Primoz Roglic e 3'03" su Enric Mas. Resta in quarta posizione Carlos Rodríguez con 4'06" di ritardo, seguito dall'altro giovane spagnolo Juan Ayuso a 4'53". Bel balzo in avanti invece per Wilco Kelderman, che sale al sesto posto con 6'28" di ritardo, mentre resta settimo Miguel Ángel López a 6'56". Perde due posizioni João Almeida (UAE) ora ottavo a 7'18", mentre entra in top10 anche Jan Polanc, ora nono a 8'00" precedendo Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers), decimo a 8'05".

Domani in programma la tredicesima frazione, con partenza da Ronda ed arrivo a Montilla, per un totale di 168 km. Si tratta di una tappa piuttosto mossa, anche se priva di GPM, che tiene le porte aperte anche alle ruote veloci ancora presenti, ma si chiude con un tratto finale di oltre 6 km quasi tutti in salita: prima si sale per 4 km al 3% fino a Montilla, quindi si affronta una breve discesa e si torna a salire con decisione nell’ultimo km. Il finale è quindi anomalo, dove i velocisti più puri probabilmente non riusciranno ad esprimersi al meglio.
Dagnoni, presidente di un ciclismo da gnomi
Pugno a razzo! Il grande Madsinga colpisce ancora