Jakob Omrzel e la Bahrain Victorious Development festeggiano la vittoria © Bahrain Victorious via X
Ciclismo Giovanile

Cinque cose che ci portiamo dietro dal Giro Next Gen 2025

L'analisi del giorno dopo di un'edizione scoppiettante della corsa rosa per gli Under 23: ecco le cinque considerazioni principali al termine del Giro Next Gen

C'erano grandi aspettative intorno al Giro Next Gen 2025, che vedeva al via quasi tutte le stelle della categoria Under 23, pronte ad affrontarsi su un percorso vivace e aperto a tanti scenari. Al termine delle otto tappe della corsa rosa, si può concludere che questa edizione sia stata una delle più aperte degli ultimi anni, tra conferme, sorprese e qualche grattacapo.

Ora è il momento di tirare le somme: ecco le cinque conclusioni del Giro Next Gen 2025.

Le continental italiane ci sono - o, almeno, ci provano

Dal 2017, l'anno che sancì la rinascita di questa corsa, non era mai successo di trovare un solo corridore di una squadra non affiliata a una formazione professionistica nella top 10 finale. Una conferma di quanto il ciclismo giovanile sia sempre più appannaggio delle squadre di sviluppo, che hanno il pregio di poter offrire un supporto tecnico e organizzativo pressoché identico a quello delle formazioni del World Tour o del Pro Tour a cui sono associate. Se è vero che il podio di Pavel Novak della MBH Bank Ballan - il ceco è arrivato 3° - ha in parte salvato le formazioni continental e club italiane, è altrettanto vero che questo esito è una mosca bianca a metà, dato che il salto della squadra italiana nel Pro Tour con licenza ungherese a partire dalla prossima stagione è un segreto di Pulcinella.

Nonostante ciò, le formazioni italiane si sono tolte qualche sfizio in questa edizione del Giro Next Gen dopo un 2024 a bocca asciutta. Alla vittoria di Novak nella tappa regina di Prato Nevoso, che ha poi permesso allo scalatore della MBH Bank Ballan di occupare il podio finale, si sono aggiunti il podio di Mirko Bozzola (S.C. Padovani Polo Cherry Bank) nella seconda tappa e la vittoria di Filippo Agostinacchio e della sua Biesse-Carrera-Premac nella sesta frazione, prima vittoria italiana da quella di Alessandro Romele nell'edizione 2023. Difficile giudicare se questi risultati siano sufficienti o meno per esaltare il movimento giovanile italiano, che a parte poche eccezioni ha confermato una mancanza di profondità.

Filippo Agostinacchio vince la sesta tappa ©Giro Next Gen
Filippo Agostinacchio vince la sesta tappa © Giro Next Gen

La riscossa dei neofiti Under 23

Il vincitore Jakob Omrzel, ma anche Lorenzo Finn, Adrià Pericas e Matteo Vanhuffel: la top 10 finale del Giro Next Gen 2025 conta al suo interno ben quattro corridori al primo anno nella categoria. Un risultato notevole, se si considera che la startlist era la migliore in assoluto nella storia recente della corsa. A questi quattro nomi si aggiunge quello di Seth Dunwoody, anch'egli al primo anno, che ha vinto la quarta frazione con un'ottima condotta di gara. Una situazione favorita dallo scouting delle principali squadre professionistiche, per le quali è ormai la norma ricercare i migliori talenti sin dalle categorie precedenti a quella juniores; non è un caso che i cinque nomi citati siano portacolori di squadre development del World Tour.

Foto di Seth Dunwoody
Seth Dunwoody vince la quarta tappa © Giro Next Gen via X

Jorgen Nordhagen e Jarno Widar, un ridimensionamento inaspettato

Tra i nomi che alla vigilia figuravano tra i favoritissimi per la vittoria finale, l'unico ad aver concluso sul podio è, come detto, il vincitore Jakob Omrzel. Se si escludono gli altri due favoriti al primo anno nella categoria, che non possono essere annoverati tra le delusioni - Albert Withen Philipsen ha chiuso al 14° posto senza sfigurare, Lorenzo Finn è arrivato 6° sfiorando il successo parziale nella terza tappa - restano Jorgen Nordhagen e Jarno Widar.

Il norvegese è stato respinto dal Passo del Maniva e si è ritrovato solo nelle ultime due tappe, chiudendo con una vittoria di tappa e un 4° posto finale; nulla da buttare, ma era lecito attendersi almeno un podio dal corridore su cui la Visma-Lease a Bike ha scommesso già nel 2022. Tanta amarezza, invece, per il belga, che era arrivato al Giro Next Gen da vincitore uscente e con l'ambizione di conquistare una doppietta mai riuscita nella storia. La vittoria nella terza tappa gli aveva spianato la strada verso questo traguardo, ma la caduta nella tappa regina e un conseguente crollo mentale lo hanno costretto al ritiro alla vigilia dell'ultima tappa, quando tutto era ormai compromesso. Una batosta difficile da digerire, che Widar proverà a mettersi alle spalle tra meno di due mesi al Tour de l'Avenir.

Jarno Widar vince sul Passo del Maniva ©Giro Next Gen
Jarno Widar vince sul Passo del Maniva ©Giro Next Gen

Le squadre da cinque: un formato rivedibile

Come nel 2023, anche quest'anno il Giro Next Gen proponeva un formato con 29 squadre formate da cinque corridori ciascuna. Già alla vigilia era facile prevedere che per le formazioni dei (pochi) velocisti presenti sarebbe stato difficile controllare il gruppo su un percorso tutt'altro che favorevole alle volate, e in effetti non abbiamo mai assistito a uno sprint di gruppo: su sette tappe in linea due sono state vinte da corridori di classifica, mentre le altre cinque hanno sempre premiato la fuga. Un fattore di cui bisognerà tenere conto nelle prossime edizioni, se si vorrà dare spazio anche ai giovani velocisti puri emergenti.

Le differenze con i professionisti sono sempre più sottili

Inutile negarlo: la presenza crescente di un gran numero di squadre development nelle gare Under 23 ha alzato (e di molto) l'asticella, contribuendo ad assottigliare la differenza tra la categoria di mezzo e i professionisti. Un esempio lampante è la gestione matura della corsa da parte di alcune squadre development, come la Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies: inserendo Luke Tuckwell (senza dubbio la sorpresa di questa edizione) nella fuga giusta, la formazione tedesca ha costruito una situazione tatticamente difficile da controllare per le formazioni avversarie e ha sfiorato un successo finale clamoroso, sfuggito giusto a un paio di chilometri dall'arrivo dell'ultima tappa. Vi è poi l'aspetto della performance degli atleti: numeri alla mano, sul segmento di Strava di Prato Nevoso almeno sei corridori sono riusciti a migliorare il KOM di Davide Formolo, risalente al Giro d'Italia 2018. Un dato che evidenzia come la categoria Under 23 sia sempre più simile a un professionismo in miniatura.

Foto di Pavel Novak
Pavel Novak conquista la cima di Prato Nevoso © Giro Next Gen

A ciò contribuisce senz'altro l'apertura della corsa ai corridori che, seppur Under 23 a livello anagrafico, sono già professionisti. Le cose potrebbero cambiare dalla prossima stagione: dal 2026 il Tour de l'Avenir, di cui si vocifera un passaggio dalla formula a nazionali a quella a squadre Under 23, chiuderà le porte ai corridori che sono già professionisti, e non è da escludere che questo cambio di rotta possa verificarsi anche al Giro Next Gen. Con tutti i vantaggi e gli svantaggi del caso, di cui avremo certamente modo di parlare nelle prossime settimane.

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Amedeo Onnis
Se sorrido mentre parli, probabilmente stai parlando di ciclismo. Tifoso sfegatato di tutti i corridori dal nome bizzarro e appassionato di triathlon, sono tra quelli che attendono la stagione di ciclocross più di quella su strada.