Valentin Paret-Peintre ha vinto sul Mont Ventoux, sede d'arrivo della 16ª tappa del Tour de France © Le Tour de France
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Tour de France, pare parecchio Paret-Peintre: Valentin vince sul Mont Ventoux

Il corridore della Soudal segue come un'ombra Healy per poi batterlo in cima al gigante della Provenza. Sfida esaltante tra Pogačar e Vingegaard: il danese porta tre attacchi, la maglia gialla para tutti i colpi. Lipowitz guadagna 35" su Onley

22.07.2025 17:35

Il Mont Ventoux non ha deluso gli appassionati a bordo strada, così come il pubblico a casa. Sì, perché l'arrivo più temuto - a pari merito con il Col de la Loze - del Tour de France ha regalato due spettacoli in uno. Per una volta, partiamo dai fuggitivi, che hanno rischiato seriamente di lasciare la vittoria sul piatto, complice un controllo a dir poco esasperato negli ultimi 2 km. Ha vinto il più scaltro di tutti, Valentin Paret-Peintre, che ha saggiamente corso alla ruota di Ben Healy per poi batterlo in un'inconsueta volata a 1900 metri di altitudine. L'irlandese avrebbe avuto i numeri per fare la differenza, se solo il vento contrario non avesse smorzato tutti i suoi attacchi. Ciononostante, l'ex maglia gialla ha interpretato in maniera discutibile il finale, in cui ha concesso a Santiago Buitrago (3° al traguardo) e soprattutto a Ilan Van Wilder l'opportunità di rientrare. E la presenza del belga della Soudal Quick-Step è stata determinante per il successo del compagno di squadra, scandendo il passo nell'ultimo chilometro di salita. Non è stata da meno la sfida tra le due stelle della Grande Boucle: un ottimo Jonas Vingegaard - spalleggiato dagli uomini di fatica della Visma-Lease a Bike, entrati nella maxifuga di metà tappa - ha attaccato per tre volte la maglia gialla Tadej Pogačar, che ha respinto efficacemente gli assalti del rivale, a cui ha persino rifilato un paio di secondi all'arrivo. Tuttavia, la crescita del danese lascia ancora aperto qualche spiraglio in vista della due giorni alpina, anche perché lo sloveno si è trovato ancora una volta da solo prima che infuriasse la battaglia. 

La cronaca della 16ª tappa del Tour de France

La terza settimana del 112° Tour de France si apre con una delle tappe più attese dell'edizione 2025: 9 anni dopo la corsa a piedi di Christopher Froome in maglia gialla, la Grande Boucle torna a scalare il «gigante della Provenza». Tutti sul Mont Ventoux, dunque, per la 16ª frazione, che si sviluppa per circa 140 km su un percorso appena ondulato prima di affrontare la salita conclusiva: 15,7 km con una pendenza media dell'8,8% che si impennano subito all'11%. La strada continua a salire costantemente all'8% fino a metà salita. Poi, una volta doppiato lo Chalet Reynard (-6,5 km), la strada si addolcisce leggermente (pendenza del 6-7%), ma i corridori non troveranno più alcun riparo dal sole fino in cima alla salita. Eccezion fatta per un brevissimo tratto in contropendenza, il Monte Calvo di petrarchesca memoria non abbassa mai la guardia fino in cima, dove si supera nuovamente la doppia cifra.

Com'era largamente prevedibile, la corsa si accende subito dopo la partenza da Montpeiller: il belga Wout van Aert (Visma-Lease a Bike), l'italiano Jonathan Milan (Lidl-Trek) e lo spagnolo Iván Romeo (Movistar) si lanciano per primi all'attacco, portando via un gruppone di circa 40 uomini. Tuttavia, gli uomini della UAE Emirates-XRG decidono di tenere chiusa la corsa, annullando questo primo tentativo dopo una decina di chilometri. In contropiede, prendono l'iniziativa in tre: l'austriaco Marco Haller (Tudor), il belga Xandro Meurisse (Alpecin-Deceuninck) e lo svizzero Marc Hirschi (Tudor). La loro azione non riesce a decollare: pur riuscendo a guadagnare fino a 1'13" sugli inseguitori, la battaglia alle loro spalle è davvero feroce. Non si contano le sortite dal gruppo per provare a saltare sul treno buono: prendono a turno l'iniziativa l'australiano Luke Plapp (Jayco-AlUla), il francese Alexandre Delettre (TotalEnergies), l'italiano Davide Ballerini (XDS-Astana), lo spagnolo Iván García Cortina (Movistar), il campione nazionale svizzero Mauro Schmid (Jayco) e il redivivo van Aert. Niente da fare: i pretoriani della maglia gialla, lo sloveno Tadej Pogačar (UAE Emirates-XRG), corrono senza risparmio per frenare ogni tentativo più o meno numeroso. Un fotogramma per tutti: l'atteggiamento passivo del tedesco Nils Politt (UAE Emirates) a ruota di Delettre.

Il ritmo serrato in gruppo - che ha viaggiato ai 51 km/h di media nella prima ora di corsa - costringe Haller, Hirschi e Meurisse alla resa dopo 70 km. Più o meno in contemporanea, prendono l'iniziativa circa 25 corridori, cui se ne aggiungeranno in medias res altri 9, che riusciranno a vincere il braccio di ferro con gli inseguitori, portando via l'azione giusta. Uno per uno, i nomi dei 36 audaci all'attacco: l'australiano Jarrad Drizners (Lotto), l'austriaco Gregor Mühlberger (Movistar), i belgi Tiesj Benoot (Visma), Victor Campenaerts (Visma), Brent Van Moer (Lotto) e Ilan Van Wilder (Soudal Quick-Step), il britannico Fred Wright (Bahrain-Victorious), il canadese Michael Woods (Free Palestine), il ceco Pavel Bittner (PicNic PostNL), il colombiano Santiago Buitrago (Bahrain), il russo di passaporto francese Pavel Sivakov (UAE Emirates), i francesi Julian Alaphilippe (Tudor), Louis Barré (Intermarché-Wanty), Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies), Clement Champoussin (XDS), Ewan Costiou (Arkéa-B&B Hotels), Valentin Paret-Peintre (Soudal) e Clément Russo (Groupama-FDJ), l'irlandese Ben Healy (EF EasyPost), gli italiani Matteo Trentin (Tudor) e Simone Velasco (XDS), i lettoni Krists Neilands (Free Palestine) e Toms Skujiņš (Lidl-Trek), i norvegesi Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility) e Andreas Leknessund (Uno-X), gli olandesi Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), Pascal Eenkhoorn (Soudal) e Mick Van Dijke (Red Bull-BORA-Hansgrohe), gli spagnoli Alex Aranburu (Cofidis), Raúl García Pierna (Arkéa) e Marc Soler (UAE Emirates), lo statunitense Will Barta (Movistar) nonché i ripescati Haller, Hirschi e Meurisse.

Dopo oltre 80 km di corsa, il gruppo accorda il via libera agli attaccanti. Alle loro spalle, si muoveranno in due momenti diversi i belgi Jonas Rickaert (Alpecin) ed Emiel Verstrynge (Alpecin), il già menzionato Milan - quest'ultimo a caccia dei punti per la classifica della maglia verde, assegnati allo sprint di Châteauneuf-du-Pape - - e l'eritreo Biniam Girmay (Intermarché). Se i due sprinter desisteranno dopo pochi chilometri di vana rincorsa, il tandem belga ridurrà lo scarto al di sotto del mezzo minuto, accarezzando l'idea del riaggancio, ma la loro azione resterà un'incompiuta.

L'affollata platea di attaccanti collabora con buon piglio per una ventina di chilometri finché Trentin - su suggerimento di Alaphilippe - non porta via un gruppetto di 7 uomini. Oltre ai due Tudor, ne fanno parte Abrahamsen, Arensman, Mas, Velasco e Wright. Gli otto contrattaccanti passano allo sprint intermedio con 36" sui primi inseguitori e 3'40" sul gruppo, ancora pilotato da Politt. L'eccellente lavoro di Trentin consente ai fuggitivi di aumentare man mano il vantaggio, che sfiorerà i 7' ai piedi del Ventoux. Nel frattempo, però, il gruppo di testa perde pezzi: per ordine superiore dell'ammiraglia, Wright è costretto a rialzarsi ai -37 dall'arrivo per attendere l'arrivo degli inseguitori, che imboccheranno il Ventoux con 1'37" da recuperare sui primi. Gli uomini di classifica, invece, sono attardati di 6'14".

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Matteo Trentin e Simone Velasco in fuga nella 16ª tappa del Tour de France © Profilo X Le Tour de France

Ancor prima di iniziare la scalata del Monte Ventoso, iniziano le schermaglie tra i fuggitivi: Alaphilippe muove per primo le acque ai -18, mettendo subito in difficoltà Abrahamsen. Dal canto suo, Arensman decide di non seguire i rivali, ai quali si accoderà dopo circa un chilometro. Subito dopo l'inizio ufficiale della salita, fissato al Virage Saint-Esteve, Velasco perde contatto dai compagni di ventura, che proseguiranno assieme fino ai -14, quando entra in azione Enric Mas. Dal gruppo degli inseguitori, invece, avanza Paret-Peintre, seguito da Buitrago, García Pierna, Healy, Van Wilder e Woods.

Spostiamoci in gruppo: van Aert traina i migliori nel primo tratto del Ventoux, erodendo immantinente il margine a disposizione di Mas (5'49" a 13 km dalla vetta). Conclusa l'azione del belga, il testimone passa prima al britannico Simon Yates (Visma), poi allo statunitense Sepp Kuss (Visma). Il loro passo - sommato al gran caldo che accompagnerò i corridori fino alla cima - mette in difficoltà l'austriaco Felix Gall (Decathlon AG2R La Mondiale), che si staccherà dalla maglia gialla a 11 km dall'arrivo. Nel frattempo, Mas prosegue la sua azione solitaria: margine di 41" su Alaphilippe e Arensman, 1'23" sul quartetto con Healy, 5'21" su Pogačar, sul danese Jonas Vingegaard (Visma) e sul tedesco Florian Lipowitz (Red Bull). Con loro anche i britannici Adam Yates (UAE Emirates) e Oscar Onley (PicNic PostNL), il francese Kévin Vauquelin (Arkéa), il norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X), lo spagnolo Carlos Rodriguez (INEOS) e lo sloveno Primož Roglič (Red Bull).

La situazione si evolve ancora ai -9: dopo aver tentato in un paio di occasioni di distanziare Arensman, Alaphilippe rimbalza indietro al pari del corridore olandese. Entrambi saranno raggiunti da un brillante Healy, seguito da Buitrago e Paret-Peintre, per poi staccarsi definitivamente. Calma piatta - almeno per ora - dalle parti della maglia gialla: l'unico a rompere l'inerzia è Rodriguez, partito ai -9. Di contro, Healy porta un'altra accelerazione ai -7,5, che riduce lo scarto a disposizione del solitario battistrada (40").

Dopo tanta attesa, ecco il primo tentativo di Jonas Vingegaard a 8500 metri dal traguardo: Pogačar si accoda immediatamente al danese, ma non può nascondere una smorfia di fatica. Nel frattempo, il capitano della Visma ritrova il primo dei due compagni lanciati all'attacco: Benoot scandisce il passo a metà salita, preparando il terreno a una nuova accelerazione di Vingegaard, cui la maglia gialla risponderà con apparente semplicità. Alle loro spalle, Lipowitz prova ad allungare su Onley. Più indietro, invece, Roglič - che pure aveva cercato di seguire i primi due - e gli altri uomini di classifica.

Il piano della Visma prosegue con l'ultima carta da giocare: Victor Campenaerts si incarica di fare l'andatura nel tratto successivo a Chalet Reynard. Davanti, invece, Mas sente il fiato sul collo di Healy e Valentin Paret-Peintre, che hanno a loro volta staccato Buitrago ai -5. Molto affaticato, invece, Lipowitz: l'ex biatleta fatica a stare alla ruota di Onley, Roglič e Van Dijke. I distacchi: i tre di testa - riunitisi ai -4 - hanno 2'47" da difendere sui duellanti per la maglia gialla. Ritardo superiore ai 3' per Lipowitz e Onley. Considerata la situazione alle loro spalle, Healy rompe gli indugi a 3500 metri dalla linea bianca. Mas approfitta di un rallentamento per rientrare sull'irlandese della EF EasyPost e sul francese della Soudal Quick-Step.

Finito il lavoro di Campenaerts, Vingegaard ci prova per la terza volta: la maglia gialla è sempre lì, incollata alla ruota dell'avversario. Sfida di nervi da una parte, sfida di nervi dall'altra: Paret-Peintre scatta ai 2800 metri dalla fine, Healy rientra con qualche difficoltà prima di portare un nuovo affondo ai -2,5 km. Benché sia in palio la vittoria di tappa, i due di testa scelgono colpevolmente di controllarsi, esponendosi al rischio di essere raggiunti non solo dai primi inseguitori, ma anche dai due fenomeni del Tour. Rischio che si concretizza a 1800 metri dalla fine, quando tornano sotto Buitrago e Mas.

Dopo aver rintuzzato tutti gli attacchi del danese, il leader della generale porta il suo affondo a 1300 metri dal traguardo: Vingegaard risponde in maniera perentoria prima di cercare (timidamente) di rispondere. In vista dell'ultimo chilometro, i corridori al comando - dai quali si è nuovamente sfilato Mas - hanno ormai un margine di 45". Il passo è così ridotto che Van Wilder, staccato a metà salita, si rifà sotto proprio sul più bello. Riusciranno a giocarsi la vittoria dopo tutte queste moine? Lo spettro di Jonas e Tadej aleggia fino ai 300 metri, quando Healy lancia la sua progressione. La volata è lunga, lunghissima: Paret-Peintre tiene la ruota dell'irlandese a ridosso del tornante che conduce sull'ultima rampa per poi piazzare la zampata vincente negli ultimi 100 metri. 2° Healy, 3° Buitrago (a 4"), 4° Van Wilder (a 14"), determinante per il successo del minore dei fratelli Paret-Peintre, che ha così centrato il suo terzo alloro in massima serie, spezzato nel contempo il digiuno dei francesi al Tour. Pogačar sprinta con Vingegaard, guadagnando 2" al  capitano dei gialloneri che, subito dopo il traguardo, è finito a terra per colpa di un fotografo. Per il resto, il migliore tra gli uomini di classifica è Roglič, che lascia 1'08" ai dioscuri del Tour. Lipowitz (1'10") batte ancora Onley nella rincorsa all'ultimo gradino del podio, infliggendogli 35". Bilancio in negativo per Gall (a 2'53" dalla maglia gialla), Vauquelin (a 2'59") e Johannessen (a 4'28").

La nuova classifica generale: Pogačar in giallo con 4'15" sul danese e 9'03" su Lipowitz. 4° Onley a 11'04", seguito da Roglič (a 11'42") e dal capitano dell'Arkéa (a 13'20"). 

L'ordine d'arrivo

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A Valence l'ultima occasione per i velocisti

Prima di affrontare le Alpi, il Tour de France si concederà una giornata di respiro (sempre che la corsa non prenda un'altra piega, ovviamente): la Bollène-Valence (160,5 km) è disegnata su misura delle ruote veloci, a cui non resta che questa chance sulla strada per Parigi. Strada costantemente in ascesa nella prima metà della 17ª tappa, che propone in successione lo sprint intermedio di Roche-Saint-Secret-Béconne (in cima a uno strappo) e il Col du Pertuis (4ª categoria, poco meno di 4 km al 6,6% medio). Dopo aver percorso un tratto di alleggerimento, la carovana scalerà il secondo e ultimo GPM in programma: il Col de Tartaiguille, un altro 4ª categoria che misura 3600 metri, la cui pendenza media si aggira intorno al 3,5%. Raggiunta la cima, mancheranno 43 km al traguardo: il terreno per rientrare sui fuggitivi non manca di certo.

Diretta integrale su Discovery+ e su Eurosport 1 - per i clienti di Amazon Prime Channel, DAZN e TIMVision - dalle 13.10 circa. Collegamento su Raidue dalle 14. 

Tour de France Femmes 2025, la startlist commentata in tempo reale
Vingegaard rivela: "Sono caduto per colpa di un fotografo"
Carmine Marino
<p>Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre '23.</p>