Primoz Roglic indossa la prima maglia rosa al Giro d'Italia 2019 © ANSA
Giro d'Italia

Roglic, un Giro d'Italia che sa di rivalsa: "Vincerà il più completo!"

I protagonisti del Giro, puntata 1: Primoz Roglic. Lo sloveno non vuole limitare le tre settimane ad una sfida esclusivamente tra lui ed Evenepoel. Tirreno, Catalogna e tanta altura le tappe di avvicinamento alla Corsa Rosa

30.04.2023 09:00

Con l'avvicinarsi del Giro d'Italia 2023 sta man mano prendendo forma la startlist, vicina al suo completamento e già pubblicata in versione parziale; alcune squadre hanno ufficializzato la propria compagine con oltre una settimana d'anticipo, altre stanno convivendo con problemi e dubbi legati, talvolta, ancora alle infezioni Covid-19. In generale però i nomi più attesi al via, sia per quanto riguarda la classifica finale che per le classifiche minori e le vittorie di tappa, sono noti già da un po' di tempo e proprio loro, i protagonisti principali, meritano un approfondimento personale prima del via della Corsa Rosa.

Partiamo da uno dei grandi favoriti per la conquista della maglia rosa, il più esperto tra i due contendenti annunciati il cui duello è in programma dall'inverno: Primoz Roglic. L'unico obiettivo dello sloveno della Jumbo-Visma è sollevare il Trofeo Senza Fine nello spettacolare e iconico finale di Roma; dopo una carriera condita da tre Vuelte e piazzamenti sul podio a Giro e Tour, una seconda piazza aggiungerebbe poco al suo palmares ed ecco quindi che l'obiettivo del successo nella generale è dichiarato immediatamente. Sulla sua strada Roglic troverà un avversario davvero ostico nella figura del campione del mondo Remco Evenepoel, contro cui dovrà battersi sia nelle tante tappe in salita disseminate nei ventuno giorni, sia nelle tre lunghe ed impegnative prove contro il tempo inserite nel percorso del Giro 2023, ancora una volta il Grand Tour più completo dei tre da questo punto di vista.

Entrambi, Remco e Primoz, sanno bene che la sfida sarà con ogni probabilità tra loro due, unici corridori da gare a tappe che al momento possono fregiarsi di essere considerati quasi allo stesso livello dei due alieni del Tour de France 2022 Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar. A riguardo del duello con Evenepoel, Roglic ha dichiarato nei giorni scorsi ad alcuni siti d'informazione sloveni che “si discute tanto di me e di Remco, ma nel ciclismo contemporaneo ci sono tantissimi corridori di alto livello e alla fine sono le piccole cose a decidere una corsa come il Giro d'Italia. Bisogna essere sempre concentrati e prestare attenzione a tutto, sin nei minimi dettagli”.

Alla luce del percorso impegnativo che lo attende nelle tre settimane che seguiranno dalla partenza dalla Costa dei Trabocchi Roglic si è anche detto convinto che rimonte e cambiamenti in classifica sono sempre possibili: “È l’ultima settimana quella in cui si decide tutto. È stato così anche nel Giro 2022 vinto da Hindley e probabilmente sarà così anche quest'anno”. Tuttavia la sua attenzione, come detto, sarà massima sin dalle prime giornate, già decisive per decretare l'inerzia in chiave classifica e, se possibile, per accumulare qualche secondo di vantaggio già durante la prima settimana, in cui Roglic, grazie alle sue ottime doti allo sprint, potrebbe raccogliere qua e là qualche piazzamento in alcune delle tappe più mosse, oltre a quelle decisive in ottica maglia rosa.

Chiaramente, viste le aspettative che sono riposte sullo sloveno, è lecito attendersi dalla seconda tappa in avanti una Jumbo-Visma schierata in blocco a sostegno del proprio capitano unico. I gialloneri portano in Italia una truppa di tutto rispetto, soprattutto se confrontata alle edizioni passate in cui trovavano spazio esclusivamente le seconde linee escluse dalla selezione per il Tour. Al fianco di Roglic durante il Giro d'Italia troveremo il formidabile scalatore Sepp Kuss, americanino che sulle lunghe salite è tra i migliori al mondo (seppur con bei problemi di gestione dello sforzo che si trascina da sempre), Jan Tratnik, connazionale di Rogla e uomo buono per tutte le frazioni - da quelle pianeggianti ai tapponi alpini - Koen Bouwman, Tobias Foss e Robert Gesink, che formeranno il cosiddetto core attorno al leader nelle tappe più impegnative ma saranno utili anche in quelle più semplici, e, infine, due bei passistoni come Michel Hessmann (tutt'altro che scarso in salita, comunque) ed Edoardo Affini, il quale andrà a caccia della prima maglia rosa nella cronometro di Fossacesia, proprio come il suo capitano.

A tal proposito, Roglic ha ammesso che il testa a testa con Evenepoel scatterà proprio dalla prima giornata e che quindi la sua volontà è quella di farsi trovare preparato e in palla nella prova contro il tempo che inaugurerà il Giro 106, disciplina in cui detiene il titolo olimpico: "Saranno in molti a voler prendere la prima maglia rosa. Filippo Ganna, ad esempio, sarà uno dei principali candidati alla prima vittoria di tappa; forse anche più di Remco".

Un inizio di 2023 inaspettatamente prolifico

Seppur ormai appaia così ai più, appena qualche mese fa non era per nulla scontato che avremmo potuto godere dell'autorevole presenza di Roglic al Giro d'Italia. Dopo l'operazione alla spalla - in seguito alla caduta nella scorsa Vuelta a España che lo estromise dalla lotta per il successo finale proprio contro Evenepoel, in quel caso già ampiamente avvantaggiato in classifica - lo sloveno è stato fermo ai box per diverse settimane e ha ripreso gli allenamenti solamente nel mese di dicembre.

Di comune accordo con la squadra il rientro era stato fissato per il Giro di Catalogna nella penultima settimana di marzo, ma nel mese di febbraio, trascorso in altura sul Teide insieme ai compagni di squadra (sia coloro che si sarebbero concentrati sulle classiche, come Wout van Aert, sia gli specialisti delle corse a tappe come Jonas Vingegaard), lo sloveno ha fatto segnare miglioramenti notevoli e dunque è stato inserito nella formazione giallonera per la Tirreno-Adriatico.

Nella Corsa dei Due Mari Roglic è stato il protagonista indiscusso, vincendo tre tappe su sette - e proprio le più impegnative: Tortoreto, Sassotetto e Osimo - la classifica generale, la classifica a punti e quella per scalatori, un en-plein difficilmente pronosticabile alla vigilia della corsa date le enormi incognite che gravitavano attorno allo stato di forma del campione sloveno, che con questi successi ha sgomberato il campo da dubbi sulla sua condizione e si è preso di diritto il ruolo di favorito d'eccezione per la Corsa Rosa.

L'unico rebus ancora in campo riguardava perlopiù la sfida diretta con uno degli altri Grandi del ciclismo contemporaneo, nessuno dei quali era presente alla Tirreno (dalla lista sono volutamente esclusi Van der Poel e Van Aert in quanto esclusivamente uomini da corse di un giorno, almeno per ora…). Il test atteso è giunto proprio contro il rivale diretto in Catalogna, come previsto, e in quella settimana Primoz è sembrato ancora più in palla che alla Tirreno, rintuzzando praticamente sempre i tentativi di Evenepoel e regolandolo allo sprint in un paio di occasioni, limitandosi nelle ultime due tappe a stoppare il belga e limitarne i piani di rovesciamento della classifica. In appena sette giorni un ruolino di marcia a dir poco impressionante: classifica generale, classifica a punti, due vittorie di tappa, tre secondi posti, un nono e un quindicesimo posto. Unendolo a ciò che Primoz aveva ottenuto alla Tirreno otteniamo un inizio di stagione clamorosamente positivo e proficuo: quattordici giorni di corsa in cui il portacolori della Jumbo ha messo insieme due generali, cinque vittorie parziali e tre classifiche minori; il tutto appena tornato da un infortunio piuttosto grave e ad un'età non più giovanile per un atleta di primo livello.

Ovviamente, in ottica Giro d'Italia, il duello con Remco al Giro di Catalogna assume un'importanza non banale perché è un vero e proprio antipasto di ciò a cui assisteremo - si spera - durante la Corsa Rosa. Seppur la gara spagnola fosse solamente di una settimana e mancasse di cronometro e tapponi è stata ugualmente un test per entrambi i contendenti e non si può dire che lo sloveno ne sia uscito deluso o intaccato nella fiducia: "Vedremo come andrà con Evenepoel al Giro, abbiamo già corso diverse volte insieme e non credo che Remco debba dimostrarmi quanto sia forte, i risultati parlano chiaro. Io dovrò essere nella condizione giusta, fare le cose fondamentali e cercare di cogliere le opportunità che potranno maturare nell’arco delle tre settimane. Alla fine, vincerà il corridore più completo“.

L'ultimo step per giungere alla partenza di sabato prossimo nella migliore forma possibile è stato un secondo blocco di allenamento a Tenerife con la squadra che lo assisterà al Giro, sempre sul Teide a oltre 2000 metri di quota. Lì Roglic ha vissuto praticamente tutto il mese di aprile ed ha ultimato la preparazione in vista del Giro. Conoscendo le sue caratteristiche, che lo portano ad essere performante già da subito dopo un training camp, c'è da scommettere che a Fossacesia vedremo Primoz in grande spolvero. 

Un'ottima condizione ad inizio Giro non basta però ad assicurarci un Roglic protagonista lungo l'arco di tutte e tre le settimane; nel 2021 e 2022, infatti, lo sloveno ha concluso solamente un grande giro sui quattro disputati, dando prova di possedere un atavico problema legato alle cadute. Troppo spesso l'atleta di Trbovlje è finito a terra rovinosamente mandando a monte tre settimane: è il caso del Tour 2021 e del 2022, corse in cui pareva lanciato verso la sfida con Pogacar ma che ha dovuto accantonare prima ancora che si entrasse nel vivo della gara, ritirandosi dopo qualche giorno di sofferenza; ed è anche il caso della succitata Vuelta 2022, grande giro in cui lo sloveno stava salendo di colpi di giornata in giornata ma che, ancora una volta, è stato costretto ad abbandonare a causa di una disattenzione in volata.

Tutti questi ritiri, tuttavia, non devono far dubitare delle potenzialità di un Roglic tirato a lucido sulle tre settimane. L'ultimo GT da lui concluso è la Vuelta 2021 e la corsa spagnola è probabilmente la gara a tappe di ventuno giorni più brillante che Primoz abbia mai disputato e ci sono tutti i presupposti perché al Giro ripeta una prestazione di quel calibro. Dal 2018 in poi l'alfiere della Jumbo si è imposto come uno dei migliori uomini di classifica al mondo e ha iniziato un processo di crescita costante passato per il Giro d'Italia del 2019, la Vuelta dello stesso anno - primo giro di tre settimane messo in saccoccia dallo sloveno - l'ancora da lui maledetta Grande Boucle del 2020 e di nuovo la Vuelta, arrivando quindi alla terza e ultima camiseta roja aggiunta al palmares.

Solamente gli imprevisti sono riusciti ad interrompere questo cammino e Roglic si presenterà al via del Giro tra una settimana per riprendere da dove aveva lasciato e anche perché, al di là del Giro che sicuramente aggiungerebbe tantissimo alla sua carriera, ha ancora un conto aperto con il Tour de France e nel profondo, come ha ammesso durante l'inverno, crede ancora di poterlo conquistare un giorno o l'altro. 

Uno dei leitmotiv della carriera di Primoz è stata l'incredibile capacità mentale di riprendersi dopo sonore batoste da cui tuttavia ha imparato moltissimo. La chiave è non dimenticare il passato, come appunto nel caso della Grande Boucle, ma anche del Giro 2019 che gli è stato e gli sarà sicuramente d'insegnamento nel corso del prossimo mese. In quell'occasione partì a mille e terminò in calando (“Forse ero andato persino troppo bene alla prima cronometro e da lì sono rimasto fregato”) a causa di una primavera - iniziata all'UAE Tour a febbraio - vissuta a tutta fino al Giro di Romandia compreso, e, soprattutto, di vari malesseri nonché - to' guarda! - di una caduta lungo la discesa del Civiglio (nella famosa tappa in cui i suoi DS si fermarono per espletare i propri bisogni fisiologici appena prima che l'allora secondo della classifica forasse). 

Da allora Roglic è maturato ancora ed è divenuto più forte, ma -come detto - ha anche subito diverse battute d'arresto. Dopo quattro anni sembra pronto alla rivalsa in terra italiana: il Giro d'Italia 2023 è lo spartiacque che decreterà se potremo ammirare ancora in futuro il Primoz fuoriclasse o invece dovremo accontentarci dei bei ricordi che ci ha lasciato grazie a tutto quello che ha regalato finora.

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