L'Artiglio di Gaviglio

Il metro e mezzo sarà legge: e ci tocca pure ringraziare Salvini!

La misura è contenuta nelle modifiche al Codice della Strada di cui è promotore proprio il Capitano. Il primo passo è fatto, ora però bisogna lavorare sull’automobilista incazzato che è dentro ognuno di noi

02.07.2023 13:00

L'orologio che ho in cucina è rotto: o meglio, dovrei solo cambiargli le pile ma in fondo, anche così, due volte al giorno segna l'ora giusta. Mi ricorda un po' Salvini che, dopo anni di vergogne politiche, per i grandi numeri, alla fine, pare averne imbroccata una: tra le misure contenute nel nuovo Codice della Strada, di cui il Capitano è promotore in qualità di ministro delle infrastrutture e dei trasporti, c'è, infatti, anche l'introduzione del metro e mezzo di distanza da tenere nel momento in cui si soprassa un ciclista. Finalmente.

Poi certo, a voler dare a Cesare quel che è di Cesare, la proposta di legge specifica era stata depositata in parlamento lo scorso mese di marzo dal senatore Alberto Losacco, del Partito Democratico, ribattezzata legge Scarponi in ricordo del compianto Michele, investito mortalmente ad un incrocio durante un allenamento, il 22 aprile 2017, come tutti noi ben ricordiamo. La commozione per la morte di uno dei corridori in assoluto più amati era stata enorme e, se non altro, era servita a sensibilizzare l'opinione pubblica più dei tanti (troppi) incidenti analoghi che prima e dopo la scomparsa del campione marchigiano sono costati la vita ad altre centinaia di corridori, professionisti o amatori che fossero. E grande merito va dato anche al fratello di Michele, Marco, per essersi fatto portavoce, da allora, della campagna per la sicurezza "La strada è di tutti, a partire dal più debole".

Fatto sta che, dopo anni di manfrine, questa sembrerebbe davvero essere la volta buona: il disegno di legge recante un corposo pacchetto di modifiche al Codice della strada è stato infatti licenziato dal consiglio dei ministri e, se non ci saranno intoppi, a breve verrà recepito dal parlamento ed entrerà in vigore. Nel dettaglio, la modifica che più ci interessa è quella che andrà a toccare l'articolo 148, comma 9-bis che, attualmente, recita la seguente, nebulosa formula:

Lungo le strade urbane ciclabili il conducente di un autoveicolo che effettui il sorpasso di un velocipede è tenuto ad usare particolari cautele al fine di assicurare una maggiore distanza laterale di sicurezza in considerazione della minore stabilità e della probabilità di ondeggiamenti e deviazioni da parte del velocipede stesso. Prima di effettuare il sorpasso di un velocipede, il conducente dell'autoveicolo valuta l'esistenza delle condizioni predette per compiere la manovra in completa sicurezza per entrambi i veicoli, riducendo particolarmente la velocità, ove necessario, affinché la manovra di sorpasso sia compiuta a ridottissima velocità qualora le circostanze lo richiedano. Chiunque viola le disposizioni del presente comma è soggetto alle sanzioni amministrative di cui al comma 16, primo periodo.

Ecco, andare ad aggiungere la precisa indicazione di mantenere almeno un metro e mezzo di distanza laddove, oggi, il legislatore prescrive genericamente di “assicurare una maggiore distanza laterale di sicurezza”, consentirà all'autorità giudiziaria di disporre di un ulteriore appiglio legislativo per inchiodare il reo alle sue responsabilità, e comminargli sanzioni – anche penali, qualora necessario – adeguate. Questo, naturalmente, non significa che da domani tutti gli automobilisti, e i camionisti, e i motociclisti, e i tassisti, e agli autisti di bus (ma sì, omaggiamo pure Salvini con uno degli elenchi a lui tanto cari!) avranno l'accortezza di rispettare le opportune distanze di sicurezza, ma siamo pur sempre in presenza di un primo passo di grande importanza, sulla lunga strada che l'italiano medio deve ancora percorrere verso quel traguardo chiamato "civismo".

E arrivati a questo punto si dovrebbe aprire un capitolo a parte. Perché l'insofferenza che proviamo nei confronti di qualsiasi altro veicolo, persona o cosa ci si pari davanti quando siamo alla guida, è il vero nervo scoperto su cui tutti dovremmo lavorare. Fare il pelo ai malcapitati ciclisti di turno, avere la tentazione di fare strike quando due o più di loro pedalano affiancati, o strombazzare come degli ossessi non appena ne vediamo comparire uno all’uscita di un tornante, fa il paio con il piantare gli abbaglianti nello specchietto retrovisore di chi ci precede sulla corsia di sorpasso, col terrorizzare il pedone che si arrischia a mettere un’unghia sulle strisce al nostro passaggio, o col suonare il clacson perfino a Verstappen, se questi non avesse la prontezza di scattare al semaforo un millisecondo dopo il verde.

Non è dunque nemmeno un problema tra macchine e biciclette, ma tra l'automobilista incazzato che è dentro ognuno di noi ed il mondo che ci circonda. Uno stato psicopatologico che ci porta a salire sulle barricate se il nostro Comune si azzarda a proporre dieci metri di pista ciclabile, o a minacciare di darci fuoco davanti al Comando della Polizia municipale al solo pensiero di abbassare ai 30 chilometri l'ora il limite di velocità in alcune vie del centro; o, ancora, a desiderare di avere in dotazione dei siluri terra-aria con cui far brillare il vecchio col cappello che non ci dà strada sulla tangenziale. Salvo poi, magari, uscire per una pedalata e mandare giustamente dove merita la prima auto che ci sfreccia accanto ai duecento all'ora.

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