
Vuelta, Vingegaard: "La gente protesta per un motivo, è orribile quello che sta succedendo"
Il danese comprende i manifestanti pro-Palestina: "Sono disperati e cercano attenzione", ma ammette che "è un peccato" che la Vuelta venga colpita dalle proteste
Jonas Vingegaard, attuale maglia rossa della Vuelta a España 2025, ha espresso comprensione per le continue proteste pro-Palestina che stanno accompagnando la corsa, pur riconoscendo che la situazione crea problemi alla regolarità e alla sicurezza del gruppo. Anche ieri, durante la quindicesima, un manifestante ha causato la caduta di Javier Romo, cercando di invadere la sede stradale, pur cadendo goffamente nel farlo.
Interpellato in conferenza stampa dopo la tappa 15, il danese ha dichiarato:
"No, non abbiamo sentito nulla, almeno riguardo a quello che è successo. Abbiamo visto Javier [Romo] tornare dopo la caduta, ma non sapevamo esattamente cosa gli fosse accaduto".
"Ci sentiamo coinvolti da ciò che sta accadendo"
Riguardo alle manifestazioni, Vingegaard ha aggiunto:
“A dire la verità penso che tutti noi ci sentiamo coinvolti da quello che sta succedendo, e penso che tutte le persone che stanno manifestando stiano solo cercando un modo per fare notizia. Credo che pensino che non riceva abbastanza attenzione e sono davvero disperati, ed è per questo che lo fanno. Certo, è spiacevole che debba succedere qui alla Vuelta, ma penso che siano davvero disperati e che vogliano che la questione abbia più attenzione”.

In un’altra intervista concessa a TV2 in danese, Vingegaard ha ribadito lo stesso concetto:
"In relazione a tutte le discussioni sulle proteste e su tutto quello che è accaduto, penso davvero che la gente lo faccia per un motivo. È orribile quello che sta succedendo adesso, e credo che chi manifesta voglia soltanto avere voce. Penso che protestino qui perché hanno bisogno di un forum per farsi sentire. Vogliono che i media permettano loro quella possibilità, quindi lo fanno qui. Certo, in un certo senso è un peccato che accada proprio qui [alla Vuelta], credo che molti di noi lo pensino, ma ancora una volta penso che siano solo disperati di essere ascoltati".
Un cambio di prospettiva da parte di Vingegaard?
Le parole del due volte vincitore del Tour de France mostrano un atteggiamento diverso rispetto a quanto dichiarato pochi giorni fa, sempre alla Vuelta, quando la preoccupazione sembrava concentrarsi soprattutto sul rischio di incidenti e sull’inutilità di coinvolgere i corridori. Allora aveva detto, con una certa retorica dell'impotenza:
"A essere sincero, penso che la polizia abbia fatto un buon lavoro oggi. La prima volta che abbiamo passato il traguardo, abbiamo visto i manifestanti che cercavano di scendere in strada. La polizia è riuscita a fermarli. E sull’ultima salita i manifestanti pro-Palestina hanno provato a bloccarci, ma siamo riusciti a superarli facilmente. A parte questo, non mi sono sentito realmente in pericolo"