
Impey (Israel Premier-Tech): "Jorgenson non ci vuole. È forse il re della Vuelta?"
L'ex professionista ed oggi direttore sportivo della squadra di Sylvan Adams ha spiegato come lo statunitense sia il più esplicito su Whatsapp
La questione Israel Premier-Tech, che come ormai dovreste sapere abbiamo deciso di rinominare Free Palestine per scelta editoriale, è destinata a non placarsi e sarà probabilmente un tema che ci accompagnerà fino alla fine della Vuelta a Espana 2025. Negli ultimi giorni ne sono successe di tutti i colori in tal senso, dalla riunione tra rappresentati delle squadre, CPA ed organizzatori, fino alla necessità di neutralizzare la Bilbao-Bilbao a causa del tentativo dei manifestanti pro-Palestina di sfondare le transenne all'arrivo.

Nelle ultime ore è giunta anche l'indiscrezione, dal Belgio, di un possibile cambio di nominativo nel 2026 con la rimozione della dicitura ‘Israel’. Non sono giunte conferme o smentite, ma ha rilasciato alcune dichiarazioni Daryl Impey, ex professionista ed oggi direttore sportivo della Free Palestine, che in una chiacchierata con ‘FloBikes’ ha rivelato come Matteo Jorgenson sia il più esplicito in assoluto nel volerli fuori dai giochi.
Botta e risposta Impey-Jorgenson sulla questione Israel
“La gente può dire quello che vuole, ma noi continueremo fino a Madrid. Semplice. Stiamo cercando di concentrarci su ciò che siamo: una squadra ciclistica. Sentiamo persino molto supporto. E i corridori delle altre squadre? Alcuni ci sostengono, altri no. Nel gruppo Whatsapp del CPA, Matteo Jorgenson è il più esplicito. Forse dovreste chiedergli cosa ne pensa. Siamo una squadra sportiva e non facciamo politica, ma a quanto pare per lui siamo arrivati a questo punto. Sta praticamente dicendo che ce ne dovremmo andare, andando contro gli altri corridori. È forse il re della Vuelta? Forse lui può aggiungere qualcosa”.
La risposta dello statunitense della Visma | Lease a Bike non si è fatta attendere più di tanto ed è stata anche ficcante per certi versi: “Si riferisce a messaggi in una chat di gruppo privata tra corridori. Trovo inappropriato renderlo pubblico sui media. Questo dimostra chiaramente la sua posizione. Non ho altri commenti pubblici da fare”.
Viviani: “Se mi avessero offerto un contratto perché non accettarlo?”
Sulla questione, infine, è intervenuto anche Elia Viviani, uno dei rappresentanti in gara del CPA: “Essere tenuti al corrente di quello che succede da parte degli organizzatori e dell'UCI è quello che vogliamo. Noi, come corridori, non siamo nella posizione di poter fare pressioni a quelli della Israel. Potrebbe essere solo un caso il fatto che tu non faccia parte di quella squadra. Se io fossi stato senza contratto lo scorso inverno e me ne avessero proposto uno, perché non accettarlo? Dal mio punto di vista, da corridori non possiamo andare contro altri corridori. Poi, il fatto che la squadra resti in corsa è una loro questione. Per quello che mi riguarda, mi dispiace per i corridori, che devono affrontare tappe dure con persone che gli urlano dietro di tutto”.