Robinson Chalapud campione nazionale colombiano nel 2015 © Federación Colombiana de Ciclismo
Mondo Continental

Vi ricordate di Chalapud? In Sudamerica vince come un ventenne

A trentanove anni il colombiano si è aggiudicato la Vuelta al Ecuador per la seconda volta consecutiva, dimostrando di essere ancora in grado di lasciare il segno. Focus sulla Kinan, dominatrice dell'Oita Urban Classic

04.10.2023 23:41

Trentacinquesimo appuntamento con la rubrica Mondo Continental. In questa puntata: Vuelta Ciclista al Ecuador, GP Cerami, Tour of Istanbul, Oita Urban Classic, Robinson Chalapud, ancora vincente a trentanove anni, e la Kinan, dominante all'Oita Urban Classic.

Le corse della settimana

Vuelta Ciclista al Ecuador

Robinson Chalapud portato in trionfo dai compagni di squadra © Robinson Chalapud

In settimana è andata in scena la trentacinquesima edizione della Vuelta al Ecuador, la principale corsa a tappe del paese sudamericano che negli ultimi anni ha lanciato diversi corridori verso il professionismo. Nei sei giorni di corsa si sono date battaglia tredici squadre: quattro Continental (oltre alle due compagini di casa, il Banco Guayaquil-Ecuador e la Movistar-Best PC, erano presenti la messicana Canel’s e la panamense Panamá es Cultura y Valores) e nove formazioni dilettantistiche.

La gara si è aperta con una tappa in circuito nella città di Riobamba. Gli otto giri da 16,5 km non prevedevano grandissime difficoltà, ma gli oltre 2.700 metri di altitudine potevano rappresentare un problema per qualcuno e, infatti, c’è stata una certa selezione. Si è imposto in solitaria il cileno Pablo Alarcón (Canel’s). Il trentacinquenne ha preceduto di 6” Luis Monteros (Pichincha Andalucía) e di 12” il compagno di squadra Ignacio Prado. Il gruppo principale, composto da una trentina di corridori, ha tagliato il traguardo con 15” di ritardo.

Il percorso della seconda frazione presentava diverse salite lunghe e, nella parte iniziale, si arrivava a toccare addirittura i 3.650 metri. Robinson Chalapud (Banco Guayaquil-Ecuador) si è tolto di ruota tutti, rifilando distacchi importanti. Il trentanovenne ha superato di 1’06” il compagno di squadra Jorge Montenegro e di 3’02” la leggenda del ciclismo locale Byron Guamá (Movistar-Best PC). Il colombiano si è preso, ovviamente, anche la vetta della classifica generale.

La terza tappa era molto più semplice della precedente, anche se c’era qualche salita di media difficoltà e gli ultimi dieci chilometri tendevano costantemente all’insù. All’arrivo i tifosi hanno potuto festeggiare la prima vittoria ecuadoriana, grazie all’ex campione nazionale Richard Huera (Movistar-Best PC). Il ventiquattrenne ha relegato alle piazze d’onore Joel Levi Burbano (Team Jonathan Narváez S-F) e Alejandro Pita (Saitel), staccati rispettivamente di 3” e 5”.

La quarta frazione, lunga appena 90 chilometri, ha riportato i corridori sopra i 3.000 metri di altitudine, ma solo l’Alto de Cochas era una salita impegnativa. Tre corridori si sono giocati la vittoria in volata e ad esultare è stato il colombiano Marco Tulio Suesca (Movistar-Best PC), che ha avuto la meglio su Nixon Rosero (Banco Guayaquil-Ecuador) e Bryan Obando (C&S Technology).

La quinta tappa prevedeva diverse salite impegnative, l’ultima delle quali terminava a soli dieci chilometri dal traguardo. La Movistar-Best PC è riuscita a conquistare un’altra vittoria, centrando addirittura la doppietta: Santiago Montenegro è arrivato da solo con 16” su Byron Guamá. Il Banco Guayaquil-Ecuador ha controllato la situazione, con Jorge Montenegro e Robinson Chalapud che hanno limitato il ritardo a 27”, conservando agevolmente le prime due posizioni della classifica generale.

L’ultima frazione era una delle più semplici, con un circuito di 11,5 chilometri, la cui difficoltà principale era rappresentata da uno strappo di circa 500 metri situato proprio sul traguardo, da ripetere dieci volte. È stata una buona giornata per la fuga e il successo è andato all’unico corridore europeo in gara, Cormac McGeough (Canel’s). L’irlandese ha preceduto di 31” Carlos Gutierrez (Banco Guayaquil-Ecuador) e di 32” Royner Navarro (AVV Perù).

Robinson Chalapud ha conquistato il successo finale, con 1’09” su Jorge Montenegro e 2’36” su Santiago Montenegro. Il Banco Guayaquil ha, prevedibilmente, vinto la graduatoria a squadre e ha festeggiato anche la maglia di miglior giovane di Nixon Rosero, quinto a 7’03”. La Movistar-Best PC si è presa le altre classifiche secondarie, grazie a Marco Tulio Suesca miglior scalatore e re degli sprint intermedi.

GP Cerami

James Fouché vince il GP Cerami © Bolton Equities Black Spoke

Dopo tre annullamenti consecutivi, è finalmente tornato in calendario il GP Cerami, corsa di un giorno belga giunta alla cinquantaquattresima edizione. Gli organizzatori hanno dovuto fare un passo indietro e registrare la gara in categoria 2, ma per il momento la cosa più importante era evitarne la scomparsa. Quest’anno erano presenti al via ventiquattro squadre: un ProTeam (la Bolton Equities Black Spoke), quattordici Continental e nove formazioni dilettantistiche.

Il percorso prevedeva un tratto in linea di sessanta chilometri, al termine del quale si entrava in un circuito di 23,5 km da ripetere per quattro volte. Non erano presenti grandi difficoltà altimetriche, anche se l’ultimo chilometro tendeva leggermente all’insù, e la principale asperità del circuito era rappresentata d un tratto di pavé, che terminava a 15 km dal traguardo.

Storicamente la corsa è sempre stata aperta più soluzioni, con la volata di gruppo come opzione possibile, ma assolutamente non scontata. Anche quest’anno l’esito è stato molto incerto: il finale, infatti, è stato caratterizzato da un braccio di ferro tra i quattro uomini che erano all’attacco e il gruppo. Alla fine, seppur di poco, l’hanno spuntata i fuggitivi e a vincere è stato James Fouché (Bolton Equities Black Spoke). 

Il neozelandese, recente vincitore della classifica degli scalatori al Tour of Britain, ha preceduto sul traguardo il figlio d’arte Lars Boven (Jumbo-Visma Development) e il giovane Marius Macé, che ha regalato un podio insperato alla SCO Dijon-Matériel-Velo.com. Il quarto posto è andato ad Abram Stockman (TDT-Unibet), cronometrato con 2” si ritardo. Il gruppo è arrivato in scia al belga ed è stato regolato da Rory Townsend (Bolton Equities Black Spoke) davanti a Markus Pajur (Tartu2024) e Davide Bomboi (TDT-Unibet).

Tour of Istanbul

Il podio finale del Tour of Istanbul © Tour of Istanbul

In settimana, in Turchia, è andata in scena un’altra gara all’esordio nel calendario UCI: il Tour of Istanbul, corsa a tappe di quattro giorni. Rispetto alla maggior parte delle corse turche di categoria 2, la partecipazione è stata di livello superiore: al via, infatti, si sono schierate ben diciassette Continental e le selezioni nazionali di Bulgaria, Serbia ed Uzbekistan, per un totale di venti squadre.

La prima tappa presentava un profilo piuttosto ondulato e un ultimo chilometro che tendeva a salire. Le difficoltà altimetriche non erano eccessive, ma il maltempo ha aumentato i problemi per i corridori. Gustav Wang (Restaurant Suri-Carl Ras) ha sfruttato al meglio le difficili condizioni meteo e si è involato in solitaria verso la prima vittoria UCI in carriera. A 38” Gianni Marchand (Tarteletto-Isorex) ha regolato Lukas Rüegg (Vorarlberg) nella volata per il secondo posto. Molto più lontani tutti gli altri: Timothy Dupont (Tarteletto-Isorex) ha chiuso quarto con 3’ di ritardo.

La seconda frazione era più impegnativa della precedente, ma un meteo più clemente e il fatto che le salite con pendenze più arcigne fossero lontanissime dal traguardo, ha fatto sì che ci fosse meno selezione. A festeggiare è stata nuovamente la Restaurant Suri-Carl Ras, questa volta grazie a Daniel Stampe. Il ventisettenne, anch'egli alla prima gioia in carriera, ha preceduto di 6” Alessandro Romele (Colpack Ballan) e di 15” Nicolas Vinokurov (Astana Qazaqstan Development). 

Anche la terza tappa, l’unica in cui si sia visto il sole, aveva un profilo abbastanza ondulato, con una salita lunga, ma abbastanza semplice nel finale. L’attacco decisivo è stato sferrato da otto uomini, che sono andati a giocarsi la vittoria allo sprint. Il più veloce è stato Davide Persico (Colpack Ballan), che si è messo dietro Dušan Rajović, corridore della Bahrain-Victorious in gara con la nazionale serba, e Daniil Marukhin (Vino SKO).

L’ultima frazione, l’unica a disputarsi nella città di Istanbul, era la più semplice, con trenta chilometri in linea e sei giri di un circuito di 10,5 km senza difficoltà altimetriche. Ancora una volta i corridori sono stati costretti a correre sotto il diluvio, ma in questo caso la volata di gruppo è stata inevitabile. La vittoria è andata a Timothy Dupont, che ha superato nettamente Davide Persico e Alexander Arnt Hansen (Restaurant Suri-Carl Ras).

Leader sin dal primo giorno, Gustav Wang ha conquistato il successo finale con 16” di vantaggio su Gianni Marchand e 1’34” su Nicolas Vinokurov. La Tarteletto-Isorex si è imposta nella graduatoria a squadre e ha vinto anche quella a punti grazie a Timothy Dupont. L’onore delle squadre di casa, che non sono riuscite a centrare alcuna top ten, è stato salvato dal britannico Maximilian Stedman (Beykoz Belediyesi), miglior scalatore della corsa.

Oita Urban Classic

Ryan Cavanagh vince l'Oita Urban Classic © Kinan/Syunsuke Fukumitsu

Tempo di gare anche in Giappone, dove la Oita Urban Classic, corsa di un giorno alla quinta apparizione nel calendario internazionale, apre un finale di stagione abbastanza ricco, che avrà il suo apice nella Japan Cup, in programma il 15 ottobre. Alla gara hanno partecipato diciotto squadre, tutte Continental: le dodici formazioni locali sono state raggiunte dalle australiane ARA|Skip Capital e St.George, dalla malese Terengganu Polygon, dalla thailandese Roojai Online Insurance, dalla filippina Go For Gold Philippines e dalla statunitense EF Education-NIPPO Development, che presentava al via un roster interamente composto da corridori nipponici.

Il percorso consisteva in un circuito di 11,5 km da ripetere per tredici volte. Il profilo era abbastanza ondulato, senza salite particolarmente lunghe, ma con pochissima pianura e strappi continui che rendevano la corsa molto più impegnativa di quanto potesse sembrare guardando l’altimetria. La corsa è stata dominata dai corridori australiani, che hanno monopolizzato il podio e occupato cinque delle prime sei posizioni. 

Ryan Cavanagh (Kinan) ha sferrato l’attacco decisivo nel corso del decimo giro e solo Kane Richards (ARA|Skip Capital) è riuscito a riportarsi su di lui. I due hanno proseguito di comune accordo fino alla fine e si sono giocati la corsa: sulla rampa finale Cavanagh ha sfruttato le sue doti di scalatore e ha fiaccato la resistenza del rivale, preceduto di 2” sul traguardo. Alle spalle del duo di testa, a 41”, Drew Morey ha completato la festa della Kinan, vincendo agevolmente la volata per il terzo posto davanti al sempreverde Francisco Mancebo (Matrix Powertag), primo dei non australiani, e al duo della Victoire Hiroshima composto da Benjamin Dyball e Carter Bettles. Alle spalle dello spagnolo José Vicente Toribio (Matrix Powertag), settimo, Yuki Ishihara (Shimano) si è preso il simbolico titolo di miglior giapponese al traguardo.

Le Continental tra i big

Jonas Rapp premiato come miglior scalatore della CRO Race © CRO Race

Ben undici formazioni di terza divisione hanno disputato il Tour de Langkawi: la locale Terengganu Polygon, la giapponese JCL Team Ukyo, le thailandesi Roojai Online Insurance e Thailand, le cinesi Giant, Hengxiang e Li Ning Star, l’australiana St.George, la filippina 7 Eleven Cliqq-Air 21, la coreana KSPO e l’indonesiana Nusantara. Le squadre professionistiche hanno dominato la corsa, lasciando solo le briciole alle Continental: la Terengganu Polygon ha ottenuto i migliori risultati parziali, con un quinto posto di tappa di Jeroen Meijers e un giorno in testa alla classifica dei GPM con Muhammad Nur Aiman Mohd Zariff e Nur Amirul Fakhruddin Mazuki. Nella generale il migliore è stato Adne Van Engelen, che ha regalato alla Roojai Online Insurance un eccellente settimo posto. 

Sette Continental hanno preso parte alla CRO Race: l’austriaca Hrinkow Advarics, la ceca ATT Investments, la polacca Voster ATS, le slovene Adria Mobile e Ljubljana Gusto Santic e le tedesche Maloja Pushbikers e Santic-Wibatech. I migliori risultati li ha ottenuti l’Adria Mobil con Gal Glivar: il giovane sloveno, che recentemente ha corso diverse gare da stagista con la UAE Team Emirates, ha chiuso terzo nell’ultima tappa e quinto in classifica. Qualche soddisfazione è arrivata anche per la ATT Investments, che ha ottenuto il decimo posto nella generale con Jakub Otruba e ha avuto per due giorni la maglia dei GPM con Michal Schuran. Proprio la graduatoria di miglior scalatore è stata l’obiettivo della Hrinkow Advarics: Jonas Rapp è riuscito ad aggiudicarsela, dopo che anche Marvin Hammerschmid aveva guidato la classifica per un giorno. 

In settimana si sono disputate ben quattro corse di un giorno: Coppa Agostoni, Giro dell’Emilia, Coppa Bernocchi e Tre Valli Varesine. Quest’ultima non ha invitato Continental, ma le altre gare hanno dato spazio a formazioni di terza divisione. La GW Shimano-Sidermec è stata l’unica squadra a partecipare a tutte e tre le gare, mentre hanno partecipato a due prove la Biesse-Carrera (Agostoni e Bernocchi) e la Beltrami TSA-Tre Colli (Emilia e Bernocchi). Occasione alla Coppa Agostoni per D’Amico-UM Tools, Mg.K Vis-Colors for Peace e Sias Rime e al Giro d’Emilia per Technipes #inEmiliaRomagna. La Biesse-Carrera ha fatto le cose migliori in entrambe le gare a cui ha preso parte: Anders Foldager ha chiuso al diciottesimo posto la Coppa Agostoni e Riccardo Ciuccarelli è stato trentasettesimo alla Bernocchi. Al Giro dell’Emilia, invece, il migliore è stato Santiago Umba: il corridore della GW Shimano-Sidermec ha chiuso cinquantasettesimo.

Tre, invece, le gare belghe disputate in settimana: Circuit Franco-Belge, Famenne Ardenne Classic e Binche-Chimay-Binche. Doppio impegno per Materiel-Velo.com e Van Rysel-Roubaix Lille Métropole (Franco-Belge e Binche), VolkerWessels (Franco-Belge e Famenne Ardenne) e Leopard TOGT (Famenne Ardenne e Binche), mentre hanno avuto un’occasione ABLOC (Franco-Belge), Coop-Repsol, Metec-SOLARWATT e Uno-X Dare Development (Famenne Ardenne) e BEAT (Binche). Andreas Stokbro è stato il migliore sia alla Famenne Ardenne Classic che alla Binche-Chimay-Binche: il corridore della Leopard TOGT ha chiuso le due gare rispettivamente al ventiduesimo e al quindicesimo posto. Il migliore al Circuit Franco-Belge è stato un corridore della Van Rysel-Roubaix Lille Métropole: Maxime Jarnet ha terminato la corsa in ventiseiesima posizione.

Sei Continental hanno preso parte al Tour de Vendée: oltre alle quattro francesi (esclusa come al solito la Groupama-FDJ Continental) erano presenti la canadese XSpeed United e la portoghese ABTF Betão–Feirense. La Van Rysel-Roubaix Lille Métropole è riuscita a piazzare un uomo nella top ten: Jérémy Leveau ha centrato, infatti, un buon settimo posto.

Anche allo Sparkassen Münsterland Giro erano presenti sei formazioni di terza divisione, tutte tedesche: Maloja Pushbikers, P&S Benotti, Rad-Net Oßwald, Santic-Wibatech, Saris Rouvy Sauerland e Lotto-Kern Haus. Il miglior corridore Continental al traguardo è stato il vincitore Per Strand Hagenes, tesserato per la Jumbo-Visma Development, ma in gara con il ramo WorldTour del team. Fra le formazioni invitate, invece, il migliore è stato un corridore della Lotto-Kern Haus, Pierre-Pascal Keup, che ha tagliato il traguardo in ventiquattresima posizione.

Il corridore della settimana: Robinson Chalapud

Robinson Chalapud vince la sua prima tappa alla Vuelta a Colombia alla quindicesima partecipazione © Robinson Chalapud

In settimana Robinson Chalapud ha dimostrato di essere ancora in grado di vincere a livello UCI: il trentanovenne si è imposto nella seconda tappa della Vuelta al Ecuador, conquistando la maglia di leader e conservandola fino al termine della corsa. Il corridore del Banco Guayaquil-Ecuador ha regalato alla sua squadra un successo importantissimo nella corsa di casa, bissando quello del 2022 e riscattando una stagione che, almeno nelle corse del calendario internazionale, era stata priva di acuti.

Anche se per il momento continua a vincere, il corridore colombiano ha ben chiari i suoi programmi per quando si ritirerà: nella sua città natale, Ipiales, possiede un negozio di biciclette chiamato La bicicletería de Chala. In un'intervista rilasciata nel 2015, dichiarò che pensava di correre per altri due anni, per poi concentrarsi del tutto sul negozio. È evidente che i suoi piani sono cambiati e il suo palmares ne ha beneficiato molto, dato che undici delle sue dodici vittorie UCI sono arrivate dal 2019 in poi.

Nelle categorie giovanili, Robinson Chalapud, come molti sudamericani, ha corso principalmente in patria, senza confrontarsi con i pari età europei. Tra gli juniores vinse una frazione della Vuelta del Porvenir, la più importante corsa a tappe colombiana di categoria e nei primi anni da under 23 si fece notare con un successo di tappa alla Vuelta a Boyacá e il secondo posto nella classifica finale del GP Mundo Cicilistico.

Solo nel 2006, all’ultimo anno da under 23, debuttò in una gara UCI, la Vuelta a Colombia, ma le cose non andarono bene e non concluse la corsa. Fece molto meglio, due mesi dopo, alla Vuelta a Guatemala: non riuscì a trovare la vittoria, ma chiuse al quarto posto in classifica generale, finendo sul podio di tappa in tre occasioni. 

Nell’anno successivo fu tesserato per la prima volta da una formazione Continental, la Colombia es Pasión, ed ebbe la possibilità di esordire in Europa, alla Vuelta a la Comunidad de Madrid. In una stagione comunque molto importante per la sua crescita, non riuscì a ripetere i risultati dell’annata precedente, fermandosi ad un terzo posto di tappa alla Vuelta a Guatemala.

La prima vittoria UCI non arrivò neanche nel 2008, ma il corridore colombiano ritrovò la gioia del successo in gare dilettantistiche, imponendosi in due corse in patria e nella classifica finale della Vuelta al Carchí, corsa a tappe ecuadoriana. Nell’anno successivo, invece, incrementò il suo calendario europeo, cogliendo un bel terzo posto di tappa alla Vuelta a la Comunidad de Madrid e un nono nella classifica finale del Tour des Pyrénées, vinto dal compagno di squadra Fabio Duarte. Nel 2010 fu protagonista in Spagna, al Circuito Montañés, che chiuse in settima posizione, correndo in appoggio a Duarte, poi vincitore. A fine stagione, in patria, vinse una tappa del Clásico RCN, una delle corse colombiane più prestigiose.

Nel 2011 la Colombia es Pasión - Café de Colombia prese la licenza Pro e Chalapud poté esordire in una corsa WorldTour, la Vuelta a Catalunya. In seguito ottenne tanti bei risultati in corse professionistiche: fu sesto al GP Miguel Indurain, ottavo alla Klasika Primavera, decimo alla Prueba Villafranca e quinto nella classifica finale del Tour de l’Ain.

L’anno successivo la squadra tornò fra le Continental, ma Chalapud rimase tra i professionisti: fu, infatti, tra i corridori scelti da Claudio Corti per la nuova Colombia-Coldeportes. Ebbe la possibilità di correre gare prestigiose come la Tirreno-Adriatico e la Freccia Vallone, ma non riuscì mai ad esprimersi la meglio: l’ottavo posto al campionato nazionale fu l’unico risultato stagionale degno di nota e, per il resto, non entrò mai nei primi trenta di nessuna corsa.

Nel 2013 le cose andarono molto meglio: il colombiano raccolse diverse top ten, disputò una buona Freccia Vallone e si guadagnò la convocazione per il Giro d’Italia. Nella Corsa Rosa si mise in luce con diversi tentativi di fuga, cercando di lottare per la maglia di miglior scalatore. Proprio sui GPM fu protagonista di alcuni duelli piuttosto accesi con Stefano Pirazzi, poi vincitore della classifica. A fine stagione disputò la sua prima classica Monumento, Il Lombardia.

Nel 2014 ebbe la possibilità di disputare un’altra Monumento, la Liegi-Bastogne-Liegi. Partecipò nuovamente al Giro d’Italia, provando nuovamente diverse fughe e piazzandosi al sesto posto sullo Zoncolan. Nella seconda parte dell’anno ottenne il suo miglior risultato stagionale, un terzo di tappa alla Vuelta a Colombia, e si schierò al via di quasi tutte le corse autunnali italiane, chiudendo in decima posizione la Coppa Sabatini.

Nella stagione successiva Chalapud tornò nel mondo Continental, firmando con la Orgullo Antioqueño, e subito centrò la prima vittoria UCI in carriera, laureandosi campione nazionale. Tornò, poi, protagonista del calendario nazionale, in cui ottenne diverse vittorie, e fece bene anche in alcune gare statunitensi: fu terzo alla Joe Martin Stage Race e sesto al Tour of the Gila.

Nel 2016 tornò fra i dilettanti con la maglia della Mundial de Tornillos-Pijaos, con cui conquistò diverse vittorie nel calendario nazionale e il quinto posto nel campionato colombiano. A luglio fu ingaggiato dalla Continental domenicana Inteja-MMR Dominican, con la quale corse in Europa la Prueba Villafranca Ordizia e la Volta a Portugal.

Nella stagione successiva, il corridore colombiano tornò in una Continental di casa, la GW-Shimano, con cui vinse diverse corse del calendario dilettantistico. A livello UCI, invece, non riuscì ad ottenere i risultati sperati: il sesto posto in una tappa della Vuelta a Costa Rica fu il suo miglior risultato e alla Vuelta a Colombia rese al di sotto delle attese.

Nel 2018 si trasferì al Team Medellin, con cui ha continuò a vincere gare dilettantistiche, riuscendo a ritrovare bei risultati anche a livello UCI: fu, infatti, quarto sia alla Vuelta Asturias sia alla Vuelta Michoacan. Proprio nella corsa messicana andò vicinissimo al ritorno al successo internazionale: nella quinta tappa chiuse secondo.

Rimasto al Team Medellin, Chalapud tornò a vincere a livello UCI nel 2019. Si impose, a febbraio, nella prima tappa della Vuelta Indipendencia Nacional in Repubblica Dominicana e conservò la maglia di leader fino alla fine, portandosi a casa anche la classifica generale. A luglio, inoltre, si aggiudicò una delle più importanti corse a tappe asiatiche, il Tour of Qinghai Lake, anche grazie al dominio del suo team nella cronosquadre.

Nella stagione successiva partì bene, con delle belle prestazioni al Tour Colombia 2.1, ma lo scoppio della pandemia mise fine alle sue possibilità di disputare corse professionistiche. Nel 2021 la Vuelta a Colombia tornò ad essere corsa UCI dopo la retrocessione ad evento nazionale e Chalapud, alla quindicesima partecipazione alla corsa di casa, riuscì finalmente a conquistare la sua prima vittoria di tappa grazie ad una lunga fuga solitaria.

L’anno scorso ha deciso di trasferirsi al Banco Guayaquil-Ecuador e ha vissuto la stagione più prolifica della sua carriera, con cinque vittorie UCI all’attivo e tanti piazzamenti. Ha vinto un’altra tappa della Vuelta a Colombia, poi chiusa in ottava posizione, miglior risultato in carriera nella corsa di casa. Si è imposto, poi, in due frazioni della Vuelta a Guatemala e in una della Vuelta al Ecuador, corsa in cui ha trionfato anche in classifica generale. A fine stagione ha sfiorato la vittoria di tappa alla Vuelta a Costa Rica e si è consolato con la maglia di miglior scalatore.

Con la stagione ormai agli sgoccioli, è difficile dire se Chalapud correrà ancora a livello UCI quest’anno. Come nel 2022 potrebbe essere al via della Vuelta a Costa Rica, che si svolgerà nella seconda metà di dicembre, ma è ancora presto per conoscere la start list.

La squadra della settimana: Kinan

I corridori della Kinan © Kinan Racing

All’Oita Urban Classic erano presenti tutte le dodici Continental nipponiche e la Kinan è riuscita a piazzare due uomini sul podio, al primo e al terzo posto, dimostrando una netta superiorità sulle altre squadre giapponesi, soprattutto se si considera che secondo è arrivato Kane Richards, che corre in una squadra australiana. Il risultato è stato, per certi versi, sorprendente: la vittoria di Oita, infatti, è stata soltanto la seconda dell’anno per la formazione diretta da Tetsuya Ishida, a cui, in altre occasioni, è mancato qualcosa per fare il colpo grosso. 

Fondata nel 2015, la Kinan ha sempre avuto, ovviamente, una rosa a maggioranza giapponese, ma quasi sempre sono stati i pochi stranieri ad ottenere i risultati migliori. Negli anni hanno vestito la maglia del team diversi corridori con importanti esperienze fra i professionisti: gli spagnoli Ricardo e Marcos García, gli australiani David Jai Crawford e Wesley Sulzberger e lo sloveno Gregor Gazvoda. Quest’anno il roster è composto da undici corridori: otto giapponesi e tre stranieri.

Il corridore più rappresentativo è il francese Thomas Lebas, arrivato in Giappone nel 2012. Il trentasettenne, che veste la maglia della Kinan dal 2017, ha vinto in carriera quattordici corse, sette delle quali con la maglia della sua attuale squadra. Ottimo scalatore, è ancora competitivo nonostante l’età e quest’anno è andato vicino alla vittoria di tappa al Tour de Kumano e ha chiuso all’ottavo posto il Tour of Japan.

Altro corridore molto valido quando la strada sale è Ryan Cavanagh, vincitore pochi giorni fa dell’Oita Urban Classic. Per l’australiano, al primo anno alla Kinan dopo aver corso nel 2022 per la Victoire Hiroshima, si è trattato della settima vittoria in carriera. Il ventisettenne non è riuscito a fare classifica al Tour of Japan, ma è andato vicino alla vittoria di tappa con una fuga.

L’altro straniero del team è Drew Morey, che quest’anno ha corso per la prima volta in una formazione nipponica. L’australiano non vince una corsa dal 2019, ma quest’anno ha mostrato una grande continuità di risultati lungo tutto l’arco della stagione e il terzo posto all’Oita Urban Classic è solo l’ultimo di una lunga serie di piazzamenti in top ten. Al Tour of Japan è stato il migliore dei suoi con il quinto posto finale.

Oltre a Cavanagh, l’altro corridore in grado di vincere nel 2023 è stato Genki Yamamoto. Il trentunenne è, insieme a Lebas, l’unico corridore a vestire la maglia della Kinan dal 2017. Quest’anno ha vinto una tappa del Tour de Kumano, arrivando in parata proprio insieme al francese. Campione nazionale nel 2018, il giapponese può vantare in carriera un’esperienza biennale (2015-2016) tra i professionisti con la maglia della Nippo-Vini Fantini.

Ha al suo attivo un’esperienza tra i professionisti anche Yusuke Hatanaka, che ha vestito la maglia della Skil-Shimano, antenata dell’attuale Team DSM, nel lontano 2008. Il trentottenne non ha più il colpo di pedale di un tempo, ma la sua esperienza può essere utile per il team. In carriera è stato campione nazionale nel 2017 e ha chiuso al terzo posto la Japan Cup 2010, vinta da un big come Daniel Martin.

Il corridore più giovane della rosa è il promettente Yugi Tsuda. Il ventenne ha avuto la possibilità di correre con due vivai di formazioni WorldTour: l’AG2R Citroën Under 23 e la EF Education-NIPPO Development. Quest’anno è tornato in patria e ha fatto bene principalmente nelle corse del calendario dilettantistico. Con la maglia della nazionale ha disputato il Tour de l’Avenir.

Arrivato alla Kinan nel 2018, Yudai Arashiro non è riuscito a mantenere quanto prometteva nei primi anni di carriera. Il ventottenne, che nel 2017 aveva disputato un eccellente Tour de la Guadeloupe e l’anno successivo era finito sul podio nel campionato nazionale, è ancora a caccia della prima vittoria UCI. Lo scorso anno è andato vicinissimo al titolo giapponese, ma si è dovuto arrendere ad un altro Arashiro, il più noto Yukiya. Nel 2023 si è visto molto poco.

Lo scorso anno, con la maglia della Utsunomiya-Blitzen, Taishi Miyazaki era stato la grande rivelazione del Tour of Japan, concluso al nono posto, con tanto di maglia di miglior giovane. Ingaggiato dalla Kinan, il ventiquattrenne ha faticato moltissimo nel 2023: a livello UCI ha disputato solo il Tour de Taiwan e il campionato nazionale senza brillare particolarmente, ma anche nelle corse dilettantistiche è andato peggio del previsto.

Daiki Magosaki è stato quest’anno il punto di riferimento della Kinan negli arrivi a ranghi compatti. Non essendo un velocista puro, il ventisettenne non è mai andato troppo vicino al successo, ma con dieci top ten UCI all’attivo la sua stagione può dirsi sicuramente positiva. Quest’anno è stato protagonista anche nelle corse del calendario nazionale, in cui è riuscito anche a vincere.

Completano la rosa il venticinquenne Kiyomasa Hanada e il ventiseienne Koki Shirakawa, che non hanno mai ottenuto risultati importanti in carriera. Entrambi quest’anno sono stati utilizzati soltanto in gare del calendario dilettantistico e la loro unica apparizione a livello UCI risale al campionato nazionale.

Il 2023 della Kinan non è ancora finito: il calendario di corse UCI giapponesi prevede ancora diversi appuntamenti e il prossimo sarà il Tour de Kyushu, in programma da sabato a lunedì.

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