Tadej Pogačar e Primož Roglič © Wielerflits / CorVos
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Tadej Pogačar rivela che un infortunio al ginocchio ha quasi rovinato il suo Tour de France

Il fuoriclasse sloveno svela i retroscena del Tour: i problemi fisici, la fatica, l’equilibrio con Urška e il sogno di vincere Sanremo e Roubaix

Dopo aver concluso la stagione più ricca di successi della sua carriera con la quinta vittoria consecutiva al Giro di Lombardia, Tadej Pogačar si è raccontato nel podcast Tour 202 su Val 202. Il campione del mondo ha parlato del suo evento benefico Pogi Challenge, delle difficoltà del Tour de France, dei momenti privati con la compagna Urška Žigart, e delle sue ambizioni future.

Domenica, sulla salita di Krvavec – quella della sua prima vittoria da bambino – Pogačar ha inseguito centinaia di ciclisti amatoriali nel Pogi Challenge, un evento che ha unito beneficenza e contatto diretto con i tifosi. Insieme alla vendita all’asta di oggetti personali e alle donazioni dei partner, sono stati raccolti quasi 95.000 euro. “Per il ciclismo di oggi è qualcosa di unico. Di solito si partecipa a un granfondo, si ritira il numero, si parte, e alla fine tutti tornano a casa. Qui invece succede davvero molto: già ieri c’era movimento, e oggi abbiamo solo continuato. Sono felice di aver deciso di organizzare questo evento, perché è davvero qualcosa di diverso. Se diventerà una tradizione? Vedremo, se a tutti è piaciuto”, ha detto.

Sul Pogi Challenge ha aggiunto: “Per andare in bici oggi (con tempo freddo e nebbioso) le condizioni erano davvero ideali, mi sono divertito. L’atmosfera sul percorso era fenomenale, tantissime persone lungo la strada, un vero scenario da tifo. Ho cercato di raggiungere tutti i ciclisti, ma uno non sono riuscito a prenderlo, cappello a lui”.

Il Tour, "un male necessario”

Poi, nel dialogo con Val 202, Pogačar ha parlato del Tour de France, che ha definito ‘un male necessario per ogni squadra’:
"Il Tour è davvero qualcosa di speciale, stancante, lungo, pieno di stress… a volte dico semplicemente che il Tour è un male necessario per ogni squadra. Quest’anno è stato il Tour più veloce della storia, se non sbaglio. Ogni giorno è stato stressante, un percorso estremamente impegnativo già nei primi dieci giorni, pieno di trappole, curve, salite finali, è stato frenetico… Poi è arrivata la seconda settimana, dove il percorso era scritto sulla mia pelle, tutto è andato alla grande, come il burro, e poi è arrivata l’ultima settimana.

Un Tadej Pogačar maliconico al termine delle tappe alpine
Un Tadej Pogačar maliconico al termine delle tappe alpine: un infortunio al ginocchio lo tormentava

Volevo davvero un’altra vittoria alpina, soprattutto nella tappa del Col de la Loze, per vendicare la sconfitta di due anni fa… ma, a essere onesto, non tutto è andato secondo i piani.

Il giorno dopo la tappa con arrivo sul Mont Ventoux ho avuto problemi al ginocchio e ho iniziato ad avere dei dubbi sul fatto che sarei stato in grado di continuare, se sarei stato in grado di resistere alla tappa regina. Poi è arrivata la tappa con arrivo a La Plagne, e in più il tempo era estremamente brutto. Faceva freddo e il mio corpo è andato in difensiva. Trattenevo acqua perché il mio corpo era sotto shock. Ne avevo abbastanza di tutto, davvero non mi sentivo al meglio.

Arensman precede Vingegaard e Pogačar sul traguardo della 19esima tappa del Tour de France 2025 ©Le Tour via X
Arensman precede Vingegaard e Pogačar sul traguardo della 19esima tappa del Tour de France 2025 ©Le Tour via X

Ma penso che ogni ciclista che abbia mai partecipato a un Grande Giro sappia che tre settimane non sono uno scherzo. Dopo la prima settimana sei già stanco, e poi ne hai altre due. Non credo che nessuno torni a casa riposato, specialmente non dopo il Tour de France".

Il fuoriclasse sloveno ha parlato anche del suo equilibrio mentale e fisico dopo nove mesi di gare: “Penso che gran parte del merito vada alla mia squadra: prepariamo insieme un programma davvero buono. Mi danno libertà, alle preparazioni viene anche Urška, quindi ho quasi la sensazione di essere a casa. Certo, è impegnativo mantenere sempre il livello massimo, ma credo che abbiamo trovato il giusto equilibrio, che mi permette di arrivare a fine stagione senza essere troppo “bruciato”.

Riguardo alla compagna Urška Žigart, anche lei ciclista professionista: “Sì, penso che sia una cosa positiva che Urška sia una ciclista. Poiché facciamo lo stesso mestiere, ci capiamo senza troppe parole. Ci motiviamo a vicenda negli allenamenti, ci spingiamo avanti, ma ci sono anche momenti difficili, quando quasi non ci vediamo. Ci sono tanti viaggi, tanta organizzazione, a volte devi davvero sforzarti per vederti un’ora ogni mese o due. Quando però siamo a casa, sfruttiamo ogni momento: stiamo insieme tutto il giorno, usciamo in bici, abbiamo la stessa alimentazione, lo stesso ritmo… e questo per noi significa molto”.

Perdo la pazienza quando gioco a FIFA…

Pogačar ha poi confessato che anche lui, ogni tanto, perde la calma: “Raramente perdo la pazienza, ma mi succede quando gioco a Fifa. Ho lasciato la PlayStation alla squadra e ho detto che la portino solo in ritiro, così possiamo giocare tutti insieme. Una volta giocavo di più, ora massimo una o due partite online, poi sto tranquillo per due giorni: ti logora davvero, specialmente se giochi online. Due anni fa abbiamo fatto un torneo di squadra a Fifa – sono arrivato in finale, ma Rui Oliveira mi ha “dato una lezione”. I fratelli Oliveira sono un livello sopra, e penso che alcuni ragazzi giochino un po’ troppo (ride). Ho provato anche Cycling Manager, ma ho smesso dopo una sola partita – evidentemente non fa per me”.

Sulla gara più memorabile, non ha dubbi: “Per me la corsa più bella resta il Mondiale dell’anno scorso a Zurigo. È difficile metterne un’altra sopra, perché è stata la mia prima vittoria in un Mondiale, molto meno attesa di quella di quest’anno, e la prima maglia iridata… anche l’atmosfera era davvero quella giusta, fenomenale. Ho dovuto dare tutto, il massimo sforzo. Quando sono arrivato al traguardo, ero completamente distrutto e sfinito. Non dimenticherò mai quanto ero stanco dopo quella corsa, ma proprio per questo è stata così speciale”.

Anche se tutto sembra facile quando corre, Pogačar tiene a precisare: “Anche se in televisione può sembrare tutto semplice, non lo è. Tutto ciò che di buono arriva nella vita non è facile, nemmeno lo sport. Essere al vertice del proprio sport non è mai facile. Nessuno che è lì direbbe che è facile o che è solo una bella vita. Ogni atleta sa bene quanta rinuncia e quanto duro lavoro ci sono dietro. Forse in TV sembra che sia tutto leggero, ma non lo è”.

Desidero sempre vincere Sanremo e Roubaix

Infine, ha parlato delle sue ambizioni future: Desidero sempre di più vincere la Milano–Sanremo e la Parigi–Roubaix. Soprattutto la Sanremo, dove ho già corso tante volte: per vincere lì, tutto deve incastrarsi perfettamente, ogni momento, ogni decisione, tutto deve essere perfetto. Spero che un giorno ci riesca. Anche Roubaix mi attrae. Quest’anno l’ho corsa per la prima volta e ora so di avere il potenziale per vincere anche lì. Ma so anche che questi due monumento saranno molto difficili da conquistare. Mi spingeranno avanti ancora per qualche anno”.

Prima delle vacanze, Pogačar sarà impegnato in una prova esibizione in Andorra con Primož Roglič, Jonas Vingegaard e Isaac del Toro. “Vedremo come sarà, è qualcosa di completamente nuovo. Credo che ci aspetti una cronoscalata impegnativa e poi una corsa a circuito. Penso che sarà interessante”.

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