Tadej Pogačar sull'ascesa verso Plateau de Beille © Twitter Tour de France
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La WADA ha deciso: il rebreathing con monossido di carbonio è doping

Nelle scorse settimane, l'agenzia antidoping mondiale ha deciso di includere l'inalazioine di monossido di carbonio tra i metodi proibiti dal 2026 - ma solo in un caso specifico

07.10.2025 08:30

Dopo le polemiche e i dibatti avvenuti lo scorso anno, il monossido di carbonio torna a far parlare di sé, e questa volta è la WADA che prende posizione in materia.

Prima di tutto ricordiamo i fatti. Il monossido di carbonio è un gas e il grande pubblico del ciclismo lo ha scoperto in occasione del Tour de France 2024. Durante la Grande Boucle, infatti emerse come sia la UAE Team Emirates di Tadej Pogacar e La Visma Lease a bike di Jonas Vingegaard, facessero uso della sostanza attraverso la tecnica del rebreathing.

La notizia fu coperta da media specializzati esteri e italiani, ma non solo. Anche le testate giornalistiche nazionali generaliste si occuparono dell'argomento, paventando una associazione tra questa notizia e una nuova supposta frontiera del doping.

La realtà era un po' diversa, ma nei mesi successivi, l'Unione Ciclistica internazionale si è effettivamente occupata di approfondire la materia. Anche alcuni corridori si sono esposti sull'effettiva eticità e pericolosità dell'utilizzo della pratica. L'UCI aveva, infatti, già vietato l'uso del monossido nel ciclismo per migliorare la performance sportiva dal febbraio 2025 e Jonas Vingegaard aveva espresso preoccupazioni riguardo all'utilizzo del rebreathing.

Il campione danese aveva infatti dichiarato a Le Monde: "Alla Visma facciamo un'inalazione [di Monossido di Carbonio] all'inizio e alla fine degli allenamenti in altura, ma alcune squadre lo usano regolarmente per migliorare le prestazioni, quindi l'agenzia mondiale antidoping dovrebbe vietarlo".

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La WADA è l'organismo mondiale antidoping

Qual è l'effetto del monossido sulla fisiologia?

Prima di capire in quali casi l'agenzia mondiale antidoping ha vietato il rebreathing, andiamo a vedere come funziona (ricordando quanto trattato in maniera più estesa nel nostro precedente articolo).

Il monossido di carbonio (CO) potrebbe avere - ma il condizionale è d'obbligo - un effetto sulle prestazioni sportive, grazie alla sua elevata affinità per l'emoglobina (Hb), circa 200 volte superiore rispetto a quella dell'ossigeno. Quando viene inalato CO, questo forma un composto stabile, la carbossiemoglobina (COHb), che rende i globuli rossi incapaci di trasportare ai tessuti l'ossigeno.

Questo meccanismo è responsabile delle conseguenze nefaste del CO, ovvero dei fortunatamente sempre meno comuni i casi di avvelenamento da monossido. Tuttavia, la stessa proprietà, permette di utilizzare il monossido di carbonio come un "simulatore di altitudine".

In pratica, visto che l'emoglobina è la responsabile del trasporto di ossigeno ai tessuti, muscoli compresi, inalando monossido durante il rebreathing, si fa in modo che i muscoli ricevano meno ossigeno di quello di cui hanno effettivamente bisogno. Questo provocherebbe una reazione fisiologica di adattamento, per la quale l'organismo reagirebbe, aumentando l'increzione di eritropoietina (EPO) endogena, prodotta dai reni in condizioni di stress ipossico, e stimolando così la formazione di nuovi globuli rossi e, di conseguenza, aumentando i livelli di emoglobina totale circolante.

Alcuni articoli scientifici riportano un aumento di VO2 Max, parametro che misura la capacità di utilizzo dell'ossigeno da parte dell'organismo, negli atleti regolarmente sottoposti alla pratica del rebreathing. L'aumento della VO2Max si traduce in un miglioramento prestativo dell'atleta.

Jonas Vingegaard ©Team Visma Lease a Bike
Jonas Vingegaard ©Team Visma Lease a Bike

Se il monossido di carbonio migliora la prestazione, è corretto considerarlo doping?

Qui si entra in una zona grigia di non facile comprensione. Infatti, a partire dal 2026 la WADA includerà l'inalazione di monossido di carbonio tra i metodi proibiti (M1.4 della lista delle pratiche proibite).

Come riportato nel documento ufficiale e anche da Reuters il divieto scatta nel momento in cui l'uso di rebreathing sia effettivamente diretto al miglioramento delle prestazioni. Resta invece legittimo l'utilizzo della tecnica, sotto stretta sorveglianza medica, al fine di controllare gli effetti dell'altura sugli atleti.

Dopo questa presa di posizione da parte dell'Agenzia mondiale, che estende il divieto anche ad altri sport che non sono sotto la giurisdizione dell'UCI (visto che la WADA è infatti responsabile del codice mondiale antidoping recepito da 650 organizzazioni internazionali), resta da capire come nella pratica sarà verificato l'effettivo uso del rebreathing come tecnica dopante.

Infatti, l'unico effetto visibile dovrebbe essere un aumento della massa emoglobinica. Aumento che, però, può avvenire in seguito ad una miriade di fattori, non ultimi l'esposizione a periodi prolungati di altura o il sottoporsi a protocolli di “heat training” (allenamento al caldo).

Ciò che c'è di certo è che, dal prossimo anno, l'utilizzo della tecnica del rebreathing tramite CO sarà maggiormente monitorata, anche per ridurre i rischi per la salute degli atleti, dovuti a un'esposizione regolare. Come questo avverrà, lo scopriremo solo vivendo.

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