
Un'altra tragica morte in allenamento: addio al britannico Aidan Worden
Il campione nazionale juniores a cronometro aveva appena 18 anni
I sogni muoiono sempre in più in fretta. E, di pari passo, montano il dolore e la rabbia, perché è semplicemente insensato - oltre che ingiusto - perdere la vita in sella a una bicicletta. Pochi giorni dopo la tragica fine di Sara Piffer, il ciclismo piange la morte del 18enne britannico Aidan Worden in una tragica collisione con una macchina.
È morto il giovanissimo Aidan Worden
Worden è scomparso sabato mattina durante una seduta di allenamento con i suoi compagni di squadra sulle strade del Lancashire, nel Nord-Ovest dell'Inghilterra. Come riferisce il quotidiano «Manchester Evening News», il giovane corridore della 360Cycling è morto sul colpo. Le autorità hanno aperto un'inchiesta per ricostruire le cause dell'incidente e identificare la persona alla guida dell'auto.
Corridore polivalente - l'altra sua grande passione era la BMX - Worden si era messo in luce nel 2024 ai campionati nazionali britannici, conquistando il titolo juniores a cronometro della 25 miglia.

Il ricordo della sua squadra
La notizia della sua morte è stata rilanciata sui social network dalla 360Cycling, la squadra in cui Worden correva da tre stagioni: «In questi anni, Aidan è maturato come uomo e come atleta, spingendosi a un livello che pochi tra noi hanno raggiunto. Non ha mai giudicato nessuno e ha sempre sostenuto gli altri, soprattutto quando si trattava di sistemare le biciclette. Nel 2024 aveva disputato alcune splendide gare, a conferma di tutto quello che un ragazzo può fare con la giusta determinazione. Noi che abbiamo avuto il privilegio di vederlo crescere, allenarsi e incoraggiare gli altri, siamo terribilmente affranti».
Una strage senza fine
Le morti ravvicinate di due ragazzi che si erano appena affacciati alla vita dovrebbero mobilitare l'intero mondo del ciclismo e i settori dell'opinione pubblica più sensibili al tema della sicurezza sulle strade. Una questione che, a questo punto, non riguarda più soltanto gli agonisti e i cicloamatori che rischiano ogni giorno la vita, ma tocca da vicino ognuno di noi in quanto cittadino e utente della strada. Le sacrosante battaglie combattute negli ultimi anni per portare i ciclisti fuori dalla zona d'ombra - con il riconoscimento del metro e mezzo per il sorpasso sicuro nel nuovo Codice della Strada - serviranno a poco se mancherà il coraggio di descrivere questo fenomeno per quello che è veramente: una strage continua. A cui non possiamo e non dobbiamo più rassegnarci.