Tadej Pogacar subito dopo la vittoria all'Amstel Gold Race © UAE Team Emirates-Fizza
Lo Stendino di Gambino

Il nuovo Cannibale contro il programmatore scientifico

Tadej Pogacar e Remco Evenepoel si sfideranno finalmente (per la prima volta nel 2023) alla Liegi-Bastogne-Liegi di domenica. Due visioni alternative nel ciclismo dei picchi nato 30 anni fa con Moser

18.04.2023 20:18

Per chi ha avuto il privilegio di vedere correre Eddy Merckx assistere oggi alle prodezze di Tadej Pogacar può sorprendere ma solo fino a un certo punto. Lo sloveno è di gran lunga il corridore più completo del terzo millennio posto che dal 2000 a oggi, prima di lui, solo Vincenzo Nibali era stato capace di ripetersi sia in una classica monumento che in un grande giro.

Nel mezzo secolo trascorso dal dominio assoluto del brabantino alla prevalenza maggioritaria, ma non totale, del campione di Komenda, il ciclismo è fortemente cambiato. Merckx gareggiava senza sosta da marzo a ottobre, partecipando a ogni corsa importante e anche a molte minori. Disputare sia il Giro d'Italia che il Tour de France, in aggiunta a tutte le classiche monumento,  era, a meno d'infortuni o problemi di salute, per lui la regola e non l'eccezione. Pogacar, pur selezionando a inizio stagione i suoi obiettivi, quest'anno ha dimostrato di saper cambiare spartito in corsa spostandosi al penultimo minuto dalla Tirreno-Adriatico alla Parigi-Nizza e, più recentemente, inserendo la non preventivata Freccia Vallone.

Per quanto non esista una data precisa che sanziona la nascita della programmazione selezionata credo che non ci si discosti dal vero affermando che essa ha coinciso con l'avvento della metodologia scientifica. Il record dell'ora di Francesco Moser nel 1984 ha aperto una nuova era in cui i programmi sono stati calibrati affinché un atleta potesse avere due, in casi eccezionali anche tre, picchi di forma nell'arco d'una stagione. In questo modo i dati scientifici hanno preso il sopravvento sugli aspetti tecnici e tattici. Detto ciò, quello che rende Pogacar così straordinario è che lui sembra disinteressarsi di tutto ciò.

Remco Evenepoel percorre un sentiero decisamente diverso dallo sloveno. Il giovane fiammingo, in questo inizio di stagione, ha privato il movimento del suo più tradizionale punto di riferimento in corsa: la maglia iridata. Evenepoel arriverà al Giro d'Italia con poche gare nelle gambe, avendo seguito una capillare tabella esclusivamente finalizzata alla corsa rosa. Un'impostazione, quella scelta  da Remco, che mi riporta alla mente una una frase dettami 17 anni fa da Stefano Garzelli: “Un picco di forma può durare al massimo tre settimane”. Ci trovavamo, anche con Danilo Di Luca, nel ritiro Liquigas sul litorale pontino pochi giorni prima di Natale. Il vincitore del Giro del Giubileo non si capacitava di come il killer di Spoltore fosse riuscito, l'anno prima, a vincere Amstel e Freccia Vallone rimanendo poi competitivo fino alla fine della corsa rosa. In tale ottica, sarà interessante vedere, da domenica prossima fino a fine maggio, le prestazioni che fornirà il più famoso millennial della bicicletta globale.

I due enfant prodige del ciclismo mondiale finalmente si troveranno, per la prima volta contrapposti quest'anno, sulle strade della Liegi-Bastogne-Liegi di cui, non a caso, sono gli ultimi due vincitori. In realtà, più che uno scontro sarà un passaggio del testimone posto che la Doyenne segnerà la fine della prima parte della stagione dello sloveno che lascerà così il proscenio al giovane rivale. Un piccolo sospetto che si stia andando verso un'epoca di ciclismo lottizzato nel quale i grandi campioni non si pestano troppo i piedi, dividendosi tra loro le corse più prestigiose, comincio ad averlo.

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