L'altimetria generale della Corsa Rosa 2025
Giro d'Italia

Giro d'Italia 2025 - Analisi del percorso

Ecco la nostra guida con tutti i segreti, i trabocchetti e i punti chiave del percorso della Corsa Rosa: attendono il gruppo un avvio complicato, due crono e tante salite, ma solo 3 arrivi in quota

08.05.2025 12:47

Ormai il Giro d'Italia 2025 è prossimo ad iniziare ed è giunta l'oro di vederne il percorso nel dettaglio. Come abbiamo avuto più volte modo di commentare in editoriali (Un Giro d'Italia sperimentale che non può essere bocciato) e contenuti filmati si tratta di un percorso per certi versi insolito che unisce due scelte più o meno consapevoli: evitare quasi del tutto vette alte per scongiurare tagli nel percorso; collocare tutte le salite più impegnative più o meno distanti dal traguardo, rendendo molto complicato giocarsi la corsa sempre sull'ultima salita ed offrendo terreno per attacchi a sorpresa. Il grande argomento di questo Giro sarà appunto scoprire se qualcuno raccoglierà il guanto di sfida animando la corsa anche laddove, soprattutto fino a qualche anno fa, sarebbe stato impossibile attendersi movimenti.

Alla fine si sommano 3443.3 km, di cui 42,3 km a cronometro; le tappe in linea avranno una lunghezza media di 179 km (non pochi). Alla fine ci sono 4 arrivi in salita ufficiali, ma, escludendo Monte Berico, solo 3 tappe arrivano effettivamente in quota: Marsia (sopra Tagliacozzo), San Valentino di Brentonico e Sestrières.

Qui di seguito trovate l'analisi del percorso, più dettagliata che mai. Nei limiti del possibile sono stati raccolti i dati di tutte le asperità anche minime che movimentano il percorso, nonché corretti eventuali errori presenti nei dati ufficiali.

 

Le tappe nel dettaglio

Venerdì 9 maggio - 1a tappa: Durrës/Durazzo [Albania] - Tiranë/Tirana [Albania] (160 km)

Altimetria 1a tappa

La prima tappa sarà già un test a cui farsi trovare pronti. Non si corre in alta quota, ma le montagne albanesi offrono terreno per smuovere la corsa, forse anche tra gli uomini di classifica. Dopo 70 km pressoché pianeggianti comincia la prima lunga salita di Gracen (13 km al 5.1%, max 10%), che già potrebbe essere indigesta ai velocisti più puri. Ma il vero problema per quest'ultimi si trova nel circuito finale che viene percorso quasi interamente per 2 volte (quasi, perché vi si fa ingresso qualche metro più avanti rispetto al traguardo) nel corso del quale si deve affrontare la salita di Surrel, più tosta di quanto il dato formale complessivo (6.9 km al 4.6%) lasci pensare: i primi 2 km sono infatti di falsopiano, mentre la salita vera e propria è inaugurata da un duro strappo di 1.2 km all'8.3%, con punte fino al 13%; la strada si fa poi quasi pianeggiante per alcune centinaia di metri prima di salire di nuovo per 3 km in modo irregolare (media 5.7%, max 10%). Si tratta dunque di un'asperità non banale dove non si può necessariamente escludere che escano allo scoperto anche gli uomini di classifica, alcuni dei quali sono abbastanza veloci da poter sperare di vincere la tappa qualora risultasse particolarmente selettiva. La successiva discesa è resa veloce dalla sede stradale ampia, ma è piuttosto tortuosa e non va sottovalutata; termina a 4.5 km dall'arrivo, ma la strada rimane a favore fino all'ultimo km. L'ultima curva a sinistra è posta a 500 metri dal traguardo e il rettilineo conclusivo è in leggerissima ascesa (1%).

 

 

Sabato 10 maggio - 2a tappa: Tiranë/Tirana [Albania] - Tiranë/Tirana [Albania] (Cronometro individuale - 13.7 km)

Altimetria 2a tappa

Se già la prima tappa può risultare indigesta, alla seconda si inizia veramente a scrivere la classifica generale. È infatti il momento della prima delle due cronometro in programma, non lunghissima, ma con lunghi rettilinei in cui i più avvezzi alla disciplina possono scavare un po' di distacchi, per quanto non abissali. Non dovrebbe spostare troppo gli equilibri la salita alla collina di Sauk (1.3 km al 5.6%, max 9%).

 

 

Domenica 11 maggio - 3a tappa: Vlorë/Valona [Albania] - Vlorë/Valona [Albania] (160 km)

Altimetria 3a tappa

Se già le prime due giornate non hanno risparmiato al gruppo numerose difficoltà, la terza tappa è ancora più insidiosa, quasi forse da essere considerata la prima frazione di montagna e non solo per la lunga ascesa al Passo di Logara a ridosso degli ultimi km. In 160 km si totalizzano 2800 metri di dislivello (di fatto tutti concentrati nei primi 120 km), certamente non pochi, con salite spesso ripide anche se relativamente brevi, in numero molto maggiore rispetto a quanto facciano immaginare i soli due GPM in palio. La partenza è di fatto già in salita (si incontra quasi subito una salita di 2 km al 4.5% per uscire da Valona) e il successivo fondovalle è zeppo di ondulazioni anche piuttosto esigenti per almeno 45 km; poi diventa un più gestibile falsopiano che conduce ai piedi della prima vera salita di Qafa Shakellës: in tutto sono 5.4 km al 4.2%, ma in verità è composta da un primo duro segmento di 2.2 km al 9.2% (max 14%) e da un secondo strappo di circa 1 km all'8.5%, separati da una sensibile contropendenza; dunque salita vera, che fa male. Dopo una lunga discesa si arriva sul mare, ma per costeggiarla si risale subito in quota, prima con il semplice Qafa Lerës (2.6 km al 3.1%), poi con il tostissimo Qafa e Vishës (quasi 5 km al 7%, ma molto irregolari; si segnala un tratto di 800 metri al 13% di media), a sua volta seguito da altre ondulazioni come quelle di Iliaz (1 km al 7%) e Palasë (1.9 km al 7.7%). Già fin qui c'è stato tanto terreno per fare selezione, eppure manca ancora la vera salita del giorno, il Qafa e Llogarasë (10.5 km al 7.4%, max 12%) salita vera per scalatori che ha il solo difetto di essere piuttosto distante dal traguardo, ma nemmeno tantissimo (38.6 km), anche perché almeno 13 sono di vera discesa, seguiti da una decina di falsopiano molto veloce. Ammazzano la fantasia gli ultimi 17 km lungomare, che comunque offrono qualche piccola ondulazione, in particolare uno zampellotto di 300 metri al 7% a 6.5 km dall'arrivo. Il finale è pianeggiante e molto lineare, con una sola rotonda a ostacolare la marcia quando mancano 1200 metri.

 

 

Lunedì 12 maggio - Riposo

 

 

Martedì 13 maggio - 4a tappa: Alberobelle - Lecce (189 km)

Altimetria 4a tappa

Arriva finalmente anche l'occasione per i velocisti, in una tappa lunga ma perlopiù pianeggiante che offre giusto qualche metro di dislivello nella prima metà per raggiungere il GPM di Putignano (1.1 km al 6.4%) e il Red Bull KM di Ostuni (circa 4 km al 3.5%). Può semmai essere un fattore il proverbiale vento, che soffia spesso nelle pianure salentine, anche se statisticamente i ventagli al Giro sono cosa assai rara. Da sottolineare un finale non molto favorevole all'organizzazione dei treni: il circuito finale da percorrere 2 volte presenta un po' di curve (non tantissime), tra le quali in particolare si segnala una dolce chicane in prossimità della flamme rouge e l'ultima curva a sinistra (ampia) a 300 metri dall'arrivo.

 

 

Mercoledì 14 maggio - 5a tappa: Ceglie Messapica - Matera (151 km)

Altimetria 5a tappa

Nuova occasione per i velocisti, ma stavolta se la dovranno conquistare - un po' come avveniva in Albania - non tanto per le lievi ondulazioni in partenza, nemmeno per la possibilità di vento laterale nel tratto lungo la costa jonica, ma per le molte salite presenti negli ultimi 55 km. Apre le danze quella del Red Bull KM di Bernalda (circa 1.5 km al 6%), seguita più avanti da quella ben più dura verso il GPM di Montescaglioso (2.6 km al 9%; max 14%) che a 28 km dal traguardo rappresenta un punto chiave per capire che piega prenderà la tappa. Nel finale le asperità sono più docili, ma sono tante e ravvicinate: si raggiunge Matera in circa 5.5 km al 4.5%, dove si incontra subito lo strappo a fianco del Castello Tramontano (circa 800 metri al 5%) a 10 km dall'arrivo; quindi si scende per risalire in città (circa 2.5 km al 3.5%) fino al cartello degli ultimi 4 km; un buon momento per tentare un colpo è sicuramente lo strappo di Via San Vito (ufficialmente 750 metri al 6.3%, max 10%) che termina a soli 2 km dal traguardo; la strada scende di nuovo ma poi torna a salire per gli ultimi 1250 metri (media 2.6%), con una pendenza del 4/5% sul rettilineo finale di 300 metri.

 

 

Giovedì 15 maggio - 6a tappa: Potenza - Napoli (227 km)

Altimetria 6a tappa

La 6a tappa sorride di nuovo anche ai velocisti più puri, nonostante sia nel complesso molto più esigente: è infatti la tappa più lunga del Giro e non è assolutamente priva di asperità, almeno nei primi 2/3 di gara (2600 metri di dislivello complessivo). È già in salita la partenza, con il km0 dato a 5 km dal Valico di Monte Romito (media 4.3%); seguono poi altre asperità, tra cui il lunghissimo Valico di Monte Carruozzo (19.9 km al 3.8%, max 11%), quella che porta allo svincolo di Montemarano (circa 5 km al 6%) e quella di Monteforte Irpino (ufficialmente 4.8 km al 3.8%, ma ignorerei il dato sulla massima all'11%). Sono quasi perfettamente pianeggianti gli ultimi 70 km in cui le squadre velocisti possono chiudere su eventuali fuggitivi. Da segnalare giusto lo zampellotto (400 metri pedalabili) che dal porto conduce nei pressi di Piazza del Plebiscito; una breve discesa lancia il gruppo negli ultimi 1800 metri pianeggianti di Lungomare Caracciolo.

 

 

Venerdì 16 maggio - 7a tappa: Castel di Sangro - Tagliacozzo/Marsia (40.6 km)

Altimetria 7a tappa

Giornata cruciale nell'evoluzione della classifica generale, la prima di alta montagna, che apre un trittico molto intrigante di frazioni nel secondo weekend. Si parte subito in salita con pendenze esigenti per arrivare a Roccaraso (7 km al 6.4%, max 11%) e prima di incontrare la discesa si sale anche a Rivisondoli (quasi 2 km al 5%) e alla Forchetta (1.7 km all'8.1%). Una lunga discesa porta a Sulmona, quindi altri km di fondovalle molto veloce conducono a Pratola Peligna; qui uno zampellotto nel paese precede uno strappo di 1 km al 6%, prima avvisaglia della seguente salita di Monte Urano (4.5 km al 9.4%, max 14%), durissima ma molto distante dall'arrivo. Segue una salita con caratteristiche diametralmente opposte, essendo infinita ma pedalabile, il Valico della Forcella (24.3 km al 3.7%, max 9%). Non c'è GPM, ma si sale anche per arrivare al Valico di Fonte Capo La Maina (circa 3 km al 5%), ultima asperità prima di quella conclusiva. In ogni caso i 15 km pianeggianti che precedono l'ascesa finale, nonché le caratteristiche specifiche di quest'ultima lasciano presagire uno sforzo massimale negli ultimi 3 km di impennata: la salita di 11.9 km al 5.5% si compone infatti di due tratti ben distinti, con il primo pedalabile di 9.2 km al 4.6% seguito da una rampa di 2.4 km al 10.1% (max 13%) in cui si deciderà tutto; la strada è pressoché pianeggiante negli ultimi 300 metri. Anche se tutto si deciderà nel finale, va comunque sottolineato come questa tappa sia tutto fuorché un unipuerto, accumulando quasi 3500 metri di dislivello in meno di 170 km.

 

 

Sabato 17 maggio - 8a tappa: Giulianova - Castelraimondo (197 km)

Altimetria 8a tappa

Il Giro non abbandona l'Appennino e propone una tappa che sembra uscire direttamente da una Tirreno Adriatico di qualche anno fa: montagne nella fase centrale e muri a ridosso del traguardo. Il chilometraggio contribuisce a renderla una classica adatta a tendere imboscate in cui si accumulano 3800 metri di dislivello. Contribuisce a questo la partenza in lieve ma costante ascesa verso Maltignano, anche se si deve attendere una cinquantina di km per arrivare ai piedi della prima vera salita, la Croce di Casale (ufficialmente 7.7 km al 4.6%, ma nella pratica un po' più lunga), cui seguono quelle di Casa Tasso (circa 2 km al 4%) e Rustici (2.4 km al 5.5%). Tutte insieme sono l'antipasto della dura salita di Sassotetto (13.1 km al 7.4%, max 14%) che a 92 km dall'arrivo difficilmente sarà un trampolino di lancio, ma rappresenterà un importante spartiacque in base al quale cambierà molto anche lo svolgimento tattico degli ultimi km. La discesa è interrotta dalle contropendenze di Fiastra (circa 1.5 km al 5.5) e Poggio (circa 1.5 km al 6.5%). Una dozzina di km di falsopiano a salire sono l'ultima fase morta, con cui si raggiunge l'imbocco dell'ascesa di Montelago (5.6 km al 6.8%; ultimi 4 km all'8%, max 12%) primo round di un finale a dir poco nervoso. Infatti la discesa porta (con pochi tratti in falsopiano da pedalare) direttamente ai piedi della dura salita di Castel Santa Maria il cui dato complessivo (4 km al 4.5%) è assolutamente fuorviante: numerosi tratti in lieve discesa separano 3 rampe, di cui l'ultima (1.3 km all'8%) supera il 15% di punta massima; il tutto è reso ancor più interessante dagli abbuoni assegnati in vetta. Già qui, a meno di 20 km dall'arrivo può succedere qualcosa, ma mancano ancora la salita di Acquosi (circa 2.5 km al 4%, max 10%) e il muretto di Gagliole (800 metri all'11.9%, max 14%), che termina ad appena 6.5 km dall'arrivo. Rimagono quindi 1.6 km in quota lievemente mossi, 3 km di discesa tecnica, 1.5 km pianeggianti e gli ultimi 500 metri di nuovo in salita per complicare le cose pure in caso di eventuale sprint. C'è proprio odore di Marche.

 

Domenica 18 maggio - 9a tappa: Gubbio - Siena (181 km)

Altimetria 9a tappa

Ultimo atto di un trittico estremamente insidioso che lascia l'Appennino per raggiungere le Crete Senesi, mettendo insieme 29.6 km di strade bianche negli ultimi 68 km. Ma proprio come avviene a marzo il fondo stradale non sarà l'unica difficoltà: pur senza salite appariscenti, da Mercatale di Cortona in poi si accumulano oltre 2500 metri di dislivello in appena 135 km, composti perlopiù da brevi muri in doppia cifra che metteranno tanta fatica nelle gambe, già affaticate dalle due cavalcate appenniniche. Proviamo ad enumerarne il maggior numero possibile, dandovi qualche dato dei singoli strappi, utile non tanto in sé quanto a comporre il quadro complessivo: il GPM di La Cima si raggiunge formalmente in 4.9 km al 6.8% (in verità è forse più breve e più ripida; max 10%), dopodiché si incontrano pendenze docili per arrivare sotto Cortona (circa 1 km al 5%) e 3 zampellotti per giungere a Farneta; qui le cose si fanno più complicate con strappi tosti a Foiano (1.2 km al 5%, max 10%), Castellina (700 metri al 7%, max 12%) e Sinalunga (800 metri al 10%, max 15%); adesso gli strappi si fanno salite per raggiungere Poggio del Castagnolo (3.5 km al 5%, max 12%) e Colombaio (1.7 km al 4%, max 10%). Una specie di discesa interrotta da zampellotti a Montisi e San Giovanni d'Asso fa respirare prima di entrare nella polvere; proprio qui ha inizio la fase forse più intrigante della tappa, che somma 26.7 km di strade bianche in soli 33.7 km, peraltro con 3 settori molto lunghi e raramente pianeggianti: il primo settore è aperto dallo strappo del Poggione (circa 500 metri al 7%), seguito da una discesa tecnica e dall'immediata risalita a Pieve a Salti (circa 2 km al 5%, max 11%); scesi a Buonconvento bastano pochissimi km pianeggianti per imboccare il secondo settore, aperto dalla salita di Serravalle (2.5 km al 3.5%, irregolari con punte fino all'11%) e poi scandito da brevi zampellotti sparsi; appena usciti si entra subito nel terzo settore, il più duro di questa tappa e tra i più duri della Strade Bianche di marzo, con lo strappo di Panìco (500 mt al 9%, max 12%) e la lunga salita di San Martino in Grania (5.9 km al 2.8%) che ufficialmente ha una massima del 12% ma in verità ha punte almeno fino al 15% (forse anche di più). I successivi km sembrano semplici sulla carta, ma di pianura in verità non ce n'è, con almeno due zampellotti prima di Arbia, la salitella di Casanova Pansarine (1 km al 3%) e lo strappo verso Monteaperti (500 metri al 6%, max 10%); si incontra adesso il quarto settore tutto in salita per arrivare a Vico d'Arbia (500 metri all'11%, max 20%), seguito a stretto giro dal tremendo risciacquo su asfalto lungo la strada di Pieve a Bozzone (20%) e dall'ultimo settore di Colle Pinzuto, anche questo tutto in salita (2.1 km al 5%, max 15%), in vetta al quale sono anche assegnati gli abbuoni in secondi, quando mancano 14 km all'arrivo. Qui si salteranno Le Tolfe, salendo sulla collina dell'Osservanza (circa 2 km al 4%), per poi lambire l'Ospedale universitario e tornare sul percorso di marzo con lo strappo di Vico Alto (400 metri al 9%); la salita a Palazzo Diavoli (1.2 km al 5%) e la discesa dei Cappuccini precedono come di consueto il muro di Via Santa Caterina (max 16%) prima delle curve in lieve discesa nel centro storico e dell'ingresso in Piazza del Campo da San Martino.

 

 

Lunedì 19 maggio - Riposo

 

 

Martedì 20 maggio - 10a tappa: Lucca - Pisa (Cronometro individuale - 28.6 km)

Altimetria 10a tappa

Non è certo lunghissima, ma si tratta comunque della crono più importante del Giro, una prova per specialisti che scriverà la classifica con cui ci si approccerà alle vere montagne a partire già - in parte - dal giorno dopo. Una crono delle meraviglie tra altre due splendide città d'arte toscane, che prenderà il via dai bastioni delle mura di Lucca, che saranno percorse per quasi 3 km in avvio. I primi 8 km sono proprio i più tecnici, a causa dello strappo in avvio per salire sulla mura, la discesa con due tornanti per tornare in città e il successivo tratto in periferia che presenta una dozzina di curve in poco più di 4 km. A Pontetetto lo scenario è completamente cambiato: da qui fino a Pisa il tracciato sarà su strade ampie e rettilinee; cambiano le carte in tavolo solo il falsopiano fino al Foro di San Giuliano e la successiva discesa con 4 larghissimi tornanti che si dovrebbero affrontare bene anche con una bici da cronometro. Soltanto entrati dentro il centro storico di Pisa il tracciato torna più complicato con 5 curve in meno di 2 km.

 

 

Mercoledì 21 maggio - 11a tappa: Viareggio - Castelnovo ne' Monti (186 km)

Altimetria 11a tappa

È il momento di un vero tappone appenninico (186 km con 3600 metri di dislivello, qualcosa meno del dato ufficiale), che a prima vista appare un po' “storto”, ma a ben vedere se questa tappa fosse stata collocata alla fine della terza settimana sarebbe stata perfetta per ribaltare la classifica, avendo una salita tremendamente dura seguita da altre più semplici, ma senza fondovalle che favoriscono l'inseguimento dei ritardatari. Capire cosa possa succedere è un'impresa ardua, anche se statisticamente appare più plausibile una fuga del mattino che anticipa un gruppo selezionato in cui si è assistito a un no-contest o poco più. Tuttavia va sottolineato come con la cronometro alle spalle, qualche scalatore potrebbe essere in una posizione in classifica tale da indurre a qualche azzardo; inoltre va detto che la seconda settimana è forse la più facile delle tre e che di 6 tappe, questa è forse proprio la più dura, visto che presenta la salita più ripida di questo Giro, probabilmente seconda solo al Colle delle Finestre per durezza complessiva: San Pellegrino in Alpe. E chissà che i seguenti tre giorni relativamente tranquilli non siano un ulteriore punto a favore nell'evitare condizionamenti mentali e invitare qualche big avvezzo all'attacco a muoversi. Già i km iniziali offrono le prime difficoltà, in particolare l'agevole salita di Montemagno (3 km al 4.2%) e, dopo lievi ondulazioni nella risalita del Serchio, quella già più arcigna verso Barga (3.3 km al 6.3%, max 10%). Scesi al Ponte di Campia si continua a risalare la valle con un sensibile falsopiano fino a Castelnuovo Garfagnana; qui iniziano già le prime rampe di salita (circa 3 km al 4%) che a Campori si trasformano in inferno, con l'inizio formale dell'ascesa a San Pellegrino in Alpe (13.7 km all'8.8%): già soltanto il dato complessivo basterebbe a renderla una salita temibile, ma l'irregolarità della pendenza nasconde insidie ben maggiori; il primo tratto di quasi 4 km al 9.5% è il più gestibile, perché pur essendo ripido presenta una pendenza regolare; dopo qualche metro di respiro, già le cose si fanno più complicate, perché i successivi 5 km scarsi al 9% di media sono più ingannevoli e interrotti anche da una breve discesa a causa della quale si incontrano le prime impennate al 14/15%; un'altra discesa, più lunga, prefigura l'inizio a Casa Boccaia di quello che è stato definito tempo addietro un “muro di carta moschicida” (definizione attribuita a Ciro Scognamiglio) di 3 km abbondanti (12.1% di media), dei quali i 2 che precedono il transito dal santuario hanno addirittura una media del 14% e punte ufficialmente segnate fino al 19%; il fatto che per arrivare al GPM sul Passo del Lagadello (questo il vero nome del valico) serva un altro km con pendenza irregolare e qualche rispiano, favorisce ulteriormente la selezione e scava la fossa a chi si è staccato sui tornanti dai ribaltamento. Mancano adesso 92.4 km, è vero, ma i primi 42 sono quasi tutti di discesa (spesso tecnica) spezzati da ondulazioni che comunque non favoriscono l'inseguimento, anche perché il rettilineo più lungo sarà a malapena di un centinaio di metri. A Cerredolo inizia la salita decisamente più pedalabile (ma Aprica docet) di Toano (11.1 km al 4.9%, con un tratto centrale di 7.5 km al 6%, max 10%), la cui successiva discesa è spezzata da varie contropendenze: si ricordino almeno quella di Costabona (circa 1.5 km al 5%) e Villa Minozzo (circa 3 km al 5%), con quest'ultima che assegna pure secondi di abbuono in vetta. Tra Gatta e l'imbocco dell'ultima salita si incontrano gli unici 6 km di fondovalle davvero sfavorevoli per un attaccante, poi si torna a salire per 5.8 km al 5.8%, con punte al 10% nella prima parte dell'ascesa, per raggiungere il GPM all'ombra della Pietra di Bismantova. Mancano ora 4.9 km all'arrivo, ma non sono finite le asperità: dopo una breve discesa e 1 km di falsopiano inizia lo strappo a fianco di Monte Castello (400 metri al 7%), seguito da 700 metri di discesa e dagli ultimi 1200 metri di nuovo in salita (media del 4%) con cui si rientra nel centro storico, per chiudere una tappa davvero difficile da interpretare.

 

 

Giovedì 22 maggio - 12a tappa: Modena - Viadana (Oglio-Po) (172 km)

Altimetria 12a tappa

La 12a tappa torna a sorridere alle ruote veloci dopo 5 tappe in cui si è scritta a più riprese una prima bozza della classifica generale. La prima parte di tappa sui colli matildici è estremamente esigente e insidiosa, che accumula oltre 1500 metri di dislivello in appena 70 km, con salite anche abbastanza toste: si assegnano GPM a Baiso (qui c'è un errore nel dato ufficiale: sono 5 km al 6%, max 11%) e Borsea (4 km al 5.2%, ma con punte fino al 12%). Tuttavia i 70 km finali sono un biliardo con cui si raggiunge la Bassa e si scavalca il Po per entrare nel circuito finale di 26.6 km da percorrere una volta sola. La volata sarà semplice anche da un punto di vista planimetrico, visto che dopo Sabbioneta non c'è quasi nessuna curva, eccetto l'ultima a sinistra a 500 metri dal traguardo.

 

 

Venerdì 23 maggio - 13a tappa: Rovigo - Vicenza (180 km)

Altimetria 13a tappa

Tappa insidiosa in cui tenere gli occhi aperti, ma non tremendamente difficile. In avvio si lambiscono i Colli Euganei, salendo dopo una trentina di km il tosto Passo Roverello (4 km al 6.1%, max 12%), ma per le fasi decisive tutto è rimandato al finale, visto che servono 80 km perfettamente pianeggianti per arrivare ai piedi dei Colli Berici e incontrare di nuovo un po' di pendenza: si sale a Pozzolo (1.2 km all'8%, max 13%), Garzola (600 mt al 9%) e soprattutto al GPM di San Giovanni in Monte, salita lunga ed impegnativa (5 km al 6.6%), con un primo tratto di quasi 3 km all'8.5% (max 14%). Tuttavia da fine discesa mancano ancora 38.4 km all'arrivo e ne servono 17 prima di tornare a salire, quindi difficilmente succederà qualcosa di importante: potrebbe però essere un momento decisivo se la tappa se la giocasse la fuga del mattino. Per gli ultimi km tutto è affidato al doppio passaggio su Monte Berico (1.1 km al 7.5%, max 12%), in vetta al quale è posto il traguardo, ma anche allo strappo di Arcugnano (1.6 km al 7.7%, max 13%) che assegna abbuoni quando mancano soltanto 10.4 km all'arrivo. Dalla fine della discesa bastano 6 km per imboccare di nuovo lo strappo finale.

 

 

Sabato 24 maggio - 14a tappa: Treviso - Nova Gorica/Gorizia [Slovenia] (195 km)

Altimetria 14a tappa

Altra tappa per ruote veloci, ma dal finale un po' movimentato. Se i primi 145 km sono perfettamente pianeggianti, il finale risulta piuttosto complicato e unitamente al chilometraggio elevato renderà la vita dura ai velocisti più puri, offrendo forse terreno anche a un colpo da finisseur. Dopo Cormons si incontrano nell'ordine lo strappo di Subida (400 metri al 7%), la salita di Medana (2.9 km al 4.3%, max 9%), il GPM di Gonjace/San Martino (qui c'è un errore nei dati ufficiali: sono 3.6 km al 4.9%, max 10%) e un'ultima risalita a San Floriano del Collio (800 mt al 5.6%). Scesi a Gorizia si attraversa il centro, per poi entrare in Slovenia e affrontare una prima volta lo strappo di Saver (900 mt al 7.4%, max 12%). Transitati dal traguardo si percorrere un intero giro di 13.8 km, risalendo al GPM, con scollinamento a soli 7.6 km dall'arrivo. Gli ultimi 6.5 km sono perfettamente pianeggianti, con alcune curve ad angolo retto che spezzano rettilinei comunque piuttosto lunghi. Un'ultima semicurva introduce nel rettilineo finale di 1 km netto.

 

 

Domenica 25 maggio - 15a tappa: Fiume Veneto - Asiago (222 km)

Altimetria 15a tappa

Ancora una volta il gruppo troverà sul suo cammino una salita molto importante ad un'elevata distanza dal traguardo: stavolta è il turno del Monte Grappa, salito però dalla Strada Cadorna, relativamente agevole. Valgono un po' le stesse considerazioni fatte per l'undicesima tappa, anche se l'assenza di grandi pendenze e un numero maggiore di km in fondovalle nel finale, la rende forse ancora meno adatta per attaccare; viceversa potrebbero giocare a favore di tentativi da lontano la presenza del giorno di riposo all'indomani e il fatto di essere sulle Alpi, pregiudizio che al Giro ha sempre un certo peso nella mente di squadre e corridori. Già nei primi 100 km, nel complesso abbastanza semplici, non mancano alcune difficoltà: un primo blocco di ondulazioni si incontra dopo Vittorio Veneto e culmina nell'immancabile passaggio dal Muro di Ca' del Poggio (1.1 km al 12.3%, max 19%); il secondo arriva invece da Pederobba in avanti, sulle colline ai piedi del Monte Grappa. La lunga salita dalla Strada Cadorna (in tutto 25.1 km al 5.7%) è nettamente divisa in un primo troncone di 12 km al 6.8% (max 11%) e in un secondo di 8.3 km al 6.5%; pendenze dunque non terribili, anche se la lunghezza della salita unita alle tante tossine accumulate nelle prime due settimane possono renderle più difficili da sopportare. In vetta mancano 90,4 km all'arrivo, di cui 25 sono di discesa. Qui si incontrano 10 km di pianura, il tratto in lieve ascesa verso Arsiè e Fastro, quindi la discesa dalle Scale di Primolano, con cui si arriva ai piedi della salita di Dori (16.4 km al 5.4%): tutto fuorché tremenda, presenta pendenze un po' più marcate nei primi 4 km (media 5.7%, max 9%) e, soprattutto, negli ultimi 5.5 km (media 6.3%, max 9%). Se sul Grappa non succede niente, queste pendenze non bastano sicuramente a smuovere la corsa, anche se bisogna sperare di non avere una giornata storta, perché su certe salite se si salta si prendono vagonate di minuti in men che non si dica. Forse più intrigante è lo strappo di Lazzaretti (1.5 km all'8%), posto ad una ventina di km dal traguardo, i quali sono lievemente ondulati, ma privi di grandi asperità. Un ultimo zampellotto (300 metri al 4%) si incontra a Pennar, quando mancano 3.5 km all'arrivo.

 

 

Lunedì 26 maggio - Riposo

 

 

Martedì 27 maggio - 16a tappa: Piazzola sul Brenta - San Valentino di Brentonico (203 km)

Altimetria 16a tappa

È l'ora del tappone, che in 203 km accumula quasi 5000 metri di dislivello, senza mai raggiungere una quota più alta di quella del traguardo (1315 metri), scongiurando il rischio di incappare in nevicate. I primi 60 km sono di fondovalle a salire, con un breve tratto in ascesa per arrivare ad Arsiero. Poi il falsopiano si fa salita vera per raggiungere il GPM di Carbonare (12.9 km al 4.6%, max 10%), seguito da 3 km di falsopiano per raggiungere il valico vero e proprio della Fricca. Si affronta quindi una discesa di oltre 20 km, interrotta solo da una breve contropendenza per valicare Vigolo Vattaro, con cui si arriva a Trento per imboccare la salita del Bondone, affrontata per metà fino in località Candriai (10.1 km al 7.6%, max 13%). 15 km di discese veloci e falsopiani portano ai piedi del Passo San Udalrico (circa 10 km al 2.8%; salita al 6% in avvio verso Calavino e negli ultimi 2 km), ascesa che non assegna GPM. Nuova discesa verso Dro, poi bastano 7 km pianeggianti per salire di nuovo; si incontra adesso la salita più dura del giorno, il Passo Santa Barbara: con i suoi 12.7 km all'8.3% e in particolare un tratto iniziale di 8 km al 9.5% (max 14%) è la salita perfetta per attaccare, con scollinamento a 34.6 km dall'arrivo, discesa tecnica e concatenazione quasi perfetta con la salita finale. Questa non è né altisonante nel nome, né troppo spaventosa nei numeri, motivo per cui non dovrebbe ingessare la corsa; per arrivare a San Valentino di Brentonico servono in tutto 18.2 km al 6.1%, divisi però in 3 tronconi: la prima parte è relativamente pedalabile (7.4 km al 6.7%) ed è seguita da un tratto semplice per attraversare Brentonico, dove si assegneranno i secondi di abbuono al Red Bull KM; una breve discesa lancia i corridori nel segmento più impegnativo (6.2 km all'8.7%) con pendenze spesso in doppia cifra nei primi 4.5 km (media 9.4%, max 14%); in località San Giacomo la strada scende per oltre 1 km, poi impenna di nuovo per 1.6 km al 9.4% (max 12%); spiana negli ultimi 300 metri intorno al 4%.

 

 

Mercoledì 28 maggio - 17a tappa: San Michele all'Adige - Bormio (155 km)

Altimetria 17a tappa

Altra giornata con una salita molto tosta posta lontana dal traguardo, anche in questo caso alla vigilia di una tappa semplice, lasciando aperto lo spiraglio alla fantasia. Con le gambe ben inchiodate dalla cavalcata del giorno precedente, già l'avvio sarà bello complicato, considerando che i primi 70 km con cui si arriva al Passo del Tonale sono quasi tutti all'insù, con alcuni tratti di vera salita già in Val di Non prima di Mollaro (circa 3 km al 5%) e Cles (circa 3.5 km al 3.5%). Lo sgancio della fuga potrebbe quindi essere dolorosissimo, soprattutto se uomini pericolosi provassero a infiltrarsi. Il Tonale stesso non è una salita semplicissima anche se priva di grandi pendenze (15.2 km al 6%, max 9%), tant'è che si tratta pure di una delle più alte di questo Giro (1883 metri), terza dietro Finestre e Sestriere. Se l'avvio fosse caotico, si potrebbe arrivare ai piedi del Passo del Mortirolo con una situazione non ancora definita, visto che il fondovalle dopo Ponte di Legno è molto a favore e passerà velocissimo; ecco che il Mortirolo, seppur nel suo versante pià morbido di Monno, può essere un luogo ottimo per fare confusione lontano dall'arrivo: è pur sempre una signora salita di 12.6 km al 7.6% con rampe fino al 16% e la corsa potrebbe entrare già nel vivo anche per via della discesa estremamente tecnica. Dalla vetta mancano 47.8 km all'arrivo (non tantissimi), 33.7 da fine discesa. Anche se apparentemente dopo il terreno sembra agevole, in verità bisogna capire nel dettaglio cosa si nasconde dietro l'anomala risalita della Valtellina: si tratta di un fondovalle, ma di fatto nella prima parte è salita vera (12 km con una media del 3.3% con punte anche fino al 10%) anche se pedalabile ed è difficilissimo da interpretare; seguono poi 8 km quasi pianeggianti con cui si arriva alle porte di Bormio per salire alle Motte (3 km all'8.2%, max 13%). Si compone così una sorta di “lunga Aprica” di 24.8 km al 2.9%. In vetta mancano 8.9 km, perlopiù in discesa, con un paio di brevi contropendenze a metà; l'arrivo è poi a sua volta posto in lieve ascesa (2%).

 

 

Giovedì 29 maggio - 18a tappa: Morbegno - Cesano Maderno (178 km)

Altimetria 18a tappa

Giornata cuscinetto tra le frazioni alpine che potrebbe chiudersi in volata se i velocisti vorranno giocarsela, ma potrebbe anche sorridere ad una fuga di cacciatori di tappe. Infatti nella fase centrale non mancano salite anche piuttosto insidiose che riportano la mente alle classiche lombarde autunnali. Dopo 30 km si affronta la tosta salita di Parlasco (7,6 km al 6.2%) e dopo altre ondulazioni si valica il Colle Balisio (4.3 km al 4.1%, max 9%). La discesa su Lecco è quasi immediatamente seguita dalla salita di Ravellino (8.9 km al 4.4%, max 12%), ma anche da quella di Sirtori (2.5 km al 4.8%, max 10%) che assegna anche secondi di abbuono (che in questo caso però non dovrebbero servire a niente). Mancano ora 57 km all'arrivo e il percorso si fa più semplice: le ultime lievi ondulazioni si incontrano a Torrevilla (400 metri al 5%), Canonica Lambro (600 metri al 4%) e Albiate (700 metri al 5%). Gli ultimi 38 km sono invece completamente pianeggianti, ma va segnalato che il circuito finale di 12.5 km da ripetere interamente due volte è zeppo di curve (se ne contano almeno una quindicina); l'ultima di queste è a 750 metri dal traguardo.

 

Venerdì 30 maggio - 19a tappa: Biella - Champoluc (166 km)

Altimetria 19a tappa

Una delle tappe regine a 5 stelle è già alle spalle, le altre due arrivano adesso. La 19a è quella valdostana, la più breve, ma per certi versi la più spettacolare. Quasi 5000 metri di dislivello in 166 km, con partenza praticamente già in salita: infatti dopo appena 4 km, inizia la salita di Croce Serra, che è la più facile delle 5 (11.2 km al 4.6%) ma presenta comunque un primo strappo di 1.8 km all'8% e punte fino al 15%. La discesa su Borgofranco d'Ivrea è seguita da 25 km pianeggianti, gli unici di tutta la tappa, in cui a qualcuno converrà che la fuga vada via, ma a qualcun altro potrebbe interessare tenere la corsa aperta per creare il caos sulla successiva salita, che invece è la più dura: il Col Tzecore, di complessivi 16 km al 7.7%, nei quali spicca un tratto di 3 km all'11.4% (max 15%). In vetta mancano ancora 99 km, è vero, ma le salite sono da qui in poi sono quasi perfettamente incatenate, tutte con pendenze esigenti ma non terribili, perfette per scavare ampi distacchi nell'ultima settimana. Al termine della discesa si incontrano due salitelle per raggiungere Saint-Vincent (1.5 km al 3%) e Chatillon (1 km al 5%), che impegnano il gruppo prima di imboccare il Col du Saint-Pantaléon: in tutto sono 16.5 km al 7.2% (max 12%), ma la pendenza media è abbassata da un paio di tratti in falsopiano; i primi 8 km hanno infatti una media dell'8%, gli ultimi 2 km addirittura del 9%. Segue il Col de Joux, leggermente più regolare e pedalabile, misurato formalmente in 15.1 km al 6.9% (max 12%), anche se la strada inizia a salire già un paio di km prima per attraversare di nuovo Saint-Vincent dove si incontra il Red Bull KM, appunto, in salita. Con questa salita di entra in Val d'Ayas, dove si deve ancora affrontare l'ultima ascesa verso Antagnod, che di fatto inizia 1 km dopo l'imbocco ufficiale, risultando quindi di 8.5 km al 5.1%: la strada sale a gradoni, con un primo strappo impegnativo prima di Corbet (1.5 km al 7%) e poi una punta all'11% all'inizio dell'ultimo tratto di 3.5 km al 6.6%. Rimangono appena 5 km e la discesa termina subito prima della flamme rouge; la strada sale di nuovo al 3% fino agli ultimi 500 metri, che invece sono pianeggianti.

 

 

Sabato 31 maggio - 20a tappa: Verrès - Sestrière (205 km)

Altimetria 20a tappa

Ultima giornata cruciale per la classifica generale, non propriamente un tappone visto che la prima parte della tappa non è durissima, ma comunque una frazione davvero impegnativa con quasi 4500 metri di dislivello in 205 km. Dopo 35 km pianeggianti, si incontrano le prime lievi pendenze nel Canavese: tra queste spicca ovviamente il GPM di Corio (ignorando i dati ufficiali, 6.5 km al 3.7%; max 10% negli ultimi 2 km). Il successivo fondovalle propone ulteriori tratti di salita mascherata a Pian Bausano (circa 2.5 km al 4%), Fubina (2.5 km al 4.7%) e Viù (1.3 km al 4%); tutti questi sono l'antipasto del Colle del Lys, prima vera salita, che nei complessivi 13.7 km al 4.3% nasconde un primo tratto di 5.7 km al 7.2% (max 12%). Al termine della discesa si percorrono 20 km pianeggianti - gli ultimi - per arrivare ai piedi della salita più dura di questo Giro, nonché Cima Coppi: il Colle delle Finestre, salita interminabile di 18.5 km al 9.2%, dalla pendenza tremendamente costante (fa eccezione il primo tratto un po' più ripido, max 14%) e con gli ultimi 8 km in sterrato. Come da tradizione, dopo una discesa molto tecnica, la battaglia proseguirà sulla pedalabile salite di Sestrière, 16.2 km al 3.8% divisi tra i primi 7 km di falsopiano (media 1.8%) e gli ultimi 9.2 km di salita effettiva (media 5.3%, max 9%). L'ultima occasione per ribaltare la classifica è questa ed è un'occasione ghiottissima.

 

 

Domenica 1 giugno - 21a tappa: Roma - Roma (143 km)

Altimetria 21a tappa

Il Giro sta per finire, ma rimane ancora l'affascinante chiusura per le strade della Città Eterna. Il via ufficiale viene dato all'interno di Città del Vaticano dopo aver attraversato il piccolo stato pontificio in trasferimento per festeggiare l'anno giubilare. Si transita una prima volta dal traguardo al Circo Massimo per poi attraversare l'EUR e percorre andata e ritorno Via Cristoforo Colombo per raggiungere il Lido di Ostia. Si entra nel circuito finale all'altezza delle Terme di Caracalla, per poi affrontare 8 giri completi di 9.5 km. Il circuito è lo stesso dello scorso anno, ma cambia appunto la collocazione del traguardo: si percorre un anello intorno alle Terme di Caracalla (con un tratto in lieve ascesa), per poi immettersi su via San Gregorio; dopo aver fiancheggiato il Colosseo e percorso i Fori Imperiali, si raggiunge il Lungotevere, che si percorre verso sud fino al Circo Massimo, dove è posto l'arrivo in lieve ascesa (5% negli ultimi 300 metri). Da ricordare anche che ad ogni giro si affronteranno nel complesso 1000 mt di sampietrini.

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Francesco Dani
Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.