Ciclismo Giovanile

E dalla vendemmia U23 venne fuori un Vino novello

Yevgeniy Fedorov, kazako della nidiata di Alexandre Vinokourov, è il nuovo Campione del Mondo Under. A Wollongong battuti Mathias Vacek e Søren Wærenskjold. Solo 23esimo il primo italiano, Nicolò Buratti


La prova in linea degli Under 23 era una delle più attese, non solo per la concorrenza stellare ma anche per le importanti indicazioni sui possibili scenari di corsa delle due prove élite. I 17 chilometri del circuito di Wollongong, da ripetere dieci volte, avevano come unica asperità il durissimo Mount Pleasant, lungo 1100 metri e con una pendenza massima del 14%.

Alle 5 in punto italiane è stato dato il via alla prova, a cui non ha preso parte uno dei protagonisti più attesi, Mick van Dijke (Paesi Bassi), in seguito a un tampone positivo al Covid-19. Già durante il primo passaggio sulle rampe del Mount Pleasant il gruppo ha iniziato a scremarsi. La nazionale più attiva per cercare di portare via una fuga è stata l'Estonia, che dopo una manciata di chilometri ha mandato in avanscoperta Joonas Kurits, campione nazionale in carica nelle prove contro il tempo. L'azione di Kurits è stata neutralizzata prima dal giapponese Yuhi Todome e poi dall'intero gruppo, dal quale, intanto, si stavano staccando alcune pedine interessanti: Jacob Hindsgaul (Danimarca) è rimasto coinvolto in una caduta, mentre Rait Arm (Estonia) e Rudy Porter (Australia) hanno iniziato a sfilarsi. Al termine del primo giro, la Germania guidava il gruppo sotto il ritmo di Hannes Wilksch, atleta di grande valore che vanta il settimo posto finale al Giro d'Italia di categoria e al Tour de l'Avenir.

A 154 chilometri all'arrivo, è stato proprio Wilksch a dare vita a un attacco congiunto di cinque corridori; oltre a Wilksch, il belga Fabio Van den Bossche, il ceco Petr Kelemen, il francese Mathis Le Berre e lo svizzero Fabien Weiss. Ai cinque si è poi unito il croato Fran Miholjevic. Il gruppo, controllato dai Paesi Bassi, ha dato il via libera a quella che sarebbe stata la fuga di giornata. Durante la seconda tornata c'è stato spazio anche per i primi ritiri, su tutti quello di una possibile sorpresa come Adam Holm Jorgensen (Danimarca). Altri corridori hanno perso contatto sulla salita, tra cui Arthur Kluckers (Lussemburgo), atteso protagonista della prova odierna che si è poi ritirato nella via verso il traguardo.

L'Italia si è messa in mostra a 122 chilometri dall'arrivo, quando Lorenzo Milesi ha cercato di portare via un gruppetto di contrattaccanti, salvo poi fermarsi ed essere riassorbito dal gruppo principale che pagava ormai 3' dai sei fuggitivi. I primi problemi sono occorsi a Kelemen, che è rientrato sui compagni d'avventura dopo un cambio della bicicletta, e a Eddy Le Huitouze (Francia), abile nel rientrare prontamente sul gruppo principale dopo una foratura.

Al quinto dei dieci passaggi previsti sul Mount Pleasant, la Gran Bretagna è entrata in azione imponendo un ritmo infernale; a farne le spese alcune ruote veloci come Jensen Plowright (Australia), staccatosi insieme al connazionale Dylan George. Il lavoro dei britannici ha permesso al gruppo di riavvicinarsi ai fuggitivi, che a 89 chilometri dal termine potevano vantare 2'20" di vantaggio. L'azione però non deve aver dato i risultati sperati e dopo poche centinaia di metri un immenso Axel van der Tuuk (Paesi Bassi), che ha trainato il gruppo in solitaria per quattro giri, è tornato in testa. Altri sforzi per Kelemen che ha recuperato la bici principale ed è dovuto rientrare ancora una volta sui cinque fuggitivi.

A 76 chilometri dall'arrivo l'Italia ha provato ad animare la corsa con un attacco guidato da Milesi e Davide De Pretto, ma anche stavolta non è bastato per fare la differenza. Il momento opportuno lo ha colto il kazako Yevgeniy Fedorov che a 71 chilometri dal termine ha allungato arrivando a guadagnare più di venti secondi sul gruppo, tirato dal neerlandese Tim van Dijke e dalla Germania. Il ritmo alle sue spalle è presto diventato insostenibile e dopo una decina di chilometri nella terra di nessuno Fedorov è stato riassorbito da un gruppo sempre più assottigliato.

Mancavano 55 chilometri quando in gruppo hanno cominciato a muoversi le prime e le seconde linee delle squadre principali. L'azione più interessante è stata condotta da Casper van Uden (Paesi Bassi), Davide De Pretto (Italia), Erik Fetter (Ungheria), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Enekoitz Azparren (Spagna) e Sam Watson (Gran Bretagna). L'allungo dei sei è durato una manciata di chilometri, prima che partissero in contropiede il norvegese Tord Gudmestad e il danese Tobias Lund Andresen. Sul terzultimo passaggio dalla cima di Mount Pleasant la fuga si è scomposta: davanti sono rimasti solo Le Berre, Wilksch e Van den Bossche, mentre Andresen e Gudmestad, così come i tre fuggitivi staccati, sono stati ripresi dal gruppo.

Alexandre Balmer (Svizzera) e Jakub Toupalik (Repubblica Ceca) hanno provato ad avvantaggiarsi in discesa, seguiti da un quartetto con Watson, Fedorov e i due italiani Milesi e Nicolò Buratti. I due gruppetti si sono ricongiunti a 26 chilometri dalla fine e hanno provato a rientrare sui tre fuggitivi, mentre il gruppo principale, nel tentativo di ricucire, ha perso altre unità. A 21 chilometri dal traguardo l'attacco è stato neutralizzato dal gruppo, che dopo poche curve ha ripreso anche i fuggitivi; in testa sono quindi rimasti una trentina di atleti, prima che Le Berre, miglior interprete di una Francia spenta, lanciasse un nuovo attacco insieme a Fedorov, Vacek e Alec Segaert (Belgio).

La campana dell'ultimo giro ha sorriso ai quattro attaccanti che a dieci chilometri dal termine hanno raggiunto un vantaggio di 15" sugli inseguitori. Nel finale, Le Berre ha perso contatto dai fuggitivi poco prima della salita e Balmer ha attaccato ancora cercando di sorprendere i rivali del gruppo. Il ritmo infernale di Vacek e Fedorov non ha lasciato scampo a Segaert e Balmer, che nel frattempo era rientrato sul belga; al termine della salita entrambi sono stati raggiunti dal gruppo, che si è gettato all'inseguimento della coppia al comando.

A tre chilometri dal traguardo, il vantaggio dei due battistrada è rimasto stabilmente intorno ai 15" e nonostante il gran ritmo mantenuto da Segaert in testa al gruppo sono stati Vacek e Fedorov a giocarsi la maglia iridata. A prevalere in una volata senza storia è stato un sorprendente Fedorov, che ha così riportato il Mondiale di categoria in Kazakistan a dieci anni dal trionfo di Alexey Lutsenko.

Medaglia d'argento per Mathias Vacek, davanti al norvegese Soren Wærenskjold che dopo l'oro nella prova contro il tempo ha conquistato, con un po' di rammarico, il bronzo su strada. La top 10 è completata da Madis Mihkels (Estonia), Olav Kooij (Paesi Bassi), Pavel Bittner (Repubblica Ceca), Matthew Dinham (Australia), Paul Penhoet (Francia), Matevz Govekar (Slovenia) e Jenno Berckmoes (Belgio).

L'Italia, dopo una corsa d'attacco, si è persa nel finale e porta a casa il 23esimo posto di Nicolò Buratti a quasi un minuto da Fedorov come miglior piazzamento. In generale, è stata una prova complessa per le grandi squadre che si sono fatte sorprendere da un Yevgeniy Fedorov in giornata di grazia.
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Amedeo Onnis
Se sorrido mentre parli, probabilmente stai parlando di ciclismo. Tifoso sfegatato di tutti i corridori dal nome bizzarro, sono tra quelli che attendono la stagione di ciclocross più di quella su strada.