L'ABC della bici, la bici dell'ABC

Nel segno di Specialized: lo spirito della Silicon Valley in gruppo

Un marchio che ha rivoluzionato la produzione di biciclette nel mondo: ricerca, innovazione e uno spirito rock, sin dai tempi di quell'antico furgone Volkswagen

17.09.2023 10:00

La Specialized Bicycle Components, azienda hi-tech californiana, è lo sponsor tecnico di ben tre squadre presenti alla Vuelta a España che si è corsa in queste settimane. Tre formazioni di vertice: la Soudal-Quick Step, la BORA-Hansgrohe e la TotalEnergies. Tutte e tre a segno nel corso delle tre settimane spagnole. C’è Inoltre la sponsorizzazione alla SDWorks, squadra del Word tour femminile.

I team sono equipaggiati con componenti progettati - attraverso il fondamentale supporto dei ciclisti - e testati nella sede Specialized di Morgan Hill, California.

Telaio da strada S-Works, di cui l’ottava generazione è stata presentata poche settimane fa: Tarmac SL8
telaio S-Works TT Shiw per le crono
ruote e manubri del marchio proprietario Roval
selle, gomme, caschi, scarpe Specialized

Tutti componenti di altissima gamma, ai vertici dell’industria ciclistica mondiale; progettati con un’unica idea guida, caratteristica di tutta la storia Specialized: innovare o non esserci (Innovate or Die). In questo slogan è riassunta una storia interessante e profonda, antica e sfrontata; che racconta generazioni ribelli e va molto oltre gli 8 tubi di una bicicletta. Una storia che vale la pena riassumere.

Baia di San Francisco, terra di confine e di conquista

Per comprendere a fondo le peculiarità dell’azienda Specialized, natura e qualità dei prodotti da essa progettati, bisogna aver presente il contesto economico e sociale nel quale nasce e si sviluppa. Specialized nasce in un territorio che ha fatto da culla alle aziende più innovative degli ultimi 50 anni (HP, Microsoft, Apple, Google, e-bay, Tesla…); da dove è partita la rivoluzione tecnologica che ha cambiato il mondo. La Baia di San Francisco (Bay Area).

A generare una terra feconda per l’alta tecnologia, non appaia paradossale, sono stati fattori sociali come creatività, spirito di indipendenza, individualismo e visione utopica sviluppati nella storia di un territorio di confine. Un territorio conteso e conquistato da eccentrici e spregiudicati individui disposti a rischiare tutto, secondo lo spirito del vecchio West, nella corsa all’oro di metà Ottocento e in tutte le altre conquiste susseguitesi nei decenni.

Un polo d’attrazione per giovani generazioni di tutto il mondo; terra promessa per menti brillanti, richiamate, negli anni 60, da eventi come Monterey Pop Festival, Summer of Love (estate dell’amore) e dalla controcultura Hippie in generale. Tutte sfide agli assetti tradizionali che potevano nascere solo in quel territorio. Un territorio dove anticonformismo ed utopia erano diventati col tempo aria da respirare.

Il Furgone Volkswagen

Proprio da uno dei simboli della cultura hippie, un furgone Volkswagen Type 2, nasce la storia di Specialized. L’azienda viene fondata, nel 1974, da Mike Sinyard, giovane appassionato di ciclismo che ha appena finito il College. Per finanziare un viaggio in Europa Mike vende il suo bus VW per 1500 $ - solo due anni dopo, nel 1976, Steve Jobs, nella vicina Cupertino, si decise a vendere il suo di bus VW per finanziare le prime produzioni della nascente Apple.

Giunto in Italia Sinyard trova un contatto con la Cinelli Bicycles, azienda produttrice di componenti di qualità. Investe tutto quel che rimaneva della vendita del mezzo in manubri ed attacchi manubrio italiani e torna a San Francisco. Inizia allora un’avventura naif e senza certezze; nulla che un buon nonno europeo, ahinoi, potesse consigliare a un proprio nipote. Il giovane Mike non ha soldi e per risparmiare dorme insieme ad altri due amici in una roulotte. Non ha un'autovettura e per consegnare i componenti provenienti dall'Europa utilizza un rimorchio da attaccare alla propria bici. Convince i suoi clienti a pagare in anticipo le forniture ed il sistema funziona.

Ben presto da importatore diviene costruttore. Un punto di svolta nel 1981 con la prima mountain bike costruita in serie, la Stumpjumper. Un passaggio che spiega la visione di Sinyard, figlio della Bay Area, e della sua Specialized. Stumpjumper si propone come la possibilità, per chiunque e a un prezzo ragionevole, di iniziare un nuovo sport fuoristrada. Nuove libertà e nuovi contatti con la natura pensati da ciclisti, per ciclisti. Una sorta di “Peace and love” delle due ruote.

Certo c’è una mente imprenditoriale dietro al successo planetario del progetto Specialized ma questa sta sempre un passo indietro rispetto ad una essenza prevalente su tutto: Sinyard, prima di ogni altra cosa, è un ciclista; Specialized, prima di vendere beni, propone uno stile di vita, una visione del mondo. In una intervista Mike fa una considerazione assorta: “Penso che il ciclismo sia la cura per molte cose in questo mondo”.

Innovare o morire

Come si è detto, Specialized pone grandissima attenzione ai processi di sviluppo dei nuovi prodotti. L’innovazione è vista come la ragione sociale per eccellenza. Molto si è operato per snellire e massimizzare la velocità di progettazione e test. A Morgan Hill è stata creata una struttura di ricerca e sviluppo in grado di costruire 10.000 telai all’anno, controllando interamente tutte le fasi del processo. Una risorsa esclusivamente impiegata per sviluppo e messa a punto dei prototipi.

Sempre a Morgan Hill è stata inoltre realizzata una galleria del vento specifica per il ciclismo, ottimizzata per le velocità reali della bici. Sufficientemente grande da poter fare test su qualsiasi condizione legata alle andature del gruppo.

I team di ricerca sono nella condizione di progettare in CFD (software per la fluidodinamica) al mattino, stampare in 3D un prototipo ed effettuare prove in galleria del vento nel giro di poche ore. Questi processi in precedenza, con le esternalizzazioni ed i connessi problemi logistici, richiedevano un mese di tempo per quello che adesso si riesce a fare in cinque ore. Tutto ciò rende l’idea dell’enorme efficienza sul fronte dell’innovazione. Innovare è soprattutto questo tipo di organizzazione.

Morgan Hill, in piena Silicon Valley, è uno dei più grandi, integrati ed efficienti centri di ricerca e sviluppo legati alle due ruote. Per parafrasare un famoso racconto della letteratura per l’infanzia, Morgan Hill è “La fabbrica di cioccolato“.

S-Work Tarmac SL8, l’asticella si alza

Il telaio all round fornito a tutte le squadre professionisti sarà l’ultima versione S-Work Tarmac Sl8, presentato ufficialmente alla vigilia del mondiale di Glasgow. Una evoluzione dei modelli precedenti che, per molti aspetti, cambia il paradigma.

I criteri su cui gli ingegneri di Specialized hanno lavorato sulla nuova Tarmac Sl8 sono stati: aerodinamica mirata, comodità, qualità di guida e massima leggerezza. Con la ricerca legata a questo modello si segna un sentiero; si percorrono nuove vie. Non più aerodinamica costi quel che costi ma maggiore attenzione a tutti gli altri parametri e, soprattutto, alla leggerezza.

Come sappiamo, in Specialized i test sull’aerodinamica vengono condotti nella wind gallery proprietaria. La facilità pratica di test aiuta a fare passi in avanti. Per la Sl8 possiamo parlare di un’aerodinamica di nuova concezione, meno estremizzata e tuttavia più efficiente. Gli studi hanno portato, anche attraverso l’uso di vernici fluorescenti, all’individuazione di distretti del telaio dove serve realmente accentuare le caratteristiche aero. Adottare questa prospettiva ha reso possibile una maggiore attenzione alla comodità, guidabilità e maneggevolezza del mezzo.

Salta subito all’occhio, osservando la nuova Tarmac Sl8, la parte frontale del telaio molto pronunciata. È stato creato un “naso” aerodinamico che conferisce anche rigidità e guidabilità. Lo stelo forcella si va a inserire in posizione molto più arretrata rispetto alla parte frontale della bici. La zona è completata da un manubrio specifico, Rapide Cockpit, integrato, molto aerodinamico e leggerissimo. A completamento di una parte frontale si trova una forcella sfinata e molto bene integrata con il telaio per diminuire gli attriti e migliorare la guidabilità.

Proseguendo verso il retrotreno si nota un reggisella più stretto e aerodinamico, per garantire che l’aria sporca e in rapido movimento intorno alle gambe possa scorrere più facilmente all’indietro. I pendenti posteriori sono stati snelliti; resi più elastici in chiave comfort. Questa zona, così come quella della forcella, è stata snellita e ripensata per rendere i passaggi ruota più generosi; adesso ospitano gomme fino a 32 mm.

A fare della nuova Sl8 un progetto innovativo ci sono le nuove metodologie di studi strutturali che sono state adottate. Nuovi software che permettono il calcolo della struttura in carbonio in modo virtuale e teorico ma fortemente affidabile. È stato così possibile definire il layup (la stratificazione delle pelli di carbonio) ottimale per i risultati previsti con sorprendente velocità; mai vista prima.

Gli ingegneri Specialized hanno così potuto sfatare il vecchio pregiudizio secondo cui una bici veloce non può essere anche leggera. La struttura Specialized, con la nuova S-Works Tarmac Sl8, è riuscita ad ottenere una bici dall’assetto racing, scattante, molto reattiva e con una precisione nella guida sorprendente. Il telaio, in taglia 56, ha un peso di 685 grammi. Una specialissima superleggera e velocissima.

Peter Sagan e l’ultima rivoluzione

L’uomo immagine del marchio Specialized in questo decennio è stato indubbiamente Peter Sagan, campione che ha portato nuova energia, disincanto e dissacrante irriverenza in uno sport che si è sempre preso e continua a prendersi troppo sul serio. Un ciclista eccentrico, che non si era mai visto; strano ma anche il più forte di tutti per un lungo periodo.

In quegli anni la sua faccia era presente ovunque, anche sulle riviste non di genere. Una rivoluzione era accaduta da poco, proveniente ancora una volta dalla Bay Area: l’esplosione dei social network.

Il pianeta ne è stato travolto ed anche il piccolo mondo della bici ha avvertito forti le folate del nuovo vento. Un impatto enorme per chi lo abbia saputo capire e Peter è stato, fra i ciclisti, quello più capace di interpretare il cambiamento proponendo, forse inconsapevolmente, la sua immagine eccentrica e comunque creativa. Un vero frontman, un’icona pop.

Un uomo così non poteva che essere naturalmente legato al marchio più Rock del mondo del ciclismo. Specialized, un marchio, anch’esso inconsapevolmente, nato in una rivoluzione e rimasto rivoluzionario.

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