Bradley Wiggins è tornato a parlare dopo il periodo buio © Zac Goodwin
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Wiggins si confessa: «Io, la cocaina e la mia vita da tossicodipendente»

In un'intervista a "The Observer", l'olimpionico e vincitore del Tour de France 2012 ha rivelato la sua dipendenza dalla polvere bianca dopo il ritiro: «Mio figlio temeva di trovarmi morto»

«Anche se le persone non se ne rendevano contro, ero sotto l'effetto di droghe per la maggior parte del tempo». Ancora una volta, Bradley Wiggins ha aperto il proprio cuore e ha confessato il suo recente passato da tossicodipendente. Lo ha fatto in un'intervista concessa a The Observer, che precede l'uscita, nei prossimi mesi, della sua autobiografia intitolata The Chain.

La dipendenza dalla cocaina

Non solo i problemi finanziari e la dolorosa separazione dalla moglie Catherine nel 2020: il cinque volte campione olimpico e vincitore del Tour de France 2012 ha anche dovuto fare i conti con una forte dipendenza dalla cocaina, esplosa dopo il suo ritiro nel 2016: «Sniffavo un sacco di coca», ha rivelato il 45enne nativo di Gand. «Avevo davvero un problema serio con le sostanze, era come se stessi camminando su una corsa molto tesa. I miei figli (Ben e Isabella, ndr) avrebbero voluto mandarmi in riabilitazione: Ben temeva mi avrebbero trovato morto nel mio letto, un giorno».

Bradley e il piccolo Ben Wiggins a Parigi, per la vittoria del Tour de France 2012 (Tom Jenkins/The Guardian)
Bradley e il piccolo Ben Wiggins a Parigi, per la vittoria del Tour de France 2012 (Tom Jenkins/The Guardian)

Tanto vincente nella sua straordinaria carriera su due ruote, tanto fragile una volta appesa la bicicletta al chiodo. Si sa, la vita dopo la fine della carriera sportiva è un campo minato per tantissimi sportivi, costretti a passare dalla fama planetaria e dall'adrenalina della competizione all'oblio più completo nel breve volgere di pochi anni, se non addirittura mesi. Wiggins ha sublimato questo concetto e solo ora, un anno dopo essere riuscito a dire basta alla polvere bianca, ha trovato il coraggio e la forza per raccontare la sua storia.

«A un certo punto ho realizzato di avere un grosso problema, ho capito che dovevo smettere. Sono fortunato a essere ancora qui. Per anni, sono stato la vittima delle mie stesse scelte», ha spiegato Sir Bradley. «Provavo già parecchio odio verso me stesso, ma questo odio stava crescendo. Era una sorta di auto-sabotaggio, un modo per farmi male da solo. Non ero la persona che volevo essere». La svolta, nella testa di Wiggins, è stato rendersi conto del male che stava facendo anche alle persone intorno a lui.

Il ruolo di Lance Armstrong

Tra le persone che hanno aiutato Wiggins a uscire dal tunnel della cocaina c'è stato anche Lance Armstrong, con cui il britannico ha stretto una solida amicizia negli ultimi anni. «Lance si è preoccupato a lungo della mia situazione», ha spiegato Wiggo, che ha ricordato come il texano abbia aiutato, più o meno allo stesso modo, anche un altro grande campione del passato, Jan Ullrich. «Cercavano spesso di contattarmi, invano. Lance e Ben hanno parlato spesso: “Dov'è tuo padre?", chiedeva Armstrong a mio figlio, che gli ha anche risposto: “Non lo sento da un paio di settimane, so che vive in un hotel”. Per giorni ero impossibile da rintracciare».

Impossibile, leggendo le parole di Wiggins, non pensare alla storia di Marco Pantani agli ultimi mesi della sua vita. Una storia che, nel caso di Wiggins, può ancora essere scritta, fortunatamente. Il baronetto ha confessato di aver ritrovato un po' di serenità, dopo essere diventato protagonista, suo malgrado, dell'incidente del Jiffy Bag, un misterioso pacchetto arrivato nel ritiro del Team Sky a un Giro del Delfinato, con tanto di interrogazione parlamentare: «Ero nell'occhio del ciclone. Ho pensato che alcune domande necessitassero risposte da parte di chi poteva chiarire quella vicenda, a partire da cosa ci fosse in quel pacchetto. Ci sono diverse versioni su quella vicenda e vorrei sapere anch'io, in un modo o in un altro, cosa accadde veramente».

Ad ogni modo, Wiggins è consapevole che l'equilibrio da poco ritrovato non sia stabile come vorrebbe: «Non ci sono vie di mezzo per me. Non posso concedermi un bicchiere di vino, perché se lo bevessi, subito dopo mi ritroverei ad acquistare droga. La mia propensione alle dipendenze ha acuito il dolore con cui sono costretto a convivere».

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Marco Francia
Nonostante tutto, il ciclismo è la mia unica passione.