Professionisti

Anche Tiberi trova posto al tavolo dei grandi

18.05.2022 14:00

Al Giro d'Ungheria molti velocisti di primissima fascia che si sono giocati le prime quattro tappe, mentre la frazione regina ha consegnato il primo successo tra i prof al giovane Antonio e la classifica generale a Eddie Dunbar


Cinque tappe in terra magiara hanno rappresentato la normale prosecuzione del ciclismo internazionale in Ungheria una volta che la Corsa Rosa era tornata in patria. Le prime quattro erano pianeggianti o lievemente ondulate, dunque destinate a volate di gruppo in cui si sono affrontati alcuni dei più forti sprinter in circolazione. Per il successo finale tutto era rimandato alla giornata conclusiva, con quasi 3000 metri di dislivello e arrivo in salita destinata a fare tabula rasa della classifica generale e risolvere da sola le sorti della corsa.

La prima tappa si è corsa tra Csákvár e Székesfehérvár in 197.5, costantemente ondulata, ma non sufficientemente impegnativa da poter impensierire i velocisti. Dopo pochi km si è formata la fuga di giornata con Jens Reynders e Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen - Baloise), Joseph Rosskopf (Human Powered Health), Viktor Filutás (Adria Mobil) e Márton Dina (EOLO-Kometa), ovviamente destinata ad essere ripresa in vista del traguardo. Olav Kooij (Jumbo-Visma) ha lanciato una lunga volata fermando sul nascere l'azione di Matteo Moschetti (Trek - Segafredo) e resistendo al forte ritorno di Elia Viviani (INEOS Grenadiers). L'olandese ha così ottenuto il successo proprio davanti a Viviani, Matthew Walls (BORA - hansgrohe), Rudy Barbier (Israel - Premier Tech) e Moschetti. Solo 7° Dylan Groenewegen (Team BikeExchange - Jayco), lontano dai primi Fabio Jakobsen (Quick-Step Alpha Vinyl Team). La classifica generale rispecchiava ovviamente l'ordine d'arrivo, con Kooij in maglia di leader, eccetto per l'inserimento dei fuggitivi che avevano raccolto secondi di abbuono ai traguardi volanti.

La seconda giornata ha invece messo in scena un biliardo di 192 km tra Karcag e Hajdúszoboszló, funestato però dal vento che ha creato un po' di scompiglio. In partenza sono andati in fuga Alessandro Monaco (Giotti Vittoria-Savini Due), Samuele Battistella (Astana Qazaqstan Team), Peter Kusztor (Novo Nordisk), Filippo Baroncini (Trek), David Per (Adria Mobil), Iuri Leitao (Caja Rural-Seguros RGA), Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious) e, soprattutto, Reynders, già all'attaco il giorno prima, che vincendo i primi 2 traguardi volanti si è portato virtualmente in testa alla classifica generale. Quando si sono aperti i ventagli ne ha fatto le spese Groenewegen, che però è riuscito con l'aiuto dei compagni a rientrare in tempo per la volata. Tuttavia sia lui, sia il connaziale Kooij sono rimasti coinvolti in una maxi-caduta a circa 500 metri dal traguardo. Fabio Jakobsen, perfettamente lanciato dai compagni, si è preso il successo di tappa davanti a Barbier, Sasha Weemaes (Sport Vlaanderen), Itamar Einhorn (Israel) e Max Kanter (Movistar Team); 6° Moschetti. Con Walls e Viviani fuori dal podio (ed anche dalla top10) Reynders è riuscito nel colpaccio di indossare la maglia di leader grazie ai traguardi volanti.

Il copione non era diverso per la terza tappa di 154 km da Sárospatak a Nyíregyháza, anch'essa quasi completamente pianeggiante. Non ha preso il via Olav Kooij, tra i caduti del giorno prima senza dubbio quello che aveva riscontrato le conseguenze peggiori. Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen), Alessandro Fancellu (Eolo-Kometa), Ricardo Zurita (Drone Hopper-Androni Giocattoli), Keegan Swirbul (Human Powered Health) e Emil Dima (Giotti Victoria-Savini Due) hanno composto la fuga di giornata, ripresa a 18 km dal traguardo. Il massimo momento di spettacolo è stato un passaggio a livello trovato chiuso a circa 76 km dal traguardo che ha reso necessaria una momentanea neutralizzazione della corsa. Il primo a lanciare la volata è stato Walls, lasciato al vento troppo presto dai compagni. E' rinvenuto con forza Jakobsen che ha così bissato il successo, conquistando anche la maglia di leader. Alle sue spalle ancora Barbier e Weemaes, poi David Dekker (Jumbo-Visma) - promosso a velocista di riferimento con il ritiro di Kooij - e Kanter.

Leggermente più mossa, ma comunque destinata ad arrivare in volata, era la quarta tappa di 177 km con partenza e arrivo a Kazincbarcika. Dopo circa 20 km si è sganciata la fuga di giornata con Emil Dima (Giotti Victoria-Savini Due), Toon Vandebosch (Alpecin-Fenix), Josu Etxeberria (Caja Rural) e Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen), che vincendo tutti e tre i GPM in programma si è assicurato il successo finale nella classifica degli scalatori. A 23 km dal traguardo il gruppo ha ripreso i fuggitivi e si è predisposto allo sprint: Jakobsen, perfettamente lanciato dai compagni, ha dovuto accontentarsi della seconda posizione alle spalle di Groenewegen. hanno completato la top 5 gli immancabili Barbier e Weemaes insieme al nostro Elia Viviani. La leadership è ovviamente rimasta a pannaggio di Jakobsen.

Come già anticipato tutto era destinato a cambiare nell'ultima frazione con partenza da Miskolc e arrivo in salita a Gyöngyös-Kékestető dopo 184 km. La tappa prevedeva anche altre due ascese, rappresentando comunque una tappa nel complesso impegnativa che sfiorava i 3000 metri di dislivello totali. Ben presto si è sganciata la fuga composta da Jens Reynders (Sport Vlaanderen), Nicolas Dalla Valle (Giotti Victoria-Savini Due), Tilen Finkšt (Adria Mobil), Ádám Kristóf Karl (Ungheria), Umberto Marengo (Drone Hopper-Androni Giocattoli) e Sergio Roman Martín (Caja Rural), a cui non è mai stato lasciato molto spazio. Ai piedi della salita finale (circa 12 km al 5.5%) sono stati quasi immediatamente ripresi dal gruppo, pilotato soprattutto dalla INEOS Grenadiers di Eddie Dunbar. Ben Turner lo ha pilotato per ultimo, alzando l'andatura sull'ultimo impegnativo tratto di 3 km (circa 8% di pendenza media), e poi a 2 km dal traguardo l'irlandese ha rilanciato l'azione facendo immediatamente il vuoto. Alle sue spalle ha a lungo condotto l'andatura Carl Fredrik Hagen (Israel) fino a quando Antonio Tiberi (Trek) ha rilanciato l'andatura e spaccato il gruppo. A questo punto, con meno di un km da percorrere, sembrava già fatta per Dunbar, che però si è bitossianamente spento col passare dei metri. Tiberi, lanciatissimo, lo ha sorpassato a ridosso del traguardo ottenendo così il primo successo tra i professsionisti poche settimane prima di compiere 21 anni. Purtroppo il laziale era rimasto al vento nella seconda tappa, perdendo addirittura 13' dal gruppo di testa e precludendosi le possibilità di giocarsi il successo finale. Eddie Dunbar ha così potuto conquistare il Tour de Hongrie bissando il recente successo alla Settimana Coppi e Bartali. Dietro loro due hanno chiuso la top 5 Carlos Rodriguez (Movistar), Samuele Battistella (Astana) e Edoardo Zambanini (Bahrain). Dunque ottimi segnali da tutti i giovani azzurri presenti al via.

La classifica generale finale ha così visto il successo di Dunbar davanti a Rodriguez (+23"), Battistella (+28"), Zambanini (+29"), Hagen (+ 35"), Niklas Eg (Uno-X Pro Cycling Team; +36"), Krists Neilands (Israel; +43"), Patrick Konrad (BORA; +50"), Anthon Charmig (Uno-X; +59"), Kamiel Bonneu (Sport Vlaanderen; +1'01").
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Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.