Professionisti

Piuttosto che niente, meglio una maglia

30.05.2016 17:40

Giacomo Nizzolo si consola con la seconda "rossa" consecutiva. La classifica GPM premia Mikel Nieve, tra i giovani dominio di Bob Jungels


Sono 154 i corridori che sono riusciti a portare a termine la 99esima edizione del Giro d'Italia e sul podio finale di Torino Vincenzo Nibali non è stato l'unico ad essere premiato per il risultato conseguito lungo tutte e tre le settimane di gara: all'ombra dei grandi campioni che si danno battaglia per la vittoria assoluta, infatti, c'è anche chi si danna l'anima per 21 tappe per portare a casa un'altra maglia che non ha lo stesso fascino e prestigio di quella rosa, ma la cui conquista merita comunque di essere celebrata. E non dimentichiamoci poi del gran numero di premi collaterali che in corsa non hanno un loro simbolo distintivo per il leader ma che alla fine mettono in palio un bel gruzzoletto che magari può contribuire a rendere un po' meno amaro un Giro andato non proprio come si sperava alla vigilia.

Mikel Nieve è il re della montagna
Non sarà stata spettacolare ed incerta come la maglia rosa che ha cambiato otto padroni in 21 giorni, ma anche la maglia azzurra dei gran premi della montagna ha vissuto il suo ribaltone decisivo a Sant'Anna di Vinadio alla penultima tappa del Giro d'Italia. A portarsela a casa è stato il basco Mikel Nieve che nella tappa di Sestola aveva perso 37' per aspettare il compagno di squadra Mikel Landa nel giorno della crisi che ha portato anche al ritiro: da lì in poi Nieve si è trasformato nel salvatore del Team Sky, prima vincendo in fuga l'impegnativa tappa di Cividale del Friuli e poi scatenandosi a caccia di punti nella due giorni sulle Alpi piemontesi. L'obiettivo iniziale di Nieve e della Sky non era certo la maglia azzurra, ma alla fine sono stati perfetti nei calcoli: lo scalatore basco ha gestito le forze ed è andato a mirare i gran premi della montagna solamente nelle tre giornate più ricche da questo punto di vista. A Cividale del Friuli ha marcato 50 punti, altri 48 sono arrivati dalla tappa di Risoul e 54 verso Sant'Anna di Vinadio: totale 152, 18 in più di Damiano Cunego.

Durante il Giro, proprio Damiano Cunego era stato il corridore che per più tappe aveva vestito la maglia azzurra: il veronese della Nippo-Vini Fantini l'aveva presa subito al rientro della carovana in Italia (Fraile e Tjallingii erano stati i primi a prenderla in Olanda), poi l'aveva ceduta per giorni al belga Tim Wellens e quindi se l'era ripresa di forza proprio nella tappa di Sestola quando Nieve era finito tra gli ultimi. In totale Cunego è rimasto leader della classifica degli scalatori per ben 13 tappe e forse è stato proprio questo a fregarlo nei tapponi finali: per difendere la maglia a tutti i costi, Damiano ha speso molte energie nelle prime due settimane per cercare anche traguardi di seconda o terza categoria, e così sulle salite decisive la testa ha risposto presente, le gambe invece avevano già detto basta da un po'.

Seconda maglia rossa per Giacomo Nizzolo
La maglia rossa della classifica a punti ha fatto parlare di sé in questo Giro d'Italia soprattutto per il ritiro di André Greipel dopo la vittoria di Bibione, la terza personale: il tedesco della Lotto Soudal era leader di questa speciale classifica con un margine di vantaggio di 31 punti su Giacomo Nizzolo, ma ha preferito tornare a casa snobbando la maglia e le due tappe per velocisti che ancora erano in programma. Proprio André Greipel si era impadronito della maglia rossa a Foligno strappandola a Marcel Kittel, poco prima che anche quest'ultimo decidesse di alzare bandiera bianca e di ritirarsi dopo appena otto tappe.

Giacomo Nizzolo si è trovato così con la strada spianata verso il secondo successo consecutivo nella classifica a punti del Giro d'Italia: il milanese della Trek Factory Racing ha continuando con la sua infinita sfilza di piazzamenti e proprio quando sul traguardo di Torino sembrava essere riuscito ad infrangere il tabù vittoria, è stata la giuria a riportarlo a quota zero. A parte questo, Giacomo Nizzolo ha comunque legittimato la propria maglia rossa con la consuetà costanza nei risultati e con l'attenta presenza anche ai vari traguardi volanti che assegnavano un bel bottino di punti. Alla fine la top5 della classifica a punti è stata tutta italiana: dietro a Nizzolo si sono piazzati nell'ordine Matteo Trentin a 25 punti di ritardo, poi Sacha Modolo, Diego Ulissi e Daniel Oss, il primo straniero invece è stato l'olandese Maarten Tjallingii che pur ottenendo un 46° posto come miglior risultato di tappa ha comunque fatto sesto in questa classifica grazie ai traguardi volanti durante le sue numerosi azioni da lontano.

Bob Jungels, una giovane rivelazione
Tra le quattro maglie del Giro d'Italia, quella bianca è quella che meno ha cambiato padrone: le tappe olandesi hanno messo in evidenza il 25enne Tobias Ludvigsson, ma appena rientrati in Italia è stato il lussemburghese Bob Jungels a vestirsi di bianco ed a restare leader della classifica dei giovani fino a Torino. Dopo Praia a Mare, solo per tre giorni Jungels non ha indossato in gara la maglia bianca, i tre giorni in cui si era preso in lusso di conquistare addirittura la maglia rosa. Il 23enne della Etixx-QuickStep era uno dei papabili per il successo dopo che allo scorso Tour de France aveva fatto intravedere qualcosa di buono, ma nessuno si sarebbe aspettato che sarebbe riuscito chiudere sesto in classifica generale a 8'31" da Vincenzo Nibali, non limitandosi a correre in difesa nei tapponi ma andando all'attacco quando il terreno glielo consentiva (vedi Asolo).

L'unico a finire a meno di un'ora di distacco da Jungels è stato il colombiano Sebastián Henao del Team Sky che però non è mai riuscito ad impensierire veramente la leadership del lussemburghese: Henao ha chiuso con un ritardo di 29'38" confermando buone qualità anche se per il momento non sembra essere al livello del più celebre cugino Sergio. Il terzo gradino del podio della classifica giovani è andato a Valerio Conti che per tutto il giro è stato un punto d'appoggio molto importante per Diego Ulissi, decisivo soprattutto in occasione delle due vittorie di tappa. Tra i primi cinque ci sono anche i Cannondale Davide Formolo e Joe Dombrowski: il giovane azzurro era molto atteso ma ha abbastanza deluso, l'americano invece è uscito fuori bene in alta montagna e per la prima volta è sembrato poter rispondere alla tante attese di quando era un giovane Under 23.

Le altre classifiche: Daniel Oss il superfuggitivo
Anche se non assegnavano alcuna maglia, diamo un veloce sguardo a tutte le varie classifiche speciali di questo Giro d'Italia. Partiamo con Daniel Oss che ha trionfato sia nella classifica dei traguardi volanti, sia in quella dei chilometri di fuga: il corridore della BMC è rimasto in avanscoperta per 557 chilometri, 132 in più del russo Pavel Brutt. Oss ha chiuso sul podio anche nella particolare classifica a punti di combattività ma in questo caso si è dovuto arrendere a Matteo Trentin che ha vinto una tappa, si è lanciato nelle volate, è andato in fuga e ha sprintato ai traguardi volanti proprio come un perfetto supercombattivo dovrebbe fare.

L'ultimo spazio lo dedichiamo alle squadre che hanno tre classifiche a loro disposizione al Giro d'Italia. Nella tradizionale classifica a tempi, la vittoria è andata all'Astana che ha preceduto di circa sette minuti una sorprendente Cannondale, terza a 21' la Movistar che era davanti fino al tappone di Corvara. La classifica "Super Team" a punti invece è stata dominata dalla Etixx-QuickStep davanti alla Lotto NL-Jumbo e alla Lampre-Merida, mentre il ranking del Fair Play ha visto quattro squadre chiudere tutti con 0 punti di penalità: il trofeo è andato alla Lotto NL-Jumbo, piccolissima consolazione dopo la delusione per la caduta di Steven Kruijswijk, davanti a Team Sky, Lampre-Merida e Nippo-Vini Fantini, ultimissima invece la Katusha che ha pagato la maxi-penalità inflitta ad Alexey Tsatevich nella cronometro del Chianti.
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