Professionisti

Ciccone: «Prato Nevoso il rammarico più grande»

28.05.2018 10:26

L'abruzzese della Bardiani chiude il suo terzo Giro: «Peccato per la maglia blu, non sono ancora pronto per fare classifica»


Due anni fa, alla prima esperienza al Giro d’Italia giunta nella prima stagione tra i professionisti, la sua splendida vittoria a Sestola lo proiettò subito in cima alle attenzioni di appassionati e addetti ai lavori. Successivamente per Giulio Ciccone non tutto è filato liscio, specialmente nel 2017, in cui la prima parte di stagione venne compromessa dal recupero derivato da una delicata operazione, resasi necessaria per risolvere un piccolo difetto cardiaco.

Le qualità dell’atleta teatino sono però tornate a galla, sia quando nella scorsa estate colse una bell’affermazione al Tour of Utah, sia nella primavera appena trascorsa, in cui l’ottimo comportamento al Tour of the Alps e soprattutto la vittoria ottenuta al Giro dell’Appennino, l’hanno riportato decisamente alla ribalta in chiave Giro d’Italia. Una caduta occorsagli proprio a pochi giorni dal via gli ha inevitabilmente complicato un po’ la vita ma da buon abruzzese ci ha messo poco a reagire con la grinta di sempre.

Con molta onestà sostiene che è ancora troppo presto per pensare di poter ottenere un buon piazzamento in classifica in simili gare a tappe, tuttavia la grande generosità che lo contraddistingue lo rende particolarmente simpatico agli occhi del pubblico. In questa edizione della corsa rosa non è arrivata la vittoria di tappa tanto auspicata, tuttavia non sono mancate prestazioni molto positive, in special modo quelle nelle tappe disputate proprio davanti alla gente abruzzese, a Campo Imperatore (decimo dopo essere stato tra i pochi a movimentare il finale) e nella successiva tappa con partenza da Penne.

Siamo riusciti ad intercettarlo proprio alcuni minuti prima della partenza dell’ultima tappa di questo Giro numero 101, con le Terme di Caracalla a costituire una cornince quanto mai meravigliosa. Pur se questa volta l’affermazione parziale non è arrivata, questo terzo Giro d’Italia disputato gli ha regalato comunque dei buoni momenti, in attesa di compiere un ulteriore salto di qualità in futuro, con la speranza di diventare presto uno dei principali atleti di rifermento nostrani.

Del resto la penuria di atleti da gare a tappe offerta dai tempi attuali, pone sotto i riflettori quei pochi che su certi terreni sanno farsi valere. Per l’ultimo atto del circuito romano, Giulio ha preso in prestito per l’ultima volta, da Chris Froome, la maglia blu di miglior scalatore. Quella maglia tanto sognata e sfumata proprio in dirittura d’arrivo, quando sembravano concrete le possibilità di poterla conquistare centrando la fuga buona.

Partiamo con un commento sul tuo Giro d’Italia, in cui purtroppo per te la maglia blu è sfumata solamente alla fine.
«Diciamo che c’è un po’ di rammarico per il fatto che la maglia è sfumata proprio alla fine per qualche punto. Però dai, è stato comunque bello indossarla per qualche giorno (in quanto Simon Yates e Chris Froome erano titolari anche della maglia rosa, ndr), fino a questa passerella finale»

Eri arrivato con un’ottima condizione a questo Giro, poi la caduta di cui sei stato vittima a pochi giorni dal via da Gerusalemme ha realmente scombinato un po’ i tuoi piani?
«La mia condizione era davvero molto buona dopo il Tour of the Alps, poi l’avvicinamento al Giro non è stato dei migliori per via della caduta che ha comportato qualche problemino fisico e mi ha costretto a pagare un po’ di dazio inizialmente. In ogni caso ero consapevole del fatto che non sarei venuto al Giro a fare classifica, perché il mio obiettivo era quello di provare a far bene in alcune tappe»

Quindi era già previsto che tu uscissi subito di classifica fin dalle primissime frazioni?
«Si sicuramente, poiché non rientrava nei piani di questo Giro. Almeno per adesso poi non è nelle mie possibilità il riuscire a fare classifica in una grande corsa a tappe»

Riguardo le possibilità di cogliere un buon risultato in questa edizione, in te c’è del rammarico soprattutto per l’occasione persa a Prato Nevoso?
«Esattamente, la tappa di Prato Nevoso ha costituito il rammarico più grande, poiché se fossi riuscito ad entrare nella fuga, avrei potuto senz’altro giocarmela. Anche la tappa di Cervinia ha rappresentato una grande occasione, però se devo essere sincero le gambe non erano delle migliori. Ero stanco, per cui ho provato a far bene più con la testa che col fisico»

Adesso il tuo prosieguo di stagione che cosa prevede?
«Per prima cosa avrò necessità di recuperare bene da questi sforzi, poi ho intenzione di disputare il campionato italiano a Darfo Boario, anche se non è proprio adattissimo alle mie caratteristiche. Proverò comunque a fare bene»

Per concludere: ci sono delle voci di mercato che ti accostano a delle formazioni World Tour. C’è qualcosa di vero in questo? Hai avuto effettivamente alcuni contatti?
«Si, ci sono stati dei contatti con diverse formazioni, però ho ancora un anno di contratto con la Bardiani, per cui staremo a vedere in futuro cosa accadrà».
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