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La scoperta della stimolazione transcranica

09.12.2018 12:27

La Bahrain-Merida, formazione di Nibali a Torino, per una conferenza stampa nell'ambito di un progetto all'avanguardia


Dal nostro inviato


Lo squalo è un animale a cui è difficile dare la caccia: è lui che attacca, non lui che subisce il più delle volte. Come tanti piccoli piranha, i giornalisti hanno tentato di torcere scoop sensazionali a Vincenzo Nibali, curiosi di sapere i suoi obiettivi 2019 tra sogni di Giro e rivalse di Tour. Ma il ciclista siciliano ha parlato molto al passato della sua attività agonistica: riguardo al presente e al futuro il trentaquattrenne si è concentrato sul rapporto tra la Bahrain Merida e l’Istituto delle Riabilitazione Riba (IRR) di Torino, un legame nato nel 2017 per portare dei nuovi sviluppi nella preparazione e nell'attività fisica dei ciclisti professionistici.

Stimolazione transcanica, un utilizzo quasi unico
La conferenza stampa si è svolta nella giornata di ieri, in concomitanza con le prime visite mediche di tutto il nuovo roster (presenti anchre il campione del mondo australiano Rohan Dennis e il belga Dylan Teuns insieme a tutti i nuovi acquisti). Questo è stato il giorno zero, come ribadisce il business manager Alex Carera, che rimane per un istante con la mente nella stagione 2018: nel team si sente e si ricorda ancora la bruttissima caduta del capitano sull'Alpe d’Huez. Proprio su questo infortunio, Vincenzo Nibali nel suo intervento afferma di essere solo adesso pienamente recuperato, dato che nonostante il prodigioso recupero che gli ha permesso di essere al via della Vuelta, erano comunque necessari 3-4 mesi per una guarigione totale.

Più loquace è stato il "dottor" Domenico Pozzovivo, stavolta cavia di questo interessante trattamento. I medici della struttura, uno dei 24 impianti internazionali di medicina dello sport riconosciuti dal FISM e dal CIO, usano la stimolazione transcranica, una metodica non invasiva che aiuta il cervello, tramite una piccolissima corrente, ad essere più prestante durante l’attività sportiva, favorendo inoltre il rilassamento e il recupero dopo un lungo sforzo. Il dottor Riba ha voluto precisare meglio che questo trattamento, riconosciuto dall’UCI e dalla WADA, non è doping celebrale, accusa mossa nelle prime presentazione al pubblico di questi test su sportivi. Anzi, essendo un trattamento non invasivo che va a sfruttare e non ad alterare le prestazioni del proprio corpo, è uno dei metodi più utili per combattere il doping.

Il parere del dottore e la "cavia" Pozzovivo
Molto soddisfatto il dottor Pollastri, responsabile medico del team, che ha visto confermate le aspettative previste, sfruttando questo sistema nei ritiri e nei grandi giri. I timori sperimentali per questa collaborazione quasi unica sono stati superati (l'unica altra squadra a usare questo trattamento è il Team Sky); i dati degli atleti sono stati anche pubblicati su prestigiose riviste scientifiche del settore. Il dottor.Pollastri ha sottolineato i benefici permanenti che comporta questo trattamento, che quindi non ha bisogno di numerose applicazioni per dare dei frutti.

Tornando a Pozzovivo, il lucano ha testato questa macchina durante il Giro d’Italia: la cosa più complicata, afferma, è stata ritagliarsi un momento per questo trattamento a causa dei pochi momenti di riposo, con il macchinario utilizzato per forza di cose durante le sedute di massaggio post gara. «Sentivo una capacità, durante il massaggio, di rilassamento e di decontrazione maggiore rispetto alle altre volte: nel nostro sport è si importante la prestazione, ma per migliorare questo fattore è importante avere un buon recupero. Ovviamente i dati oggettivi raccolti dal dottore rispecchiano queste sensazioni. Non ho avuto grandi difficoltà a indossare questo casco: all’inizio la mia capigliatura del Giro aumentava la dose di soluzione salina necessaria per gli elettrodi e quindi avevo la testa che rimaneva per molto tempo umida. Si sente una leggera scossa, più quasi un pizzico, e un leggero senso di calore» spiega il trentaseienne.

Nibali e l’aggiornamento scientifico
Vincenzo Nibali, al di fuori delle visite di Torino, non ha ancora testato la stimolazione transcranica durante le corse, mostrandosi più interessato nello sviluppo e nelle innovazioni tecnologiche: di recente, lo Squalo è stato a Milano sul miglioramento e è rimasto molto colpito da una pillola, già usata da molti corridori di Formula 1 o della Dakar, che aiuta a gestire la disidratazione. Conoscere per prevenire: ecco che anche l’abbigliamento tecnico è importante e infatti si sta sperimentando una nuova maglia che funge da sensore dei dati fisici e permette di elaborare direttamente durante la corsa. «Queste nuove tecnologie sono ancora in fase di sperimentazione e compariranno nei prossimi anni ma saranno un grandissimo vantaggio soprattutto per noi sportivi: noi siamo i tester migliori per permettere poi un vantaggio sicuro e migliore agli amatori e a tutte le altre persone» afferma il messinese.

Non solo recupero, non solo sport agonistico
La dottoressa Geda dell'IRR ha parlato del macchinario per quanto riguarda la stimolazione transcranica nel recupero degli infortuni, metodo ancora non sperimentato dalla Bahrain Merida. «Come clinica non ci concentriamo solo in ambito sportivo, ma anche per la riabilitazione di vari pazienti sia ortopedici che neurologici. La tecnologia che sta comparendo ora nello sport non è né innovativa né sperimentale ed è usata con frequenza come supporto della fisioterapia classica. Per lo sportivo è utilissimo utilizzare le nostre conoscenze nel campo delle neuroscienze. Per aiutare il recupero dall’infortunio, andiamo a migliorare il funzionamento delle cortecce motorie somato-sensoriali, ossia quelle parti del cervello che coordinano il movimento anche con gli stimoli provenienti dall’esterno. Andando a modulare queste aree aiutiamo il miglioramento della ripresa, gestendo anche la riduzione del dolore, utile soprattutto nel recupero post operatorio».
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