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Philipsen spezza la serie di secondi posti in Turchia: primo su Greipel e Halvorsen; Mozzato sesto

16.04.2021 16:57

Forse gliel'avevano giurata la settimana scorsa allo Scheldeprijs, dove li aveva battuti e scornati (lasciandoli al secondo e al terzo posto, Sam Bennett e Mark Cavendish), per cui al Giro di Turchia i Deceuninck gliela stavano facendo pagare cara, con tre secondi posti di fila rifilatigli per mano (anzi per gambe) dello stesso Cavendish. Ma oggi Jasper Philipsen ha spezzato l'incantesimo, vincendo finalmente la sua volata e regalando così alla sua Alpecin-Fenix il nono successo di questa ricca stagione: quattro li ha ottenuti Mathieu Van der Poel, tre Tim Merlier e due appunto Philipsen.

I 129 km della Fethiye-Marmaris sono un classico per il Presidential Tour of Turkey, in quest'occasione la tappa era la sesta ed è cominciata con la notizia che la Rally Cycling non sarebbe partita a causa di un caso di covid-19 nel team. Un andazzo - quello delle squadre cassate nell'immediata vigilia di una corsa - a cui purtroppo ci stiamo abbastanza abituando.

Dopo una prima parte di frazione contrassegnata da una serie infinita di tentativi di evasione, la fuga ha preso corpo solo a 65 dal traguardo, esattamente a metà tappa, con Sebastian Schönberger (B&B Hotels p/b KTM), Samuele Zoccarato (Bardiani-CSF), Tom Paquot (Bingoal Pauwels Sauces WB), Samuele Rivi (Eolo-Kometa) e Ivar Slik (Abloc CT), destinati a essere ripresi dopo una cinquantina di chilometri in avanscoperta. Il gruppo, tirato dall'Astana-Premier Tech, è rinvenuto sui battistrada lungo le rampe della salitella che caratterizzava il finale di tappa. Proprio qui, appena ripresi i fuggitivi, c'è stato il contropiede di Quentin Pacher (B&B) ai -12, ma il francese non è durato a lungo. Al Gpm è passato per primo Merhawi Kudus (Astana) senza che ciò abbia determinato sussulti in classifica, poi un paio di tentativi di anticipo ma non si poteva sfuggire alla legge dello sprint, imposta ancora una volta dalle trenate della Deceuninck-Quick Step, ingolosita dalle tre vittorie di Mark Cavendish nei giorni scorsi.

La squadra belga ha però dovuto lasciare le redini del finale alla Israel Start-Up Nation, che ha messo in fila il gruppo preparando un ottimo treno per André Greipel; alla ruota del Gorilla c'era il polacco Stanislaw Aniolkowski (Bingoal), e dietro a lui Cavendish; più defilati Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix) con a ruota Kristoffer Halvorsen (Uno-X). Quando ai 150 metri Greipel è partito, Cavendish ha avuto un bell'impaccio nel dover superare Aniolkowski che si frapponeva tra lui e il suo antico apripista (che tempi, l'HTC!), per cui ha dovuto scartare a sinistra sul lato lungo all'esterno della semicurva finale a destra.

Viceversa, Philipsen e Halvorsen sono usciti all'interno, quindi hanno fatto qualche centimetro in meno rispetto anche allo stesso Greipel; e la cosa fa una certa differenza, se è vero che la vittoria è stata davvero questione di centimetri: ad alzare le braccia, finalmente (dopo tre secondi posti consecutivi alle spalle di Cannonball) è stato Philipsen, che al colpo di reni ha strozzato l'urlo in gola al tedescone, che già riassaporava il successo (è a secco da oltre due anni) e che invece si deve accontentare della consapevolezza di starcisi avvicinando: terzo nella seconda tappa, secondo oggi, chissà che fino a domenica non riesca a timbrare.

In una linea d'arrivo equilibratissima, al terzo posto ha chiuso Halvorsen, al quarto Cavendish; poi Aniolkowski e quindi gli italiani: Luca Mozzato (B&B) al sesto posto, Giovanni Lonardi (Bardiani) al settimo, Vincenzo Albanese (Eolo) all'ottavo. E infine Igor Boev (Gazprom-RusVelo) e Martins Pluto (Abloc) a chiudere la top ten. La classifica è uguale a ieri, guida José Manuel Díaz (Delko) con 4" su Jay Vine (Alpecin), 6" su Eduardo Sepúlveda (Androni-Sidermec), 25" su Jhojan García (Caja Rural-Seguros RGA), 28" su Kudus, 30" su Anthon Charmig (Uno-X), 33" su Delio Fernández (Delko), 48" su Pacher, 52" su Artem Nych (Gazprom) e 55" su Anders Halland Johannessen (Uno-X).

Domani la settima tappa, Marmaris-Turgutreis (180 km), promette di avere uno svolgimento simile a quello odierno; e un finale abbastanza frastagliato potrebbe permettere a qualche anticipatore di sfuggire alla logica dello sprint. Del resto, al penultimo giorno di corsa e con distanze non incolmabili in classifica, qualcuno potrebbe anche provare un ribaltone.

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