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Majka, fuga sensazionale per una dedica speciale

29.08.2021 17:04

Il polacco vola per 90 km in solitaria col pensiero rivolto al padre. Tra i big della Vuelta non succede quasi nulla, situazione congelata con Eiking in rosso in attesa dei Lagos de Covadonga di mercoledì


Era partito per fare la guerra, per dare un GT alla sua terra... ma poi strada facendo Rafal Majka si è reso conto che non sarebbe riuscito a coronare il sogno di conquistare un Giro, un Tour o almeno una Vuelta. E dopo essere passato per la categoria "uomo da fughe con vista sui Gpm" (maglia a pois del Tour 2014 e 2016), si è reinventato gregario del costruendo superteam di Tadej Pogacar, riservandosi certo qualche giornata per divertirsi, per cercare lo spunto personale, anche con implicazioni intime (la dedica di oggi al padre). A El Barraco il polacco si è imposto al termine di oltre 120 km di fuga (all'inizio con Fabio Aru) di cui quasi 90 (87 per la precisione) in solitaria. Un'impresa che non sarà forse la più ricordata della sua carriera (di tappe ne ha vinte), ma che avrà sempre un posto speciale nel suo cuore.

Per la classifica generale si è invece trattato di un sostanziale no contest, giusto Adam Yates ha preso un 15" di bonus con un attacco last minute, ma l'intento della maglia rossa Odd Christian Eiking e della sua Intermarché di addormentare la corsa dopo un inizio tappa furente è andato a dama. Certo non c'erano oggi a disposizione salite da pendenze troppo arcigne, ma non è che in assoluto mancasse lo spazio per inventare qualcosa. Mancò la volontà, a un certo punto. Buon per il norvegese che festeggia il sesto giorno in maglia in questa per lui indimenticabile seconda settimana. Ora va al riposo ed è ancora lassù davanti a tutti, martedì dovrebbe scamparla, se non cade (si tocchi pure i gioielli di famiglia se è scaramantico), e poi tutto tornerà in palio sui Lagos de Covadonga. Per lui, per l'altro outsider Guillaume Martin che è secondo in classifica, e per quelli che sulla carta la Vuelta se la dovrebbero giocare davvero, cioè Primoz Roglic contrapposto alla tenaglia Movistar (Mas-López) ed eventualmente anche a quella Ineos (Bernal-Yates). Tutto può ancora succedere, naturalmente Eiking spera che non succeda niente...

Navalmoral de la Mata-El Barraco, 197.5 km tutti un su e giù per la 15esima tappa della Vuelta a España, atto conclusivo della seconda settimana di gara. Si è partiti senza Richard Carapaz (Ineos Grenadiers), ritiratosi ieri, e Jonathan Caicedo (EF Education-Nippo), non presentatosi al via: in pratica una diaspora ecuadoriana. Una prima ora a 51.2 di media significa che la parte pianeggiante all'inizio della tappa è stata volata via in un soffio, contrappuntata da una serie di progetti di fuga (anche maxi) e da vari frazionamenti del gruppo. Tutto un lavorìo mai finito che ha però prodotto un nulla di fatto ai piedi della prima salita di giornata, l'Alto de la Centenera, al km 70. E qui è partita la fuga vera, innescata da Rafal Majka (UAE-Emirates) e a cui si sono rapidamente accodati Fabio Aru (Qhubeka NextHash) e Maxim Van Gils (Lotto Soudal).

Majka e Aru hanno staccato Van Gils lungo la salita e sono andati a scollinare ai -112 con 1'35" su un drappello di 21 inseguitori e 3' sul gruppo. È comunque interessante enumerare e citare i 20 inseguitori: Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), Geoffrey Bouchard (AG2R Citroën), Gorka Izagirre (Astana-Premier Tech), Wout Poels (Bahrain- Victorious), Andrea Bagioli (Deceuninck-Quick Step), Diego Camargo (EF), Rudy Molard (Groupama-FDJ), Simone Petilli (Intermarché-Wanty), Guy Niv (Israel Start-Up Nation), Steff Cras con Maxim Van Gils (Lotto Soudal), Carlos Verona (Movistar), Lucas Hamilton e Mikel Nieve (BikeExchange), Thymen Arensman, Chris Hamilton, Michael Storer e Martijn Tusveld (DSM), Gianluca Brambilla e Juan Pedro López (Trek-Segafredo) e Joe Dombrowski (UAE). Intanto giungevano dal gruppo notizie di altri ritiri: Kenny Elissonde (Trek), Jhonatan Narváez (Ineos).

Il gruppettone dei 21 era destinato a non durare troppo nella sua interezza, e infatti sulla seconda salita di giornata, il Puerto de Pedro Bernardo, è stato tutto un susseguirsi di allunghi e contropiede tra gli inseguitori della coppia al comando; coppia che a 3.5 dal Gpm (e a 87 dall'arrivo) è diventata uomo solo: Majka ha infatti staccato Aru, predisponendosi a una giornata da impresa. Ma aveva ancora tanta strada davanti a sé. In discesa il polacco ha spinto a tutta, gli inseguitori si sono ricompattati alle spalle di Aru e misuravano 2'30" da recuperare al battistrada. Il gruppo, pacificato dal ritmo regolare della Intermarché di Odd Christian Eiking, pedalicchiava a 6'20".

Sulle prime rampe del Puerto de Mijares, a meno di 60 km dalla conclusione, Aru è stato raggiunto da alcuni contrattaccanti provenienti da dietro: Kruijswijk, Bouchard, Verona, Arensman, quindi anche Izagirre e López. Tra questi, Kruijswijk ne aveva evidentemente di più, e ha staccato tutti ai -56, quando al Gpm mancavano ben 18 km. Regolari certo, ma sempre tanti. Lungo la salita l'olandese ha recuperato qualcosa ma non abbastanza, ed è scollinato ai -38 con 1'45" di distacco. Per terzo è transitato Chris Hamilton a 3', quindi a 4'30" è passato un gruppetto di reduci della quasi-fuga (nel senso che non erano mai stati in testa alla corsa, ma sempre all'inseguimento di Majka) tra cui Brambilla e Petilli, e a 6'30" il gruppo maglia rossa.

Il margine tra Majka e Kruijswijk si è plafonato sul minuto e mezzo nel lungo tratto di discesa e fondovalle prima dell'ultima salita di giornata, il gruppo s'è invece riavvicinato di un minutino scarso; poco altro da segnalare in questa fase, a parte una foratura di Giulio Ciccone (Trek) ai -15. Il Puerto San Juan de Nava rappresentava l'ostacolo conclusivo per Majka prima della breve planata su El Barraco. In salita Rafal ha ripreso a guadagnare su Kruijswijk, sempre più rassegnato al secondo posto di giornata.

In gruppo si è accesa un po' di lotta giusto a 3 km dalla vetta, scatto di David De La Cruz (UAE), risposta passiva di Louis Meintjes (Intermarché), subentro di Jefferson Cepeda (Caja Rural-Seguros RGA), sin qui schermaglie. Poco dopo si è alzato il calibro dei contrattaccanti, si è mosso Adam Yates (Ineos) a cui hanno risposto Enric Mas (Movistar) e Primoz Roglic (Jumbo), e tanto è bastato per provocare un po' di selezione (qualche sofferenza ad esempio per Aleksandr Vlasov dell'Astana). A un km dalla vetta Yates è ripartito chiamando la risposta di Miguel Ángel López (Movistar), il britannico ha rinforzato l'andatura e ha preso un po' di margine, iniziativa forse tardiva ma comunque destinata a dargli una piccola rendita di 15".

Majka ha chiuso la sua fatica dedicando con inequivocabili gesti il successo al padre scomparso recentemente a causa del covid. Al traguardo ha chiuso con 1'27" su Kruijswijk, 2'19" su Chris Hamilton, 2'42" su Yates e 2'57" sul gruppetto dei big, regolato da Ciccone su Eiking e completato nell'ordine da Felix Grossschartner (Bora), Sepp Kuss (Jumbo), De La Cruz, Mas, López, Jack Haig (Bahrain), Vlasov, Roglic, Egan Bernal (Ineos), Gino Mäder (Bahrain), Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits) e Meintjes.

La generale è praticamente la stessa di ieri, a parte il piccolo guadagno di Yates: Eiking ha 54" su Martin e 1'36" su Roglic; seguono a 2'11" Mas, a 3'04" López, a 3'35" Haig, a 4'21" Bernal, a 4'34" Yates, a 4'59" Kuss, a 5'31" Grossschartner, a 6'04" Vlasov, a 6'16" Ciccone (sempre 12esimo), a 6'47" Mäder, a 7'07" Meintjes, a 7'11" De La Cruz.

Domani quindi ci si riposa e ci si ricarica mentalmente - per quanto possibile - in vista degli ultimi 6 giorni di battaglia. Alcuni dei quali saranno evidentemente campali (mercoledì ai Lagos de Covadonga, ancor più giovedì sul durissimo Gamoniteiru, per non parlare della crono conclusiva di domenica), ma per la ripartenza di martedì gli organizzatori di ASO-Unipublic hanno optato per un approccio soft: la 16esima tappa sarà molto facile, increspata qua e là da qualche alturina (la più corposa delle quali, poco dopo metà frazione, fungerà anche da Gpm di 3a), ma destinata comunque allo sprint. Si parte da Laredo, si arriva a Santa Cruz de Besana dopo 180 km.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!