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Cav(never)endish story: Mark ancora a segno!

08.05.2022 18:48

Nell'ultima tappa ungherese del Giro d'Italia Cannonball batte tutti a partire da Arnaud Démare e Fernando Gaviria. Mareczko, Consonni e Dainese in top ten, Van der Poel resta in maglia rosa


Non sappiamo se sabato 21 maggio sarà ancora in gara a festeggiare i suoi 37 anni, di sicuro oggi Mark Cavendish c'era e tutti se ne sono accorti. Come non vederlo, del resto? Nella ridente Balatonfüred ha "solo" ottenuto la 160esima vittoria in carriera, 53esima nei grandi giri, 16esima al Giro d'Italia a nove anni dall'ultima e 14 dalla prima. Il velocista che visse due volte, dominante a cavallo tra '00s e '10s, poi letteralmente finito per anni (complici guai fisici), quindi rinato a nuova vita al Tour 2021 dopo un salvifico ritorno in Quick-Step. Insomma di lui sapete e sappiamo tutto, a parte il futuro, della serie: riuscirà a battere qualche record di Merckx sulla quantità di successi al TDF (eguagliato l'anno scorso a quota 34) o in generale nei GT (61-53 per Eddy, al momento) o smetterà prima?

Oggi la squadra è stata per lui - una volta di più - determinante, in particolare l'uomo di Man ha tenuto a sottolineare il lavoro di Davide Ballerini, vero problem solver in un finale in cui il treno di Lefevere rischiava di trovarsi chiuso nel caotico traffico di troppi altri treni legittimati a battagliare nel primo vero sprint di questo Giro. Tra i battuti, tutti di notevole lignaggio, anche tre italiani in top ten, con particolari rimpianti per Jakub Mareczko: quando a tirarti la volata c'è Mathieu Van der Poel tutto può succedere, e in particolare siamo convinti che il corridore della Alpecin-Fenix avrebbe potuto fare mirabilie (basta guardare il suo spunto nel finale dopo una serie di stacca&riparti che avrebbero stroncato un cavallo), peccato per lui che abbia perso le ruote dei compagni sul più bello, dovendo fare quindi il quadruplo della fatica per trovare una posizione adatta a una specie di sprint, e che in più non abbia avuto la lucidità per buttarsi nel varco giusto. E pazienza, se queste problematiche non fossero state sempre un po' troppo presenti nel percorso di Kuba staremmo parlando di un'altra carriera. Ciò non toglie che il 28enne nato in Polonia potrà avere varie altre opportunità nel prosieguo di gara.

Per ora restiamo all'oggi: 201 chilometri di pianura e lungolago ungherese per la terza tappa del Giro d'Italia 2022, da Kaposvár a Balatonfüred, andare in fuga in queste condizioni era impresa da Don Chisciotte, sicché il gruppo s'è guardato bene dal muovere sopracciglio quando, dopo 50 metri, sono partiti i tre cavalieri erranti (nel senso di errore, proprio!) di giornata, ovvero Samuele Rivi (Eolo-Kometa) e la solita coppia Drone Hopper-Androni Giocattoli, Filippo Tagliani e Mattia Bais, "solita" non per modo di dire ma perché i due erano già stati protagonisti unici della prima fuga, l'altro giorno. Il vantaggio è subito schizzato a 5'30", limite massimo toccato al km 20, intanto si è segnalato il primo ritiro della corsa, quello di Jan Tratnik (Bahrain-Victorious), caduto malamente venerdì. Per Mikel Landa e Pello Bilbao una perdita di un certo rilievo, un gregario di massima affidabilità (e forza).

Con una media gara fissata sulla quarantina di chilometri orari, il terzetto al comando ha doppiato i traguardi volanti di giornata, il primo (valido per la relativa classifica) è stato vinto da Tagliani al km 69, il secondo (con abbuoni) pure, al km 148 (ai -53); dopodiché Tagliani, soddisfatto di quanto fatto, si è rialzato, il gruppo amministrava un minutino di gap, i due trentini rimasti al comando se le sono suonate per benino per provare a staccarsi (in particolare Rivi il più accanito), c'era in palio il titolo di combattivo di giornata. In ogni caso ai -28 Samuele e Mattia sono stati ripresi.

Thomas De Gendt (Lotto Soudal) ha tirato per un bel pezzo, poi si è passati dall'unico Gpm di giornata a Tihany ai -12.5, a un chilometro dalla "vetta" Pascal Eenkhoorn (Jumbo-Visma) è scattato (passando sull'erba a bordo strada perché la carreggiata era interamente occupata dai suoi colleghi) chiamando la reazione di Rick Zabel (Israel-Premier Tech), portatore della maglia azzurra di migliore scalatore (anche se la classifica era guidata da MVDP). Il tedesco ha conteso al rivale - pure lui nella classifica Gpm - il traguardo, ma non ha avuto ragioni da far valere per cui allo striscione è passato per primo l'olandese, che ha così conquistato lo scettro. E poi, non contento, ha continuato a spingere mentre Zabel si rialzava, meritandosi così qualche chilometro di riflettori (con un vantaggio che è arrivato a superare i 10" prima della netta reazione del plotone coronata dal ricongiungimento ai -6).

Ai -3 è uscito forte il treno Alpecin-Fenix, ai -2 pure i Groupama-FDJ si sono messi  a contendere la scena al team di Mathieu Van der Poel, e poi ancora abbiamo visto gli UAE Emirates e soprattutto i Quick-Step Alpha Vinyl, per i quali Davide Ballerini faceva il trombettiere (nel senso di suonare la carica) e al contempo il pontiere, perché una sua sgasata ha permesso ai compagni di districarsi in un momento in cui restare chiusi sarebbe stato facile quanto fatale.

Ai 500 metri Maxi Richeze (UAE) da un lato e Michael Mørkøv (Quick-Step) dall'altro hanno fatto il proprio dovere, lanciando una volata che aveva nel dna il destino di dover essere lunga, dato che dai 700 ai 350 metri c'era una discesina su cui le velocità sono aumentate rispetto al già tanto di prima. E infatti Mark Cavendish (Quick-Step) non ha atteso ed è partito ai 250, contemporaneamente a lui Fernando Gaviria (UAE) sulla sinistra, alle transenne. Il colombiano è parso poter mettere in discussione l'affermazione di Cannonball, ma subito l'altro ha innestato una marcia ancora superiore, risultando letteralmente imprendibile.

Il barbudo ha dovuto pure subire il ritorno di Arnaud Démare (Groupama), che tra una spallata e l'altra si è arrampicato fino alla piazza d'onore (eguagliando il miglior risultato stagionale, ottenuto in precedenza a Terni alla Tirreno-Adriatico), alle spalle dei tre Biniam Girmay (Intermarché-Wanty) ha cercato varchi che non c'erano e, perdendo una pedalata e poi un'altra, non è riuscito a far meglio del quarto posto. Quinto ha chiuso Jakub Mareczko (Alpecin), la maglia rosa gli tirava la volata ma a un certo punto se l'è perso, il Karpata di Puegnago ha cercato spazio come ha potuto sulla sinistra, ha potuto poco però lo spunto l'abbiamo visto uguale. Per lui che vive sul Garda l'aria lacustre del Balaton poteva essere un ottimo viatico, e invece ci sarà da riprovarci.

La top ten prosegue con Edward Theuns (Trek-Segafredo), Simone Consonni (Cofidis), Caleb Ewan (Lotto), il quale ha sprintato con un delay di 5" rispetto a tutti gli altri, e poi ancora Alberto Dainese (DSM) e Phil Bauhaus (Bahrain); appena fuori dai 10 Giacomo Nizzolo (Israel), Filippo Fiorelli (Bardiani-CSF), Cees Bol (DSM), Vincenzo Albanese (Eolo) e Stefano Oldani (Alpecin). Ce n'è tanta di qualità nel settore sprint al Giro quest'anno.

La classifica non cambia di una virgola, Van der Poel guida con 11" su Simon Yates (BikeExchange-Jayco), 16" su Tom Dumoulin (Jumbo), 24" su Matteo Sobrero (BikeExchange), Wilco Kelderman (Bora-Hansgrohe) e Ben Tulett (INEOS Grenadiers), 28" su Tobias Foss (Jumbo) e Bauke Mollema (Trek), 29" su Pello Bilbao (Bahrain), Mauro Schmid (Quick-Step) e João Almeida (UAE) e 30" su Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan).

Domani la carovana rosa completerà il ritorno in Italia, per la precisione in Sicilia, dove martedì si ripartirà dopo l'ampio e vivace prologo ungherese. La quarta tappa sarà subito un taglia-fuori, da Avola all'Etna 172 km coronati da un arrivo in salita sul vulcano, dal versante di Biancavilla, per una scalata conclusiva di 23 km che ha la parte più dura appena dopo metà ascesa, tre chilometri prossimi al 9% di pendenza, prima di una lunga spianata. Sarà difficile vedere arditi giochi di classifica, ma comunque i favoriti li vedremo tutti in fila, studieremo le loro facce, annoteremo eventuali ritardi di qualcuno, ci chiariremo qualche idea sulle gerarchie interne dei team con più di una punta. Insomma un appuntamento (l'Etna ultimamente sta diventando passaggio frequentissimo per la corsa rosa) che un suo rilievo ce l'ha, pur senza essere capitale (sulla carta) per gli equilibri di alta classifica.
Notizia di esempio
Budapest bella ma, per il momento, impossibile
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!