
Chi si rivede! Chris Froome, segni di vita in Romania. Obiettivo Vuelta?
Il campione britannico prossimo al ritiro torna a farsi vedere tra i primi, su una storica salita del Tour of Sibiu. Segni di crescita per il fine stagione
La prestazione di oggi al Tour of Sibiu in Romania, breve corsa a tappe dignitosa, ma priva di stelle, ci porta a parlare di nuovo di Chris Froome. In anni passati, a questo punto della stagione, staremmo commentando le dichiarazioni dell'atleta alla vigilia del grande appuntamento stagionale sulle strade di Francia. Dopo il grave incidente del giugno 2019, mentre il britannico provava il percorso della cronometro del Giro del Delfinato, qualcosa si è rotto. Il sogno del quinto Tour era rimasta un'ambizione per Froome, che tra alti e bassi, e con tante critiche, ha cercato di ritornare ai fasti di un tempo ma non ci è mai riuscito, fino a un crollo verticale dopo il Tour del 2022 che ha fatto scendere un silenzio vicino all'oblio intorno all'atleta. All'inconsistenza atletica si sono poi aggiunte le considerazioni etiche che ciascuno di noi può fare, in merito alla sua scelta di restare uomo immagine di una nazione che si sta rendendo responsabile dei crimini che conosciamo e cerca di ripulirsi l'immagine tramite lo sport.
Tuttavia, continuiamo a seguire con curiosità il suo lento percorso verso l'addio al ciclismo, che l'ormai quarantenne – candeline spente lo scorso 20 maggio – ha annunciato per la fine di questa stagione. Così, anche una prestazione di onesto gregariato, sulle modeste rampe intorno al 5% di una salita non gloriosa per il ciclismo ma dall'indubbio fascino come la Transfagarasan, diventa qualcosa che ci distoglie per un attimo dal Tour che sta per iniziare domani, dal possibile duello tra il grande favorito Pogacar e il rinascente Vingegaard, e ci fa ricordare il periodo in cui a dominare era il britannico e il rinomato "trenino" del Team Sky, poi Ineos.

Quella di oggi è stata per Chris la miglior prestazione dell'ultimo anno e mezzo. Questo non tanto per il posizionamento al traguardo di tappa: l'obiettivo di oggi per Froome non era il risultato personale, ma testarsi e lavorare per la squadra. D'altra parte, il fatto che il 47° posto ottenuto oggi, a oltre quindici minuti dal vincitore, sia anche il miglior risultato ottenuto in stagione, ci dice tanto su quale sia stato l'apporto di Froome alle competizioni a cui ha partecipato. Però, sarà per una base acquisita al Tour de Suisse, sarà per l'ambizione di partecipare alla Vuelta di Spagna per una degna conclusione della sua carriera, oggi si è visto qualcosa di diverso dal solito.
La Transfagarasan, teatro naturale per il ciclismo
L'azione si è vista sulla splendida Transfagarasan, nella seconda tappa. Questa salita di oltre 22 chilometri a poco più del 5% di pendenza media che sale fino a oltre 2000 metri, strada costruita negli anni Sessanta su ordine di Nicolai Ceausescu, per collegare e spostare più facilmente mezzi militari tra due regioni della Romania, è un appuntamento fisso del Tour of Sibiu. Proprio ieri passata alla cronaca per la tragedia del motociclista italiano Omar Farang Zin che lì ha perso la vita, sbranato da un'orsa, presenza fissa ai bordi della strada nel primo tratto di questa salita. Oggi, il gruppo era chiamato a scalarla fino alla cima, come arrivo in salita della tappa.

Chris Froome, a differenza delle ultime occasioni, non ha perso le ruote insieme al gruppetto dei velocisti. Ha cercato di tenere duro ed è rimasto, riconoscibile per il suo casco bianco, nelle prime posizioni del gruppo. Poi, a circa 15 chilometri dall'arrivo, si è spostato sulla sinistra, con la sua tipica andatura e si è collocato in testa al gruppo per aumentare l'andatura. Un lavoro breve, 3 minuti di orologio, quasi un chilometro e mezzo, alternando la posizione sulla sella a momenti sui pedali per rilanciare. Non c'era l'agilità di un tempo nella sua pedalata, ma lo stile rimane lo stesso. Un gregariato non senza risultati, se consideriamo che il gruppo si è ridotto da circa 35 a una ventina di unità e che ha propiziato l'attacco decisivo dei tre che si sono giocati la tappa: Odd Christian Eiking (Unibet Tietema), David De La Cruz (Q36.5) e il compagno di squadra Matthew Riccitello(Free Palestine), che infine vincerà la tappa con un arrivo in solitaria.
Una goccia nel mare o un tassello verso la Vuelta?
Qualcuno dirà, sono briciole. E non gli si può dare torto, ma per quanto piccolo crediamo che meritasse di essere raccontato questo segno di orgoglio e un'apparente crescita di condizione dell'atleta che si prepara ad appendere la bici al chiodo: un segno di vita che avviene proprio alla vigilia di un'altra corsa di ben altro livello, il Tour de France, che un tempo sarebbe stata il suo palcoscenico. Difficile pensare che Froome possa crescere di condizione al punto da ottenere la convocazione alla Vuelta di Spagna, che aveva dichiarato essere il suo obiettivo per chiudere la sua carriera in una corsa che conta, oltretutto da lui vinta, una volta ex post in tribunale sportivo e una volta sul campo (2011 e 2017). Si vedrà nei prossimi appuntamenti e, intanto, si potrà vedere sempre domani sabato 5 luglio al Tour de Sibiu, su un'altra salita storica della corsa, Paltinis, se questa prova sarà stata solo un fuoco di paglia.