
Venerdì l'ultimo saluto all'ex professionista Stefano Casagranda
Il corridore trentino è stato stroncato da un tumore. Aveva 52 anni
Non è mai stato un vincente di professione, ma ha comunque lasciato il segno nel ciclismo di vertice: Stefano Casagranda ha corso da professionista a cavallo degli anni Novanta e Duemila, collezionando 6 vittorie. Dopo aver girato il mondo in bicicletta, il ritorno tra le montagne della Valsugana, dove ha trasmesso la sua grande passione ai figli. Una vita piena e intensa anche dopo la più dolorosa delle sentenze: tumore. Così è scomparso il corridore trentino, a soli 52 anni. La gente di Borgo Valsugana - dov'era nato il 23 marzo 1973 - lo saluterà per l'ultima volta venerdì pomeriggio alle ore 16.
L'ultima fuga di Stefano Casagranda
Concittadino di Matteo Trentin, Casagranda affronta la trafila da dilettante con il GS Prodet-Vigorplant, con cui conquista il Trofeo Mario Zanchi nel 1995, per poi esordire in massima serie nel 1996 con la maglia della MG-Technogym. Istinto da attaccante, il corridore trentino guadagna subito la ribalta internazionale con un successo di tappa alla Parigi-Nizza, lasciandosi alle spalle un fuoriclasse assoluto come Laurent Jalabert sul traguardo di Millau. Due anni più tardi, Casagranda - passato nel frattempo alla Riso Scotti - torna ad esultare sulle strade di casa, aggiudicandosi a Laguna Merano la frazione inaugurale del Giro del Trentino. Dopo una stagione alla Amica Chips, il Champion affronta la seconda parte della sua carriera sotto le insegne della Alessio, con cui iscriverà a bilancio altre 3 vittorie parziali alla Vuelta Castilla y Leon (2000), al Giro di Danimarca (2001) e al Regio Tour, in Germania, anno di grazia 2002. Nel suo curriculum anche 4 partecipazioni al Giro d'Italia e alla Vuelta di Spagna (con un podio a Saragozza nell'edizione del 2000) e 3 presenze al Tour de France, dove ha ottenuto un 4° posto a Rouen datato 2002.

Una seconda vita da dirigente
Abbandonato l'agonismo alla fine del 2004, Casagranda ha continuato a frequentare assiduamente l'ambiente delle corse, rivestendo l'incarico di presidente del Veloce Club Borgo e di numero 2 del comitato provinciale di Trento della Federciclismo. Il suo più grande motivo d'orgoglio è stata però la Coppa d'Oro, una delle più importanti corse del calendario italiano della categoria allievi, che ha seguito in prima persona fino all'edizione 2025, disputata a metà settembre. Un impareggiabile atto d'amore verso il ciclismo e la vita, più forte dei tumori al colon e al fegato che ne avevano gravemente minato la salute.
Alla moglie Caterina e ai figli Niccolò e Andrea le condoglianze della direzione e della redazione di Cicloweb.